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MEMBRANE BIOLOGICHE
M B
EMBRANE IOLOGICHE
Struttura delle membrane biologiche
Per effettuare numerose reazioni chimiche necessarie per la vita è fondamentale che la cellula mantenga un ambiente
interno appropriato. Tutte le cellule infatti sono circondate dalla membrana plasmatica che le separa dall’ambiente
esterno, creando vere e proprie entità distinte.
Regolando il passaggio delle sostanze dentro e fuori la membrana plasmatica contribuisce quindi a mantenere un
ambiente interno compatibile con la vita.
Le membrane biologiche sono strutture complesse e dinamiche, costituite da lipidi, proteine e glucidi (natura glico-lipo-
proteica) in costante movimento. Le membrane svolgono varie funzioni:
• Regolano il passaggio dei materiali;
• Suddividono la cellula in compartimenti;
• Fungono da superfici per le reazioni chimiche;
• Aderiscono e comunicano con le altre cellule;
• Trasmettono segnali tra l’ambiente esterno e l’interno della cellula.
Le membrane sono considerate la parte essenziale dei sistemi di trasferimento e di immagazzinamento dell’energia.
I fosfolipidi e il doppio strato della membrana cellulare
I fosfolipidi sono i principali responsabili delle proprietà fisiche delle membrane biologiche, poiché alcuni di essi hanno
caratteristiche uniche, come la capacità di formare strutture a doppio strato.
Un fosfolipide è costituito da due catene di acidi grassi unite a due dei tre atomi di carbonio di una molecola di
glicerolo. Le catene degli acidi grassi formano la porzione apolare e idrofobica del fosfolipide, mentre il gruppo fosfato
carico negativamente legato al terzo carbonio del glicerolo è idrofilico e legato a sua volta ad un gruppo organico polare
e idrofilico. Le molecole di questo tipo vengono definite molecole anfipatiche.
Tutti i lipidi che vanno a costituire il core delle membrane biologiche hanno caratteristiche anfipatiche, determinando in
modo prevedibile la loro interazione con l’acqua.
Quando immerse in acqua quindi l’orientamento che assumono queste molecole è di una struttura a doppio strato,
disposizione che permette alle teste idrofiliche dei fosfolipidi di associarsi liberamente con l’ambiente acquoso, mentre
le code idrofobiche sono relegate all’interno della struttura, lontane dalle molecole d’acqua.
Questo “core” idrofobico costituisce una
barriera che impedisce a molti tipi di molecole
idrofiliche di passare attraverso la membrana.
Un’importante proprietà di esso è l’interno
idrofobico: alle normali temperature biologiche
le catene di acidi grassi sono in continuo
movimento, conferendo al doppio strato la
proprietà di un cristallo liquido, o di un fluido
bidimensionale.
Nelle cellule questo movimento è facilitato da particolari proteine di membrana comunemente chiamate filippasi.
Le proprietà anfipatiche non bastano però a spiegare la capacità dei lipidi di associarsi in un doppio strato: la loro forma
riveste una certa importanza. GIULIA PIRAZZINI
MEMBRANE BIOLOGICHE
Il modello a mosaico fluido
La membrana plasmatica ha uno spessore che non supera i 10 nm. Il
microscopio elettronico rivelò una struttura a tre strati, con due strati scuri
e uno chiaro nel mezzo.
Da questa osservazione nel 1972 Singer e Nicolson proposero un modello
di struttura della membrana che costituisce la sintesi di tutte le proprietà
conosciute delle membrane biologiche: il modello a mosaico fluido.
In questo modello le membrane sono costituite da un doppio strato fluido
di molecole fosfolipidiche nel quale le proteine di membrana sono
immerse, come le tessere di un mosaico. Questo modello non è statico,
poiché le proteine cambiano continuamente posizione e si muovono come degli iceberg che galleggiano i un mare
fluido costituito da fosfolipidi.
Le membrane biologiche sono fluidi bidimensionali
Le qualità fluide del doppio strato lipidico permettono alle proteine in esso immerse di muoversi lungo il piano della
membrana. Tuttavia non tutte le proteine presentano lo stesso comportamento: alcune sono ancorate al citoscheletro
o alla matrice extracellulare e tendono a rimanere in una posizione fissa sulla superficie della cellula.
Affinché una membrana possa
funzionare adeguatamente è
necessario che i suoi lipidi siano in
uno stato di fluidità ottimale. Se i
lipidi sono troppo fluidi, la
struttura della membrana ne
risulta indebolita. Se invece il
doppio strato fosfolipidico è
troppo rigido risultano inibite
diverse funzioni di membrana
come ad esempio il trasporto di
alcune sostanze.
Se la temperatura scende ad un
punto critico, la membrana è
convertita in uno strato di gel più
solido.
Alcune proprietà dei lipidi di membrana influenzano la fluidità del doppio strato. I grassi contenenti un’alta percentuale
di acidi grassi saturi infatti tendono ad essere solidi a temperatura ambiente a causa delle numerose interazioni di Van
der Walls lungo le catene degli acidi grassi. Al contrario, i grassi insaturi tendono ad essere liquidi a temperatura
ambiente per la presenza di una struttura non lineare con le catene adiacenti, limitando le interazioni. Molti organismi
hanno quindi dei meccanismi in grado di mantenere la loro membrana in uno stato fluido ottimale.
Il colesterolo
Alcuni lipidi hanno la capacità di stabilizzare la fluidità della membrana stessa. Il colesterolo è uno di questi “tamponi di
fluidità”: è una molecola idrofobica che, grazie alla presenza di un gruppo ossidrilico, è leggermente anfipatica.
Il gruppo ossidrilico infatti si associa con le teste idrofiliche dei fosfolipidi; la rimanente parte della molecola, idrofobica,
si incastra tra le catene idrocarburiche degli acidi grassi. A basse temperature le molecola di colesterolo fungono da
“spaziatori” tra le catene idrocarburiche, diminuendo le interazioni di Van der Walls (che favorirebbero la
solidificazione).
Il colesterolo fa inoltre si che la membrana non si indebolisca o destabilizzi ad alte temperature: le molecole di
colesterolo interagiscono fortemente con quelle porzioni delle catene idrocarburiche più vicine alle teste fosfolipidiche,
riducendo così il loro movimento. GIULIA PIRAZZINI
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Le proteine di membrana: integrali o periferiche
Le due principali classi di proteine di
membrana si distinguono in base al
modo in cui sono associate al doppio
strato fosfolipidico:
• Proteine di membrana
integrali: sono proteine
strettamente legate alla
membrana e possono essere
rilasciate solo in seguito alla
distruzione del doppio strato
ad opera di detergenti. Queste
proteine sono dette
anfipatiche: le loro regioni idrofiliche si estendono fuori dalla cellula o nel citoplasma, mentre le regioni
idrofobiche interagiscono con le code dei fosfolipidi di membrana. Alcune proteine di membrana si estendono
completamente attraverso la membrana e prendono il nome di proteine transmembrana. Alcune di queste
attraversano la membrana solo una volta, mentre altre la attraversano più volte. Il tipo più comune di proteina
transmembrana è l’α-elica, con le catene laterali degli amminoacidi idrofobici che fuoriescono dall’elica nella
regione idrofobica del doppio strato. Altre sono le foglietto β-ripiegate.
• Proteine di membrana periferiche: non sono inserite nel doppio strato fosfolipidico, ma sono localizzate sulla
superficie interna o esterna della membrana plasmatica, generalmente legate a regioni esposte delle proteine
integrali attraverso interazioni non covalenti. Le proteine periferiche possono essere facilmente rimosse dalla
membrana senza che la struttura del doppio strato venga distrutta.
Per mezzo della tecnica del “freeze-fracture” o “criodecappaggio”, che separa le membrane in due metà, si è potuto
dimostrare che le proteine sono veramente incastrate nel doppio strato lipidico. Si notano numerose particelle sulle
superfici di taglio che sono chiaramente proteine di membrana integrali.
Le proteine sono orientate nel doppio strato in maniera asimmetrica
Le proteine di membrana sono orientate asimmetricamente poiché il modo in cui ogni proteina si inserisce nle doppio
strato è altamente specifico.
Le proteine di membrana seguono un lungo percorso prima di inserirsi all’interno del doppio strato, e ciò porta ad una
sistemazione asimmetrica. Più precisamente questo percorso è: GIULIA PIRAZZINI
MEMBRANE BIOLOGICHE
Funzioni delle proteine di membrana
La membrana plasmatica necessita di così tante
proteine diverse perché riflette il numero di attività
che hanno luogo nella o sulla membrana cellulare. Le
proteine di membrana sono suddivise in ampi gruppi
in base alle funzioni svolte:
• Ancoraggio;
• Trasporto passivo;
• Trasporto attivo;
• Attività enzimatica;
• Trasduzione del segnale;
• Riconoscimento cellulare;
• Giunzione intracellulare. GIULIA PIRAZZINI
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Struttura della membrana cellulare e la sua permeabilità
La struttura a mosaico fluido delle membrane biologiche permette loro di funzionare come membrane selettivamente
permeabili: ciò significa che permettono il passaggio di alcune sostanze, ma non di tutte.
La membrana plasmatica può in alcuni casi fare da barriera ad alcune sostanze, mentre in altri promuoverne
attivamente il passaggio. Tale regolazione permette alle cellule di avere una composizione interna alquanto diversa da
quella dell’ambiente esterno.
Le membrane biologiche sono una barriera per le molecole polari
Le membrane biologiche sono massimamente permeabili per le molecole apolari: esse cono in grado di attraversare il
doppio strato fosfolipidico. I gas come ossigeno e anidride carbonica lo attraversano rapidamente.
Sebbene siano polari, anche le molecole d’acqua sono in grado di attraversare la membrana plasmatica poiché sono
sufficientemente piccole per poter passare attraverso interruzioni che si formano tra le catene degli acidi grassi.
Il doppio strato lipidico però è relativamente impermeabile agli ioni di qualsiasi dimensione e alla maggior parte delle
grandi molecole polari. Le proteine di trasporto
I sistemi di proteine di trasporto sono in grado di trasferire ioni, amminoacidi, zuccheri ed altre molecole polari
all’interno della cellula. I due tipi principali di proteine di trasporto sono:
• Le proteine carrier: dette anche trasportatori, legano lo ione o la molecola e subiscono cambiamenti
conformazionali che hanno come risultato il trasferimento della molecola attraverso la membrana. Il
trasferimento di soluti all’interno della cellula per azione delle proteine carrier è definito tr