Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 21
Riassunto esame Macroeconomia, prof. Gallenti Pag. 1 Riassunto esame Macroeconomia, prof. Gallenti Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Macroeconomia, prof. Gallenti Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Macroeconomia, prof. Gallenti Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Macroeconomia, prof. Gallenti Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Macroeconomia, prof. Gallenti Pag. 21
1 su 21
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

GLI SQUILIBRI INTERNAZIONALI

Il vantaggio comparato spiega perché le economie aperte (es: USA) esportino alcuni beni e ne importino altri,

mentre è necessaria l'analisi economica per spiegare perché i Paesi registrino avanzi commerciali e disavanzi

commerciali. disavanzo commerciale

Un Paese presenta un quando il valore dei beni o servizi acquistati

• dall'estero è superiore al valore dei beni o servizi venduti a Paesi esteri.

avanzo commerciale

Un Paese presenta un quando il valore dei beni o servizi acquistati dall'estero è

• inferiore al valore dei beni e servizi venduti ai Paesi esteri.

I fattori alla base dell' equilibrio tra esportazioni e importazioni attendono alle decisioni in materia di risparmio e

spesa per l'investimento, cioè la spesa per beni come macchinari e impianti che servono per produrre beni o

servizi. Paesi con una spesa per investimento più elevata del risparmio presentano disavanzi commerciali,

mentre paesi con una spesa per investimento inferiore al risparmio presentano avanzi commerciali.

SEGUIRE L'ANDAMENTO DELLA MACROECONOMIA conti del

Gli economisti seguono l'andamento dei flussi monetari tra i vari settori dell'economia attraverso i

prodotto e del reddito nazionali, conti economici nazionali.

o Ricorrono a questi conti per misurare il

valore di mercato complessivo dei beni e servizi prodotti dall'economia. Questa misura si chiama PIL.

Beni e servizi finali sono quelli venduti al consumatore o all'utente finale.

Beni e servizi intermedi quelli scambiati tra imprese, che diventano fattori di produzione di altri beni e

servizi.

prodotto interno lordo (PIL)

Il misura il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dal sistema economico nel

corso di un anno, ma non include il valore dei beni e servizi intermedi.

Può essere calcolato in tre modi:

sommando il di tutti i produttori ( = valore delle vendite – costo dei beni

valore aggiunto

• intermedi);

calcolando la spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti dalle imprese nazionali;

• sommando tutto il reddito pagato dalle imprese nazionali ai fattori di produzione.

I tre modi sono equivalenti perché, nell' economia nel suo complesso, il reddito totale pagato dalle imprese

nazionali ai fattori di produzione deve essere pari alla spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti

dalle imprese nazionali.

Il PIL è usato per calcolare le dimensioni del sistema economico e offrire quindi un metro di paragone per

valutare le prestazioni economiche del paese (/i) in diversi anni.

Produzione aggregata = quantità complessiva di beni e servizi finali prodotti da un sistema economico.

PIL REALE

Il è il valore totale dei beni e dei servizi finali prodotti dal sistema economico in un dato anno,

calcolato come se i prezzi fossero rimasti costanti al livello di un anno base predefinito. Eccetto che nell'anno

PIL nominale,

base, il PIL reale è diverso dal cioè il valore della produzione aggregata calcolata ai prezzi

correnti dell'anno in cui si realizza la produzione.

L'analisi del tasso di crescita della produzione aggregata richiede l'utilizzo del PIL reale, perché in tal modo si

escludono le variazioni della produzione aggregata attribuibili unicamente alle variazioni dei prezzi.

PIL reale pro capite

Il è una misura della produzione media aggregata per individuo, ma non è di per sé un

obiettivo di politica economica adeguato. Le statistiche statunitensi sul PIL reale sono sempre espresse in

dollari concatenati (= metodo per calcolare le variazioni del PIL reale statunitense utilizzando la media tra il

tasso di crescita calcolato utilizzando un anno base remoto e il tasso di crescita calcolato utilizzando un anno

base recente).

Il PIL pro capite è il valore del PIL diviso per la popolazione del paese, cioè il PIL medio per individuo ( =

PIL reale : n° persone) * paniere di

Per misurare il livello generale dei prezzi, gli economisti calcolano il costo per acquistare un

mercato, indice dei prezzi

cioè un insieme ipotetico di beni e servizi acquistati dal consumatore medio. L'

misura il costo dell'acquisto di un paniere di mercato in un dato anno, normalizzato ( = pari a 100 nell' anno

base) in modo che sia pari a 100 nell' anno base prescelto.

Costo del paniere di mercato in un dato anno

Indice dei prezzi in un = ­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ X 100

dato anno Costo del paniere di mercato nell' anno base

tasso di inflazione

Il è la variazione percentuale annua di un indice dei prezzi; di solito viene calcolato sulla

indice dei prezzi al consumo, IPC

base dell' o ( che misura il costo di un paniere di mercato

rappresentativo dei consumi della famiglia media residente in aree urbane).

Indice dei prezzi _ Indice dei prezzi

nell' anno 2 nell' anno 1

Tasso di inflazione = ­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ X 100

Indice dei prezzi nell' anno 1 dei

Un'indice analogo per analizzare l'andamento generale dei prezzi in un sistema economico è l'indice

prezzi alla produzione, IPP

o (= misura le variazioni dei prezzi dei beni e servizi acquistati dai produttori).

deflatore del PIL,

Gli economisti usano anche il che misura il livello dei prezzi calcolando il rapporto tra il PIL

nominale e il PIL reale e moltiplicando per 100.

DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE

L' inflazione e la disoccupazione sono i due fratelli cattivi della macroeconomia, e la principale fonte di

preoccupazione della politica macroecnomica.

L'occupazione è il numero di individui con un impiego.

disoccupazione

La è il numero di cittadini disoccupati e alla ricerca di un impiego.

forza lavoro, tasso di partecipazione alla forza lavoro

La somma di queste due categorie è la mentre il è la

percentuale della popolazione di età superiore ai 16 anni presente nella forze lavoro.

Forza lavoro

Tasso di partecipazione = ­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ X 100

alla forza lavoro Popolazione di età pari

e superiore a 16 anni

tasso di disoccupazione

Il è la percentuale del numero totale di individui nella forza lavoro che sono

disoccupati. Numero di disoccupati

Tasso di disoccupazione = ­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ X 100

Forza lavoro

Il tasso di disoccupazione può sottostimare o sovrastimare il livello effettivo di disoccupazione:

rischia di sovrastimarlo perché considera disoccupati anche coloro che continuano a cercare un

– impiego anche dopo che gliene è stato offerto uno;

rischia di sottostimarlo perché ignora i lavoratori frustrati, come i lavoratori scoraggiati, che fanno parte

– dei lavoratori collegati marginalmente al mercato del lavoro (= individui che non sono in cerca di un

lavoro), o come i sottoccupati.

Inoltre, il tasso di disoccupazione varia fortemente tra i diversi gruppi della popolazione; è generalmente più

elevata per i lavoratori più giovani e per coloro che si avvicinano all'età di pensione.

Il tasso di disoccupazione risente del ciclo economico: in generale, diminuisce quando il tasso di crescita del

PIL reale è superiore alla media, mentre tende ad aumentare quando il tasso di crescita del PIL reale è

inferiore alla media. In altre parole, aumenta durante le recessioni e (in genere) diminuisce durante i periodi di

espansione economica.

La creazione e la distruzione di posti di lavoro, oltre che le dimissioni volontarie, portano alla ricerca di lavoro

disoccupazione frizionale

(= tempo “sprecato” dai lavoratori alla ricerca di un impiego) e alla (=

disoccupazione dovuta al tempo che i lavoratori dedicano alla ricerca del lavoro). Inoltre, una serie di fattori,

come i salari minimi, i sindacati, i salari di efficienza (= salari superiori al livello di equilibrio, che i datori di

lavoro danno per incentivare i dipendenti) e le politiche pubbliche finalizzate ad aiutare i lavoratori determinano

una situazione in cui vi è eccedenza di lavoro al salario di mercato, con la conseguente creazione di

disoccupazione strutturale ( quando il numero di individui alla ricerca di un impiego supera il numero di

→ tasso naturale di disoccupazione,

posti disponibili ai salari concorrenti). Di conseguenza, il che somma la

disoccupazione frizionale a quella strutturale, è nettamente superiore allo zero anche quando i posti di lavoro

abbondano.

Poiché però una certa disoccupazione frizionale è inevitabile e molte economie soffrono di disoccupazione

tasso naturale di

strutturale, esiste una certa quantità di disoccupazione che è normale o “naturale”. Il

disoccupazione è il tasso di disoccupazione che nasce dagli effetti della disoccupazione frizionale più quella

strutturale.

tasso di disoccupazione effettivo

Il è pari al tasso naturale di disoccupazione (= la quota della

disoccupazione che non dipende dal ciclo economico), più la disoccupazione ciclica (= la quota di

disoccupazione che dipende dall'andamento del ciclo economico).

Quindi:

Disoccupazione naturale = disoccupazione strutturale + disoccupazione frizionale

Disoccupazione effettiva = disoccupazione naturale + disoccupazione ciclica

Il tasso naturale di disoccupazione varia nel tempo, soprattutto in funzione di cambiamenti delle caratteristiche

della forza lavoro, delle istituzioni di mercato di lavoro e delle politiche pubbliche (vedi pagg. 323­324 sul

perché). Può anche risentire dei provvedimenti di politica economica. In particolare, si ritiene che le politiche di

sostegno ai lavoratori siano una delle cause degli elevati tassi di disoccupazione naturale in Europa.

*

INFLAZIONE E DEFLAZIONE

Oltre alla disoccupazione, le autorità di politica economica temono anche l' inflazione e sono a volte disposte a

tollerate una forte disoccupazione per riportare l' inflazione a un livello moderato.

Si pensa che l' inflazione (cioè l'aumento del livello dei prezzi) renda tutti più poveri, perché con la stessa

quantità di denaro si possono acquistare meno beni. Ma non &egrav

Dettagli
A.A. 2013-2014
21 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara.attura.5 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Gallenti Gianluigi.