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GLI SQUILIBRI INTERNAZIONALI
Il vantaggio comparato spiega perché le economie aperte (es: USA) esportino alcuni beni e ne importino altri,
mentre è necessaria l'analisi economica per spiegare perché i Paesi registrino avanzi commerciali e disavanzi
commerciali. disavanzo commerciale
Un Paese presenta un quando il valore dei beni o servizi acquistati
• dall'estero è superiore al valore dei beni o servizi venduti a Paesi esteri.
avanzo commerciale
Un Paese presenta un quando il valore dei beni o servizi acquistati dall'estero è
• inferiore al valore dei beni e servizi venduti ai Paesi esteri.
I fattori alla base dell' equilibrio tra esportazioni e importazioni attendono alle decisioni in materia di risparmio e
spesa per l'investimento, cioè la spesa per beni come macchinari e impianti che servono per produrre beni o
servizi. Paesi con una spesa per investimento più elevata del risparmio presentano disavanzi commerciali,
mentre paesi con una spesa per investimento inferiore al risparmio presentano avanzi commerciali.
SEGUIRE L'ANDAMENTO DELLA MACROECONOMIA conti del
Gli economisti seguono l'andamento dei flussi monetari tra i vari settori dell'economia attraverso i
prodotto e del reddito nazionali, conti economici nazionali.
o Ricorrono a questi conti per misurare il
valore di mercato complessivo dei beni e servizi prodotti dall'economia. Questa misura si chiama PIL.
Beni e servizi finali sono quelli venduti al consumatore o all'utente finale.
→
Beni e servizi intermedi quelli scambiati tra imprese, che diventano fattori di produzione di altri beni e
→
servizi.
prodotto interno lordo (PIL)
Il misura il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dal sistema economico nel
corso di un anno, ma non include il valore dei beni e servizi intermedi.
Può essere calcolato in tre modi:
sommando il di tutti i produttori ( = valore delle vendite – costo dei beni
valore aggiunto
• intermedi);
calcolando la spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti dalle imprese nazionali;
• sommando tutto il reddito pagato dalle imprese nazionali ai fattori di produzione.
•
I tre modi sono equivalenti perché, nell' economia nel suo complesso, il reddito totale pagato dalle imprese
nazionali ai fattori di produzione deve essere pari alla spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti
dalle imprese nazionali.
Il PIL è usato per calcolare le dimensioni del sistema economico e offrire quindi un metro di paragone per
valutare le prestazioni economiche del paese (/i) in diversi anni.
Produzione aggregata = quantità complessiva di beni e servizi finali prodotti da un sistema economico.
PIL REALE
Il è il valore totale dei beni e dei servizi finali prodotti dal sistema economico in un dato anno,
calcolato come se i prezzi fossero rimasti costanti al livello di un anno base predefinito. Eccetto che nell'anno
PIL nominale,
base, il PIL reale è diverso dal cioè il valore della produzione aggregata calcolata ai prezzi
correnti dell'anno in cui si realizza la produzione.
L'analisi del tasso di crescita della produzione aggregata richiede l'utilizzo del PIL reale, perché in tal modo si
escludono le variazioni della produzione aggregata attribuibili unicamente alle variazioni dei prezzi.
PIL reale pro capite
Il è una misura della produzione media aggregata per individuo, ma non è di per sé un
obiettivo di politica economica adeguato. Le statistiche statunitensi sul PIL reale sono sempre espresse in
dollari concatenati (= metodo per calcolare le variazioni del PIL reale statunitense utilizzando la media tra il
tasso di crescita calcolato utilizzando un anno base remoto e il tasso di crescita calcolato utilizzando un anno
base recente).
Il PIL pro capite è il valore del PIL diviso per la popolazione del paese, cioè il PIL medio per individuo ( =
→
PIL reale : n° persone) * paniere di
Per misurare il livello generale dei prezzi, gli economisti calcolano il costo per acquistare un
mercato, indice dei prezzi
cioè un insieme ipotetico di beni e servizi acquistati dal consumatore medio. L'
misura il costo dell'acquisto di un paniere di mercato in un dato anno, normalizzato ( = pari a 100 nell' anno
base) in modo che sia pari a 100 nell' anno base prescelto.
Costo del paniere di mercato in un dato anno
Indice dei prezzi in un = X 100
dato anno Costo del paniere di mercato nell' anno base
tasso di inflazione
Il è la variazione percentuale annua di un indice dei prezzi; di solito viene calcolato sulla
indice dei prezzi al consumo, IPC
base dell' o ( che misura il costo di un paniere di mercato
→
rappresentativo dei consumi della famiglia media residente in aree urbane).
Indice dei prezzi _ Indice dei prezzi
nell' anno 2 nell' anno 1
Tasso di inflazione = X 100
Indice dei prezzi nell' anno 1 dei
Un'indice analogo per analizzare l'andamento generale dei prezzi in un sistema economico è l'indice
prezzi alla produzione, IPP
o (= misura le variazioni dei prezzi dei beni e servizi acquistati dai produttori).
deflatore del PIL,
Gli economisti usano anche il che misura il livello dei prezzi calcolando il rapporto tra il PIL
nominale e il PIL reale e moltiplicando per 100.
DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE
L' inflazione e la disoccupazione sono i due fratelli cattivi della macroeconomia, e la principale fonte di
preoccupazione della politica macroecnomica.
L'occupazione è il numero di individui con un impiego.
disoccupazione
La è il numero di cittadini disoccupati e alla ricerca di un impiego.
forza lavoro, tasso di partecipazione alla forza lavoro
La somma di queste due categorie è la mentre il è la
percentuale della popolazione di età superiore ai 16 anni presente nella forze lavoro.
Forza lavoro
Tasso di partecipazione = X 100
alla forza lavoro Popolazione di età pari
e superiore a 16 anni
tasso di disoccupazione
Il è la percentuale del numero totale di individui nella forza lavoro che sono
disoccupati. Numero di disoccupati
Tasso di disoccupazione = X 100
Forza lavoro
Il tasso di disoccupazione può sottostimare o sovrastimare il livello effettivo di disoccupazione:
rischia di sovrastimarlo perché considera disoccupati anche coloro che continuano a cercare un
– impiego anche dopo che gliene è stato offerto uno;
rischia di sottostimarlo perché ignora i lavoratori frustrati, come i lavoratori scoraggiati, che fanno parte
– dei lavoratori collegati marginalmente al mercato del lavoro (= individui che non sono in cerca di un
lavoro), o come i sottoccupati.
Inoltre, il tasso di disoccupazione varia fortemente tra i diversi gruppi della popolazione; è generalmente più
elevata per i lavoratori più giovani e per coloro che si avvicinano all'età di pensione.
Il tasso di disoccupazione risente del ciclo economico: in generale, diminuisce quando il tasso di crescita del
PIL reale è superiore alla media, mentre tende ad aumentare quando il tasso di crescita del PIL reale è
inferiore alla media. In altre parole, aumenta durante le recessioni e (in genere) diminuisce durante i periodi di
espansione economica.
La creazione e la distruzione di posti di lavoro, oltre che le dimissioni volontarie, portano alla ricerca di lavoro
disoccupazione frizionale
(= tempo “sprecato” dai lavoratori alla ricerca di un impiego) e alla (=
disoccupazione dovuta al tempo che i lavoratori dedicano alla ricerca del lavoro). Inoltre, una serie di fattori,
come i salari minimi, i sindacati, i salari di efficienza (= salari superiori al livello di equilibrio, che i datori di
lavoro danno per incentivare i dipendenti) e le politiche pubbliche finalizzate ad aiutare i lavoratori determinano
una situazione in cui vi è eccedenza di lavoro al salario di mercato, con la conseguente creazione di
disoccupazione strutturale ( quando il numero di individui alla ricerca di un impiego supera il numero di
→ tasso naturale di disoccupazione,
posti disponibili ai salari concorrenti). Di conseguenza, il che somma la
disoccupazione frizionale a quella strutturale, è nettamente superiore allo zero anche quando i posti di lavoro
abbondano.
Poiché però una certa disoccupazione frizionale è inevitabile e molte economie soffrono di disoccupazione
tasso naturale di
strutturale, esiste una certa quantità di disoccupazione che è normale o “naturale”. Il
disoccupazione è il tasso di disoccupazione che nasce dagli effetti della disoccupazione frizionale più quella
strutturale.
tasso di disoccupazione effettivo
Il è pari al tasso naturale di disoccupazione (= la quota della
disoccupazione che non dipende dal ciclo economico), più la disoccupazione ciclica (= la quota di
disoccupazione che dipende dall'andamento del ciclo economico).
Quindi:
Disoccupazione naturale = disoccupazione strutturale + disoccupazione frizionale
Disoccupazione effettiva = disoccupazione naturale + disoccupazione ciclica
Il tasso naturale di disoccupazione varia nel tempo, soprattutto in funzione di cambiamenti delle caratteristiche
della forza lavoro, delle istituzioni di mercato di lavoro e delle politiche pubbliche (vedi pagg. 323324 sul
perché). Può anche risentire dei provvedimenti di politica economica. In particolare, si ritiene che le politiche di
sostegno ai lavoratori siano una delle cause degli elevati tassi di disoccupazione naturale in Europa.
*
INFLAZIONE E DEFLAZIONE
Oltre alla disoccupazione, le autorità di politica economica temono anche l' inflazione e sono a volte disposte a
tollerate una forte disoccupazione per riportare l' inflazione a un livello moderato.
Si pensa che l' inflazione (cioè l'aumento del livello dei prezzi) renda tutti più poveri, perché con la stessa
quantità di denaro si possono acquistare meno beni. Ma non &egrav