Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 146
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 1 MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 146.
Scarica il documento per vederlo tutto.
MacroEconomia - dai fondamenti della produzione al debito pubblico Pag. 41
1 su 146
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L L L

Con N l’occupazione e L le forze di lavoro.

Ipotizzando che l’unico fattore produttivo sia il lavoro e che la produzione sia uguale all’occupazione allora:

Y = N = L (1 – u)

Quando il tasso di disoccupazione è pari al tasso naturale l’occupazione è data dall’occupazione naturale N

n

= L(1 – u ) e la produzione è uguale alla produzione naturale (o potenziale) Y = L(1 – u ).

n n n

Riscriviamo ora la nuova curva di Phillips:

Y – Y = L((1 – u) – ( 1 – u )) = –L(u – u )

n n n

Scostamento del prodotto dalla produzione naturale potenziale = Scostamento della disoccupazione dalla

disoccupazione naturale.

La differenza tra produzione e produzione potenziale è chiamata output gap. Sostituiamo L(u – u )

n

all’interno della curva di Phillips:

 

e

– = (α/L)(Y – Y )

n

Ulteriore ipotesi semplificatrice

Cioè che le aspettative inflazionistiche backward

et

looking con (π = π = π(-1)), la curva di Phillips

t-1

diventa:

 (-1)

– = (α/L)(Y – Y )

n

Esempio PC è la Phillip Curve

nei termini di Output

Gap

Legge di OKUN

Mette in relazione la variazione del tasso di disoccupazione (asse verticale) e la mette in relazione con la

variazione della produzione (asse orizzontale).

Teorica: Nt = L(1-ut) Nt-1 = L(1 – u t-1)

L costante

Log N – Log N = LogL – LogL + [Log (1 – u ) – log (1 – u )]

t t-1 t t-1

gN g = g

Y=N e A = 1 N Y

 g ≈ - (u – u )

Y t t-1

Ipotesi semplificatrici utilizzate:

- L costante

- Y = N

- A = 1

Esempio:

Stime USA 1960 – 2014

u – u = - 0.4 * ( gy – 3%)

t t-1

a) Perché gy > 3% ?

a. Crescita forza lavoro (L) ≈ 1.7

b. Crescita della produttività (A) ≈ 1.3

b) Il coefficiente davanti ( u – u ) non è -1 ma solo -0.4

t t-1

 Se gy = 1% il tasso di disoccupazione si riduce dello 0.4%

a. Lavoratori necessari all’impresa ma che non dipendono dal livello della produzione

(contabilità).

b. Labor hoarding

c. La disoccupazione diminuisce meno di quanto cresce l’occupazione : aumenta il tasso di

partecipazione perché si riducono i lavoratori scoraggiati

Aspettative ancorate

Assumendo che l’inflazione attesa venga ancorata ad un valore credibile (dalla BC al 2%) allora la mia curva

e

di Phillips può essere riscritta al posto di producendo un maggior/minor tasso di inflazione e non

un’inflazione crescente/decrescente.

Es.

 – 2% = (α/L)(Y – Y )

n

Zero lower bound e spirale deflazionistica

Quando i tassi d’interesse nominali sono prossimi e non possono più scendere sotto lo 0 e sono in una

situazione di deflazione, mi trovo dei tassi reali positivi che trascinano il sistema ancora più in recessione:

spirale deflazionistica.

Situazione iniziale reale nel punto A; se riesco a

portare i tassi di interesse reali sotto lo 0 la

produzione torna al suo equilibrio nel medio

periodo e l’inflazione risulterà costante.

Il tasso d’interesse nominale è già a zero e sono

in deflazione io non posso portare il tasso

d’interesse reale negativo, ma posso portarlo

massimo a 0 e la mia produzione è comunque al

di sotto di quella potenziale.

Consolidamento fiscale

Una tassazione (consolidamento) per provare a far fronte al disavanzo pubblico porta nel breve periodo ad

una riduzione della produzione; questo nel medio periodo è caratterizzato da un’inflazione decrescente.

Questo spinge la BC ad una espansione monetaria; abbassando il tasso reale r che mi permette di portare

l’economia alla produzione potenziale Y permettendo di tornare ad un’inflazione decresce ad un tasso

sempre meno alto fino ad arrivare ad un’inflazione costante.

Riduzione del consumo e aumento dell’investimento al ridurre dei tassi. Nel medio periodo dunque la

produzione ritorna autonomamente all’equilibrio.

Conseguenze

Supponiamo che il prezzo (reale) del petrolio aumenti:

 Il modello IS-LM-PC non tiene esplicitamente in considerazione il prezzo del petrolio

 Ma questo non ci impedisce di studiarne comunque gli effetti

 L’aumento del prezzo del petrolio fa aumentare i costi di produzione

 Per mantenere lo stesso tasso di profitto le imprese potrebbero aumentare il markup m

 Siamo così in grado di analizzare come questo influenzi il mercato del lavoro

Un aumento del markup porta ad una riduzione del salario reale ed a un aumento del tasso di

disoccupazione naturale.

Esempio

Dallo shock petrolifero e

dell’aumento della PC nel lungo

periodo mi porta a far agire le BC ed

alzare la curva LM e quindi il tasso

d’interesse per non far alzar troppo il

tasso di inflazione.

Nel momento in cui la Banca alza la

LM si crea un fenomeno di:

Stagflazione (aumento dell’inflazione

e riduzione della produzione)

presenza di un’inflazione in crescita

(ad un tasso decrescente ma

comunque in crescita). Nello stesso

momento in breve periodo l’output

(Y) si sta riducendo.

Con l’ancoraggio delle aspettative

quando torno in A ‘’, l’inflazione è al

suo livello di annuncio della BCE.

Cenni storici

Sotto l’aspetto di deflazione la crisi del 2008 è stato limitato mediante la potenza delle banche al

convincimento del pubblico ancorando il tasso d’interesse senza dover esplicare che riduce l’inflazione.

Ciclo economico: fluttuazioni della produzione di fronte ad un trend

Crescita Dati di PIL (1) e PIL pro capite (2)

Da notare la riduzione della

crescita post 2^ guerra mondiale.

Misurazione logaritmica (aumento

del tasso di crescita del PIL)

Analizziamo la crescita perché è importante per determinare il tenore di vita dei paesi; inoltre guardiamo

soprattutto il prodotto pro capite perché quello aggregato non sarebbe realistico paragonato ad un paese

con doppia popolazione.

Come confrontare il prodotto pro capite tra i paesi?

Bisogna tenere in considerazione:

- I tassi di cambio possono variare molto

- Ci possono essere differenze sistematiche dei prezzi tra paesi (in generale, quanto minore è il livello

pro capite in un paese, tanto minori saranno i prezzi dei beni alimentari e dei servizi essenziali in

quel paese).

Il confronto tra tenori di vita in paesi diversi è più significativo, correggendo per gli effetti sia delle

variazioni di cambio, sia delle differenze sistematiche dei prezzi tra paesi.

I dati aggiustati prendono il nome di dati in parità dei poteri di acquisto (Purchasing Power Parity – PPP).

(1 + x)^61 = 7.69 x= 7.69 ^ 1/61 -1 = 0.034 = 3.4% tasso di crescita in 61 anni dell’italia

Analisi su un orizzonte temporale di due millenni

 Dalla fine dell’Impero Romano a circa il 1500, in Europa non ci fu quasi per nulla crescita del

prodotto pro capite

 L’Europa si trovava in una “trappola malthusiana”, incapace di aumentare il suo prodotto pro

capite

 Dal 1500 al 1700 circa, la crescita del prodotto pro capire è diventata positiva circa lo 0,1% annuo

 È aumentata allo 0,2% annuo dal 1700 a 1820

 A partire dalla rivoluzione industriale, i tassi di crescita sono aumentati fino all’1,5% annuo

 Tassi di crescita più elevati sono stati osservati solo dopo il 1950

Funzione di produzione aggregata (Recap da Microeconomia)

Relaziona la produzione aggregata e gli input produttivi. L’ottica utilizzata in passato errando era il

prendere in considerazione solo il medio e breve periodo (modello Keynesiano).

Ora teniamo in considerazione anche il lungo periodo, modello di Solo.

Y F ( K

, N )

dove

Y= la produzione aggregata;

K= capitale – somma di macchinari, impianti, uffici e immobili;

N= lavoro – numero di lavoratori impiegati.

A parità di capitale e di lavoro; la tecnologia definiscono sia la gamma di beni che possono essere prodotti

nell’economia, sia le tecniche disponibili per produrli.

Rendimenti di scala costanti

Raddoppiando la scala di produzione, cioè raddoppiando le quantità di capitale e di lavoro impiegate, anche

il prodotto raddoppia (in generale per ogni X):

xY F ( xK

, xN )

Rendimenti decrescenti dei fattori del capitale e del lavoro (non rendimenti di scala perché opero su un

unico fattore dei due)

- Capitale: Aumenti di capitale generano, dato il lavoro, aumenti di prodotti tanto minori quanto è

maggiore il livello di capitale

- Lavoro: Aumenti della quantità di lavoro, dato il capitale, generano incrementi di prodotto tanto

minori quanto maggiore è la quantità di lavoro già impiegata

Funzione di produzione pro capite per addetto

Poniamo x uguale a 1/N e otteniamo:

   

Y K N K

 

   

F , F ,1

   

N N N N

Dove Y/N rappresenta il prodotto per occupato e K/N il capitale per occupato.

L’equazione dice che la quantità di prodotto per occupato dipende dalla quantità di capitale per occupato.

A parità di aumento del capitale per addetto, questo mi fa aumentare la produzione in modo meno che

proporzionale più K/N è grande.

Fonti della crescita

 Gli aumenti del prodotto per occupato (Y/N) derivano da aumenti del capitale per occupato (K/N)

 Gli aumenti del prodotto per occupato (Y/N) possono derivare anche da miglioramenti dello stato

della tecnologia, che spostano la funzione di produzione F e permettono di ottenere una maggiore

quantità di prodotto per occupato con lo stesso capitale per occupato

 L’accumulazione di capitale da sola non sostiene la crescita: un maggior tasso di risparmio non può

sostenere in modo permanente un maggior tasso di crescita della produzione

 La crescita deve derivare necessariamente dal progresso tecnologico

Risparmio, accumulazione di capitale e produzione

L’accumulazione di capitale e il risparmio che ci sta dietro possono spiegare la crescita economica dei paesi

Partiamo dallo stock di capitale per analizzare la produzione o reddito, e ciò che non viene utilizzato viene

risparmiato e/o investito; l’investimento fa variare lo stock di capitale.

Prima relazione - Gli effetti del capitale sulla produzione

All’ipotesi di rendimenti di scala costanti avremo:

 

Y K

 1

 

F ,

 

N N 

Ottenendo la produzione per addetto (divisa N numero degli addetti)

Sono presenti due ip

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
146 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LoryPezz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Brescia o del prof Vassalli Matilde.