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5 - IN CHE MODO SI DEBBINO GOVERNARE LE CITTÀ O PRINCIPATI LI QUALI, INNANZI

FUSSINO OCCUPATI , SI VIVEVANO CON LE LORO LEGGI.

Quando gli stati con proprie leggi e propria libertà sono acquistati, per tenerli ci sono tre alternative:

distruggerli (altrimenti sarebbero questi stati a distruggere), lasciarli vivere liberamente con le proprie leggi

(con il rischio di ribellioni) o andarvi a vivere (l'ipotesi migliore).

6 - DE' PRINCIPATI NUOVI CHE S'ACQUISTANO CON ARMI PROPRIE E VIRTUOSAMENTE.

I principati nuovi si mantengono più o meno facilmente a seconda che più o meno virtuoso è il principe che

lo acquista. Siccome per diventare principe occorrono virtù o fortuna, queste attenuano molte difficoltà.

Colui che è diventato principe con virtù e senza l'aiuto della fortuna, si è mantenuto di più. Egli dalla fortuna

ha soltanto colto l'occasione (senza di quella la virtù del loro animo si sarebbe spenta, ma senza la virtù,

l'occasione si sarebbe presentata invano).

Coloro che ottengono il principato per vie virtuose, lo ottengono con difficoltà, ma con facilità lo tengono.

Queste difficoltà nascono in parte per i nuovi ordini e modi necessari a fondare lo stato. Chi tra loro

dipendono da altri, non hanno molto successo, mentre coloro che dipendono soltanto dalle loro forze,

raramente corrono pericoli.

7 - DE' PRINCIPATI NUOVI CHE S'ACQUISTANO CON LE ARMI E LA FORTUNA D'ALTRI.

Chi diventa principe con la sola fortuna, lo diventa facilmente, ma facilmente può perderlo. Egli non ha

nessuna difficoltà a divenire principe né ha alcuna difficoltà, le quali sorgono invece dopo.

Questi principi lo sono grazie alla volontà e alla fortuna di chi li ha resi tale, e queste sono due componenti

volubili ed instabili.

Se un uomo non è dotato di grande ingegno e virtù, è ragionevole che non sappia comandare, per il semplice

fatto che non ha forze che gli possano essere amiche e fedeli.

Machiavelli illustra gli esempi di Francesco Sforza (il quale aveva acquistato il principato con mille affanni,

e senza fatica lo conservò) e di Cesare Borgia (il quale acquistò lo stato con l'aiuto del padre e così lo perse).

8 - DI QUELLI CHE PER SCELLERATEZZE HANNO ACQUISTATO I PRINCIPATI.

Vi sono due grandi esempi:

 Agatocle, re di Siracusa, il quale fece uccidere dai suoi soldati tutti i senatori ed i più ricchi del

popolo; una volta morti, ottenne il principato senza alcuna controversia civile;

 Liverotto, il quale diventò primo uomo della sua milizia, e fece uccidere tutte le figure di rilievo

dello stato; per paura, gli venne concessa l'ubbidienza e la possibilità di formare un governo.

Non si può chiamare virtù ammazzare i propri cittadini e i propri amici ed essere senza regole, religione o

pietà; questi possono far acquistare un impero, ma non la gloria. Si hanno crudeltà e inumanità, non fortuna o

gloria.

La crudeltà usata bene (se si può definire bene una crudeltà) si usa per necessità, per poi essere convertita in

utilità per i sudditi; la crudeltà usata male, è quella usata e con il tempo accresciuta, e non spenta. Coloro che

utilizzano la prima, possono avere lo stato, coloro che utilizzano la seconda, difficilmente lo manterranno.

Coloro che vogliono acquistare uno stato, devono usare la crudeltà necessaria, altrimenti se non se ne usa in

maniera sufficiente, bisogna sempre stare allerta.

9 - DEL PRINCIPATO CIVILE.

Principato civile si può definire uno stato in cui il principe è divenuto tale con il favore dei cittadini. Per

pervenirvi, serve un'astuzia fortunata.

Si ottiene la posizione di principe o con il favore del popolo (il quale desidera soltanto non essere oppresso)

o con il favore dei grandi (i quali desiderano comandare ed opprimere). In base a questa distinzione, si crea

un principato in cui i grandi sfogano il loro desiderio facendo principe uno di loro, oppure un principato in

cui il popolo, facendo principe uno di loro, si senta difeso dalla sua autorità.

Con il favore dei grandi, lo stato si mantiene con più difficoltà, in quanto il principe non può comandare sui

suoi eguali; con il favore del popolo, sono in pochi (o nessuno) coloro che non gli ubbidiranno.

Il peggio che un principe può ottenere inimicandosi il popolo è l'abbandono da parte di esso; inimicandosi i

grandi, esso deve temere che essi gli vadano contro (deve temere la loro astuzia e i loro complotti quando le

cose per il principe andranno male).

Il principe può vivere senza il favore dei grandi (può creare o distruggere le loro reputazioni), ma non senza

il favore del popolo. Il favore del popolo è facile da ottenere (basta non opprimere la sua libertà). Il popolo

diventa più benevolo con un principe che si credesse facesse del male ed invece fa del bene, rispetto ad un

principe che fa del bene scelto subito per questo.

Si hanno i pericoli quando si ha il principato assoluto: a comandare sono o i magistrati o il volere assoluto

del principe (non vi sono leggi).

Un principe saggio, penserà a come il popolo abbia sempre bisogno dello stato e di lui: in questo modo, gli

sarà sempre fedele.

10 - IN CHE MODO SI DEBBINO MISURARE LE FORZE DI TUTTI I PRINCIPATI.

Non si può facilmente assaltare uno stato i cui terreni siano in ottime condizioni e in cui il principe è amato.

Essi hanno mura convenienti e provviste per molto tempo (in questo modo, presto o tardi, gli accampamenti

nemici sarebbero costretti a ritirarsi per mancanza di queste provviste) ed anche se l'assedio portasse a dubbi

riguardo al principe, esso darebbe speranza al popolo e lo avvertirebbe della crudeltà nemica.

11 - DE' PRINCIPATI ECCLESIASTICI.

Sono stati acquistati grazia a fortuna o virtù, ma mantenuti da un ordine religioso antiquato. Questi stati sono

gli unici sicuri e felici, in quanto mantenuti da Dio, una forza superiore su cui l'uomo non può discorrere.

12 - DI QUANTE RAGIONI SIA LA MILIZIA E DE' SOLDATI MERCENARI.

Le armi con cui un principe si difende possono essere proprie, ausiliari, mercenarie. Le ausiliarie e

mercenarie sono le più pericolose e inutili, poiché sono disunite, ambiziose e senza disciplina. Un capitano

mercenario o è virtuoso (ma aspirerebbe alla grandezza e alla distruzione del principe) oppure non lo è

(porterebbe alla distruzione dello stato). Il principe dovrebbe andare lui stesso a capitanare le milizie, e la

Repubblica dovrebbe mandare come soldati i propri sudditi.

13 - DE' SOLDATI AUSILIARI, MISTI E PROPRI.

Le milizie ausiliarie si hanno quando viene chiamato uno più potente a difesa dello stato. Ma queste sono

utili soltanto a loro stesse: in caso di sconfitta, si perderebbe lo stato, in caso di vittoria, si rimarrebbe loro

prigionieri. Mentre i mercenari non sono uniti ma comandati da terzi, gli ausiliari sono uniti e potrebbero

prendere il potere più facilmente. Per questo il principe saggio preferirà utilizzare sempre le proprie armi, e

piuttosto che vincere con altri (considerata non una vera vittoria), perderà con i propri. Senza armi proprie,

uno stato è in mano solamente alla fortuna. E le forze proprie consistono nei sudditi e nei cittadini di uno

stato.

14 - QUELLO CHE S'APPARTENGA A UNO PRINCIPE CIRCA LA MILIZIA.

I principi che hanno pensato più alle loro delicatezze piuttosto che alle armi, hanno perso il loro stato.

Rifiutare le armi, porta alla sconfitta, diventarne padrone porta alla vittoria.

È ragionevole che una persona disarmata ubbidisca ad una persona armata. Bisogna quindi, soprattutto in

tempo di pace, sviluppare questa arte della guerra, in due modi:

 fisicamente, con la caccia, con l'ordine e con la ricognizione dei propri terreni e quelli che

potrebbero tornare utili (per campeggiare, condurvi il nemico, ecc.., il tutto con vantaggio);

 mentalmente, studiando la storia e le azioni degli uomini illustri del passato, esaminando vittorie e

sconfitte per capire cosa imitare e cosa fuggire.

Un buon principe addestrerà la propria abilità per trarne vantaggio in caso la fortuna gli sia avversa.

15 - DI QUELLE COSE PER LE QUALI LI UOMINI, E SPECIALMENTE I PRINCIPI SONO

LAUDATI O VITUPERATI.

I principi sono dotati di qualità per cui sono biasimati o lodati. Umanamente non possono avere in sé tutte le

qualità. Devono perciò stare attenti a quei vizi che potrebbero fargli perdere lo stato. Se si esamineranno le

cose con attenzione, si noteranno virtù che sarebbero in realtà la rovina del principe, e vizi che potrebbero

invece essere il suo bene.

16 - DELLA LIBERALITÀ E DELLA PARSIMONIA.

Se il principe fosse liberale, in poco tempo consumerebbe tutte le ricchezze, e sarebbe costretto a prelevare

dal popolo, attirando a sé il suo odio. Il principe deve quindi essere misero (avaro) senza preoccuparsi di

sembrarlo poiché, così facendo, potrà usare il denaro per fare guerre o imprese senza gravare la spesa sul

popolo. La liberalità porta alla povertà o, per sfuggire ad essa, all'essere rapace ed odiato. Dunque, il misero

conduce ad una infamia senza odio, mentre la liberalità porta ad un'infamia con odio.

17 - DELLA CRUDELTÀ E PIETÀ, E S'ELLI È MEGLIO ESSERE AMATO CHE TEMUTO O PIÙ

TOSTO TEMUTO CHE AMATO.

Si dovrebbe essere entrambe, ma non potendo esserlo, è più sicuro essere temuto. Questo poiché gli uomini

sono ingrati, volubili, codardi e bramosi, e quindi hanno più rispetto verso un principe che temono piuttosto

che amano (l'amore si può rompere per utilità personale, mentre il timore infonde una paura continua).

Il principe comunque, deve farsi temere ma non odiare, e questa fuga dall'odio è l'unica cosa di cui il

principe deve ingegnarsi. Ma, quando il principe è con il proprio esercito, non deve aver timore di farsi

etichettare come crudele, in quanto senza tale appellativo, lui e il suo esercito non sarebbero temuti e non

sarebbero uniti.

18 - IN CHE MODO E' PRINCIPI ABBIANO A MANTENERE LA FEDE.

Ci sono due modi di combattere: con le leggi (tipico degli uomini) o con la forza (tipica delle bestie). Molte

volte il primo non basta, e quindi bisogna ricorrere al secondo: un buon principe deve saperli usare bene

entrambe. Ciò non varrebbe se gli uomini fossero buoni (ma sono malvagi).

Talvolta, non è necessario avere determinate qualità, ma far credere di averle, poiché gli uomini giudicano

maggiormente ciò che vedono e non ciò che provano (molti vedono ciò che il principe appare, ma pochi ciò

che egli è). Bisogna che il principe abbia un animo disposto a volgersi in base al camb

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A.A. 2015-2016
4 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessia2893 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Classico della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pasini Enrico.