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CONOSCENZA SCIENTIFICA

La scienza logica si divide in

1. La logica de-temporizzata ogni prodotto della ragione non ha implicazioni

spazio-temporali (sistemi simbolici e matematizzati)

2. La logica temporizzata ogni prodotto della ragione ha un’implicazione spazio-

temporale. Regna il senso del mutamento e della contingenza (sistemi modali e

temporali)

Studio del principio, che può essere inteso:

1. in senso a-temporale, o sincronico, come una verità universale e necessaria,

valida sempre e ovunque. Sincronico, statico e congelato

2. in senso temporale, o diacronico, come una verità parziale e contingente, valida

in luoghi e tempi specifici. Diacronico, dinamico e fluente.

3. Il principio di causalità in senso sincronico è sempre valido perché necessario,

ed in senso diacronico, è valido in situazioni specifiche perché contingente.

I principi logici che reggono ed impostano la conoscenza scientifica, ma anche in parte

quella ordinaria, sono tutti esplicativi perché spiegano il mondo strutturando sistemi

teorici che possono essere aperti, chiusi, sconfinati o ibridi.

Anche i principi causali sono principi logici, ma – poiché la causalità non è calcolabile,

in quanto si riferisce alla complessa relazione tra i fatti e gli eventi naturali – di essi

non se ne si occupa.

Tutti i principi logici che non sono causali sono definiti principi descrittivi, perché

spiegano il mondo cogliendone gli aspetti significativi; tali principi possono produrre

due modalità di definizione del mondo:

- La definizione descrittiva propriamente detta coglie le proprietà più importanti e

le parti costitutive di qualcosa

- La definizione nominale si riferisce al significato della parola in sé.

Anche un principio causale può proporre due diverse definizioni del mondo:

1. La definizione causale propriamente detta spiega un concetto per mezzo di ciò

che lo ha prodotto o causato, la sua causa efficiente, o esprimendone il fine

verso cui è diretto, la sua causa finale

2. La definizione genetica esprime, di qualcosa, il modo in cui essa è stata

prodotta

I diversi modelli teorico-scientifici sulla causalità (nessuno di questi la nega del tutto):

deduttivismo esclusivo

1. Il abbraccia le posizioni filosofiche necessitariste sulla

causalità.

Il necessitarismo causale è una conoscenza specifica che, attraverso il

principio di causalità, spiega il mondo in termini idealistici. Intende la causalità

come una verità assoluta, assiomatica e matematizzabile, un principio

innegabile e necessario. La causalità è qui data a priori, una verità evidente e

colta per mezzo dell’intuito.

Il necessitarismo è una dottrina filosofica basata sul concetto di necessità,

secondo cui la dinamica della materia in ogni suo aspetto è governata da un

causalità lineare,

nesso diretto causa/effetto, ovvero da sicché si nega la realtà

del caso.

deduttivismo inclusivo

2. Il abbraccia le posizioni filosofiche regolariste sulla

causalità, intesa come un principio certo ed utile per comprendere il mondo. Si

tratta di una legge razionale non realistica, un prodotto induttivo necessario, ma

non naturale.

Il regolarismo causale è una conoscenza specifica che, attraverso il principio

di causalità, spiega il mondo in termini empiristici e idealistici. Intende la

causalità come una verità comunque assoluta e deducibile che, confermata

dall’intuizione, può essere scoperta per mezzo dell’induzione.

Le leggi di natura, causalità inclusa, solo regole logiche che permettono la

costruzione di argomenti scientifici sotto forma di spiegazioni e previsioni. Non

si parla di causalità effettiva ma di un principio razionale, un prodotto del

pensiero umano utilizzato per costruire e supportare le proprie argomentazioni.

Per Hume, l’idea della causalità nasce dalla percezione di una rigida regolarità:

un evento è causa di un altro evento se i due sono tra loro costantemente

congiunti e se il primo di questi precede regolarmente il secondo. Se due

fenomeni sono sempre percepiti insieme, allora il primo sarà chiamato causa ed

il secondo effetto.

L’induttivismo puro

3. abbraccia le posizioni filosofiche singolariste sulla causalità,

intesa come un accadimento contingente ed accidentale, che può aiutare a

spiegare il mondo, ma solo limitatamente. La causalità non è una legge, ma una

semplice possibilità sempre rivedibile.

Il singolarismo causale è una conoscenza specifica che, attraverso il principio

di causalità, spiega il mondo in termini empiristici e relativistici.

Esso è volto all’inesauribilità della ricerca empirica ma fonda su basi insieme

idealistiche ed intuitive.

Esso non crede che la causalità sia una verità assoluta e deducibile, ma soltanto

una possibilità infinitaria e relativa. La causalità non è un principio necessario,

ma una semplice successione regolare; diviene necessaria solo da un punto di

vista logico, perché lo spirito non fa altro che cogliere un singolo legame tra due

o più fatti o eventi che chiamiamo cause ed effetti.

Per comprendere il funzionamento causale, centrale è il fatto empirico e le

singole successioni degli eventi in natura. Quando nel mondo esterno, in

prossimità di un oggetto, si verifica un cambiamento, questo si ripercuote sullo

stesso oggetto che, a sua volta, muta. Il tutto accade accidentalmente e in

maniera non regolare. (relativismo conoscitivo= limite)

John Locke,

Padre del singolarismo causale è massimo esponente

dell’empirismo inglese. Secondo Locke, non esiste nulla in natura di instabile ed

incerto che faccia pensare che non esista una legge di natura valida ed

immutabile.

Secondo Locke, la legge di natura non è una legge conoscibile a priori, poiché

non è impressa nella mente, ma la ragione è in grado di cercarla e trovarla.

L’osservazione, la percezione delle cose tramite i sensi ed il ragionamento sui

dati empirici permettono di cogliere e capire tale legge.

probabilismo

4. Il è una posizione filosofica che assegna alla causalità un ruolo

indeterminato, calcolabile statisticamente.

Il probabilismo causale, animato dal deduttivismo inclusivo e dal puro

induttivismo, si concentra sull’idea dell’indeterminatezza di ogni presupposto o

principio scientifico, secondo la quale dati gli stessi antecedenti si possono

avere risultati diversi.

La teoria probabilistica della causalità presuppone l’idea di base

dell’equiprobabilità, secondo cui ogni evento ha la stessa possibilità di

manifestarsi di ogni altro evento.

La causalità è, quindi, solo una probabilità statisticamente calcolabile: la causa

non produce direttamente l’effetto ma aumenta solo la probabilità che questo si

realizzi.

Ognuno di questi modelli teorici appare, però, parziale e limitato nei suoi presupposti

estensivi, intensivi e descrittivi. Non esistono, in altri termini, solo cause ben

determinate (necessarie e deducibili o accertabili induttivamente) o solo cause

indeterminate (occasionali e accidentali o solo probabili).

La causalità permette di sostenere che ogni cosa abbia una sua origine e che possa

essere causa ed effetto di qualcos’altro. Causa ed effetto esistono solo in virtù della

loro relazione, questa di dipendenza. Il principio di causalità è l’evidenza asserita che

tutto ciò che è attivo è stato prodotto da qualcos’altro.

Quattro tipi di cause:

1. Causa agente o efficiente, detta anche causa movente, corrisponde all’azione di

un fattore esterno che facilita l’attualizzazione di una particolare forma (il legno

diviene carbone a causa del fuoco)

2. Causa materiale, che consiste nel sostrato potenziale e passivo su cui può agire

la causa efficiente

3. Causa formale o causa finale, che coincidono rispettivamente al principio di

ordinamento, che assegna stabilità e specificità all’ente, e allo stato finale, in

parte ordinato a quello iniziale.

- Causa prima o principio, che non è effetto di altre cause antecedenti

- Causa seconda, che è effetto di altre cause che la precedono nel tempo

- Causa prossima o immediata, che non prevede termini intermedi nella

determinazione del suo effetto

- Causa lontana o mediata, che produce il suo effetto solo tramite la mediazione

di altri fattori

- Causa strumentale, mezzo o strumento usato da un organismo intelligente per

produrre i suoi effetti

- Causa esemplare, modello di riferimento da cui l’ente dipende nell’imitarne la

forma

- Causa univoca, che produce un effetto della sua stessa specie o natura

- Causa equivoca, che produce un effetto di natura diversa

- Causa deficiente, ciò che produce indirettamente un effetto per la sua assenza

Tommaso D’Aquino introduce l’idea della “causa prima”, non causata ed universale,

che trascende il cosmo, ponendosi fuori dal tempo e dallo spazio, e che prende parte

attiva all’essere di ogni cosa reggendo, in questo modo, tutto l’ordine causale.

4. LA CAUSALITA’ FISICA O NATURALE SECONDO UNA LOGICA INTEGRATA

La causalità, come ogni altro principio conoscitivo, è al tempo stesso una necessità

idealistica, uno strumento logico di lettura del mondo ma anche un ambito di caoticità

e indeterminatezza empirica e relativa.

La causalità è un principio, posto come necessario e non contraddittorio, che trova i

suoi riscontri empirici in una realtà complessa, spesso difficilmente comprensibile.

Al di là, però, delle mutevolezze accidentali, la mente riconosce nella natura anche

regolarità molteplici, ed uno dei principi elaborati dalla mente è proprio quello di

causalità. La causalità permette di costruire la visione della realtà, passata, presente e

futura (permette di fare previsioni).

John Stuart Mill causalità non come prodotto del pensiero, ma come meccanismo

naturale preesistente che l’intelletto coglie in un momento successivo. L’antecedente

causale è un elemento reale e non condizionato, che facilita l’attuarsi di uno specifico

fenomeno.

La causalità naturale o fisica implica l’idea di legami definiti ma complessi tra le

cause e gli effetti. Un effetto può essere il risultato di una molteplicità di eventi

causanti, ed uno stesso effetto può assumere caratterizzazioni diverse e variabili, a

seconda delle cause.

In natura sono verame

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Publisher
A.A. 2018-2019
14 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mrsshy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Logica causale clinica I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Europea di Roma o del prof De Monte Ettore.