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LE?
LE non impone restrizioni: è compatibile sia con i nomi numerabili, sia con quelli non
numerabili > se utilizzo LE presuppongo l’utilizzo di UN – si parla di qualcosa di
specifico di cui presuppongo l’esistenza.
J’ai trouvé UN crayon – J’ai trouvé LE crayon.
C’è un rapporto di dipendenza tra UN e LE:
En l’an 200 LE roi de France était un Bourbon.
A. En l’an 200 il y avait UN roi en France.
B.
A implica B.
LE serve a specificare un oggetto specifico nel mondo e solo quello: deriva
ille, illa, illud.
dall’aggettivo dimostrativo latino
LE pone l’esistenza di un referente ben identificato, meglio identificato rispetto ad UN.
articolo identificativo articolo non identificativo
Gary-Prieur parla di (LE) e di (UN).
Proprietà di LE:
1. Identificazione: LE identifica un oggetto la cui esistenza è presupposta – UN
non identifica.
2. Totalità: spesso LE/LES identifica la totalità. LE dà più informazioni di UN/DES,
al contrario, l’indefinito non dà informazioni sulla presenza/assenza di altri
oggetti.
Alcuni usi di LE sono generalizzanti: secondo Gary-Prieur il problema non è tanto
dell’articolo, ma del predicato che si applica ad una classe – la genericità
dipende dalle situazioni.
UN e LE possono individuare sia l’universalità che la singolarità:
1. Damourette et Pichon: LE si usa per qualcosa di conosciuto, UN invece, per
qualcosa non ancora noto.
2. Scuola generativista: UN precede LE – LE contiene UN.
3. Martinet: LE si impiega in tutti i casi in cui non c’è certezza.
4. Oswald Ducrto: UN indica uno – tesi non valida in quanto basata sulla
quantità.
5. J. Hawkins: bisogna unire la notorietà di un oggetto alla sua unicità – si fonda
sul problema di quanto una cosa sia conosciuta.
6. Wilmet: LE e UN hanno la possibilità di individuare TUTTI o UNO. LE guarda alla
totalità complessiva mentre UN alla totalità composta da parti.
ARTICOLO ZERO
Secondo Gary-Prieur l’articolo zero non esiste: i nomi propri non hanno, come i nomi
comuni, un senso concettuale. Il referente è auto determinato, il nome è sufficiente a
identificare un referente e per questo non c’è bisogno dell’articolo.
Secondo altri linguisti invece, l’articolo c’è ma non si vede.
Wilmet sostiene che alcuni articoli zero son fossili (enumerazione, apposizione,
coordinazione) e li usiamo perché erano usati in passato; altri invece sono più moderni
(locuzioni verbali – avoir besoin).
C’è un caso in cui è comodo spiegarlo per un fenomeno altrimenti non facilmente
spiegabile:
DE + Ø
Se ipotizzo l’esistenza dell’articolo zero, la preposizione DE che precede l’aggettivo,
utilizzata anche nelle frasi negative e con i quantificatori, sarebbe sempre articolata (si
sente la necessità che ogni nome sia introdotto da un articolo).
IL PLURALE
Nelle lingue vi è una tendenza a non avere il genere: a parte quello biologico, il genere
è arbitrario. les des,
I plurali degli articoli definiti ed indefiniti sono rispettivamente e e valgono sia
per il femminile che per il maschile.
Un chat est un mammifère
*Des chats sont des mammifères
Non è possibile sostenere che DES sia il plurale di UN, dato che DES ha valore
partitivo.
Les chats sont des mammifères le chat est un mammifère
è uguale a (al plurale)?
“un chat est un mammifère”?
Ma allora possiamo dire
Gary-Prieur sostiene che negli enunciati generici la forma LES è molto più vicina ad UN
che a LE.
I POSSESSIVI
Non indicano un vero e proprio possesso. Vengono usati per riferirsi ad una persona,
l’appartenenza non è proprio inerente.
SON: la terza persona è esterna al dialogo. Generalmente SON è qualcosa di esterno.
La referenza va cercata all’interno del contesto: ripresa anaforica.
I possessivi non sono mai accompagnati dall’articolo: ci sarebbe una sovrabbondanza
di informazioni.
Spesso articolo e possessivo sono intercambiabili.
Ce, cet, cette, ces.
I DIMOSTRATIVI: ille, illa, illud,
Differenza storica tra articolo e dimostrativo: l’articolo deriva dal latino hic, ecce,
cioè dall’aggettivo dimostrativo latino, mentre il dimostrativo deriva da un
altro tipo di dimostrativo latino.
*Donne-moi le truc
a) > LE non permette l’identificazione dell’oggetto.
Donne moi ce truc.
b)
Il dimostrativo non presuppone l’esistenza in una situazione dell’oggetto – proprietà
dell’articolo.
Il dimostrativo pone che il locutore decida quale sia l’N della situazione: asimmetria
semantica (Gary-Prieur). C’è una sorta di dislivello poiché il destinatario deve fare un
processo per recuperare le informazioni complementari per capire a cosa si riferisce il
parlante. L’asimmetria ribadisce l’aspetto di incompletezza dei dimostrativi.
I DIMOSTRATIVI INDEFINITI
Ha un senso creare questo gruppo? È omogeneo? La Gary-Prieur dice che si mettono
nello stesso gruppo ma non sono del tutto omogenei.
La proprietà minima che accomuna gli indefiniti è che non sono in grado di identificare
ma solo di esplicitare il numero. Indicano una quantità imprecisa, non qualitativa.
plusieurs – chaque.
1. Alcuni indicativi non possono stare con altri determinanti:
2. Alcuni indefiniti sono compatibili con un altro determinante (ma possono anche
numerali.
stare da soli): autre – même.
3. Alcuni indefiniti vanno sempre con un determinante:
Questi indefiniti sono determinanti o aggettivi?
Alcuni di questi possono occupare delle posizioni che sono tipicamente degli attributi.
CLASSI DI INDEFINITI: Trois
1. Quantificatori: tendono ad indicare una quantità imprecisa, non qualitativa.
hommes – Plusieurs hommes. Chaque matin.
2. Referenza distributiva: indicano come è distribuito l’insieme.
Quelle voiture as-tu?
3. Referenza illocutoria: indica qual è la qualità. Tel voiture.
4. Referenza individualizzante: molto vicina ai dimostrativi.
Wilmet li chiama quantificatori. Dice che anche gli articoli sono comunque dei
quantificatori: un homme è uno, l’homme est mortel è tutti (pluralità). Siamo sempre
all’interno delle capacità delle lingue di dare quantità.
I quantificatori sono:
le, un, les, de, articolo zero
a) Trasversali: – ci danno tutta la quantità o nessuna.
chacun, tout
b) Settoriali: – dato un insieme, danno una sottocategoria di
quell’insieme.
un, deux
c) Cardinali: – indicano il numero.
d) Numerali
I quantificatori approssimanti indicano una quantità senza precisione.
Quelque: si usa con termini non concreti
quelques plusieurs
Quelques – Plusieurs: vede un sottoinsieme, vede un
insieme composto da parti.
quelques
Secondo Wilmet, indica una quantità superiore a due, ma comunque
plusieurs
piccola; invece, una quantità che supera una certa soglia.
quelques
Gondret: è in contesti di minorazione.
Bachat: la scelta è soggettiva in base alla quantità, minore o maggiore.
quelques Plusieurs
Gréa: è un insieme preso nella sua globalità, un collettivo.
invece designerebbe una somma di elementi distinti.
plusieurs certains
Plusieurs – Certains: è più generico a livello quantitativo,
intende invece che ci sono delle caratteristiche particolari, delle proprietà
specifiche.
Certains plusieurs
è un sottoinsieme di che indica che certi elementi sono
qualitativamente diversi da altri.
aucun, nul, zéro.
Quantità nulla:
I primi due negano la presenza, il terzo afferma l’assenza.
tout - chaque
Indefiniti distributivi:
Quantifichiamo in maniera distributiva, unità per unità.
Chaque: reale e concreto.
Tout: virtuale, in tutti i modi possibili.
Chaque tout
generalizza, omogeneizza.
IL VERBO parola che esprime sia l’azione fatta o subita dal soggetto, sia
Grevisse:
l’esistenza o lo stato del soggetto, sia l’unione dell’attributo al soggetto. Azione,
stato e parola d’unione.
il verbo, a differenza del nome, è una parola che si coniuga, cioè varia
Goosse:
nel modo, nel tempo, in diatesi, in persona e in numero.
il verbo implica ed esplicita il tempo.
Guillaume:
il verbo ha la coniugazione e l’estensione mediata. Il nome ha
Wilmet:
estensione immediata, il verbo, invece, ha sempre bisogno di essere
accompagnato da qualcos’altro.
È formato dal radicale – base del verbo – che costituisce il morfema lessicale (classe
aperta) e dalla desinenza – che esprime persona, tempo e modo – che costituisce il
morfema grammaticale (classe chiusa).
L’unione del morfema lessicale con il morfema grammaticale dà luogo all’ipotesi
concatenativa: aim + ons.
Quando nell’orale la desinenza è ø, l’accento cade sulla radice (radicale forte). Se
l’accento cade sulla desinenza si parla di radicale debole.
Il latino ha quattro coniugazioni, il francese tre (o quattro): -er, -re, -ir, (-oir).
Ma le coniugazioni orali sono solamente due: terminazione in [e] e terminazione in
[R].
Paradigmi del presente:
A. Parler: (P1=P2=P3=P6) + [(P4) + (P5)]
B. Partir: (P1=P2=P3) + [(P4) + (P5)] + (P6); alternanza di base lunga che deriva
dal francese medievale.
C. Aller: (P1) + (P2=P3) + [(P4) + (P5)] + (P6)
D. Etre: (P1) + (P2=P3) + (P4) + (P5) + (P6) imperfetto
Partendo dal radicale del presente indicativo è possibile costruire l’
indicativo, l’imperativo, il congiuntivo presente participio presente
ed il (participio 1).
IL FUTURO ED IL CONDIZIONALE
Non sono generabili a partire dal presente indicativo.
Non rispettano la costruzione latina in quanto il futuro latino si è perso ed il
condizionale non esisteva. infinito del verbo
Il futuro, in italiano come in francese, si forma dall’unione dell’ con il
presente del verbo avere.
Il condizionale non esisteva in latino e, in italiano, si è formato dall’unione
dell’infinito del verbo passato remoto del verbo avere.
con il In francese invece si è
dell’infinito del verbo l’imperfetto del verbo avere.
formato dall’unione con
Questo tipo di discorso però non può essere fatto dal punto di vista s