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HOTAIR. HOTAIR
Lega anche lui due mediatori epigenetici che sono PRC2 e LSD1. Il lncRNA è in grado di riconoscere sequenze
specifiche sul DNA. Quindi hanno un ruolo nella specificità della regolazione epigenetica proprio per questo,
nel senso che traghettano LSD1 o PRC2 a livello dei loci di DNA complementari quindi sono sicuramente
mediatori di specificità dei processi epigenetici.
lncRNA
Non fanno solo questo: agiscono da scaffold per numeose proteine e da decoys si a per proteine sia per RNA
e così facendo hanno un ruolo molteplice in quanto regolano numerose funzioni.
Infatti possono agire come scafold tra due proteine mettendo in comunicazione due proteine che non
presentano domini di interazione proteina-proteina. Possono interagire con fattori trascrizionali e quindi
andare a inibire un fattore trascrizionale impedendone l’attacco al promotore. Si è visto anche che possono
agire come decoy per miRNA normali quindi interagiscono con essi e impediscono che leghino gli RNA target
e regolano cosi indirettamente la sintesi proteica.
RUOLO DEI MIRNAs NELL’ONCOLOGIA
Il primo lavoro viene dal gruppo di Carlo Croce (ha clonato Bcr2, ha scoperto il cromosoma Philadelphia,
insomma un figo).
MiRNA
Piccoli RNA (18-24 nt, in genere 21), sono endogeni anche nei mammiferi quindi anche nell’uomo, mentre ad
esempio i siRNA nell’uomo non sono endogeni. Sono presenti nel genoma umano dove sono un po’
ovunque: dentro introni, dentro geni codificanti proteina, in alcuni casi hanno seq regolatorie indipendenti in
altri casi no quindi la loro espressione può dipendere o meno dal gene/introne in cui sono ospitati. Sono stati
trovati anche nelle regioni intergeniche in particolare sono molto presenti nelle regioni di DNA ripetuto, isole
CpG e quindi subiscono obiettivamente molto la regolazione epigenetica. Le isole CpG sono metilate nelle
cellule normali, demetilate nelle cellule tumorali, e questo fa capire che i microRNA subiscono importanti
modifiche nello stadio normale rispetto quello alterato.
Possono essere trascritti come mono microRNA o come cluster, quindi mono o poli-cistronici. Anche questo
è importante perché se il miRNA appartiene a un cluster è trascritto come policistronico e se troviamo in un
tumore alterato un solo miRNA (come spesso succede), è bene sapere se questo è trascritto in cluster con
altri miRNA, per poi andare a verificare se la alterazione è unica di quel miRNA o meno: spesso, se si trova in
un cluster, tutti i miRNA del cluster sono alterati.
I miRNA fino a pochi anni fa sembravano determinare nell’uomo inibizione della traduzione mentre nelle
piante anche degradazione dell’mRNA. Oggi non è più vero: si è visto anche nell’uomo che molti miRNA
determinano degradazione dell’mRNA e regolano i livelli di mRNA attraverso processi più complessi ovvero
regolando la stabilità del messaggero stesso. Quindi possiamo continuare ad affermare è che il fatto che il
miRNA degradi il mRNA o agisca inibendo la traduzione dell’mRNA dipende da quanto è perfetto
l’appaiamento con l’mRNA target. Si sa esistere una regione che è la seed region, in cui l’appaiamento è
sempre perfetto, i nt 10-11 non hanno complementarietà e il resto della regione, la seed match, ha
complementarietà variabile. Quando quest’ultima regione ha complementarietà molto alta il miRNA fa sì che
avvenga degradazione dell’mRNA, quando invece questo non succede il miRNA tende a privilegiare la strada
della inibizione della traduzione.
Quello importante dal pdv funzionale è che la funzione del miRNA dipende dal suo target. Questo non è così
banale poiché dicendo che i miRNA non si appaiano in modo perfetto, diciamo anche che i miRNA avranno
anche tanti target, con cui si appaieranno di più o di meno. In genere si pensa un centinaio di target per ogni
miRNA. L’altro aspetto di qeusto è che se tanti miRNA possono regolare lo stesso target, significa anche che
lo stesso target potrà essere regolato da tanti miRNA, quindi esiste un fenomeno di sinergia fra miRNA
diversi che possono concorrere a determinare lo stesso tipo di alterazione in quanto concorrono ad alterare
lo stesso tipo di target.
Come capire quali sono i target dei miRNA? Il primo passo è quello di farsi aiutare da programmi: ho un
target importante/un miRNA importante, i programmi si possono usare per entrambi, cioè troverà i target
più probabili x un miRNA o troverà i miRNA che possono regolare un mRNA.
Sono in genere 4 i programmi che tutti usano cioè
! miRanda
! DIANA-MicroT
! TargetScan
! PicTar
Hanno alcune regole comuni: tutti vanno a considerare
1. l’annealing tra mRNA e miRNA
2. la stabilità termodinamica del complesso
Alcuni prendono in considerazione quanto la sequenza 3’UTR è conservata, alcuni se il miRNA ha struttura
secondaria ecc. Ognuno quindi ha piccole differenze nel considerare con quanta probabilità un miRNA andrà
a interagire con un mRNA.
Consultando i quattro diversi programmi e inserendo un miRNA o un mRNA, la lista che otteniamo è sempre
diversa e questo fa sì che la regola comune sia quella di usare più algoritmi, in genere 3, e considerare come
buoni quei miRNA o quei target che sono considerati in tutti e tre (si comparano e si intersecano i loro
risultati così da ottenere delle liste più ristrette di geni).
Perché non può essere completamente affidabile questa predizione?
1. Non sappiamo a tutt’oggi quanti miRNA ci sono e quanti sono veri: in realtà da un calcolo probabilistico,
considerando i 25 000 geni, si arriverebbe ad un numero di 678 miRNA. Consultando i miRNA depositati
sono molto di più
2. Nel 2010 è stato fatto uno studio di sequenzialmente di miRNA in diversi tessuti di topo si è visto che
solo 398 miRNA confermavano quelli che erano stati annotati, questo studio ha identificato 108 miRNA
che non erano stati mai considerati e non ha trovato 150 miRNA precedentemente annotati.
I database su cui si basano i programmi non viene aggiornato ogni secondo perciò alcuni programmi
lavorano su database di due/tre anni fa perciò non considerano tutti i miRNA che continuamente vengono
annotati. Non è poi detto che tutti questi miRNA siano reali o esistano o abbiamo una funzione reale. Questo
fa sì che ci sia un margine di incertezza. In più questi database sono stati costruiti con l’idea che il miRNA
avesse esclusivamente un ruolo repressivo sull’RNA marketing, quindi che andasse a legare la regione 3’UTR
e poi portasse o degradazione dell’mRNA o inibizione della produzione di proteina. Invece esistono miRNA
che hanno funzione attivatoria. Questo aspetto non è onsiderato nei database.
Quindi si parte consultando programmi che daranno dei candidati, dopodichè la prima cosa da fare è la
validazione del bersaglio predetto. Questa si può fare in due modi (metodi in vitro) che sono in realtà
complementari, quindi oggi si tende ad effettuarli entrambi:
1. Metodo più usato che si basa su un plasmide con un gene reporter (una luciferasi) a cui viene attaccato
la sequenza 3’UTR dell’mRNA target candidato. Si fa un altro plasmide con la sequenza mutata del 3’UTR
e un plasmide vuoto di controllo. Questi 3 plasmidi separatamente sono trasfettati in una cellula che si
suppone produca il miRNA. Per rendere più certa la situazione è possibile aggiungere al mezzo di coltura
dell’altro miRNA esogeno in modo da potenziare questo aspetto. Se la cellula produce miRNA questo
legherà la seq 3’UTR e determinerà una diminuita espressione del gene reporter quindi. Quindi se
abbiamo usato la luciferasi possiamo verificare la interazione miRNA-mRNA andando a misurare con
ELISA o luminometro la quantità di luciferasi presente nella cellula. Se c’è la interazione la luciferasi sarà
più bassa e questa sarà ulteriormente diminuita se abbiamo inserito un miRNA, mentre tornerà ai livelli
di controllo quando abbiamo la sequenza mutata.
2. Trasfezione delle cellule con o il miRNA mimetico o l’antagoMIR. Se è il miRNA mimetico potenzierà
l’azione del miRNA che abbiamo nella cellula. Se è l’antagoMIR lo andrà a spegnere, e poi andiamo a
verificare direttamente con un western blot se vogliamo guardare la proteina o con una real-time se
vogliamo guardare l’RNA, che il target sia effettivamente diminuito se gli abbiamo messo dentro il
mimetico o aumentato se li abbiamo messo l’antago.
Questi sono i due metodi normalmente usati: non dicono la stessa cosa in realtà perché mentre il primo ci
dice che c’è l’interazione diretta, il metodo della trasfezione non esclude che l’effetto sia mediato da un
terzo miRNA.
Usando il secondo metodo si va a guardare l’effetto dopo circa 24 ore per dare modo alle cellule di
bypassare i problemi che vengono dalla trasfezione stessa. In 24 ore non possiamo però affermare che
l’effetto sulla proteina sia proprio dovuto a quel miRNA perché può essere che si riattivi o moduli il
mediatore su questo processo.
L’inserimento del MIR mimetico o dell’antagoMIR può essere fatto o tramite una trasfezione transiente
dando il MIR mimetico e la lipofectamin quindi favorire i ribosomi che quindi favoriscono l’entrata del MIR
mimetico nella cellula oppure si può mettere il mimetico o l’antagoMIR nel plasmide per fare una trasfezione
stabile.
La funzione del microRNA dipende dai loro target. Quindi siccome nel cancro i geni si dividono in
oncogeni/oncooppressori, allo stesso modo vengono definiti i microRNA. Quindi avremo microRNA
oncosoppressori che vanno a inibire gli oncogeni e dei microRNA oncogeni che vanno a inibire gli
oncosoppressori.
#
RB importante oncosoppressore. Se abbiamo miRNA che vanno ad inibire RB vengono chiamati oncoMIR
quindi sono oncogeni.
Viceversa se abbiamo un potente oncogene che opera con MYC, il microRNA che inibisce RAS o MYC è
classificato come miRNA oncosoppressore, quindi è l’opposto perché la funzione del miRNA dipende dalla
funzione del target.
Quindi quando analizziamo i diversi tumori ci saranno i miRNA sovraespressi e i miRNA che saranno
sottoespressi rispetto al tessuto normale che abbiamo come riferimento. Ci saranno anche miRNA che
risultano sottoespressi/sovraespressi in un tumore e non in un altro e dipende da quale oncogene
/oncosoppressore era importante nel determinare la specifica alterazione patologica.
La situazione è ancora più complicata perché ci sono miRNA che agiscono da oncosoppressore nel tumore
del polmone e da oncoMIR nel tumore del colon, quindi anche questo dipende dall