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Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo. Pensare è l’engagement
de l’Etre par l’Etre (genitivo soggettivo e oggettivo). Dobbiamo liberarci dell’interpretazione
tecnica del pensiero in cui l’essere, come elemento del pensiero, è abbandonato. Il
pensiero volge alla fine quando si ritira dal suo elemento, che è il potere. Il pensiero è
dell’essere perché appartiene all’essere e perché e all’ascolto dell’essere. Questo potere è
il possibile autentico: l’essere è il “possibile”. Quando il pensiero, ritirandosi dal suo
elemento, giunge alla propria fine, sostituisce tale perdita diventando una tekne. Così il
linguaggio cade sotto la dittatura della dimensione pubblica. Esso ci rifiuta ancora la sue
essenza, che consiste nell’essere la casa della verità dell’essere. Humanismus è meditare
e curarsi che l’uomo sia umano e non non-umano. In che cosa consiste l’umanità
dell’uomo? Essa riposa nella sua essenza. Per Marx l’uomo umano è all’interno della
società. Per il cristiano è nella sua delimitazione rispetto a Dio. L’humanitas compare per
la prima volta nella Repubblica romana (homo humanus vs homo barbarus) incorporando
la paideia greca. L’umanismo storico presuppone sempre uno studium humanitatis che
attinge all’antichità.
Ogni umanismo o si fonda su una metafisica o pone se stesso a fondamento di una
metafisica. Ogni metafisica è umanistica e ogni umanismo è metafisico. L’uomo è
considerato come animale razionale: questa determinazione è condizionata dalla
metafisica. La metafisica non pensa l’essere come tale, non pensa la differenza essere-
ente. Tale domanda è inaccessibile alla metafisica perché metafisica. La metafisica pensa
l’uomo a partire dall’animalitas, e non pensa in direzione della sua humanitas. Chiamo lo
stare nella radura (Lichtung) dell’essere l’e-sistenza dell’uomo. Di e-sistenza si può parlare
solo in relazione all’essenza dell’uomo. L’essenza dell’uomo riposa nella sua e-sistenza.
L’uomo è essenzialmente in modo da essere il ci, cioè la radura dell’essere. Questo ci ha il
carattere fondamentale dell’e-sistenza. Fra tutti gli enti l’essre-vivente è per noi il più
dificile da pensare. Il linguaggio è avvento diradante-velante dell’essere stesso. L’e-
sistenza non coincide con l’existentia né per contenuto né per forma. E-sistenza significa
stare fuori nella verità dell’essere, existentia significa actualitas (realtà). L’essenza si
determina in base all’e-staticità dell’esserci. L’uomo sopporta l’esser-ci prendendo in cura
il ci come radura dell’essere. La terza sezione della prima parte, Zeit und Sein, non fu
pubblicata perché il pensiero non riusciva a dire in modo adeguato la svolta. Sartre
esprime il principio primo dell’esistenzialismo come “l’esistenza precede l’essenza” ma il
rovesciamento di una tesi metafisica è ancora una tesi metafisica. L’uomo è in quanto
esiste. La sostanza dell’uomo è l’esistenza. Il pensiero di SuZ è contro l’umanismo perché
esso non pone l’humanitas dell’uomo a un livello abbastanza elevato. L’uomo è gettato
dall’essere stesso nella verità dell’essere. L’avvento dell’ente riposa nel destino
dell’essere.
Che cos’è l’essere? Esso è lui stesso. La questione dell’essere rimane sempre la
questione dell’ente. La verità dell’essere come la radura stessa rimane velata alla
metafisica; ma la radura stessa è l’essere.
Come si rapporta l’essere all’e-sistenza? L’essere stesso è il rapporto che tiene a sé l’e-
sistenza nella sua essenza esistenziale. L’oblio della verità dell’essere a favore
dell’imporsi dell’ente è il decadimento. Analogamente i termini autenticità e inautenticità
significano ciò che va pensato prima di ogni altra cosa, cioè il riferimento estatico
dell’essere umano alla verità dell’essere.
Il linguaggio è la casa dell’essere, fatta avvenire come propria e disposta dall’essere,
abitando la quale l’uomo e-siste, appartenendo alla verità dell’essere e custodendola.
L’umanismo pensa metafisicamente.
Secondo Sartre siamo su un piano dove ci sono solamente gli uomini. In SuZ si dovrebbe
dire che siamo in un piano su cui c’è principalmente l’essere, ma l’essere e il piano sono lo
stesso. L’accadere della storia è essenzialmente come il destino della verità dell’essere a
partire da quest’ultimo. L’uomo, e-sistendo, sta nel destino dell’essere. Solo finché la
radura dell’essere avviene, l’essere si trasmette in proprietà all’uomo. L’essere è il destino
della radura. L’essere è essenzialmente più lontano di ogni ente, perché è la radura
stessa.
La definizione introduttiva “l’essere è il transcendens puro e semplice” significa che
l’essere sia apre come radura all’uomo nel progetto estatico. Il progetto è un progetto
gettato. Nella radura del –ci, l’uomo abita come colui che e-siste. La spaesatezza degli
uomini riposa nell’abbandono dell’ente da parte dell’essere. Come destino che destina la
verità, l’essere rimane velato. LA spaesatezza diviene un destino mondiale. Ciò che Marx
ha riconosciuto come alienazione dell’uomo affonda le sue radici nella spaesatezza
dell’uomo moderno.
L’essenza del materialismo sta in una determinazione metafisica per la quale tutto l’ente
appare come materiale da lavoro. L’essenza del materialismo si cela nell’essenza della
tecnica, che è un destino della verità dell’essere che riposa nell’oblio (tekne intesa come
un modo dell’aletheuein, cioè del rendere manifesto l’ente). Il collettivismo è la soggettività
dell’uomo portata sul piano della totalità. Ma l’essenza dell’uomo consiste nel fatto che egli
è più del mero uomo come ce lo si rappresenta, più originario e quindi più essenziale nella
sua essenza. L’uomo è nella condizione dell’essere gettato, non è il padrone dell’ente, è il
pastore dell’essere. L’umanismo pensa all’umanità dell’uomo a partire dalla vicinanza
dell’essere. E-sistenza è l’abitare e-stastico nella vicinanza dell’essere.
Lei mi chiede: come ridare un senso alla parola umanismo? La sua domanda non
presuppone solo che lei voglia conservare la parola umanismo, ma contiene anche
l’ammissione che essa ha perduto il suo senso. Lo ha perduto perché s’è capito che
l’essenza dell’umanismo è metafisica. Ma proprio il pensiero che conduce a capire
l’essenza problematica dell’umanismo ci ha portato a pensare più inizialmente l’essenza
dell’uomo. L’humanum richiama la parola humanitas, l’essenza dell’uomo. L’-ismo allude al
fatto che l’essenza dell’uomo dovrebbe essere presa come essenziale. È necessario che
l’essenza dell’uomo sia esperita in modo più iniziale e poi che si mostri in che misura essa
divenga destino. L’essenza dell’uomo riposa nell’e-sistenza. È l’essere che fa avvenire
l’uomo come e-sistente nella verità dell’essere. Umanismo significa che l’essenza
dell’uomo è essenziale per la verità dell’essere. Ma questo umanismo, che va contro ogni
umanismo finora esistito, senza però farsi portavoce dell’inumano, va chiamato ancora
umanismo? Poiché si parla contro l’umanismo, si teme una difesa dell’inumano e
un’esaltazione della barbara brutalità. In SuZ si parla di distruzione fenomenologica. Con
l’aiuto della logica si crede che ciò che non è positivo sia negativo, si fa affondare tutto in
un nichilismo che ci si è inventati con l’aiuto della logica. In SuZ l’opposizione
all’umanismo non implica affatto la difesa dell’inumano.
Il pensare per valori è la più grande bestemmia che si posa pensare contro l’essere.
Pensare contro i valori non vuol dire sbandierare l’assenza di valori, ma portare la radura
della verità dell’essere davanti al pensiero. Il rinvio all’essere nel mondo, quale tratto
fondamentale dell’humanitas dell’homo humanus, non afferma che l’uomo è solo un
essere mondano, nell’accezione cristiana, ma s’intende il trascendente. Il trascendente è
l’ente sovrasensibile, l’ente sommo nel senso della causa prima di ogni ente.
Nell’espressione “essere-nel-mondo”, “mondo” non significa l’ente terreno, ma l’apertura
dell’essere. L’uomo sta fuori nell’apertura dell’essere, la quale è come tale l’essere stesso
che, in quanto getto, si è gettata e acquisita a sé nella cura dell’essenza dell’uomo.
Gettato in tal modo, l’uomo sta nell’apertura dell’essere. Mondo è la radura dell’essere.
L’uomo non è mai anzitutto uomo come soggetto e non è mai solo un soggetto che
contemporaneamente si riferisce anche a oggetti, cosicché la sua essenza starebbe nella
relazione soggetto-oggetto. Piuttosto l’uomo, nella sua essenza, è innanzitutto e-sistente
nell’apertura dell’essere, la quale apre nella radura quel “tra” entro il quale può essere una
relazione tra soggetto e oggetto.
Il problema religioso è indifferente, ma un tale indifferentismo cade nel nichilismo. Solo
partendo dalla verità dell’essere si può pensare l’essenza del sacro. Solo partendo
dall’essenza del sacro si può pensare l’essenza della divinità. La dimensione del scaro
rimane chiusa persino come dimensione, se l’apertura dell’essere non è diradata. Il
pensiero che rimanda alla verità dell’essere non può essere teista più di quanto non possa
essere ateo. Nella misura in cui dice la verità dell’essere il pensiero si affida a qualcosa di
più essenziale di tutti i valori e di qualsiasi ente. Nell’e-sistenza viene abbandonato
l’ambito