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LA BIODIVERSITA’ IN ITALIA
Uno dei paesi più ricchi e biodiversi elevato numero di endemismi (specie
locali, tipica di una determinata area) ed il maggior numero di Spermatofite o
Fanerogame d’Europa. Tutto questo è dovuto alla lunghezza del nostro paese,
alla posizione geografica, alla presenza di catene montuose (che ha favorito
molto, soprattutto tra gli invertebrati, l’isolamento riproduttivo e la speciazione
di conseguenza) e all’elevata diversità morfologica. A scala più grande, il
mediterraneo è una delle aree con maggior biodiversità del pianeta; dal punto di
vista ecologico è uno degli ambienti più ricchi e complessi dell’intero pianeta.
Un’unica combinazione di:
- Clima secondo la classificazione di Koppen il clima mediterraneo
è un clima subtropicale con estati asciutte ed inverni freddi ed
umidi;
- Posizione geografica;
- Storia geologica scontro tra placca africana ed europea;
formazione di un vasto sistema di montagne orientate
generalmente ad Est- Ovest. Oligo- Miocene drifting di microplacche
mediterranee (tra cui Sardegna e Corsica). Ci sono state delle crisi
di salinità durante il Messiniano;
- Diversità topografica;
- Intensa e prolungata attività antropica.
Purtroppo, Conservation International considera l’area mediterranea tra le
quattro hotspot areas più alterate del mondo solamente il 5% dell’estensione
complessiva si può ritenere attualmente inalterato. In questo contesto, i sistemi
fluviali sono sicuramente gli ambienti che sono al contempo meno studiati e più
minacciati:
Aumento diversioni ad uso potabile, irriguo, edroelettrico
Aumento numero di dighe
Peggioramento qualità delle acque
Cambiamenti climatici
Aumento dell’intensità e della frequenza delle secche
CONSIDERAZIONI GENERALI: il bacino del mediterraneo contiene il 35% delle
specie di acqua dolce del paleartico (il cosiddetto vecchio mondo dall’Europa
all’Asia) ed il 6-7% delle specie di acqua dolce al mondo. Continuamente
vengono scoperte nuove specie. La percentuale di organismi endemici nelle
acque dolci del mediterraneo è stimabile attorno al 43%.
Quali sono le caratteristiche che rendono le specie mediterranee maggiormente
adattate al loro ambiente? Si analizzano le caratteristiche che riflettono
l’adattamento di una specie al suo ambiente (species traits analysis).
a. La maggior parte delle specie endemiche mostra una spiccata preferenza
per gli ambienti ritrali ed epipotamali;
b. La maggior parte delle specie endemiche mostra una spiccata preferenza
per substrati medi e grossolani;
LE AMPIE AREE MONTANE E COLLINARI OSPITANO UN ELEVATO NUMERO DI
ENDEMISMI, MENTRE I TRATTI POTAMALI SONO SPESSO DOMINATI DA
SPECIE AD AMPIA DISTRIBUZIONE.
c. Molte specie endemiche presentano forme di resistenza per superare gli
eventi di secca;
d. Molte specie endemiche presentano una strategia r nella loro life history;
e. La maggior parte inoltre ha cicli vitali rapidi;
CAPACITA’ DI COLONIZZARE E RICOLONIZZARE AMBIENTI FLUVIALI O
SPESSO INTERMITTENTI O EFFIMERI, CON FREQUENTI PERIODI DI SECCA O
BASSA QUALITA’.
f. Le specie endemiche hanno generalmente cicli vitali caratteristici con:
stadi preimmaginali rinvenibili nei mesi invernali e primaverili; stadi
immaginali con un breve periodo di volo, solitamente presenti nei mesi
primaverili o estivi. CONSERVAZIONE: STATUS E PROBLEMI
Nelle acque dolci tasso di estinzione elevatissimo, simile a quello delle
transizioni tra epoche geologiche. Le principali minacce per la biodiversità nelle
acque interne sono state recentemente raggruppate in cinque principali
categorie:
1. Distruzione/ alterazione degli habitat
2. Alterazioni idrologiche
3. Inquinamento
4. Invasione di specie esotiche
5. Sovrasfruttamento
Tutti questi fenomeni sono il risultato del global change.
Quali sono le possibili strategie adottabili per la conservazione?
Preservare aree di elevata qualità è una strategia che funziona bene in
ambienti terrestri ma che può essere inutile nel caso di ambienti fluviali
(“costruire” riserve naturali dove poter proteggere determinate specie);
Aumentare il livello di conoscenza sulla biodiversità dei sistemi lotici
mediterranei:
- Incrementando lo studio sui gruppi sinora meno conosciuti (funghi,
protisti e numerosi phyla di invertebrati);
- Aumentando la conoscenza delle aree sinora meno studiate, come
la costa nordafricana e la zona SE;
- Completamento degli inventari flora / faunistici e i database, sia a
livello globale che dei singoli paesi;
- Investimento di risorse in progetti inerenti lo studio delle
biodiversità, ma anche (e specialmente): nella formazione di
specialisti che studino la biodiversità; nell’applicazione di nuovi
strumenti e nella loro integrazione con dati classici ed ecologici;
- Aumentando le conoscenze ecologiche e biologiche relative alle
specie endemiche e minacciate.
Ridurre la pressione antropica sugli ambienti fluviali (impedire la
distruzione degli habitat, investire sulle riqualificazioni fluviali, contrastare
la diffusione di specie invasive, migliorare l’uso delle risorse idriche,
impedire la frammentazione longitudinale, ridurre ed eliminare la
contaminazione delle acque).
La biodiversità cambia non solo nello spazio ma anche nel tempo.
A proposito di vari tipi di biodiversità Whittaker nel 1972 propose:
Diversità alfa diversità locale, varietà di organismi che sono presenti
o in una piccola area o in un habitat particolare.
Diversità gamma diversità regionale, varietà di organismi che sono
o presenti in tutti gli habitat di una determinata regione geografica.
Se in tutti gli habitat di una regione sono presenti le stesse specie allora
diversità alfa = diversità gamma.
Quando ogni habitat ha una fauna ed una flora esclusive e peculiari, la diversità
regionale (gamma) è uguale al prodotto della diversità locale media (alfa) per il
numero di habitat presenti nella regione. Whittaker chiamò diversità beta il
turnover (quanto cambia la biodiversità da una zona all’altra) di specie da un
habitat a quello successivo diversità gamma = diversità media * numero di
habitat.
Diversità beta = diversità gamma/ diversità alfa.
o
Basso turnover tra specie poca diversità ambientale diversità beta vicino ad
1 div. Alfa = div. gamma.
Alto turnover tra specie alta diversità ambientale diversità beta maggiore di
1 tante div. alfa (locali).
Si può però calcolare il numero di habitat esclusivi riconosciuti dalle specie
all’interno di una regione basandosi sulla relazione: diversità beta = diversità
gamma/ diversità alfa. Più è vicino ad 1 più c’è eterogeneità tra habitat e minor
turnover tra specie. CHE RELAZIONE ESISTE TRA BIODIVERSITA’ E
PRODUTTIVITA’?
Ipotesi della diversità – riproduttività: la produttività (la capacità di produrre
energia) dell’ecosistema aumenta significativamente con l’aumentare della
biodiversità. Gli ambienti meno produttivi sono il deserto e l’oceano mentre chi
produce più energia sono le foreste tropicali, la barriera corallina, l’agricoltura
intensiva ecc. Sono stati fatti molti esperimenti interessanti tra cui ricordiamo
quelli di Tilman (aveva fatto delle parcelle su campi che aveva prima totalmente
distrutto e poi “ricostruito” piantando determinate specie di vegetali e ponendosi
poi la domanda qual ‘ è il sistema che ha prodotto di più? Quello più
biodiverso).
Ipotesi della diversità – stabilità: comunità più diverse sono più resistenti e
resilienti, e quindi più stabili.
Fondamentale è mantenere nell’ecosistema la ridondanza, cioè il fatto che due
o più specie possono svolgere le stesse funzioni e occupare lo stesso sito nella
catena ecologica di un sistema; se ne elimino una, il sistema non crolla perché
un’altra ne prende il posto. Una specie keystone è una specie priva di
ridondanza se elimino lei, allora elimino anche quella particolare funzione e
sito nella catena ecosistemica. Le specie keystone regolano le altre popolazioni
di animali, riciclano nutrienti e rifiuti, migliorano gli habitat, sono utili
nell’impollinazione e rimuovono debolezze genetiche.
SUCCESSIONI
Le comunità sono stabili nel tempo? La successione ecologica è il processo
graduale e apparentemente orientato che trasforma la comunità biologica di un
dato ecosistema nel tempo. Quindi una successione è un cambiamento nel
tempo a differenza della zonazione che è invece un cambiamento nello spazio.
Gli stadi serali sono le comunità identificabili nelle sequenze temporali dette
sere. Il concetto di successione ecologica implica il cambiamento nella
ripartizione dell’energia, nella costituzione e organizzazione delle comunità e nei
suoi processi nel tempo. Le successioni ecologiche, quando non disturbate da
forze esterne, sono processi direzionali, prevedibili e basati sulle modificazioni
dell’ambiente fisico da parte delle comunità; le comunità controllano in parte il
processo, che dipende peraltro in gran parte dalle caratteristiche fisiche e
climatiche dei sistemi interessati.
Le comunità sono in uno stato di flusso continuo. Nascita morte continua
sostituzione. Energia/materia e sostante nutritive fluiscono di continuo attraverso
le comunità. Tuttavia, se non vi sono disturbi, l’aspetto e la composizione della
maggior parte delle comunità non variano nel tempo. Cos’è un disturbo? Un
disturbo è ogni evento che provoca il cambiamento della struttura
dell’ecosistema, della comunità o della popolazione e, di conseguenza, ne
modifica le caratteristiche fisiche e funzionali. Le successioni possono essere:
Autogene: i cambiamenti successionali sono determinati da forze interne
alle comunità;
Allogene: i cambiamenti successionali sono determinati da forze esterne
alla comunità (ad esempio da incendi). Se i disturbi allogenici sono ripetuti
con una certa regolarità si possono sviluppare delle successioni cicliche.
Introduciamo due concetti: P o produzione totale e R o respirazione della
comunità. In questo senso possiamo distinguere:
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