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DALLA JOURNAL CRISIS ALLA RIVOLUZIONE OPEN ACCESS
§ Fine XIX secolo: i primi editori commerciali si interessano alla pubblicazione delle monografie.
§ XX secolo: incremento della pubblicazione delle riviste, grazie alle quali si raggiunsero nuovi utenti > le
biblioteche.
§ Anni ’50: viene inventato l’Impact Factor, che misura l’importanza di una rivista.
The Journal Crisis (1960s)
Fine degli anni ’60: editori commerciali si uniscono in majors acquisiscono i core journals, le riviste di
fascia A. Ne aumentano il costo e le biblioteche non sono più in grado di mantenere gli abbonamenti alle
riviste in questione. Questo comporta una riduzione nella circolazione dell’informazione scientifica. La
ricerca scientifica, non potendo più attingere a queste riviste prestigiose, ne è stata pesantemente penalizzata.
Circle of Gifts
Gli autori scientifici consegnano la loro ricerca gratuitamente agli editori, godendo di un'ampia circolazione
della ricerca ma gli editori penalizzano università e biblioteche aumentando i prezzi. Gli effetti sono la
disuguaglianza tra gli attori e la promozione di iniziative.
Consorzi bibliotecari (1990s)
I consorzi bibliotecari riescono a negoziare gli abbonamenti delle riviste per conto delle istituzioni che
rappresentano. Non acquistano un solo periodico ma pacchetti di periodici, negoziandone il prezzo: questo
nuovo modello si chiama BIG DEAL = acquisizione di interi pacchetti editoriali in formato elettronico. I
consorzi bibliotecari aiutano le università a contrastare il monopolio degli editori commerciali sulla
pubblicazione della loro ricerca, supportando la nascita delle University Press e implementando il libero
accesso alle riviste e opere scientifiche.
University Press
sono la principale location editoriale di molte università. La mission è pubblicare opere rivolte ad un
pubblico di specialisti. Il loro obiettivo è razionalizzare le spese, garantire una ricerca più influente e un
ambiente favorevole, archiviare e disseminare dati. Le University Press sono diventate organizzazioni
complesse (come ad esempio Oxford Università Press, Cambridge University Press, Harvard University
Press ecc.). Le nuove University Press che producono contenuti interamente digitali, sono indirizzate a
trovare modelli economici alternativi rigorosamente ad accesso aperto. Le policies editoriali di molte Ups
vanno di pari passo con il concetto politico e filosofico del Movimento OA. Accanto alle nuove University
Press svolgono un ruolo sempre più cruciale nel cambiamento della comunicazione scientifica le attività
editoriali che sono gestite direttamente dalle biblioteche accademiche. Nel contesto della comunicazione
scientifica vengono definite con l’acronimo ALP (Academic Library Press).
Open Access
Il movimento per l'accesso aperto alla letteratura scientifica ha avviato una campagna in favore della libra
condivisione dell'informazione e della conoscenza, ma è tra il 2002 e il 2003 che l'Open Access ha
cominciato a configurarsi in seno alla comunità accademica come un nuovo paradigma di pubblicazione.
§1989: Stephen Harnad (Université du Quebec in Montréal e University of Southampton), pubblica la
prima rivista OA, peer-reviewed: Psycoloquy.
§1991: viene lanciato il primo server di prestampa, “ArXiv” (stesso anno della nascita del Web).
§ 1994: “Subversive Proposal” (Stevan Harnad): i ricercatori dovrebbero autoarchiviare in rete i prodotti
della loro ricerca al fine di rimuovere le barriere economiche poste dalle majors (sovverte il monopolio
editoriale delle majors).
§ 1997: Harnad lancia CogPrints, il primo archivio disciplinare aperto per le scienze cognitive.
§ 1999: Convenzione di Santa Fe per promuovere un protocollo di interoperabilità tra server eprints e archivi
digitali.
§ 2000: Open Archives Initiative: PMH-OAI: viene pubblicato il cosiddetto OAI-PMH (Open Archives
Initiative Protocol for Metadata Harvesting), protocollo per la raccolta di metadati* nel formato Dublin
Core = standard di metadati). *Metadati descrittivi (titolo, editore, ecc.) semantici (soggetto), gestionali
(libro, OA).
§ 2001: a Budapest si tiene un primo convegno organizzato dall’Open Society Institute del magnate
ungherese George Soros.
§ Febbraio 2002: Budapest Open Access Initiative (BOAI) = documento in cui si stabiliscono i fondamenti
per un libero accesso alla letteratura scientifica in rete. Il BOAI si concentra sulla revisione paritaria della
letteratura di ricerca e l'accesso gratuito ai documenti dipende dal consenso dell'autore.
Auto archiviazione: Ogni prodotto scientifico deve essere archiviato assieme ai propri metadati descrittivi,
semantici e gestionali, che ne consentono il recupero attraverso i motori di ricerca. L’auto-archiviazione può
avvenire da parte dello studioso oppure da parte di un'equipe preposta al caricamento del contributo in
piattaforma. Le modalità di auto archiviazione così come la tipologia dei prodotti dipendono dalla policy
dell’ente o dell’università a cui appartiene il repository. La green road è rivolta anche agli editori per
spingerli a consentire l’archiviazione di articoli (in pre-, post-print o anche in publisher’s version) negli
archivi istituzionali o disciplinari.
Controllare la politica dell'editore: Un editore può permettere o meno il deposito in archivio aperto. Ad
oggi oltre l’84% degli editori consente l'auto-archiviazione in archivio aperto. E' possibile controllare la
politica degli editori verso l’accesso aperto tramite la banca dati internazionale Sherpa / RoMEO. La banca
dati è interrogabile per titolo della rivista o per editore. Le tabelle di Sherpa/RoMEO, riportano con colori
diversi, le politiche che l’editore ha nei confronti della pubblicazione in accesso aperto, secondo la seguente
legenda:
BIANCO auto archiviazione non supportata
GIALLO consentita l'auto-archiviazione del pre-print (= bozza pre-referaggio)
BLU consentita l'auto-archiviazione del post-print (= bozza referata)
VERDE consentita l'auto-archiviazione sia del pre-print che del post-print
FLORE: è il repository istituzionale ad accesso pieno e aperto dell'Università degli Studi di Firenze.
Raccoglie, documenta e conserva le informazioni sulla produzione scientifica dell'Università e costituisce
l'anagrafe della ricerca dell'Ateneo.
OA GOLD: il business model prevede che i lettori non pagano per accedere alla letteratura scientifica,
hanno la possibilità di disseminare la loro ricerca più liberamente e non vi è trasferimento di copyright
all’editore. La golden road richiede un cambiamento nell’editoria accademica: il business model deve
cambiare da un modello con abbonamenti ad un modello ‘author pays’.
Le entrate provengono da pagamenti lato autore, pagamenti da parte delle istituzioni, sponsor e pubblicità.
Suber+Guedon hanno sposato la teoria del mix and match, secondo la quale Green OA e Gold OA non
devono essere in conflitto l’una con l’altra ma essere coniugate al fine di ottimizzare la diffusione del
movimento). Stevan Harnad è tra i promotori e fautori ancora oggi del Green OA per l'auto archiviazione
dei prodotti scientifici in archivi disciplinari o istituzionali aperti.
Berlin Declaration on Open Access to knowledge in the sciences and humanities: la Dichiarazione di
Berlino (ottobre 2003) rappresenta una linea-guida per promuovere Internet come strumento funzionale alla
disseminazione della comunicazione scientifica. Le istituzioni dovrebbero implementare una policy per
richiedere ai propri studiosi di depositare una copia di tutti gli articoli editi in un archivio OA, e incoraggiare
i propri studiosi a pubblicare articoli scientifici in riviste OA e fornire loro ogni tipo di supporto in tal senso.
OA In Italia:
§ Novembre 4-5. 2004: Conferenza sull’Open Access alla letteratura scientifica, a Messina, promossa dalla
CRUI, con l’Università di Messina: più di 30 Uni. Italiane siglano la “Messina Declaration” a supporto della
Berlin Declaration on Open Access.
§ 2006: la CRUI crea un gruppo di lavoro sull’OA quale parte del comitato bibliotecario della CRUI.
§ Ottobre 2007: pubblicazione delle “Linee guida per il deposito delle tesi di dottorato negli archivi aperti”
(Guidelines on Doctoral Dissertations in OA Repositories).
§ Aprile 2008: creazione del Wiki italiano sull’Open Access.
§ Aprile 2009: CRUI pubblica: le raccomandazioni per l’OA alla letteratura scientifica in rete; le linee guida
per le riviste OA e le linee guida per gli archivi IR e SR.
§ L’11 aprile 2012 viene ratificata la Policy per l’Accesso Aperto di Ateneo: l’Ateneo di Firenze si propone
di realizzare l’accesso aperto alla letteratura scientifica in rete tramite FUP (Gold road) e FLORE (green
road). Le opere open access edite da FUP potranno essere inserite in FLORE, in full-text, post-print, con un
embargo temporaneo se necessario.
§ L’8 maggio 2012 lo Statuto di Ateneo viene integrato con l’art. 8 comma 2:
“l’Ateneo di Firenze fa propri i principi per l’accesso aperto all’open access”
§ 2013: CRUI, CNR e ISS siglano il Position Statement (mandato multi-istituzionale) per l’OA basato sulle
Raccomandazioni 2007 e 2012 dello European Research Council.
LEGGE 7 OTT. 2013, N. 112 APPROVATA DAL PARLAMENTO ITALIANO
Art. n. 4
I soggetti pubblici preposti all’erogazione o alla gestione dei finanziamenti della ricerca scientifica adottano,
nella loro autonomia, le misure necessarie per la promozione dell’accesso aperto ai risultati della ricerca
finanziata per una quota pari o superiore al 50 per cento con fondi pubblici, quando documentati in articoli
pubblicati su periodici a carattere scientifico che abbiano almeno due uscite annue. L’accesso aperto si
realizza:
a) tramite la pubblicazione da parte dell’editore, al momento della prima pubblicazione, in modo tale che
l’articolo sia accessibile a titolo gratuito dal luogo e nel momento scelti individualmente;
b) tramite la ripubblicazione senza fini di lucro in archivi elettronici istituzionali o disciplinari, secondo le
stesse modalità, entro diciotto mesi dalla prima pubblicazione per le pubblicazioni delle aree disciplinari
scientifico-tecnico-mediche e ventiquattro mesi per le aree disciplinari umanistiche e delle scienze sociali.
2-bis. Le previsioni del comma 2 non si applicano quando i diritti sui risultati delle attività di ricerca,
sviluppo e innovazione godono di protezione ai sensi del codice di cui al decreto legislativo 10 febbraio
2005, n. 30;
3. Al fine di ottimizzare le risorse disponibili e di facilitare il reperimento e l’uso dell’informazione culturale
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