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Creazione di un'area territoriale con tariffa doganale comune

Concetto: creare un'area territoriale dove prevedere sul perimetro esterno l'applicazione di una tariffa doganale comune nei rapporti con gli stati terzi uguali per tutti gli stati (quindi si ha una richiesta di denaro uguale per tutti gli stati membri). C'era un'alternativa ovvero la Zona di libero scambio, che prevedeva la creazione di un'area dove non erano applicati i dazi doganali. Per quanto riguarda il perimetro esterno, la zona prevedeva che ogni stato potesse mantenere la propria tariffa nei rapporti con gli stati terzi. Nel 57 fu necessario prendere una decisione: creare un'unione doganale, questo per evitare che si creassero situazioni di squilibrio tra gli stati: se si mantengono tariffe diverse con gli stati terzi, lo stato terzo sceglierebbe lo stato con tariffa doganale più bassa e questo avrebbe creato uno squilibrio. Nel 57, l'obiettivo era creare l'unione doganale. Agli stati vennero dati 12 anni per adeguarsi alla nuova normativa:

Essi avrebbero dovuto eliminare i dazi presenti nei rapporti tra di loro. Entro il 1970 doveva essere realizzata l'unione doganale, la quale si è formalmente perfezionata il 1 luglio 1968. L'art 30 (afferma che i dazi doganali e le tasse di effetto equivalente sono vietati tra gli stati membri) del trattato parla di tasse di effetto equivalente, dicendo che gli stati si impegnano ad eliminare i dazi doganali o le tasse di effetto equivalente. Se gli stati riscuotevano i dazi, essi acquisivano ricchezza. Nel momento in cui gli stati li eliminano, essi non hanno più avuto entrate nelle loro tasche, perciò, per risolvere il problema, hanno elaborato degli escamotage per chiedere soldi nel momento in cui la merce passava la frontiera: ovvero vennero richiesti dei denari da parte degli stati che producevano il prodotto, delle richieste e non dei dazi. La sentenza che ha chiarito cosa vuol dire tasse di effetto equivalente, è stata una sentenza del 1962 sul pan pepato:

si considerano tasse di effetto equivalente qualsiasi onere pecuniario per il solo fatto che varca la frontiera. Secondo questa sentenza, la tassa di effetto equivalente è considerata come un DIRITTO unilaterale sia all'atto dell'importazione che in un secondo momento, che altera il prezzo incidendo sulla libera circolazione delle merci. Se la richiesta di denaro colpisce solo la merce che varca la frontiera, quella richiesta è vietata. Il divieto di dazi doganali e di tasse di effetto equivalente è un DIVIETO ASSOLUTO. L'UE stabilisce la tariffa. All'art 31 è previsto che i dazi sono stabiliti dal Consiglio su proposta della Commissione. La procedura è di consultazione. Il parlamento si esprime attraverso un parere. Ogni anno viene adottata una tariffa doganale comune. Il consiglio impone la tariffa doganale comune attraverso il regolamento, perché esso entra direttamente in vigore. Tariffa ad valorem, è una tariffa calcolata

Sul valore della merce che arriva in dogana. Bisogna valutare lo stato della merce. Le entrate a titolo di tariffa doganale comune sono di proprietà dell'UE, sono una risorsa propria dell'UE. Gli stati possono trattenere una quota che non può superare il 25 percento. L'UE valuta da dove arriva il prodotto. Se si immettono prodotti con valore molto basso, i prodotti degli altri stati della stessa tipologia che costano di più subiscono una crisi e gli altri stati non riescono ad essere competitivi e si ritrovano in difficoltà (ecco che l'UE ricorre ai dazi anti-dumping). Questo ha portato a fare delle valutazioni, per capire se era necessario intervenire. L'UE ha fatto un'analisi, una verifica per capire come mai quei prodotti arrivano in dogana a prezzi molto bassi rispetto a quelli del mercato. Se si nota che una merce ha un costo basso, solo perché mancano determinate regole, allora a quella merce non solo viene applicata una

tariffa comune, ma si applica un dazio in più, i cosiddetti dazi antidumping (misure di contrasto) dazi che colpiscono determinate produzioni ottenute violando delle regole. Pagare un dazio in più comporta che il produttore deve vendere il prodotto ad un prezzo più alto. I dazi antidumping hanno una durata limitata di 6 mesi. Quando una merce entra nell'Ue, una volta dentro, quella merce viene definita in libera pratica, cioè essa non potrà più essere tassata, come se fosse una merce prodotta dentro il mercato interno.

2. Divieto imposizioni fiscali interne per i prodotti importati. L'art 110 stabilisce che nessuno stato membro applica al prodotto degli altri stati, imposizioni interne superiori a quelle applicate ai prodotti nazionali similari. Inoltre nessuno stato membro applica ai prodotti degli altri stati imposizioni interne che proteggono altre produzioni. La richiesta di denaro può esserci ed è vietata se è una tariffa unilaterale.

se crea discriminazioni, ma se una richiesta colpisce tutti i prodotti similari, essa non è illegittima ma ha una sua applicazione corretta.

3. Abolizione restrizioni quantitative e misure di effetto equivalente: art 34 dice che sono vietate le restrizioni quantitative, all'importazione e le misure di effetto equivalente. L'art 35 dice che sono vietate tra gli stati le restrizioni quantitative all'esportazione e ogni misura di effetto equivalente. La restrizione quantitativa vuol dire indicare un numero minimo e massimo di merci che possono essere vendute bloccando o limitando l'importazione o esportazione di alcune di esse. Misura di effetto equivalente: la Corte ha dato indicazioni per dire cosa e quando si concretizza questa misura. La sentenza di riferimento è la sentenza Dassonville del 1974, la quale dice che ogni normativa commerciale degli stati che ostacola direttamente o indirettamente il flusso delle merci di carattere intracomunitario, è

Considerata una misura d'effetto equivalente. Ci sono due tipologie di misure:

  1. Quelle distintamente applicabili: cioè la normativa applicata solo alle merci che entrano. Queste misure non hanno ripercussioni sul prodotto nazionale, e si tratta di misure che subordinano l'importazione o l'esportazione di un prodotto, alla presenza di certificati, licenze, autorizzazioni o misure che prevedono controlli sui prodotti.
  2. Quelle indistintamente applicabili: esse apparentemente non creano discriminazioni ma analizzate nei casi specifici, ne possono creare. Esse fanno riferimento alla normativa applicata sul prodotto che arriva e sul prodotto che è già sul territorio, riguarda quindi quelle misure che incidono sui prodotti importati ed esportati. La prima tipologia è legata alla disciplina dei prezzi, che vuol dire imporre su un certo prodotto un prezzo minimo ed un prezzo massimo. Questa normativa quando è legata alla disciplina dei prezzi può
essere discriminatoria. La seconda tipologia sono le normative sulla qualità e sulla presentazione del prodotto che incidono sull'importazione o commercializzazione. Queste misure riguardano la composizione e la qualità del prodotto, la forma, l'imballaggio, l'etichettatura ecc. Ad esempio, se si vogliono vendere scatole di pelati, per poterlo essere, devono presentare un'etichetta con determinate caratteristiche (es. pomodoro deve essere di colore rosso). Se il prodotto non presenta quella caratteristica perché l'etichetta è libera nel suo stato, quando arriva in dogana per entrare nello stato dove è destinato, non può essere venduto. Il produttore può raddoppiare la produzione di etichette, per poter vendere il suo prodotto nello stato membro, questo può creare dei problemi, degli ostacoli. Essi si chiamano MISURE DI EFFETTO EQUIVALENTE che ostacolano il flusso delle merci. Il caso di cui si fa riferimento è

La sentenza Cassis de Dijon del 1979, sentenza che ha portato all'introduzione del principio del paese d'origine. La sentenza vede come protagonisti da una parte un produttore di liquori francese e dall'altra lo stato tedesco. Il produttore realizzava una bevanda alcolica, ovvero un liquore Cassis de DIjon, con gradazione inferiore a 30 gradi (etichetta 30 gradi). In Germania esisteva una normativa interna che prevedeva che una bevanda poteva essere definita "liquore" se aveva almeno 32 gradi, potendo così essere commercializzata. Il produttore arriva in dogana in Germania per vendere il prodotto, commercializzato in Francia e la Germania lo blocca perché il liquore non ha la gradazione di 32 gradi. Perciò il produttore presenta una causa che arriva davanti alla corte, chiedendo di chiarire il concetto di misura equivalente. Lo stato tedesco si difende dicendo che la sua bevanda non può entrare per un problema di sanità pubblica.

perché se entra con l'etichetta liquore con gradazione inferiore a 32 gradi, ci sarebbe un rischio di assuefazione alla bevanda (perché il fruitore beve un primo bicchiere e siccome la gradazione è più bassa rispetto a quella dello stato tedesco, sarebbe portato a berne di più). Lo stato tedesco solleva due argomentazioni:

  1. dice che il suo prodotto deve stare fuori dal territorio
  2. Problema di sanità pubblica

La corte deve valutare:

  1. Cosa si intende per misura di effetto equivalente
  2. Se esiste la possibilità per uno stato di ostacolare il flusso delle merci per un problema di sanità pubblica?

La corte di giustizia interviene dicendo che la normativa tedesca è una restrizione quantitativa ed è una normativa che può ostacolare il flusso delle merci. La corte dice che quella normativa non serve che venga applicata, perché quel prodotto francese è un prodotto realizzato nello stato membro rispettando la

normativa degli stati membri, perciò è un prodotto che ha superato i controlli di quello stato. La corte inoltre introduce il principio del mutuo riconoscimento, coglie l'occasione per chiarire i rapporti tra gli stati nella circolazione delle merci. Se un prodotto può circolare in uno stato dove viene prodotto, esso può circolare anche all'interno di tutti gli altri stati membri, perché essi devono fidarsi dei controlli fatti nello stato di produzione (rapporto di fiducia tra gli stati). La corte dice che gli stati devono fidarsi dei controlli operati da parte degli stati membri. Mutuo riconoscimento vuol dire reciproco riconoscimento (rapporto di fiducia tra gli stati). Il principio del mutuo riconoscimento.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
11 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/14 Diritto dell'unione europea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vacchieri.99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto dell'Unione Europea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Mattone Monica Chiara.