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Pamela o la virtù ricompensata
Pamela o la virtù ricompensata sembra rispondere ad una logica che è quella dell'ambito morale che viene poi premiato da un successo economico, quindi la virtù di Pamela è ricompensata perché uno dei possibili modi, un po' moderni, che non tengono conto della logica della cultura settecentesca è che la virtù è ricompensata, perché Pamela invece di essere la mantenuta, ricca, benestante, diventa invece la moglie di Mr B, quindi è convenuto a lei.
Richardson era un puritano appartenente alla classe borghese, era uno stampatore, quindi come Defoe- dissenter (giornalista) si manteneva da solo, non dipendevano dalla protezione di un mecenate. Fielding apparteneva ad una famiglia aristocratica ed era un royalist (rappresentante del partito dei Tory).
Qui siamo all'inizio, a metà '700, la Rivoluzione inglese è stata il secolo prima, Defoe e Richardson vengono fuori da quel partito, che era stato.
quello del Parlamento, di Cromwell, dei puritani. Il rapporto tra Pamela che rappresenta questa cultura e Mr B che rappresenta invece la cultura aristocratica. Quindi Richardson e Fielding appartenevano ai due partiti opposti, due visioni del mondo opposte: Richardson era il puritano borghese e Fielding l'esponente di una cultura aristocratica, infatti non è un caso che lui ridà al romanzo la funzione tradizionale di esprimere i giudizi, per questo si chiama realismo di valutazione. Fielding prima di scrivere il suo capolavoro "Tom Jones" scrisse "Shamela", una parodia di Pamela, e scrive "Joseph Andrews" un'altra parodia di Pamela, perché abbiamo uno scudiero virtuoso (Mr Booby) il quale resiste alle avance molto esplicite di un'aristocratica libertina e ovviamente l'intento parodico e aggressivo di Fielding era chiaro, perché se una fanciulla che difende il suo onore può essere ancora apprezzata, unuomo virtuoso che si sottrae alle avance di una donna non fa una bella figura, non è un valore maschile quello di resistere, anzi può essere offensivo: un uomo che si tira indietro, davanti ad una donna che si offre. L'attitudine di Fielding era di giudicare Pamela un'ipocrita. Considerarla come tale è un modo di non rispettare la forma di Pamela, non è corretto chiedersi se Pamela è sincera o no, perché è narrato in prima persona, noi sappiamo solo quello che vede lei. Quindi a meno che non ci mettiamo a giudicarla dall'esterno, al di fuori di quello che è il romanzo; ma dato che è raccontato da lei, non abbiamo nulla che ci faccia pensare all'ipocrisia. Pamela crede in quei valori, che poi a Fielding questa figura non piacesse (cie le sembrava avere valori puritani che aveva in mente una avviciniamo ad Emma), però la forma del romanzo non permetteva questo. È permesso invece.dalla forma del romanzo di Fielding, che Watt chiama realismo divalutazione.TOM JONES (nome normale come all'origine del novel) orfanello educato da unaristocratico e degnissimo, Mr Allworthy (nome spia = significa "degno si tutto"). Incasa di Allworthy vive il figlio di sua sorella, Blifil, il quale vive insieme a Tom -> Tom ègeneroso, pieno di vita, che molto spesso pecca di energia, a lui piacciono le donne, ilbuon cibo e quindi può peccare dal punto di vista di una nozione molto rigida dipuritanesimo, Blifil compare sempre impeccabile, fa i discorsi della moralità, quindi èquello che Fielding pensava dei novelli puritani, un'ipocrita, solo che questo diventa ilpunto su cui si costruisce tutta la storia di Tom, che alla fine si scopre essere il figlioillegittimo di Mr Allworthy, quindi ha diritto a quel posto, non come trovatello, macome suo figlio. Questo è quello su cui si incentra l'opera perché solo seabbiamo il realismo di valutazione ed il narratore onnisciente, possiamo rappresentare un’ipocrita, perché per farlo bisogna rappresentare dall’esterno il personaggio e quindi raccontarci ciò che questo ha fatto / detto / professato, però poi il narratore narratore deve entrare nel personaggio e deve dirci quello che pensava e dal conflitto tra ciò che faceva e pensava che viene rappresentata l’ipocrisia. Su Robinson o Pamela la forma del romanzo non prevedeva l’ipotesi, la possibilità di rappresentare l’ipocrisia. Per questo il realismo di Fielding, Watt lo chiama di valutazione. In questa nuova forma di romanzo in cui s’inventa il narratore onnisciente, la letteratura riprende la sua antica funzione di esprimere un giudizio sul mondo, cosa che il novel alle origini con Defoe e Richardson aveva deciso di non fare: il novel nasce come quel genere che deve rappresentare un mondo talmente nuovo che bisogna inventare un nuovo.Il modo di raccontarlo e quello che il novel vuole fare è raccontare questo mondo, non giudicarlo. Con Fielding il novel riassume dentro la tradizione di questo genere nuovo l'antica vocazione, funzione, l'eterna funzione della letteratura che è quella di rappresentare ed esprimere una visione del mondo. Watt oltre al concetto di realismo di valutazione, usa anche il termine "approccio esterno al personaggio" che è l'opposto di Richardson, perché il narratore onnisciente è quello che può guardare al personaggio dall'esterno oltre che dall'interno. Quindi è un altro modo di narrare, come quello espedito da Richardson in tutti i suoi dettagli, con Pamela che scrive giorno per giorno, sul momento tutte le nozioni, le reazioni, i suoi pensieri, commenti... per cui nel corso del romanzo abbiamo l'immagine di questo nuovo soggetto femminile che accompagna Robinson come soggetto maschile l'Internal.
and external approach to character. Fielding invece con il narratore onnisciente che ci dà un approccio esterno al personaggio, quindi ci può raccontare tutti i personaggi dall'esterno e anche la possibilità di conoscere i pensieri di tutti, ma questo è sempre stato una funzione della letteratura, quello di entrare dentro i personaggi diversi che popolano un'opera di fiction. Il passo, l'aggiunta di Fielding è importante, perché riprende questa funzione antica della letteratura, infatti lo sottolinea, lui definisce il romanzo "a comic epic in prose" = il romanzo è l'erede dell'epica, solo che di diverso è che è comic, che non parla di cose tragiche (non che fa ridere) o altissime, ma accetta il dominio basso della vita quotidiana che era quello della commedia e non parla in versi ma in prosa. Il novel è la versione modella dell'epica. Sono quindi due modi opposti di narrare,
l'internal e l'external approach to character. Se riconduciamo questi 2 metodi di narrazione del romanzo alla questione filosofica fondamentale del '700, per cui l'individuo ha il diritto di scegliere da solo per la propria vita e che può arrivare da solo alla conoscenza. Questo nel rapporto tra i due poli (io-mondo) che il romanzo non abbandona mai, ma nella storia della cultura c'era stata all'inizio un'enorme importanza attribuita all'io. Quindi tutto si sposta da un mondo, da una cultura precedente che è stata quella della tradizione, quindi la conoscenza è il prodotto della tradizione, di un sapere comunitario, dà un'improvvisa importanza all'io. Questo ha portato con sé una sorta di accompagnamento che è la realtà dunque è quella interna all'io. Qual è la realtà? Nel momento in cui l'io, il soggetto di una conoscenza filosofica si pone il problemadi quel è la realtà? – il visone oggettiva osoggettiva della realtà. D auna parte c'è un io che guarda la realtà, dall'altra c'è la realtà che esiste al di là del fatto che ci sia un io che la guardi. Per quanto riguardi la storia del romanzo, quel genere che ha nel suo DNA il fatto che il romanzo si muova sullo spazio che connette l'io al mondo e poi viceversa. Il romanzo tiene insieme le due posizioni opposte, radicali filosoficamente, cioè la tradizione che dice che la realtà vera è quella interna all'io e l'altra che si muove sulla linea che la realtà è quella esterna all'io. La grande tradizione che culmina nell'idealismo tedesco, centrata sulla centralità dell'io, la realtà vera interna all'io e la grande tradizione che va sotto il nome di empirismo britannico, tende a sottolineare la realtà del mondo. Per quantoRiguarda la fondazione del romanzo, fondazione filosofica della realtà, è oggettiva, esterna al mondo. Il romanzo secondo Watt, tratta la questione in maniera più correttamente filosofica, nel senso che pensare che si possano contrapporre la realtà dell'io o del mondo - la realtà qual è? Quella dell'io? Di Catherine Morland che interpreta il mondo secondo i romanzi gotici? O quella che sta fuori Catherine? Quella del mondo - questa alternativa tra le due realtà dice Watt che è quella che ha dato origine ad un dualismo nella storia del romanzo e cioè che esistono i narratori realisti, che sono quelli che hanno rappresentato il mondo, per esempio Balzac (Comedie Humaine) e i romanzieri psicologici, che sono coloro che hanno raccontato a partire da Richardson la realtà interna all'io, il culmine Marcel Proust. Proust adorava l'Honoré di Balzac - non c'è una divaricazione.
tra opposti. Infatti, entrambi i tipi di romanzieri, quelli realisti e quelli della psicologia, contribuiscono a rappresentare la realtà in modi diversi. Il romanzo realista si concentra sulla rappresentazione accurata della società e dei suoi personaggi. Questi scrittori, come Balzac, descrivono dettagliatamente gli ambienti sociali e le dinamiche delle relazioni umane. Le scene sociali sono al centro della narrazione, offrendo uno spaccato della realtà. D'altra parte, i romanzieri della psicologia si focalizzano sull'interiorità dei personaggi, sulle loro emozioni, pensieri e ricordi. Un esempio di questo approccio è "La ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust. In questo romanzo, l'io che ragiona e riflette diventa il fulcro della narrazione. Tuttavia, la storia del romanzo ci insegna che non è corretto considerare l'approccio interno e quello esterno come opposti. In realtà, entrambi i metodi sono stati sperimentati e utilizzati con successo nel corso del tempo. I grandi romanzi combinano spesso entrambi gli aspetti, creando affreschi sociali che includono anche una profonda analisi della psicologia dei personaggi. In conclusione, sia i romanzieri realisti che quelli della psicologia contribuiscono a offrire una visione completa della realtà. Entrambi gli approcci sono validi e complementari, e insieme ci permettono di comprendere meglio la complessità dell'essere umano e del mondo che ci circonda.dimutua esclusione, o l'uno o l'altro, parallelamente al dualismo filosofico che dice che la realtà è quella interna all'individuo.