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Generalmente è transitoria, incostante, dura da pochi secondi fino a qualche minuto e non è sempre
presente. Interessa arteriole pre-capillari nelle immediate vicinanze della zona colpita e dipende dalla
liberazione di sostanze vasocostrittrici di tipo catecolamminico (adrenalina, noradrenalina) e dalla
serotonina.
La vasodilatazione o iperemia reattiva inizia con rilascio degli sfinteri arteriolari ed è successivamente
sostenuta dall'apertura di nuovi letti capillari e dalla chiusura degli shunt arterovenosi fisiologicamente attivi
a riposo. La vasodilatazione aumenta la quantità di sangue che rifornisce il tessuto leso (iperemia) ed è
potenziata dall'aumento della permeabilità vascolare associato. L'innesco ed il mantenimento della
vasodilatazione sono dovuti al rilascio di mediatori rapidi come l'istamina o le prostaglandine e
successivamente di mediatori lenti come IFN-γ, TNF-α, IL-1β, lipopolisaccaride, fattore attivante le piastrine
(PAF), responsabili della sintesi di monossido di azoto (NO), un potentissimo vasodilatatore, che agisce sul
muscolo liscio vascolare provocandone il rilassamento.
L'aumento del calibro vascolare provoca: riduzione della velocità del flusso sanguigno (stasi); favorisce il
rolling leucocitario, rallenta l'eventuale diffusione di patogeni e favorisce l'adesione del complemento ai
patogeni; aumenta la pressione transmurale con conseguente aumento della trasudazione vascolare e
quindi del drenaggio linfatico; aumenta il drenaggio linfatico e favorisce la presentazione antigenica.
Essendo principalmente a carico della componente capillare, il protrarsi del
processo infiammatorio altera il normale equilibrio di scambi gassosi e idrici tra
interstizio e microcircolo tale da produrre la classica istolesività associata alla flogosi.
IPEREMIA PASSIVA (rallentamento del circolo): Dopo la fuoriuscita di liquidi (essudazione) e di cellule
(diapedesi) aumenta la viscosità del sangue, mentre diminuisce la velocità del flusso (stasi): nella zona
infiammata i letti vascolari accolgono più sangue della norma (iperemia), ma ciò è dovuto al rallentamento
del circolo e al diminuito ritorno venoso (iperemia passiva) e non all'apertura di nuovi letti capillari (iperemia
attiva).
FUORIUSCITA DELL’ESSUDATO: avviene attraverso 5 meccanismi:
-Danno diretto da agente patogeno → endotelio distrutto e Membrana Basale (MB) lassa
-Istamina → contrazione delle cellule endoteliali + disgiunzione delle unioni intercellulari; è immediata e
transitoria per azione degli stessi mediatori che favoriscono la vasodilatazione arteriolare, oltre a sostanze
propriamente patogene, come l'endotossina, che stimola i fattori complemento (es: C5a), che a loro volta
stimolano l'aumento della permeabilità, rinforzando la risposta flogistica
-Lesione da Leucociti (o "Capillare tardiva") → per extravasazione leucocitaria e la secrezione di ulteriori
mediatori cellulari e proteolitici; la risposta è tardiva e prolungata.
-Transcitosi (o citopempsi) aumentata → aumento della mobilità delle caveole transmembranarie, via
preferenziale del plasma, favorendo il passo di materiale idrosolubile attraverso la membrana basale
-Neoangiogenesi → formazione di nuovi abbozzi vascolari durante la riparazione tissutale, delicati e
facilmente emorragici fino alla formazione di nuove unioni intercellulari
ESSUDATO: è una miscela di liquidi plasmatici ricchi di proteine plasmatiche e/o cellule (per lo più
infiammatori, come neutrofili e mononucleati, ma anche eritrociti), fuoriuscita dai vasi, per l'aumento della
permeabilità capillare e iperemia attiva, ai tessuti o alle cavità sierose.
MIGRAZIONE DEI LEUCOCITI: Le due categorie più importanti di leucociti coinvolte nel processo
infiammatorio sono i granulociti neutrofili e i macrofagi (monociti nel flusso sanguigno), tuttavia, a seconda
dello stimolo infiammatorio possono essere coinvolte altre classi di leucociti come i linfociti, i granulociti
eosinofili e basofili o mastociti. Hanno il compito di giungere nella sede del danno, fagocitare agenti lesivi,
uccidere batteri, degradare il tessuto necrotico e gli agenti estranei. Questo processo avviene in cinque fasi:
-marginazione: la stasi ematica favorisce la diminuzione di tensione delle pareti dei vasi sanguigni ne
consegue che molti più leucociti vengono confinati in prossimità dell'endotelio.
-rotolamento: la stretta vicinanza con la parete endoteliale determina per i leucociti maggiori probabilità di
adesione alla parete dell'endotelio qualora le cellule endoteliali e i leucociti stessi siano attivati da citochine,
il flusso sanguigno spezza i legami deboli e transitori del leucocita alla parete vasale. Le proteine di adesione
diventano selectine, dopo si avrà l’espressione delle selectine: le selectine vengono traslocate sul polo
vasale sotto stimolazione da parte di istamina, trombina, fattore di attivazione delle piastrine (PAF) e le
citochine TNF (tumour necrosis factor) e IL-1, che vengono secrete prevalentemente dai macrofagi durante
l'infiammazione.
-adesione: è favorita dal rotolamento dei leucociti (li rallenta), è mediata da proteine eterodimeriche
presenti sulla superficie leucocitaria note come integrine e dai loro ligandi sull'endotelio. Le integrine
collocate sulla membrana dei leucociti si trovano normalmente in uno stato a bassa affinità. L'aumento
dell'affinità di queste proteine avviene ad opera delle chemochine secrete dai macrofagi e da altri leucociti
-diapedesi: i leucociti sono attirati verso la sede d'infezione dal gradiente di concentrazione delle
chemochine. Prima di giungere in sede, devono migrare attraverso l'endotelio e la sua lamina basale tramite
un processo che prende il nome di diapedesi e che si verifica prevalentemente nelle venule. Avviene a livello
delle giunzioni intercellulari tra cellule endoteliali, allargate dall'istamina e ossido d'azoto oppure per danno
diretto dell'endotelio.
-chemiotassi: la membrana basale viene attraversata mediante la secrezione di collagenasi, che la
degradano. Giunti nello spazio extracellulare migrano verso la sede di lesione seguendo il gradiente di
concentrazione delle chemochine (chemiotassi) e facendosi strada attraverso la matrice extracellulare
mediante legami con i proteoglicani. Le chemochine sono un gruppo eterogeneo di molecole esogene ed
endogene che attirano i leucociti. Tra le esogene vi sono ad esempio il lipopolisaccaride (LPS) di molti batteri,
tra le endogene alcune citochine (come IL-8), proteine del complemento e il leucotriene B4
LEUCOCITI: i leucociti (neutrofili, basofili, eosinofili, monociti) seguono tutti le stesse modalità di migrazione,
i neutrofili, però, avendo vita più breve, vanno incontro ad apoptosi e scompaiono in 24-48h. I monociti si
trasformano in macrofagi e hanno vita più lunga. Le loro funzioni sono:
-Riconoscimento e adesione: i microrganismi sono riconosciuti se rivestiti da fattori (opsonine) che si legano
a specifici recettori leucocitari
-Fagocitosi: Ingestione, attraverso pseudopodi, fagosoma e fagolisosoma
-Uccisione e Degradazione: idrolasi acide dei granuli, pH 4
-Degranulazione: secrezione di enzimi lisosomiali
-Produzione di specie reattive dell'ossigeno (ROS)
-Produzione di metaboliti dell'acido arachidonico
-Modulazione di molecole di adesione del leucocita
FASE ACUTA: se l'infiammazione è particolarmente intensa o interessa un'area molto estesa di tessuto
possono instaurarsi le cosiddette risposte di fase acuta, che comprendono:
-Febbre
-Sintesi epatica delle proteine di fase acuta (es. PCR: proteina C reattiva)
-Alterazioni metaboliche (es. cachessia)
FENOMENI PRODUTTIVI e RIPARATIVI: Si tratta di processi stimolati dai mediatori infiammatori che portano
alla completa restitutio ad integrum del tessuto danneggiato qualora quest'ultimo sia capace di rigenerarsi
o alla deposizione di una cicatrice di fibrina e tessuto connettivo qualora il danno sia a carico di un tessuto
nobile. In tutti i casi si osservano fenomeni di neoangiogenesi.
TIPI DI INFIAMMAZIONE ACUTA: classificati in base all’essudato
-Infiammazione sierosa: liquido a scarso contenuto proteico derivate da siero e secrezioni delle cellule
mesoteliali. Sono interessati i tessuti lassi e prevale la componente liquida (edema).
-Infiammazione fibrinosa: interessa il tessuto polmonare e le membrane sierose; prevale accumulo di fibrina
associata ad accumulo sieroso.
-Infiammazione emorragica: colpisce prevalentemente polmoni, vasi sanguigni (vasculite), pancreas;
prevale danno ai vasi con emorragia.
-Infiammazione catarrale: riguarda le mucose secernenti muco; prevale muco.
-Infiammazione gangrenosa o gangrena (necrosi molto estesa): si verifica quando sul tessuto necrotico,
durante un'infiammazione acuta, si impiantano batteri particolari (es. Clostridium).
-Infiammazione purulenta: caratterizzata da un'intensa infiltrazione di polimorfonucleati; il centro della
lesione diventa una cavità piena di pus contenente tessuto necrotico e polimorfonucleati. Causata da batteri
piogeni.
MEDIATORI CHIMICI DELL’INFIAMMAZIONE ACUTA
-Mediatori di origine plasmatica: sono prodotti dal fegato, che li mette in circolo, sono in forma inattiva e
vengono attivati quando serve, dall'attivazione del fattore XII della coagulazione (importante nel sistema
delle chinine e in quello della coagulazione/fibrinolisi) e dall'attivazione del complemento (fattori che attivati
interagiscono in successione in un sistema a cascata).
-Mediatori di origine cellulare: mediatori preformati, presenti in granuli di secrezione: istamina (mastociti,
basofili, piastrine), serotonina (piastrine), enzimi lisosomiali (neutrofili, macrofagi). L'istamina causa nella
fase immediata dilatazione delle arteriole, aumento della permeabilità delle venule.
-Mediatori sintetizzati ex novo, al bisogno:
Prostaglandine: tutti i leucociti, piastrine, [endotelio], derivano dal metabolismo dell'acido arachidonico, che
tramite l'enzima ciclo-ossigenasi si trasforma in prostaglandina, che a sua volta, dà vita a prostaciclina
(vasodilata e inibisce l'aggregazione piastrinica), trombossano (vasocostringe e promuove aggregazione
piastrinica). Sostengono la vasodilatazione potenziando l'edema. PGE2 e PGF2α agiscono sulle fibre nervose
polimodali di tipo C determinando così i sintomi dolorosi associati all'infiammazione. Infine PGE2 secreta
dall'endotelio dei vasi ipotalamici in risposta ad alte concentrazioni di TNF, IL-1 e IL-6 agisce sul nucleo
termoregolatore ipotalamico causando la febbre. Aspirina e farmaci non steroidei inibiscono la ciclo-
ossigenasi bloccando la sintesi di prostaglandine.
Leucotrieni: (tutti i leucociti), derivano dal metabolismo dell'acido arachidonico e danno vasocostrizione,
broncospasmo, aumento della permeabilit&agr