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RISPOSTE FISIOLOGICHE DI UN CORPO FERMO IMMERSO IN ACQUA
La pressione idrostatica si esercita sui tessuti immersi ed è direttamente proporzionale
alla profondità
Si verifica una diversa distribuzione del sangue nel sistema circolatorio, infatti il
sangue viene spinto verso l’alto dalle vene in senso centripeto causando un aumento
del ritorno venoso e del volume di sangue in cavità toracica. La conseguenza diretta è
l’aumento della gittata sistolica, quindi della capacità contrattile cardiaca in risposta a
tale evento. La gittata cardiaca aumenta in proporzione alla quantità di corpo immerso
nonostante la pressione arteriosa rimanga inalterata grazie alla diminuzione della
resistenza arteriolare. Abbiamo detto che la spinta idrostatica esercita una pressione
direttamente proporzionale alla profondità, ma abbiamo anche una diversa
distribuzione del sangue. Se c’è un ritorno venoso, ci sarà tanto sangue che dalla
circolazione venosa tenderà ad andare verso il centro (il cuore), quindi ci sarà un
grosso flusso di ritorno repentino verso il cuore che reagirà aumentando la eiezione
cardiaca. Quindi il solo mettersi in acqua, anche fermi, genera una maggiore eiezione
cardiaca che sarebbe la gittata sistolica (pompa maggiormente), questo è un effetto
allenante. Pompa di più, ma diminuisce le pulsazioni (aumenta la forza contrattile
diminuendo la pulsazione). Questo è molto importante considerando l’esercizio fisico,
perché si riesce ad ottenere risultati di promozione allenante con un range di battiti un
pochino più basso.
Ritorno venoso tanto sangue torna al cuore; grosso afflusso repentino al
cuore; maggiore eiezione cardiaca e diminuzione delle pulsazioni.
Si verifica :
• riduzione del volume polmonare
• aumento del lavoro muscolare
Se immersi in acqua la pressione idrostatica esercita una pressione sul torace, il corpo
a questo aumento di pressione reagisce con una forza opposta e contraria, quindi tutti
i muscoli che partecipano alla respirazione (diaframma, intercostali) vanno ad 5
aumentare il proprio carico di lavoro, facendo un esercizio maggiore. Quindi si verifica
una riduzione del volume polmonare e un aumento del lavoro muscolare. La pressione
idrostatica esercita pressione sul torace e sui muscoli e per questo aumenta il carico di
lavoro Esercizio maggiore che essendo differente diventa allenante.
Il Principio di Archimede determina una forte spinta antigravitazionale di cui
beneficiano:
• Apparato osteoarticolare che viene alleggerito enormemente nelle sue funzioni di
impalcatura con forte riduzione del peso su ossa e articolazioni.
• I muscoli sono sottoposti a meno stress meccanico e la permanenza in
stazionamento quadrupedale diviene possibile anche in pazienti plegici, atassici,
ipotrofici, anziani, metabolici, ortopedici e neurologici.
L’apparato osteo articolare e i muscoli risultano essere alleviati (e meno stressati dal
carico del peso) nel loro lavoro da questa spinta che ricevono dal basso verso l’alto. In
patologie dove non possiamo avere un disuso, ma dobbiamo proporre un movimento
in sicurezza, l’ambiente acquatico risulta essere abbastanza sicuro. In un ritardo
propriocettivo, dove il paziente potrebbe cadere a causa di un equilibrio precario in
acqua (che rallenta i movimenti di caduta) si da la possibilità di fargli fare un
movimento compensatorio che risulta essere positivo. Non solo compenso la caduta,
ma anche a livello psicologico si ha una forte motivazione, un rinforzo positivo (volto a
promuovere il movimento) di quello che ho fatto. Un cane che ogni volta che si alza
cade smette poi di alzarsi perché subisce un rinforzo negativo alla caduta. L’acqua
rallenta i movimenti di caduta e immersi in essa si verifica un maggiore
coinvolgimento di altri distretti muscolari rispetto al movimento fuori dall’acqua. Sono
maggiormente coinvolti i muscoli paravertebrali e addominali. Il nuoto risulta
strategico se ci sono asimmetrie.
In acqua c’è un maggior coinvolgimento di altri distretti muscolari che non lavorano
così tanto a secco o comunque lavorano diversamente.
Es. della barca : paragona un cane (bassotto, quindi lungo) che galleggia ad una
barca. Una barca flessibile (come il cane) con 2 motori, uno a poppa ed uno a prua. La
muscolatura (motore) che viene reclutata maggiormente per fa sì che il cane/barca si
mantenga dritta e stabile, è composta da tutti i muscoli della colonna, ossia i
paravertebrali, i dorsali e gli addominali. Siccome gli arti anteriori e posteriori non
lavorano sincronizzati perché hanno velocità e meccanica differente, i muscoli
paravertebrali, i dorsali e addominali vanno a compensare. Ad es. in un bassotto che
ha un’ernia del disco che causa (danno da MNI) una riduzione del tono muscolare, in
un dato distretto paravertebrale, si vedono le ossa dei processi spinosi fuori. I muscoli
paravertebrali risultano essere il timone della barca. Quando lavoriamo su asimmetrie
il nuoto potrebbe essere strategico : se abbiamo 2 motori dietro e c’è un’asimmetria
muscolare e funzionale e la destra lavora più della sinistra, il paravertebrale andrà a
compensare questo tipo di movimento.
LA TEMPERATURA DELL ’ ACQUA deve tener conto di alcuni fattori.
La cessione del calore corporeo è completamente differente in acqua rispetto all’aria.
L’omeostasi termica si ottiene a 33°C a riposo, ciò significa che se io metto un cane a
33°, il cane non sente né caldo né freddo ed è una condizione ottimale se devo
ammorbidire le contratture, se ho un paziente anziano, l’osteoartrite mi provoca dolori
diffusi. Se lo devo scaldare posso aumentare un po’ la temperatura purché non si
esageri. Per attività motorie leggere la temperatura ideale è 30/ 31°. Per attività
motorie più intense e prolungate 25°/27°. Se devo promuovere un cane che necessita
di potenziamento (per l’agility) si può scendere anche a 25/27°. Chi fa nuoto
agonistico preferisce un T° leggermente più bassa in quanto l’acqua calda stanca
maggiormente. La taglia è importante, così come il grasso e l’anzianità, perché i
piccoli hanno un elevato rapporto tra superficie corporea e massa).
La temperatura fredda 5/10° è usata per immersioni locali, ma mai più di 20 minuti.
Inoltre mi riduce il flusso ematico, l’edema, l’attività enzimatica e l’analgesia. Gli 6
effetti terapeutici del freddo si ottengono con temperature tissutali comprese tra 15° e
20°.
Gli effetti del caldo :
• aumento del flusso sanguigno locale
• maggiore ossigenazione locale dei tessuti sofferenti ed eliminazione dei cataboliti
• diminuzione del dolore
• mio - rilassamento
• aumento dell’estendibilità dei tessuti
È importante alternare caldo e freddo
Come la T°, anche la durata del trattamento varia in base al tipo di esercizio,
alle condizioni fisiche e all’età del paziente ed al grado di turbolenze create
artificialmente nell’acqua. Il trattamento iniziale dovrebbe durare circa 5 min
ed in seguito non dovrebbe superare i 30 min (20 min sono sufficienti di
solito), specialmente nell’acqua calda. Il nuoto o la passeggiata in acqua
sono compiuti per tappe per non affaticare troppo il soggetto. La durata e la
frequenza devono aumentare gradualmente in relazione alla risposta del
paziente. È fondamentale partire lentamente in modo che il paziente si
abitui gradualmente all’acqua e alle manualità del terapista.
EFFETTI DELL ’ ESERCIZIO IN ACQUA
L’aumento della gittata sistolica, di per se, ha un effetto allenante per tutto l’apparato
cardiocircolatorio e respiratorio che si oppone.
La frequenza cardiaca è minore rispetto al lavoro a secco, la eiezione cardiaca NO.
Il consumo di ossigeno è inferiore quando l’esercizio è eseguito in acqua.
C’è un aumento degli atti respiratori per riduzione della capacità polmonare del 5/10%
e la riduzione del rischio di infortuni a muscoli, tendini e legamenti.
L’acqua ha un effetto allenante per apparato respiratorio e cardio circolatorio.
A livello respiratorio l’idroterapia, con il paziente interamente immerso in
acqua, aumenta il lavoro necessario per la normale respirazione. Infatti lo
spostamento del sangue venoso dalla periferia alla circolazione centrale
aumenta la circolazione a livello del torace e la pressione idrostatica sulla
parete toracica aumenta la resistenza all’espansione polmonare. Questi
effetti provocano dunque un aumento del lavoro necessario per respirare.
Effetti dell’idroterapia si hanno anche a livello cardiaco e quelli benefici sono
dovuti alla pressione idrostatica che in un soggetto immerso in acqua, drena
il sangue dalle estremità distali ai vasi del tronco e al torace e al cuore.
Dunque c’è un aumento della gittata cardiaca. Durante nell’esercizio in
acqua vi è una minore pressione sistolica, rispetto a quando ci si allena a
terra ed anche il consumo di ossigeno è inferiore. Alla luce di questi effetti
l’esercizio in acqua è meno stressante per il cuore. A queste risposte
fisiologiche si associa un aumento del volume di eiezione e della gittata
cardiaca, che può aumentare l’efficienza cardiaca.
Dove? NUOTO O UWTM?
UWTM = tapis roulant sott’acqua
Cane con lussazione instabilità della rotula, dunque deve fare un rinforzo muscolare
sul quadricipite femorale (estensore) e quindi si usa l’UMTW perché la camminata
aumenta l’attrito e di conseguenza il lavoro. Dipende dall’obiettivo che si ha per
scegliere se far fare il nuoto o l’underwater treadmill, sapendo le caratteristiche
dell’elemento acqua e avendo una patologia, bisogna vedere quale distretto risulta
essere più debilitato e si va a vedere come stimolarlo.
La scelta di quale metodica di idroterapia utilizzare, nuoto o UWTM, deve
essere fatta dopo alcune considerazioni in quanto le due metodiche non
sono equivalenti. Camminare su un UWTM e nuotare sono attività che
prevedono differenti movimenti articolari, dovuti ad un’alterazione della
cinematica articolare in confronto alla normale passeggiata. Da uno studio è
emerso che il cane durante il nuoto ha una maggiore flessione articolare del 7
ginocchio e un maggior ROM totale del ginocchio. L’estensione articolare del
ginocchio è tuttavia minore durante il nuoto rispetto al movimento sul
treadmill. Da un altro studio sulla camminata di un cane su un treadmill
tradizionale rispetto a quella su un UWTM alla stessa velocità, è emerso che
l’e