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Modificativo o adeguamento: risposta alle condizioni medie

dell’ambiente, per cui il fattore deve mantenersi per un certo

periodo di tempo determinando una risposta che dura nel tempo,

es. le foglie di ombra di una pianta sono leggermente modificate

per rispondere alle minori condizioni medie di luce all’interno

della chioma.

Evolutivo o ecotipificazione : insorgere di variazioni

morfologiche evidenti in risposta a determinate condizioni

ecologiche relazionate all’evoluzione di caratteristiche

ecofisiologiche di natura ereditaria e che rendono idonea una

specie ad occupare determinati habitat.

Classificazione della specie in base alla luce

Eliofilo:specie che vive esclusivamente o quasi in condizioni di

piena luce; si tratta di specie, spesso pioniere, di stazioni aperte,

risulta incapace di vivere in condizioni di ombra. L’optimum

ecologico è presente quando l’illuminazione è massima.

Semieliofilo: specie prevalentemente legate a stazioni aperte, ma

che si possono trovare anche nelle boscaglie o nei boschi

degradati. Presentano un optimum ecologico simile a quelle

eliofile ma tollerano condizioni di illuminazione fino al 50% di

quella massimale, piante delle rupi, delle pietraie, pino silvestre,

betulla, ecc.

Mesofilo:specie di media tolleranza; piante generalmente di

mezza ombra, ma con illuminazione che non scende sotto il 20%

dell’ampiezza di illuminazione massimale.

semisciafilo: specie tipiche dei boschi di latifoglie decidue e che

vivono bene all'ombra tollerando anche situazioni di illuminazione

momentanea; generalmente si trova in stazioni con illuminazione

che generalmente non scende mai sotto il 5% dell’ampiezza ma

spesso rimane sotto il 10%.

sciafilo: sono le tipiche specie dei boschi chiusi e maturi, vivono

solo in condizioni di ombra e non tollerano l'illuminazione, e

quindi l'apertura del bosco spesso sono specie tipiche dei boschi di

sclerofille sempreverdi; generalmente in stazioni con meno del 5%

dell’ampiezza di illuminazione, ma possono anche fiorire con

illuminazione sotto il 3%.

Piante rampicanti:si spostano alla ricerca della luce

arrampicandosi su altre piante, alcune con radici avventizie,altre

con viticci es. edera, vite, liane.

Piante epifite:crescono direttamente su diversi substrati (tronchi,

rami, rocce) per essere maggiormente esposte al sole, es. orchidee.

Classificazione in base alla temperatura

Termofile (macroterme o politerme): specie che preferiscono

stazioni con alta temperatura, sono specie dei versanti meridionali

e di bassa quota, spesso si trovano in luoghi rocciosi.

Mesofile:specie che preferiscono stazioni con clima temperato.

Criofile (microterme o oligoterme): sono le piante degli ambienti

freddi di alta quota, o delle alte latitudini, piante che vivono in

aree poste al di sopra del limite della foresta di latifoglie o delle

alte latitudini ghiacciate per buona parte dell’anno.

In funzione della resistenza al freddo le piante possono dividersi

in tre gruppi:

1.Piante sensibili al raffreddamento: appartengono le piante che

a temperature al di sopra del punto di congelamento subiscono

danni seri, es. quasi tutte le piante tropicali.

2.Piante sensibili al congelamento: appartengono a questo

gruppo le piante che sopportano basse temperature ma si

congelano appena comincia a formarsi il ghiaccio nei tessuti, es.

piante dei paesi tropicali e di quelli temperato caldi.

3.Piante tolleranti il congelamento: appartengono a questo

gruppo le piante che sopravvivono al congelamento extracellulare,

es. muschi, licheni e angiosperme delle aree con almeno una

stagione fredda o molto fredda, in genere la morte per freddo

avviene quando il protoplasma ha subito un danno irreparabile. Le

piante mostrano resistenze al freddo molto alte: alcune piante di

montagna possono resistere fino a -70°C senza subire danni.

Alcuni licheni possono essere congelati fino a -195 °C. Il

congelamento viene abbassato dalla presenza di sali

osmoticamente attivi, che fanno diminuire il punto di

congelamento. La morte per freddo avviene in seguito ai danni

citoplasmatici provocati dalla formazione di ghiaccio nel

citoplasma, che porta a lesioni nella membrana.

In funzione della resistenza al caldo le piante possono dividersi in

tre gruppi:

1.Piante sensibili al caldo: sono tutte le piante che sono

danneggiate dalle temperature superiori a quella ottimale, esse

sono danneggiate da temperature superiori a 30-40 °C, al massimo

45°C: tutte le piante vascolari acquatiche, la maggior parte delle

piante terrestri a foglie laminari-pellicolari, le alghe eucariote,

alcuni licheni, tutti questi organismi possono vivere in ambienti

non soggetti a sovrariscaldamento, oppure a sovrariscaldamento

momentaneo con durate di tempo non superiori a quelle necessarie

per un recupero della situazione ottimale per traspirazione.

2.Piante relativamente tolleranti: le piante degli ambienti caldo-

aridi sono di regola capaci di termoresistenza, esse possono

sopportare per 30 min. un riscaldamento fino a 50-60 °C, oltre

70°C si arriva a a punti di non ritorno per gli eucarioti. Alcune

crassulacee possono essere immesse in acqua bollente per periodi

fino a 1 min senza subire danni.

3.Organismi tolleranti: essi sono solo procarioti come batteri,

alghe azzurre che possono raggiungere anche 90-95 °C. La morte

per danni da calore può essere determinata dalla denaturazione

proteica per rottura dei ponti di zolfo che avviene a temperature

maggiori di 60°C, in questi casi si ha accumulo di sostanze azotate

che possono diventare tossici.

Classificazione in base alla disponibilità di acqua.

La disponibilità di acqua è senz’altro uno dei principali fattori

ambientali che influenzano le piante in termini di distribuzione e

di comportamento adattativo.

•IDROFITE: adattate all’ambiente acquatico

•IGROFITE: richiedono marcata umidità atmosferica

•MESOFITE: vivono in ambienti mesici (senza particolari

problemi di bilancio idrico)

•XEROFITE: adattate a condizioni di aridità

Condizioni climatiche d'alta montagna

Piante che devono lottare contro il vento, il gelo, la copertura di

neve e la siccità presentano adattamenti specifici atti a difenderle

dalle condizioni estreme dell’alta montagna.

Il vento e il carico della neve impediscono la crescita e

l’attecchimento delle specie arboree e quindi gli arbusti si

presentano nella norma a “cuscinetto” come nel caso del ginepro

prostrato (Juniperus nana), che forma larghe macchie sempreverdi

lungo i pendii sassosi.

Il nanismo difende meglio dal vento e dagli altri agenti

atmosferici, dalla traspirazione e dal peso della neve e permette

l’insediamento e la crescita anche in piccoli spazi. In questo modo

anche alcuni piccoli arbusti con aspetto tappezzante, dotati di rami

legnosi e striscianti sulle rocce o sul terreno o addirittura

sotterranei come è il caso del salice erbaceo (Salix herbacea) ,

possono svilupparsi anche a quote rilevanti.

Il gelo e la neve condizionano a tal punto l’attività vegetativa che

le fioriture vengono regolate esclusivamente dal periodo di

scomparsa della neve.

La siccità, che non è propria solo dei climi caldi (l’acqua in alta

montagna si disperde facilmente o è presente in forma di neve o di

ghiaccio e quindi non è assimilabile dagli apparati radicali),

determina adattamenti tendenti a conservare l’acqua (piante

grasse) o a limitarne l’evaporazione attraverso la presenza di una

fitta lanugine che conferisce al fusto e alle foglie una colorazione

grigio tomentosa.

Alcune piante sono anche dotate di organi sotterranei carnosi

(bulbi, tuberi) come è il caso del comunissimo croco (Crocus

albiflorus). Pochissime e di piccola taglia sono invece le piante a

ciclo annuale: troppo breve è infatti l’estate alpina per garantire un

periodo di tempo sufficiente allo svolgimento di un ciclo

completo, a partire dalla germinazione del semi alla piena

fruttificazione e disseminazione.

La succulenza di alcune specie alpine, specialmente quelle che

vivono prevalentemente sulle rupi, risponde sempre ad una

necessità di risparmio idrico, né più né meno come le piante dei

deserti. La cosa è evidente nei Sedum e nei Sempervivum che

hanno proprio l’aspetto di piccole piante grasse, ma anche alcune

primule e sassifraghe possiedono foglie succulente.

Il rimpicciolimento può interessare anche solo alcune parti della

pianta: spesso le foglie sono minuscole e coriacee, ridotte a

scagliette o sottili aghi, una forma studiata apposta, peraltro, per

limitare ancora di più perdita di acqua per traspirazione.

A questi adattamenti se ne aggiungono altri di natura fisiologica,

non meno fondamentali anche se non visibili in modo

macroscopico. Il ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

nei suoi tessuti accumula zuccheri solubili come riserve -

anziché amido - creando nei suoi succhi cellulari una

concentrazione tale da abbassarne notevolmente il punto di

congelamento.

Specie rupicole:molte piante si adattano all’evoluzione dinamica

dei ghiaioni con apparati radicali capaci di rispondere in modo

'elastico' ai piccoli e continui movimenti del pietrame,es viola

comolia

Alcune di queste specie (dette migratrici ) non offrono resistenze

di sorta, limitandosi a ricoprire il detrito più fine con aspetto

tappezzante e con brevi radici che vanno poco in profondità ma i

loro fusticini sottili e delicati sono dotati di forte capacità

rigenerativa e pertanto, quando vengono frammentati e trascinati a

valle, sono in grado di originare nuovi cespugli, es. poaceae.

Altre specie (dette stabilizzatrici), sono viceversa fornite dì

apparati radicali più forti ed organizzati, capaci spesso di

approfondirsi notevolmente, ed in grado così non solo di ricercare

acqua e nutrienti a maggiore profondità, ma anche di operare un

primo serio tentativo di stabilizzare il pendio detritico in

movimento gravitativo. Il papavero giallo (Papaver rhaeticum),

presente sui ghiaioni calcarei, appartiene a questa seconda

categoria.

Specie rupicole costiere.

Le specie che vivono nelle fessure delle rupi devono far fronte

principalmente alla carenza di spazio, di terreno e di acqua. In

questo habitat hanno dunque avuto un buon successo le cosiddette

piante a “pulvino” che hanno un classico portamento a denso

cuscinetto, costituito da un apparato radicale normalmente

allungato ed ingrossato, capace di farsi largo nelle spaccature, e da

numerosissimi fusticini raccorciati e pluriramificati a raggiera che

si addensano tra loro creando una trama fittissima e composta

nella quale l’acqua e l&rsqu

Dettagli
A.A. 2016-2017
10 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/01 Botanica generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sarorosapower97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Botanica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Restuccia Alessia.