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FRANKENSTEIN, M. SHELLEY

M. Shelley dà vita ad un mostro senza nome, il quale prenderà poi il nome del suo creatore,

Frankenstein. “Frankenstein” e “Doctor Jekill and Mr. Hyde” declinano il tema della scienza e della

repulsione nei confronti della scienza e non a caso quest’ultimo viene composto nel periodo darwiniano.

Questi due romanzi hanno in comune anche il tema faustiano e l’origine onirica, poiché quando

sogniamo è impossibile avere un controllo razionale sui propri sogni. “Frankenstein” è la storia di uno

scienziato che ha osato troppo e non riesce più a controllare i suoi esperimenti; il romanzo fu pubblicato

per la prima volta nel 1818 ed è uno dei miti più duraturi e rivisitati della cultura occidentale. È un

racconto di terrore nato da conversazioni sul genere con il marito Shelley, Lord Byron e Polidori, e dalla

lettura di alcune ghost stories tedesche. Frankenstein si consuma al fine di scoprire il segreto della vita:

questo lo porterà a concepire un essere umano. Egli si serve di parti anatomiche sottratte a cadaveri, a

camere mortuarie e a cimiteri volendo così attuare un procedimento contrario, dalla morte alla vita. La

creatura a cui dà origine si rivela da subito mostruosa, ma malgrado l’aspetto terrificante, si rivela

desiderosa di amore e simpatia e verrà così evitata da tutti, anche dal suo creatore. Abbandonato a sé

stesso compirà una serie di delitti dettati dal bisogno di affetto e non dalla sua natura malvagia. Riesce

così a vendicarsi uccidendo il fratello più piccolo di V. Frankenstein di cui viene incolpata la bambinaia

Justine, che poi morirà in carcere; ucciderà poi anche l’amico Henry e la moglie Elizabeth durante la

notte di nozze. Alla fine, Frankenstein e il suo creatore si scontrano, ma il mostro riesce a sfuggire e

Victor più tardi muore: solo così il mostro apprende la sua solitudine, il suo desiderio di vendetta e

capisce di essere una creatura in preda al rimorso, quindi si allontana nelle regioni artiche. Questo

mostro viene descritto come un’anima romantica, amante della natura; egli stesso, essendo

consapevole della sua deformità, si definisce un “aborto di natura”. Questo romanzo da un lato è

radicato nell’Illuminismo, ma allo stesso tempo annuncia il libero esplicarsi della sensibilità romantica;

inoltre, declina moltissimi temi, quasi tutti a densità psicologica e femminile come quello della nascita,

della creazione, dell’abbandono, del narcisismo e dell’onnipotenza (delirio di onnipotenza perché crede

di poter creare la vita dalla morte). Il romanzo è presentato come un testo fantastico e perturbante. I

contenuti sono trasgressivi, c’è l’idea di creare la vita dalla morte tramite una scienza o una

pseudoscienza. Il tema del romanzo ha una rivelazione aturbologica; vi sono problemi etici ed estetici in

quanto la vita che viene creata è una creatura immonda e orrenda. È una storia che attinge alla scienza

dell’occulto e ipotizza la creazione naturale di un uomo da parte di un altro uomo, quindi rappresenta

una violazione in termini etici, morali e psicologici. Al prodigio si sostituiscono chimica e galvanismo. Il

romanzo crea dei problemi come quello della scienza che finisce per creare dei mostri e quello

dell’originaria bontà dell’uomo. Quello della creazione artificiale era stato per secoli un sogno, soprattutto

nel ‘700 in Francia dove Vancacon fabbricò tre automi che poi vennero esportati anche a Londra; inoltre,

erano stati anche effettuati dei tentativi di riproduzione della voce umana, giudicati sacrileghi. Si era

diffusa una leggenda degli Ebrei che potessero creare “golem”, ossia falsi sosia. Inizialmente questo

romanzo prende la forma di un sogno-incubo. La struttura è molto complessa, si avvale di tre narratori,

ma l’intero racconto ha come destinatario la sorella del capitano Walton. Le lettere che aprono il

romanzo formano una cornice e danno informazioni su questo personaggio. Si possono individuare tre

storie principali, ciascuna avente un proprio narratore e un proprio narrataio, al quale si riferisce l’autrice:

la prima storia è quella del capitano Walton e riguarda le sue esperienze, la seconda è quella di

Frankenstein e la terza è quella del mostro. Queste tre storie sono caratterizzate da una serie di

parallelismi e si intrecciano.

La creatura a cui dà origine Frankenstein viene definita “horrid thing”. La struttura di questo romanzo è

complessa: c’è un frame dato dalle lettere di Walton alla sorella (a cui invia anche un manoscritto),

destinataria dell’intera narrazione. È una struttura a scatole cinesi, a incastro. Ogni storia ha un suo

narratore e un suo narratario (lettore implicito e ideale a cui l’autore si rivolge). La prima storia riguarda il

capitano Walton; la seconda è quella di Frankenstein ed è adattata al piano spazio- temporale; la terza è

quella del mostro. Tutte e tre contengono dei parallelismi. Nel personaggio di Walton è individuabile il

portavoce dello spirito romantico, i cui elementi sono: la consapevolezza della natura divina intesa come

mistero da esplorare e come fonte inesauribile di rivelazione; l’esotismo, ossia il fascino esercitato dal

nord, dalle sue solitudini inesplorate (idea del viaggio verso l’ignoto concepito come avanzamento della

conoscenza); la passione per i resoconti di viaggi avventurosi (pp.15- 16); la tendenza all’isolamento

(Walton è come Frankenstein sotto questo punto di vista); il compiacimento della propria immagine sia in

Walton che in Frankenstein. Tutti questi aspetti conducono all’indipendenza e all’individualismo, e a un

gusto derivante da ciò che è proibito (trasgressione). Nella terza lettera che fa da cornice, che come le

prime due è densa di determinazione per l’impresa, si profila l’ombra della punizione (p.23). Alla fine,

Frankenstein, raccolto quasi morente da Walton, dà un avvertimento sulle possibili trasparenze della

trasgressione (somiglianza tra i due racconti). Vi è inoltre un riferimento dantesco alla “Divina

Commedia”, in particolare ai versi pronunciati da Ulisse dopo aver perduto sé stesso, la sua nave e il

suo equipaggio subendo la dannazione eterna, cosi come la subirà Frankenstein (p.31). Il romanzo ha

come sottotiitolo “The modern Prometheus”: Prometeo, avendo trovato il fuoco nella cucina di Efesto, ne

ruba una favilla trasgredendo così il divieto degli dei, e lo porta agli uomini; Zeus, re degli dei, lo punisce

incatenandolo nudo nella zona del Caucaso più esposta alle intemperie, dove poi un’aquila gli divorerà il

fegato. Nel 1818 esce un dramma lirico in versi intitolato “The Prometheus unbond”, che si rifà al

dramma di Eschilo. Da un lato è presente la brama di conquista, dall’altro l’etica umana e cristiana che

vincola Frankenstein a rispettare i limiti: c’è un’affinità tra il protagonista e Walton ed è alla base

dell’attrazione che Frankenstein esercita su quest’ultimo. La seconda narrazione costituisce un’analessi

rispetto al romanzo (l’analessi è una retrospezione, un flashback che consiste nella rievocazione di un

evento che è anteriore rispetto al punto di vista della storia in cui ci si trova). il romanzo quindi è

un’analessi condotta sul modello del Bildungsroman. Inizialmente, come Walton, anche Frankenstein è

autodidatta: è attratto dalla scienza, dalla pseudoscienza e dalle scienze esoteriche (Alberto Magno,

Agrippa e Paracelsio) (p.41). Il progetto sacrilego di Frankenstein è tracciato nel resoconto, nella brama

di penetrare nei misteri e nelle leggi etico- religiose imposte all’uomo. La pseudoscienza ha come

strumento di studio l’attrazione. Frankenstein si accosta anche alle scienze naturali, dedicandosi in

particolar modo alla chimica e alla biologia (p.51). Prima di accendere la scintilla della vita a questa

creatura e prima di andare contro le leggi divine e umane, Frankenstein è colto da segni premonitori,

come l’essere in preda ad un deperimento fisico (p.55). Frankenstein è il primogenito di una famiglia

repubblicana illustre; cresce in un ambiente illuminato, saturo di stimoli e manifesta fin da giovane

questa sua sete di conoscenza e curiosità. Prima di partire per l’università, viene colpito da un lutto

familiare, la morte della madre (p.44). Elizabeth è la ragazza che viene adottata nella famiglia di

Frankenstein: si ammala di scarlattina e la madre di Frankenstein per curarla, muore di questa malattia.

Lo scopo di Frankenstein è quindi quello di rendere l’uomo invulnerabile da ogni morte, se non violenta,

e si dedica alla ricerca della pietra filosofale e dell’elisir della lunga vita. Come Faust, si accosta

all’alchimia; è affascinato dalla chimica e dall’elettricità, e senza timore di violare l’ordine naturale della

scienza e della religione e con la consapevolezza di addentrarsi nell’ignoto, persegue il miraggio di dare

vita a fantasmi o demoni torturando gli animali vivi per formare creta inerme e rubando dai cimiteri.

L’orgoglio della scoperta sarà accompagnato da un castigo tremendo e le conseguenze di questo gesto

ricadranno sull’amico, sul fratellino, sui servi e sulla moglie. Frankenstein alla fine morirà di stenti nel

vano inseguimento della sua creatura. La scena della creatura e del risveglio è una di quelle più potenti,

ma è condotta con maestria: il linguaggio è aulico e miltoniano (p.58). Orrore e disgusto sono due

termini chiave che definiscono l’atteggiamento di Frankenstein nei confronti della propria creatura.

Inizialmente è incapace di dormire, dopodiché farà un sogno che appare come legame intimo tra la

ricerca del principio della vita e l’esperienza del lutto e della morte. C’è un nesso tra la vita e la morte

(creazione e distruzione). Quasi tutte le letture psicoanalitiche sono concentrate in quest’interpretazione

del sogno: Elizabeth subisce una metamorfosi e si trasforma nel cadavere della madre.

Il mostro è una figura dell’eccesso in tutti i sensi, è un’eccezione in rapporto all’umanità. L’etimologia

della parola mostro (dal latino mostrum) rimanda al meraviglioso, al portento, a qualcosa di eccezionale

che va contro la natura, a un segno divino. Ma poiché ha la stessa radice di monere, che in latino

significa ammonire, il termine finisce per avere un altro significato disciplinare e definisce così

un’aberrazione, qualcosa che deve essere quindi punito. La creatura di cui si sta parlando è possente,

ha una forz

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
7 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia7391 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Vanon Michela.