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Le consonanti dell’italiano sono 23, con le approssimanti e con le 7 vocali arriviamo
a 30 fonemi. Nel sistema fonologico italiano è rilevante la distinzione di durata tra
consonanti brevi o lunghe; questa opposizione si realizza solo quando la
consonante è in posizione intervocalica. Le consonanti che hanno realizzazione
intensa in posizione intervocalica sono 5; 3 hanno solo realizzazioni tenue. Inoltre,
alcune possono anche essere intense anche se all’inizio di una parola, quando
vengono a trovarsi in posizione intervocalica. Dal punto di vista della divisione in
ambisillabiche,
sillabe, le consonanti intense, sono considerate ovvero appartenenti
a due sillabe diverse.
Dittongo e iato
Il dittongo è dato dalla sequenza di due vocali appartenenti alla stessa sillaba. Di
questi due foni uno solo costituisce il nucleo della sillaba ed è a tutti gli effetti una
vocale, l’altro sarà invece classificato come semiconsonante, se precede la vocale
nucleo della sillaba; semivocale se la segue. Quando il
nucleo è preceduto da una semiconsonante si ha un dittongo ascendente; quando è
seguito da una semivocale si ha un dittongo discendente.
Quando due vocali contigue rimangono separate ovvero quando ciascuna vocale è
nucleo di una diversa sillaba si produce lo iato e ciò avviene in 3 casi:
i, u;
Quando si incontrano due vocali diverse da
i u
Quando una delle due vocali è una oppure una e porta l’accento;
i u.
Nelle parole derivate e composte in cui il primo elemento termina per o per
Allofoni
Gli allofoni (o varianti combinatorie) sono due foni che si alternano in base al contesto
dei foni che seguono o precedono. Le varianti combinatorie di un fonema sono tra loro
in distribuzione complementare, ovvero in un determinato contesto fonologico
troviamo l’una o l’altra. Oltre alle varianti combinatorie, abbiamo le varianti libere
ovvero le variazioni nella realizzazione di un fonema legate a caratteristiche individuali
di pronuncia. Il sistema fonologico italiano presenta due aree di variazione allofonica:
1. Le consonanti nasali si assimilano parzialmente (solo per il luogo di
velare
articolazione) alla consonante seguente. Quindi la /n/ diventerà: di fronte
labiodentale
ad occlusiva velare sorda7sonora; quando è seguita da fricative
labiodentali;
2. Le vocali toniche si allungano in sillaba aperta. In italiano, la durata della vocale
non ha rilevanza fonologica, ma esiste una regola che determina l’allungamento
automatico della vocale tonica quando si trova in sillaba aperta. Per esempio
la /a/ di capo è foneticamente lunga, al contrario della /a/ di gatto,
foneticamente breve perché si trova in sillaba chiusa. Questa regola non è
applicabile alle vocali toniche a fine di parola che rimangono foneticamente
brevi.
Raddoppiamento fonosintattico
Nella pronuncia dell’italiano, in particolare dalla Toscana in giù, e quindi non nell’Italia
settentrionale, la consonante iniziale si allunga in determinate circostanze per influsso
della parola precedente. Questo fenomeno si chiama raddoppiamento fonosintattico
perché non avviene all’interno della parola ma al confine fra due parole e riguarda
quindi anche la sintassi. Le classi di parole che generano raddoppiamento sono:
- I monosillabi con accento grafico (è, dà, lì..);
- Alcuni monosillabi senza accento grafico (a, blu, che, do, ha, fa, qui, re, sa..);
- Lettere dell’alfabeto di una sola sillaba pronunciate per esteso (bi, ci, di..);
- Tutti i polisillabi tronchi (città, perché, sentì..);
- Alcuni polisillabi piani (come, dove, sopra..)
Il raddoppiamento, graficamente, non è rappresentato tranne in casi in cui le parole
non siano unite tipo: appena, chissà, cosiddetto ecc..
Ci sono due spiegazioni differenti al fenomeno del raddoppiamento:
Dal punto di vista diacronico si può spiegare la maggior parte dei casi di
o raddoppiamento come assimilazione regressiva, prodottasi al confine di due
parole, tipo Admitto, ad me= a me.
Dal punto di vista sincronico ci sono due spiegazioni; uno dal punto di vista della
o struttura
L’accento
L’accento italiano ha 3 caratteristiche:
1. Intensivo: la sillaba tonica è pronunciata con maggiore intensità articolatoria
rispetto alle sillabe atone;
2. Posizione libera: non è possibile predeterminare la posizione dell’accento;
3. Valore distintivo: la sola differenza nella collocazione dell’accento è
sufficiente a distinguere parole diverse (creare quindi coppie minime);
A seconda della sillaba colpita dall’accento le parole si distinguono in:
Tronche: accento sull’ultima (16%)
Piane: accento sulla penultima (75%)
Sdrucciole: accento sulla terzultima (8%)
Bisdrucciole: accento sulla quartultima (1%)
Trisdrucciole: accento sulla quintultima (1%)
Le norme ortografiche dell’italiano prevedono l’uso dell’accento grafico nei polisillabi
tronchi e in alcuni monosillabi tonici; non si accettano invece le parole piane e
sdrucciole. L’unico caso in cui la posizione è vincolata è in parole di due o tre sillabe,
se la penultima è chiusa, l’accento non può cadere sulla terzultima. Fanno eccezione
alcuni toponimi come Taranto, Otranto, Levanto. Tolti questi casi, le parole sdrucciole
hanno la penultima sillaba aperta.
La sillaba
La sillaba è una porzione di parola compresa tra un minimo di sonorità e il minimo
successivo. Fra questi due minimi si colloca un vertice, ovvero un picco di sonorità e
intensità articolatoria che viene chiamato nucleo della sillaba. Nelle varie lingua del
mondo, il ruolo del nucleo può essere svolto da vocali e consonanti più aperte, ovvero
sonoranti. Il nucleo rappresenta il fulcro della sillaba ed è l’unico elemento
indispensabile; possono infatti esistere sillabe create dal solo nucleo, oppure
accompagnate a sinistra dall’ attacco, e a destra dalla coda. La coda è presente solo
nelle sillabe chiuse, ma anche nelle sillabe aperte si viene comunque a creare una
sorta di coda in seguito all’allungamento della vocale. La struttura della sillaba e la sua
sonorità può essere rappresentata tramite un grafico (vd appunti e libro). In italiano, il
tipo sillabico più diffuso è CV (consonante-vocale) a cui susseguono CVC e V. L’attacco
sillabico, in italiano può contenere fino a tre consonanti, mentre la coda hanno
normalmente un elemento. In alcuni casi possiamo avere cose con due consonanti, ma
capita spesso per i prestiti da altre lingue. L’italiano possiede in tutto 26 tipi sillabici,
più dello spagnolo e del francese, ma di meno rispetto al tedesco e all’inglese che ne
contano 39. La lingua italiana è regolata da 2 principi sillabici:
Principio dell’isocronia:
1. (ovvero uguale durata) (es. Italiano) In una parola, le
sillabe toniche hanno una durata leggermente maggiore rispetto alle sillabe
atone, e le sillabe atone hanno tra loro la stessa durata; di conseguenza una
parola più lunga avrà una durata più lunga rispetto ad una parola più corta.
Principio dell’isocronia accentuativa:
2. (es. inglese) la sillaba tonica ha durata
maggiore, mentre la sillaba atona tende ad essere tanto più breve quante più
sillabe contiene la parola; quindi più sillabe avrà una parola, più la durata si
restringerà. Ciò porta effetti importanti sul ritmo e sulla musicalità.