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SINDROME DI ASPERGER
Laura Crespi - Fondamenti neurobiologici e genetici
Malattia apparentata all'autismo per l'interazione sociale e l'abitudinarietà. Piccoli professori, Hans Asperger chiamò i suoi pazienti basandosi sull'idea che bambini o persone poco più che adolescenti potevano avere un bagaglio di conoscenze nei loro campi d'interesse pari o superiore a quello dei professori universitari. Essi usano un linguaggio forbito e hanno conoscenze specifiche, perché gli individui con questa sindrome hanno un'intelligenza del tutto normale, o in qualche caso addirittura superiore alla norma, a scapito però d'una capacità d'interazione sociale nettamente inferiore.
Cos'è? La Sindrome di Asperger è considerata un disordine pervasivo dello sviluppo apparentato con l'autismo e comunemente considerato una forma dello spettro autistico "ad alto funzionamento".
Il termine "Sindrome di Asperger" venne coniato dalla psichiatra inglese Torna Wing in una rivista medica del 1981; lo chiamò così da Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni novanta. Generalmente si ritiene che si tratti di un tipologia autistica caratterizzata da difficoltà nelle relazioni sociali piuttosto che da un'accentuata alterazione della percezione, rappresentazione e classificazione della realtà, come nell'autismo classico. E cosa comporta? Una certa percentuale di individui con Sindrome d'Asperger appaiono quasi nella norma nella loro capacità di leggere le espressioni facciali e le intenzioni degli altri. Spesso continuano a mostrare però difficoltà nel fissare negli occhi le altre persone, ritenendo il contatto visivo altamente ansiogeno, mentre altri viceversa possono mantenere l'incontro visivo in modo eccessivamente fisso, che puòessere avvertito come disturbante per le persone comuni. Appaiono quindi incapaci di comprendere gli stati emotivi altrui attraverso i diversi indizi derivanti dal linguaggio corporeo e dalle inflessioni della voce o dalla stessa situazione relazionale = mancanza di empatia (es. può accadere che esse osservino un sorriso senza riuscire a capirne il significato o magari interpretandolo come una semplice smorfia). La sindrome di Asperger si manifesta con una pronunciata tendenza alla distrazione, con gestualità fortemente ridotta, goffaggine nei movimenti, forte attaccamento alle abitudini, eccessiva attenzione ai particolari e comportamenti ripetitivi. Implica un intenso livello d'attenzione su determinate cose che interessano ed è spesso caratterizzato da facoltà e passioni davvero particolari. Moltissimi degli interessi sono specificamente rivolti ad argomenti scientifici, specialistici che richiedono un dettagliato approfondimento. Generalmente attratti da
Attività in cui si possa ritrovare un certo ordine, una determinata logica, come per esempio le classificazioni, le date e simili. Quando questi particolari interessi coincidono con un obiettivo materiale e socialmente utile, il soggetto può portare avanti una vita di successo. Nello sforzo per soddisfare questi interessi, l'individuo spesso manifesta ragionamenti estremamente sofisticati, un'attenzione pressoché ossessiva rivolta ai dettagli delle cose o della comunicazione, una memoria focalizzata e idetica-visiva, eminentemente sulle immagini visuali, detta Genetica della sindrome di Asperger.
Le cause sono ignote, sono stati fatti solo studi genetici. Di solito hanno un particolare profilo genetico, ossia varianti alleliche solitamente presenti in questi individui → profilo di predisposizione. I maschi hanno una probabilità molto più elevata delle femmine di essere affetti.
Alcune delle varianti alleliche che si osservano nell'autismo classico, si osservano anche nella sindrome di Asperger, perché vi sono caratteristiche cliniche sovrapponibili.GENI E COMPORTAMENTO
Quale contributo forniscono i geni al comportamento?
Esiste nel comportamento dell'uomo una componente genetica?
La risposta a questo interrogativo è ancora oggetto di controversia.
Alcuni studi sono stati condotti su gemelli identici (omozigoti).
I gemelli identici hanno in comune tutto il patrimonio genetico e quindi rappresentano la coppia di individui geneticamente più simili di cui è possibile disporre. Pertanto, le somiglianze esistenti fra gemelli identici che sono stati separati all'inizio della vita e sono cresciuti in famiglie diverse, sono da attribuire al patrimonio genetico più che all'ambiente in cui si trovano a vivere.
Correlazioni fra gemelli omozigoti cresciuti insieme (MZT) e in ambienti diversi (MZA)
Hanno valutato coppie di
gemelli omozigoti, alcune cresciute insieme e alcune in ambienti diversi. Hanno fatto eseguire a loro alcuni test (test misurazione della personalità, interessi occupazionali, attitudini religiose, attitudini sociali). Non emergevano differenze nel test della personalità sia se erano cresciuti insieme sia in luoghi diversi. La grossa differenza è data dal test degli interessi occupazionali → influenza ambientale ed educativa; anche nelle attitudini sociali non religiose vi è molta differenza. Non vi sono differenze significative nelle attitudini religiose.
Conclusioni:
- I gemelli identici hanno in comune un considerevole numero di tratti comportamentali, quali le preferenze relative ad interessi religiosi e vocazionali.
- I gemelli identici possono differire invece significativamente in quanto ad interessi occupazionali e attitudini sociali non religiose.
- Dai
Laura Crespi - Fondamenti neurobiologici e genetici
risultati di questi studi si evince che il comportamento dell'uomo, per alcuni suoi aspetti, ha una importante componente ereditaria, ma anche l'ambiente può influire significativamente sul comportamento. Dibattito:- I risultati di questi studi sono stati accettati solo da una parte dei ricercatori e sono tuttora motivo di un acceso dibattito, soprattutto in merito al fatto di ritenere che l'interesse religioso nasca da una base genetica.
- Coloro che sono contrari a questi risultati asseriscono che i test somministrati non sono all'altezza della materia in analisi.
- Le ricerche sui gemelli identici sembrano indicare che la componente genetica giochi un ruolo importante sul comportamento umano, ma non sono in grado di fornire informazioni su quanti e quali siano i geni implicati in quest'ambito.
- I geni non codificano direttamente un comportamento; o meglio, un singolo gene non può codificare un comportamento. Il comportamento
Il testo prende origine da circuiti nervosi che comportano la presenza di molti neuroni, ognuno dei quali esprime particolari geni, che presiedono alla sintesi di particolari proteine.
- Per lo sviluppo di un circuito nervoso sono necessarie molte proteine diverse.
- Il fatto che siano implicati diversi geni non significa tuttavia che ogni singolo gene non sia essenziale per l'espressione di un comportamento: sebbene la maggior parte dei tratti comportamentali siano poligenici, alterazioni di singoli geni in grado di influire sul comportamento sono stati documentati nell'uomo.
Le mutazioni di singoli geni possono provocare deficit motori e cognitivi.
Uno dei primi tratti genetici analizzati in relazione ad una malattia degenerativa del sistema nervoso è stato un GENE IT-15, la cui disfunzione determina il morbo di Huntington.
- Incidenza: 5 individui su 100.000, uomini e donne con uguale frequenza
MORBO DI HUNTINGTON
Malattia autosomica a trasmissione dominante.
Nel 1872 un
medico di New York, George Huntington descrisse una malattia neurodegenerativa, che aveva osservato in diversi pazienti. Questa malattia si presentava con quattro caratteristiche:
- Ereditarietà
- Corea (movimenti rapidi, incessanti e a scatti)
- Demenza
- Morte, dopo 15-20 anni dall'esordio (l'età d'esordio è intorno ai 40-50 anni).
Nella maggior parte dei pazienti insorge nella quarta o nella quinta decade di vita, cioè quando la maggior parte degli individui si sono già sposati e hanno avuto figli.
Ciascun discendente di un genitore colpito dalla malattia ha il 50% di probabilità di ereditarla.
Il morbo di Huntington è dovuto a mutazioni in un gene autosomico dominante localizzato sul cromosoma 4.
Il gene della corea di Huntington è stato identificato nel 1993, si trova sul cromosoma 4 ed è responsabile della malattia.
èstato chiamato con una sigla: IT-15. Questo gene contiene le informazioni necessarie per la produzione di una proteina chiamata huntingtina (è una proteina salvavita per i neuroni in realtà). Le persone affette presentano alterazioni nel gene dell’huntingtina, e per questo le loro cellule producono una forma anomala di questa proteina. A partire dalla scoperta del gene, gli scienziati hanno focalizzato i loro studi sull'huntingtina mutata per comprendere i meccanismi attraverso cui essa porta alla degenerazione neuronale e allo sviluppo della malattia. Ciascun individuo possiede due copie del gene associato alla malattia di Huntington. Nei malati una di queste copie presenta un’alterazione particolare, detta mutazione.
Nel gene dell’huntingtina è presente una regione in cui una "tripletta" di 3 basi nucleotidiche (CAG) si ripete un certo numero di volte. Il gene non-mutato dell'huntingtina contiene poche ripetizioni della tripletta.
fino a un massimo di 35, mentre nel gene mutato la tripletta è ripetuta per un numero di volte molto più alto, a partire da 36-40 fino a più di un centinaio. Queste triplette sono nella parte codificante del gene, nell'esone 1; questo comporta che avrà più amminoacidi. In altre parole si tratta di una modificazione nella lunghezza di una particolare regione del gene. Quest'espansione provoca delle modificazioni nella conformazione e nell'attività dell'huntingtina che, presumibilmente, ne alterano la funzione.
Nei malati di Corea di Huntington si trova quindi una copia del gene IT-15 normale e una copia del gene contenente l'espansione, che si associa alla patologia. La lunghezza del tratto espanso può variare da paziente a paziente. Gli scienziati hanno scoperto che vi è un certo grado di correlazione tra il numero di ripetizioni della tripletta e l'età di insorgenza dei sintomi.