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GITTATA CARDIACA
Il volume medio di gittata cardiaca è pari a 5-6 litri al minuto, ed ognuno di noi a
riposo consuma circa ¼ di litro al minuto. Questo ultimo valore durante l’attività
sportiva può arrivare anche a 5 litri al minuto in soggetti particolarmente allenati.
Perché aumenta la gittata cardiaca durante l’esercizio fisico? Aumenta con l’aumento
del bisogno di ossigeno. Aumenta la necessità di ossigeno, quindi aumenta la
frequenza dei battiti e successivamente aumenta la gittata cardiaca. All’aumentare
dell’intensità di lavoro la gittata sistolica può raddoppiare.
Come si misura la gittata cardiaca?
Dove il consumo di ossigeno è misurato in mL di ossigeno al minuto. La differenza sta
per sangue arterioso meno sangue venoso. Il sangue arterioso è uguale dappertutto,
mentre quello venoso varia da organo ad organo. La formula per calcolare la gittata
può essere anche la seguente:
Dove f.c. è la frequenza cardiaca, e è il volume di sangue.
L’atleta ha un volume di eiezione sistolica a riposo molto maggiore: a parità di
consumo di ossigeno gli basta una frequenza cardiaca minore. In un soggetto allenato
è difficile misurare la frequenza cardiaca. I valori di frequenza cardiaca, gittata
cardiaca,… dipendono anche dalla componente genetica. Il polso di ossigeno è la
quantità di ossigeno utilizzata dalla periferia per ogni battito cardiaco. Il rapporti tra
frequenza cardiaca e consumo di ossigeno è costante, perciò il consumo di ossigeno
della periferia per battito.
DISTRIBUZIONE GITTATA CARDIACA (flusso ematico)
RIPOSO LAVORO MAX
CERVELLO 0,75 0,75
CUORE 0,25 1,25
MUSCOLO 1,00 20,00
SPLANCNOCRANIO 1,20
PELLE 0,50
APPARATO RESPIRATORIO Km Pb
L’aria è una miscela di gas dettata da una composizione 0 760
1 669
atmosferica: 2 589
ELEMEN NOME PERCENTUALE 3 519
TO 4 457
azoto 78,08 5 403
5,45 380
Ar argon 0,93 5
ossigeno 20,95
Anidride 0,04
carbonica
In alta quota non cambiano mai le composizioni, ma cambia la pressione, cioè il
numero di molecole di gas diminuisce e quindi diminuisce la pressione. La pressione,
in mm Hg, si calcola così:
In base a questa formula ricaviamo i vari valori in base all’altezza in km (tabella
sopra).
Quando parliamo di respirazione parliamo di litri di ossigeno, ma non è molto corretto
in quanto dovremmo tenere conto di pressione, volume, temperatura, secondo la
legge dei gas:
N sta per numero di moli. Se noi raddoppiamo il volume dimmezzando la pressione,
riproponiamo la situazione nell’everest: per consumare la stessa quantità di ossigeno
servirà il doppio dell’aria.
1mole di gas secco a 760 mm Hg e 0 gradi centigradi occupa un volume di 22,4 litri.
Dobbiamo misurare però in condizioni uguali di pressione e temperatura. Ma esiste un
altro inconveniente: l’acqua (umidità) contenuta nell’aria.
Il polmone è contenuto nella gabbia toracica. La tendenza del polmone al collasso è
uguale e contraria a quella di espansione della gabbia toracica. I muscoli intercostali
tirano su le costole per aumentare il volume della gabbia; il diaframma si abbassa
durante l’inspirazione, innervato dal nervo frenico. I muscoli inspiratori sono muscoli
volontari, ma contrariamente a muscoli quali il bicipite si attivano ritmicamente perciò
non serve che siano attivati ritmicamente. Se entra circa ½ litro a ciclo respiratorio, ne
entrano 15 di litri al minuto, ma si può arrivare anche a circa 100 litri al minuto.
RIPARTIZIONE VOLUMI POLMONARI
Capacità Polmonare Totale (CPT) = quantità totale e massima di aria che il polmone
può contenere
Capacità Funzionale Residua (CFR) = punto di equilibrio del sistema toraco-polmonare,
corrispondente alla fine di un inspirazione tranquilla
Capacità Inspiratoria (CI) = volume di aria che può essere introdotta nei polmoni con
un’inspirazione forzata e massimale
CFR = VR (Volume Residuo) + VRE (Volume di Riserva Espiratoria)
CI = VC (Volume Corrente) + VRI (Volume di Riserva Inspiratoria)
Capacità Vitale (CV) = VRI + VC + VRE
La ripartizione dei volumi respiratori polmonari può essere effettuata mediante
spirometro, ad eccezione del volume residuo. Il volume residuo può essere misurato
mediante elio:
La massa totale dell’elio non può uscire dalla campana dello spirometro perciò resta
uguale, perciò quando respiro viene distribuito non solo nel volume dello spirometro
ma anche nel volume residuo. Misuro l’elio e tramite una semplice equazione trovo il
VR (Volume Residuo).
Durante il lavoro muscolare aumentano sia il volume che la frequenza respiratoria. La
correlazione tra battiti cardiaci e atti respiratori, pari a circa 4:1, viene mantenuta
anche durante il lavoro muscolare intenso.
L’alveolo polmonare è costituito da muscolatura liscia, fibre di elastina e capillari. Gli
alveoli possono essere considerati come una sfera. La tensione superficiale su di essi
tende a ridurne le dimensioni e la circonferenza: questo determina un aumento della
pressione interna. La pressione è correlata al raggio.
FASI DELLA RESPIRAZIONE
Iniziamo con la fase di CFR (Capacità Funzionale Residua), durante la quale vi è un
perfetto equilibrio interno-esterno del sistema, alla fine di una espirazione: la forza che
porta il polmone al collasso è pari alla forza dei muscoli intercostali.
Nella seconda fase alla CFR aggiungiamo 1 litro di aria: la tendenza al collasso del
polmone è aumentata, perciò i muscoli dovranno aumentare l’intensità per equilibrare
la tensione. Infatti, nella relazione P = T + M il polmone (P) tende maggiormente al
collasso, e la forza di espansione del torace (T) diminuisce, perciò i muscoli (M) devono
compensare aumentando l’intensità.
A questo punto se aggiungiamo un ulteriore litro di aria (CFR + 2 litri), anche il torace
tenderà a collassare perché ha superato una certa misura. I muscoli inspiratori perciò
dovranno aumentare lo sforzo per mantenere l’equilibrio del sistema.
Se invece togliamo alla CFR 1litro, siamo nella fase di espirazione: se metto un tappo,
la pressione cala.
Il mediastino è lo spazio tra i due polmoni, dove passa la trachea; lo spazio pleurico è
sede di pressione negativa. Quando respiriamo i polmoni seguono la gabbia toracica
ed il diaframma
3 mm Hg = 5 cm di acqua
Il sistema toracico-polmonare tenderà sempre alla CFR. La compliance, o
distensibilità, si misura:
Il rapporto ossia tra differenza di volume e differenza di pressione. Chiudendo le vie
aree posso misurare il sistema. Il triangolo che nel grafico pressione/volume del
polmone esprime il lavoro dei muscoli inspiratori non viene perso, ma restituito
tramite energia elastica per la respirazione successiva.
Secondo la legge di Dalton, perdiamo circa 47 mm Hg a causa dell’umidità.
Il trasportatore di ossigeno è l’emoglobina, un tetramero con al centro il gruppo EME
contenente ferro che si lega all’ossigeno in modo reversibile. Abbiamo ogni litro di
sangue circa 150 g di Hb (emoglobina), ed ogni grammo di Hb lega circa 1,35 mL di
ossigeno. La capacità massima di trasporto di sangue perciò supera i 200 mL di
ossigeno al litro di sangue. Una piccolissima parte di ossigeno (3 mL) non viene legata
all’emoglobina ma disciolta nel sangue.
La pressione di ossigeno a livello di sangue arterioso è di 100 mm Hg, ed a livello di
sangue venoso misto è di circa 40 mm Hg. La saturazione è pari a:
La mioglobina è un monomero situato nei globuli rossi, con funzione di facilitare il
passaggio dell’ossigeno.
Ricordarsi bene la formula del consumo di anidride carbonica:
Ad ogni atto respiratorio entrano circa 500 mL di cui 150 restano nello spazio vuoto e
350 vengono effettivamente respirati. Ogni minuto compio circa 15 atti respiratori.
La curva di dissociazione dell’anidride carbonica nel sangue a livelli di 95 mm Hg
(sangue arterioso) e 45 mm Hg (sangue venoso misto).
Perché iperventiliamo? L’aumento della pressione dell’anidride carbonica provoca
aumento della ventilazione polmonare, quindi è uno stimolo dell’iperventilazione. Nelle
cellule sensibili del glomo carotideo avvengono dei processi stimolati dalla
diminuzione della pressione dell’ossigeno e dall’aumento della pressione dell’anidride
carbonica, provocando aumento della ventilazione. In alta quota la prima risposta è
l’aumento della ventilazione, causato dalla diminuzione della pressione di ossigeno.
L’ipossia è la diminuzione della pressione atmosferica di ossigeno.
Cosa determina l’aumento della ventilazione alveolare durante il lavoro muscolare? Ci
sono 3 ipotesi: centrale, meccanica e chimica riflessa, aumento temperatura corporea.
LAVORO MUSCOLARE
La massa muscolare rappresenta circa il 40% della massa corporea. Contiene una
percentuale di pari a circa 75-80%. La densità media è pari a circa 1,05 g/mol.
Il fabbisogno di ossigeno ( ) a riposo è pari a circa 3mL/Kg x min, invece in
condizioni di lavoro intenso al massimo è pari a 150. Il muscolo infatti a riposo
consuma meno ossigeno di altri organi ma in attività intensa l’ossigeno si moltiplica in
maniera esponenziale.
Il flusso ematico a riposo è pari a circa 40 mL/Kg x min; in condizioni di lavoro
massimale è circa 800 mL/Kg x min.
L’impulso nervoso arriva in specifiche zone della membrana muscolare, e le invade. Il
reticolo sarcoplasmatico di colpo diventa permanente agli ioni calcio. Il via della
contrazione viene dato dall’impulso nervoso, attraverso la depolarizzazione del
reticolo sarcoplasmatico, permeabile di colpo agli ioni calcio. Quando non arrivano più
stimoli il reticolo recupera i suoi ioni calcio.
Le fasi sono:
1) A+M x ADP x Pi arresto del ciclo del muscolo rilassato per azione dei
meccanismi di regolazione
2) A-M x ADP x Pi associazione
3) A-M dissociazione di ADP e Pi (arresto di questo passo in assenza di ATP, rigor
mortis)
4) A-M x ATP fissazione ATP
5) Dissociazione, idrolisi parziale
Ogni unità motrice può essere attivata con una diversa frequenza di scarica. Se un
motoneurone controlla 3 fibre muscolari di 1 muscolo (es: occhi) avrà una netta
precisione del movimento eseguibile dal muscolo; se invece un motoneurone controlla
un grande numero di fibre muscolari (es: glutei), abbiamo una scarsa precisione del
movimento. C’è una spiegazione chimica ed una meccanica per tutto ciò.
Come possiamo stimolare un muscolo