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SONNO
L’elettroencefalogramma (EEG) mostra delle onde, che in stato di
veglia sono ad alta frequenza e bassa ampiezza, perché c’è un’attività
generale di tutti i neuroni che viaggiano in maniera indipendente. Man
mano che il sonno diventa più profondo, l’ampiezza aumenta e la
frequenza si riduce, cioè i neuroni iniziano ad andare in maniera
sincronizzata, e compaiono delle onde delta, tipiche del sonno.
Sempre durante il sonno può verificarsi una situazione in cui l’EEC
registra delle onde simili a quelle della veglia, e durante questa
situazione gli occhi (benché a palpebre chiuse), hanno dei movimenti
rapidi; esso è il sonno REM (Rapid Eyes Movements), e in quel
momento il soggetto sta sognando. Durante le 8 ore di sonno un
soggetto alterna fasi di sonno profondo e fasi REM. Questa attività
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comporta una regolazione del dispendio energetico, perché il dispendio energetico è maggiore
durante la veglia rispetto a durante il sonno è importante la fisiologia del sonno, perché chi dorme
di più da un lato consuma meno di chi dorme meno, ma chi dorme meno ha più frequentemente
un’alterazione del comportamento alimentare. Ogni persona ha una durata del sonno diversa. Tutto
ciò ha un riflesso nutrizionale difficile da quantificare. Una seconda importante implicazione è che
per qualche ragione non chiara, è che di solito un’obesità grave si associa a dei disturbi del sonno;
questo perché l’obesità grave altera la fisiologia respiratoria e la ventilazione. Un soggetto
gravemente obeso ha delle apnee notturne, che causano disturbi del sonno; tale soggetto non
dorme bene, ma poi si addormenta durante il giorno (OSAS - Sindrome di Pickwick). La sindrome di
apnea notturna è una causa di incidenti stradali, perché il soggetto si addormenta improvvisamente
mentre guida, ma anche problematiche cardiovascolari e morte improvvisa.
L’alterazione delle fasi del sonno porta a un’alterazione del ritmo circadiano.
EMOZIONI
Non riusciamo bene a catalogare le emozioni, perché le persone non hanno una vera percezione
cosciente dell’emozione. L’emozione viene generata nel sistema limbico, e noi riconosciamo le
emozioni non direttamente, ma soprattutto dalle modificazioni neurovegetative che l’emozione ci
causa, es. mani fredde e batticuore. Io ho degli stimoli sensoriali o pensieri, che traggo dalla memoria,
e posso rielaborarle nelle aree associative della corteccia, e ripensare a queste cose genera
un’emozione, ossia un cambiamento del mio status che genera delle risposte stereotipate; il sistema
limbico genera un cambiamento di stato (emozione) che in parte porta ad un’azione sull’ipotalamo,
con cambiamenti ormonali o riposte vegetative o risposte motorie, ma ho anche delle percezioni a
livello della corteccia, che derivano dalla registrazione (sensing) delle modificazioni del mio ambiente
(soprattutto interno).
Molte strutture sono coinvolte nella produzione di emozioni, sia perché elaborano le sensazioni sia
perché producono le risposte ad esse associate. Le aree associative della corteccia integrano pensieri
ed informazioni sensoriali, comunicandoli al sistema limbico. Il sistema limbico crea le emozioni, di
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cui però non siamo consapevoli finché non vengono trasmesse alla corteccia per la percezione. Nel
frattempo, il sistema limbico comunica le emozioni all’ipotalamo, che è responsabile delle risposte
stereotipate associate alle emozioni, inclusi cambiamenti ormonali (es. rilascio di adrenalina), risposte
motorie (es. atteggiamento minaccioso) e risposte vegetative (es. alterazione della frequenza
cardiaca e respiratoria).
RISONANZA FUNZIONALE
Essa ci dice quando noi abbiamo degli stimoli, registra dei cambiamenti, di flusso sanguigno, es.
vasodilatazione dei vasi a contatto con le meningi perché la richiesta metabolica diventa superiore.
Si può anche usare la PET, in cui infondo un marcatore (es. fluorodesossigluclosio), che emette dei
positroni, che possono essere registrati. Ci sono altre forme di risonanza in cui si usano dei tracciati.
Gli alimenti ci danno delle sensazioni, perché attivano delle aree, es. nel rewarding (gratificazione)
del cibo sono implicati i recettori per gli endocannabinoidi (stimolati anche da cannobinoidi della
cannabis), che sono neurotrasmettitori endogeni. Un tempo c’era un farmaco (Rimonabant) che
impediva questo meccanismo di rewarding e quindi es. mangiando i cioccolatini non si provava
piacere, ma ci sono stati suicidi e il farmaco è stato ritirato.
FAME E SAZIETÀ
La fame e la sazietà sono controllate dall’ipotalamo. I neuroni nell’ipotalamo baso-mediale stanno
sopra l’ipofisi e sono importanti nella modulazione delle risposte neuroendocrine. Nell’ipotalamo ci
sono aree che integrano informazioni nutrizionali esterne e quelle interne, che ci permettono di
regolare il comportamento ingestivo, es. vedo della pizza e sento fame: mangio e quando mi sento
sazio smetto, anche se c’è ancora pizza. Ci sono neuroni che vengono stimolati dal
neurotrasmettitore GABA (o legati all’NPY o AGRP) e altri legati alla propiomelanocortina, precursore
dell’ACTH (POMC CART). Il primo generalmente eccita e dà senso di fame, mentre il secondo inibisce,
dando sazietà e vengono regolati indipendentemente. Il centro esecutivo che sblocca il
comportamento ingestivo o lo blocca, nasce dall’integrazione di segnali interni (dall’ipotalamo e dal
tronco encefalico, che danno set point). Es. l’aumento di cortisolo per stress o se assunto per terapia,
ci fa mangiare di più; gli stimoli dall’intestino quando è pieno ci fanno sentire sazi; i livelli di glicogeno
epatico mandano segnali a seconda che siano alti (sazietà) o bassi (fame); oppure ancora dagli
adipociti viene secreta leptina, ormone che dà sazietà e quando questo si riempie viene bloccata la
fame, mentre quando si svuotano perché rilasciano substrati energetici si abbassano i livelli di leptina
e si sblocca il meccanismo della fame. Ci sono segnali che derivano quindi dalle scorte energetiche,
dal lume intestinale, dai metaboliti e dalla glicemia. Ci sono poi segnali dall’ambiente esterno
(nutrizionale) che incidono molto, insieme alla memoria che abbiamo del cibo o del piacere che ci
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fanno provare alcuni cibi. Quest’ultimo aspetto influisce molto sulle nostre scelte alimentari. I 2
segnali si integrano per decidere se sbloccare o bloccare il meccanismo della fame, grazie a dei
neuroni, che si trovano nell’ipotalamo baso-mediale.
La memoria, attraverso il feedback edonico, è la condizione le nostre scelte alimentari. L’ipotalamo
riceve informazioni dall’esterno e dall’interno attraverso la corteccia e il sistema limbico.
Dall’ambiente esterno riceviamo informazioni anche dai sensi (gusto, olfatto, udito) e si attinge dalla
memoria, dall’apprendimento e dal sistema di controllo esecutivo, che stabilisce i pro e i contro del
consumo di un certo alimento, quindi agisco sull’ipotalamo che integra gli input e poi si sblocca o
blocca il comportamento ingestivo. Il tronco encefalico influenza il controllo del pasto mentre lo
assumo, attraverso informazioni sensoriali e controllo motorio, che porta poi alla digestione e
all’assorbimento. Il sistema cortico-limbico fornisce supporto con informazioni emotive ed esecutive
per il comportamento ingestivo, sempre supportando le informazioni sensoriali. La decisione se
mangiare o meno l’alimento ha luogo nel sistema cortico-limbico, dopo che viene fatto un bilancio
tra costi e benefici. Il food reward, beneficio del cibo, nasce da integrazioni di 2 aspetti: piacere per
quell’alimento (conscio o inconscio) e desiderio per quel cibo in quel momento.
Per selezionare alimenti specifici, prima dell’ingestione, la stimolazione arriva tramite canali sensoriali
esterni, ma se l’esperienza del sapore conferma la memoria allora segue l’ingestione. Si hanno segnali
introcettivi, come la glicemia che aumenta o ormoni che vengono secreti, che segnalano
all’ipotalamo e si ha sazietà e si smette di mangiare.
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Percezione sensoriale
Il sistema nervoso acquisisce delle informazioni e ci sono delle aree sensitive primarie in cui c’è un
omuncolo sensoriale. Ci sono poi delle aree devolute a percezione visiva, olfattiva e uditiva. Queste
aree valutano pixel per pixel le macchie di colore e i loro confini. Il nostro cervello in realtà è molto
interpretativo. La percezione non è la stessa cosa della sensazione, es. figura A: rappresenta una
struttura quadrata bianca su 4 pilastri tondi verdi, ma in questa immagine il quadrato non c’è, lo
abbiamo messo noi, e i dischi verdi non sono del tutto completi, ma noi li immaginiamo come dischi.
Nel disegno B i lati del quadrato sembrano curvati verso l’interno (come archi), ma in realtà i lati sono
dritti: io non lo percepisco come un quadrato, perché il mio sistema percettivo corregge e trasforma
il segmento in un arco. Questo nostro inventarci cose che non sono ci permette in realtà di mettere
la sensazione in un concetto percettivo. Il punto C è un sia un coniglio che un anatroccolo: posso
considerare le orecchie del coniglio come il becco di un anatroccolo, in base al contesto in cui mi
trovo. Se non fossi in grado di creare una percezione coerente a partire dalla sensazione, non sarei
in grado di agire nel mondo e nella realtà. Per capire il contesto interpretativo di una persona gli
psicologi fanno i test di Rorschach, per capire che c’è qualcosa che ci ricollega alla memoria.
L’immagine C potrebbe es. essere la rappresentazione di un’altra cosa che abbiamo nella memoria.
In altre parole ogni soggetto sulla base della propria memoria mette insieme i puntini che
costituiscono l’immagine e la confronta con l’immagine che ha nella sua memoria.
La stessa cosa vale per le percezioni acustiche, ossia possiamo sentire dei suoni ma non capire quello
che viene detto, es. se si sta parlando in cinese. Ci sono delle aree cerebrali che collegano la memoria
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alle immagini, es. persone che hanno avuto un ictus disegnano un orologio co tutte le ore disegnate
in un emiquadrante, oppure il paziente non ha più associazione con le aree associative della memoria
o con schemi motori. Un soggetto con afasia non è capace di articolare le parole, ma non sa
selezionare le parole e le immagini. La percezione sensoriale coinvolge anche la percezione gustativa:
è facile fare associazioni es. tra un tipo di pasta e la famiglia, perché la percezione gustativa, come
anche quella olfattiva, s