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Esperimento di Griffith-Avery
Attorno agli anni ’20 del Novecento, ancora si pensava che le proteine
svolgessero anche il ruolo di conservazione e trasmissione dell’informazione
genetica.
Griffith fu il primo a sostenere che nelle cellule esistesse un “principio
trasformante” in grado di trasmettere informazioni e di tramutare le cellule in
qualcos’altro.
Griffith studiava lo pneumococco (batterio responsabile della polmonite), che
ha forma rotonda e si associa sempre ad un altro batterio (diplococco).
Il ricercatore scoprì due diversi tipi di pneumococco:
uno ruvido (“rough”) che chiamò R: la sua superficie appariva irregolare
- al miscroscopio ottico perchè non rivestito di capsula,
uno liscio (“smooth”) che chiamò S: la sua superficie appariva liscia
- perchè rivestito di una capsula gelatinosa.
Il batterio R non è patogeno, mentre quello S sì (iniettato in un topo, questo
muore).
Secondo Griffith, quindi, la patogenicità risiedeva nella capsula di natura
acida del batterio R (costituita, come poi si scoprirà, da acidi nucleici).
L’esperimento di Griffith – alla ricerca del “principio trasformante” –
consistette nel far convivere per un pò di tempo dei batteri S denaturati (tutte
le proteine erano quindi state disattivate: iniettando batteri S denaturati in un
topo, questo non muore; la tossina viene quindi prodotta dalle proteine) con
dei batteri R vivi.
Iniettando la miscela in una cavia da laboratorio, vide che questa moriva.
Analizzando il sangue del topo, si accorse che i batteri S erano ricomparsi.
Griffith pensò allora di aver trovato il “principio trasformante” da lui ipotizzato,
qualcosa che aveva “trasmesso” la patogenicità dai batteri S a quelli R, che
aveva trasformato un tipo di cellula in qualcosa di diverso. Il “principio
trasformante” non potevano essere le proteine perchè erano state tutte
denaturate all’inizio dell’esperimento.