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Per ragioni ottiche, le aste oblique inclinate a destra devono essere più spesse di quelle inclinate a
sinistra;
4. Nel raccordo tra un’asta e una curva, o due curve o due aste oblique bisogna correggere
quell’ingrossamento che deforma la lettera causando un effetto a “macchie” nell’insieme della
composizione;
5. Caratteri di piccole dimensioni devono essere proporzionalmente più larghi rispetto a quelli di
dimensioni maggiori.
Dal 2016 le font OpenType possono contenere delle matrici per corpi specifici modificabili per generare font
di corpo intermedio; offrono ulteriori meccanismi per migliorare l’interazione trai caratteri. Alcune
ricerche sulla leggibilità relativa alle singole lettere furono pubblicate solo nel 1885, ma osservazioni personali e
giudizi soggettivi risalgono già al 1825. Tinker fornisce una raccolta dei risultati:
– Le maiuscole A e L sono particolarmente leggibili, mentre B e Q sono difficili da distinguere.
– Tra le minuscole il livello di leggibilità di d, m, p, q, w è alto, quello di c, e, i, n, l è basso, quello di j, r, v,
x, y medio.
– Di tutti i fattori determinanti per la leggibilità delle minuscole, il più importante è l’accentuazione dei
segni caratteristici.
Per quanto riguarda la scrittura corsiva, chiamata corsiva cancelleresca, presenta differenze strutturali diverse
dall’umanistica:
• i tratti di penna sono meno frequenti;
• la penna è tenuta inclinata;
• le singole lettere tendono ad unirsi tra loro;
• occupano meno spazio perché le proporzioni sono ridotte.
Questo tipo di scrittura ‘corrente’, ‘rapida’ può essere eseguita in modo relativamente veloce e in alcuni casi
con inclinazione più o meno marcata.
Fu usato per la prima volta nel 1501, nella stampa editoriale, da Aldo Manunzio (umanista, editore e
stampatore veneziano) per edizioni “tascabili” degli autori classici. Dalla metà del XVI sec. ad oggi, il corsivo
verrà utilizzato solo come carattere distintivo (valorizza in modo elegante le parole o intere porzioni di testo;
determina un diverso valore di grigio).
Oggi è possibile “corsivizzare” i caratteri, ovvero alterare elettronicamente la loro inclinazione, ma non hanno
risultati soddisfacenti perché non si possono applicare le regole ottiche, come per esempio: non superare i 10°
d’inclinazione.
La parola
L’occhio del lettore non registra singole lettere, ma immagini di parole (o parti delle stesse). È importante,
quindi, che i segni si distinguano molto bene presi singolarmente, ma devono essere anche in sintonia con il
resto della parola.
Gran parte del testo è composto da lettere minuscole con poche maiuscole (solo all’inizio della frase e qualche
parola). L’altezza dell’occhio medio, ascendenti e discendenti creano una sorta di contorno della parola che
viene differenziato anche dalla dieresi (divisione di una serie vocalica, nella quale una vocale costituisce una
sillaba autonoma), dal punto della i e dall’altezza della t. Se scrivessimo un’intera frase in maiuscolo, questo
creerebbe una sorta di rettangolo più o meno lungo, ma si leggerebbe male e avrebbe bisogno di molta
spaziatura. Per questo sono importanti le ascendenti e le discendenti, come anche le grazie, perché danno un
disegno caratteristico alla parola.
In ogni composizione tipografica la superficie stampata interagisce con la superficie non stampata, ciò è valido
per le righe, per le parole e per le lettere. La distanza tra le parole deve essere corretta, se no si rischia di creare
un’immagine di parole o una pagina “macchiata”. La distanza tra le parole è definita in funzione del loro
spazio interno, o controforma; tanto più piccolo sarà quello interno, minore sarà la distanza, e viceversa.
Una spaziatura che appare più chiara rispetto alla luminosità media degli spazi interni delle lettere interessate,
produce immagini di parole composte in lettere minuscole che sembrano cadere a pezzi; distanze troppo
strette creano immagini di parole a macchie.
Ci sono alcune eccezioni, come caratteri stretti senza grazie o stretto corsivo, che hanno bisogno di aumentare
lo spazio tra le lettere per una buona leggibilità. Per le lettere minuscole c’è una distanza corretta per ogni
dimensione del carattere. Più complesso è per le maiuscole, si parte da una distanza minima e si prende in
considerazione la luminosità della controforme più grandi (C, D, G, O, Q): quando una di queste crea un
‘buco’ nell’insieme della parola, significa che le distanze sono troppo piccole; non solo, bisogna bilanciare
anche la distanza tra le lettere e risulteranno tali quando avranno una dimensione ottica uguale.
Anche se lo spazio tra le lettere non è uguale (vedi tra O e L rispetto alla A e R) la parola sembra comunque
equilibrata. Quando sostituiamo il concetto di area con quello di luce forse è più semplice comprendere il
tutto e si può rinunciare al concetto di “spazio residuale di una lettera”: la luce che illumina il supporto si
diffonde da sopra e da sotto negli spazi interni delle lettere e negli spazi tra esse. La luce che viene da sopra è
più forte di quella che viene da sotto. Ne consegue che il disegno della lettera n di un carattere senza grazie
deve essere un po’ più largo rispetto alla u dello stesso carattere, in modo da avere otticamente la stessa
larghezza. Analogamente, lo spazio tra I e A deve essere minore rispetto allo spazio tra I e V.
Ovviamente con la composizione in piombo era impossibile apportare modifiche particolari, come per
esempio evitare buchi che si formano tra le lettere, ma oggi grazie al “kerning” è possibile.
Sia con la composizione in piombo che con quella digitale, le lettere hanno una larghezza standard: c’è uno
spazio (chiamato spalle) sia prima che dopo la lettera calcolato in modo che sia abbastanza equidistante dalla
lettera che lo precede e quella che la segue. Ci sono alcune combinazioni però che hanno bisogno di più o
meno spalle rispetto alla standardizzazione e le possiamo trovare nella tabella di kerning. Queste tabelle
contengono quelle combinazioni di lettere tra cui la distanza standard è cambiata.
Le distanze sono diminuite in coppie come:
Av Ay ‘A L’ Ta Ty Ve Va Wo Wu Ya Ye
e aumentate in combinazioni come:
f) f! [f gg gy gf qj
Al capitolo della parola appartengono anche le legature, cioè i gruppi di due o tre lettere fusi in un unico
carattere. Le legature standard comprendono fi e fl, ff, ffi e ffl.
La riga
La riga è il terzo elemento di microtipografia. Non vanno assolutamente trascurate la spaziatura tra le parole e
lo spazio prima e dopo i segni di punteggiatura, così come la lunghezza della riga di testo. La lunghezza della
riga (giustezza o larghezza della colonna) varia in base al testo (es. opera scientifica= giustezza maggiore se si
impagina su due colonne); righe troppo lunghe o troppo corte compromettono la leggibilità del testo (numero
di fissazioni eccessivo o troppo esiguo= stanchezza dell’occhio). Per la composizione di testi i tipografi
consigliano tra i 50 e i 60 o tra i 60 e i 70 caratteri per riga. Tinker afferma che una buona leggibilità si ottiene
con un carattere da 10 punti e con 2 punti di interlinea e una giustezza tra i 14 e i 31 pica (tra i 6 e i 13 cm
circa), anche se si tende spesso ad adoperare una giustezza moderata (preferita dal lettore), adattandosi così ai
desideri del lettore medio. Qui subentra infatti la discrepanza tra la leggibilità ottica e l’incentivazione alla
lettura. Ovviamente per una buona lettura influisce, oltre alla lunghezza della riga, anche la spaziatura tra le
parole e il tipo di composizione. Non ci deve essere troppo spazio tra le parole e l’insieme delle loro sagome
deve risultare in una riga regolare e coerente. La spaziatura delle parole è anch’essa definita in funzione degli
spazi interni delle lettere; più piccole sono le controforme, minore sarà lo spazio tra le parole e viceversa. Uno
spazio chiaro e non troppo largo misura ¼ del corpo (carattere di 10 punti sarà di 2,5). Dimensioni inferiori di
un corpo vogliono una maggiore spaziatura e viceversa.
Possiamo distinguere due tipi di composizioni:
pacchetto
• a (o giustificata), composizioni dalla giustezza definita dove tutte le righe sono lunghe
uguali, ripartendo lo spazio, che rimarrebbe a fine riga, tra le parole. Una buona composizione a
pacchetto risulta più equilibrata e neutra se si usa la sillabazione; in una composizione di lingua
italiana, se si vuole ottenere un compromesso sostenibile tra quantità ottimale di lettere e una
giustificazione equilibrata, conviene avere righe con un numero pari a 60-70 lettere. Se la giustezza è
molto stretta (meno di 50 caratteri per riga) sia la sillabazione sia la spaziatura tra le parole diventano
difficili se non impossibili da gestire. La spaziatura diventa visibilmente irregolare e si accumulano
grossi spazi vuoti;
bandiera
• a si può applicare a colonne strette ma anche larghe adatte a quelle a pacchetto. Infatti
scegliere questo tipo è puramente una scelta estetica e relativa al progetto. La colonna di testo risulta
armonica, data la spaziatura costante delle parole, e più vivace a causa della sua irregolarità del lato
opposto della composizione. Può essere eseguita in due modi:
1. senza sillabazione delle parole e senza ulteriori manipolazioni (a seconda della natura del lavoro,
questo tipo di composizione poco accurata e grossolana, può essere la scelta giusta);
2. con divisioni ragionevoli e un buon contrasto della zona di sillabazione (considerata come l’area tra
la riga più corta e quella più lunga). Essa contiene quasi lo stesso numero di lettere di rispetto ad una
composizione giustificata. Questa zona di sillabazione o di bandiera non dovrebbe essere troppo
ampia. Dovrebbero essere evitati un ritmo irregolare, un effetto di scalinatura o ‘panciuto’, l’uso di
parole isolate in fondo alla riga, così come le cattive sillabazioni. Composizioni a bandiera con un’area
di sillabazione più larga appaiono convulse, anche se il ritmo del passaggio da una riga lunga ad una
corta è regolare; fanno pensare alla composizione in versi. Nella composizione a bandiera con una
area di sillabazione stretta, il testo ha una frastagliatura ridotta. Una composizione a bandiera perfetta
è molto laboriosa e difficile da ottenere, e perciò rara da incontrare.
Molte regole riguardo la spaziatura sono importanti sia per la regolarità della composizione, sia per una facile
comprensione del testo. A seconda del carattere si devono aggiungere