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Fonti citate nel testo:
HOMPRÉ ILLIN[4] O , Iliade, libro II, v. 559.
MERO[5] C e A. L. M (a cura di), 1824, p. 457.
HOMPRÉ ILLIN[6] Dal sito web dell’Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/pleurone_(Enciclopedia-Italiana)/, consultato nel mese di dicembre 2015.
Un ulteriore elemento di particolarità legato alla città, questa volta, di Calidone è riferito allabiografia di Diomede. Infatti la sua stirpe regnava sulla città di Calidone, dalla quale il nonno diDiomede, Eneo, venne cacciato da un usurpatore, pertanto Diomede nacque in esilio proprio ad Argo.[7] C. D G , 1999, pp. 115-118.
I IOVINE[8] Testo tratto dal sito web http://www.mqdq.it/mqdq/contesto.jsp, consultato nel mese di dicembre 2015.
F B M (a cura di), 1931, p. 64.
UNDACIÓ ERNAT ETGE[10] Oeuvres complètes d'Ausone: traduction nouvelle, 1842, p. 205.
Dal sito Noctae Gallicanae: http://www.noctesgallicanae.fr/Ausone/Tituli%20heroum.htm, consultato nel mese di
dicembre 2015.[12] Tale ricerca è stata svolta sul sito web di Musisque Deoque.[13] Lo stesso Di Giovine (in C. D G , 1999, p. 118) così propone i vv. 3-4: Euryalum:I IOVINEArgivum nam tertius hoc ego regnum | possedi, de quo nunc superest tumulus. Tale sarebbe il raro caso di accoppiamento di Diomede e di Eurialo, frutto però in questo caso di una sua congettura, che smentirebbe, appunto, il contatto tra la presunta opera aristotelica e l’epitaffio ausoniano.[14] Dati raccolti utilizzando la ricerca semplice online e consultando un’edizione digitale dell’Iliade(www.liberliber.it) secondo la traduzione realizzata da Vincenzo Monti in occasione della quarta edizione Rizzoli del 1825. 123 secondo la chiave di ricerca ‘Diomed & Sthenel[15] Dal sito web del phi, http://latin.packhum.org/,& Euryal’, consultato nel mese di dicembre 2015.[16] L’Ilias una “crude Latina è una breve versione latina (viene definita da
Ernest Robert Curtiuscondensation”), in esametri, dell’Iliade omerica. Attribuita a Publius Baebius Italicus, (secondo alcuned.C.), circolò fin dall’antichità e nel Medioevo vennefonti, senatore romano nella decade 60-70utilizzato come testo di riferimento per lo studio del latino.[17] Igino l’Astronomo (lat. Hyginus): scrittore latino (sec. I d. C.) di cui ci sono giunte due opere:un trattato De astronomia, che vuole rendere accessibile la materia dei Fenomeni di Arato e le 277Fabulae, vero manuale mitologico a uso scolastico, suddiviso in tre parti: genealogia (estrattigenealogici di un’altra sua opera che propongono le genealogie degli dei e degli eroi), fabulae(espongono le leggende desunte dai diversi cicli) e indici (compilazioni, di materia mitologica, di storia,di letteratura, di arte, di geografia). Grazie al suo recupero delle vicine fonti antiche, è importante perla ricostruzione di tragedie greche ora perdute. ‘Pleuron*’,
secondo il[18] Tali dati sono stati raccolti scremando i risultati della chiave di ricercae consultando con chiave ‘Pleuronia credit’ Googlesito web http://www.mqdq.it/mqdq/ricerca.jsp,Books (A. J. V , 1823, p. 285).
ALPY[19] H , Mith., Fabulae, v. 175 (Agrio): Agrio, fratello di Eneo, approfittando della morte diYGMeleagro, spodestò Eneo e si impadronì del regno. Dopo la caduta di Troia, però, Diomede, figlio diTideo e di Deipile, fece guerra ad Agrio ed a suo figlio Licopeo e reinserì Eneo sul trono. Agrio,cacciato dal regno, si uccise.
Bisogna tuttavia precisare che è l’avus di Diomede colui al quale Stenelo e Diomede, insieme aEurialo, restituirono il regno usurpato dal fratello Agrio. Dato raccolto consultando Phi.[20] Cit. in M. E , 2008, p. 185. Il luogo simile presente nella medesima opera di Ausonio èRASMOstato reperito mediante l’utilizzo del sito di Musisque Deoque.[21] C. D G , 1999, p. 117. Tali espressioni
Sono rintracciabili in testi come Ovidio, Met. iv,I IOVINEdum…aliquid superest de me584 e CLE 1044, A, 5 nunc tumulus super et super est Petronia nomen.(Ibidem).[22] Pittore greco del V sec. a.C., considerato uno dei massimi pittori del mondo greco, attivo adAtene e a Delfi. Le sue opere oggi sono completamente perdute.
Ausonio, Epitaphia HeorumEpitaffio 11 Cappellano M., Procopio G., Toffanin G.GuneoGunea pontus habet, tumulus sine corpore nomen;Fama homines inter, caelum animus repetit.Cuncta elementa duci tanto commune sepulchrum.Quae? caelum et tellus et mare et ora uirum.
Traduzione
Il mare si è preso Guneo, questa tomba con il nome ma senza il corpoTra gli uomini è diffusa la sua fama, il suo animo è risalito al cieloTutti gli elementi sono convenuti a formare il sepolcro così notoQuali? Il cielo, e la terra, e il mare e le parole degli uomini.
Il mito
La mitologia ricorda Guneo, figlio di Ocito ed originario di Kyphos, città a nord della
Tessaglia, come uno dei tanti eroi achei che ambirono senza successo alla mano di Elena (che diventerà poi moglie di Menelao), e che furono, tra l'altro, vincolati dal giuramento di Tindaro. Dalla discussa genealogia, fu con Icaro, suo fratello, estromesso da Sparta, sua città natale, per mano del fratellastro Ippocoonte e dei figli dello stesso. L'esule si rifugiò quindi presso Testio, in Etolia, accanto al quale combatté i popoli vicini e dal quale ebbe in moglie la figlia Leda. Dal matrimonio nacquero i quattro figli: Castore e Polluce, Elena e Clitemnestra. Tindaro salì poi sul trono di Sparta con l'aiuto di Eracle. Elena, magnifica fanciulla, in breve fu assalita dai pretendenti. Tindaro fece giurare a tutti, su suggerimento di Ulisse, anch'egli in un primo momento fra i pretendenti alla mano della ragazza, che chiunque fosse stato il fortunato sposo, tutti loro avrebbero dovuto correre in suo aiuto.In caso di necessità. Infine Elena sposò Menelao, e quando Paride la rapì per portarla a Troia, dando inizio alla guerra, Tindaro fece appello al suo giuramento e chiese agli ex pretendenti il loro aiuto. Anche Guneo, quindi, in seguito al rapimento della figlia di Zeus, partì da Cifo alla volta della Troade con un flotta di ventidue navi, conducendo un vasto esercito costituito da Enieni e dai bellicosi Perebi.
Omero, Iliade, II (747-751)
Ventidue navi conducea di Cifo, Guneo, cui seguian gli Enieni, Ed i Perebi tolleranti in guerra, E quei che posero i lor abituri Da Dodona, ch'ha sì cattivo verno [1]
Quella di Guneo è una figura misteriosa e non ben definita, citata nell'Iliade solamente con la funzione di comparsa. Lo stesso Igino, nella Fabula 81 non lo cita tra i pretendenti di Elena; è solo nelle note dell'edizione Adelphi che viene precisata l'esistenza di altri cataloghi dei pretendenti, come differenti.
dall'elenco di Igino, contenente corruzioni ed errori e più quello di Esiodo e di Apollodoro, breve rispetto agli altri. Allo stesso modo, il catalogo delle navi presenti a Troia di Igino (Fabula 97) si ispira sì al catalogo omerico, ma con notevoli variazioni, sia nel numero delle navi sia nei nomi dei singoli eroi, dando luogo ad intricate complicazioni testuali. Infatti, il totale delle navi elencate da Igino non corrisponde alla somma dei parziali. Evidentemente Igino usa fonti erudite parallele all'Iliade succede, soprattutto nelle genealogie, l'autore ama sfoggiare la e, come sovente propria erudizione scegliendo la variante più rara del mito, anche se la versione che propone è in più punti corrotta. Il suo, infatti, non era l'unico catalogo delle navi circolante: rimangono anche quello di Apollodoro (Epit., 3, 11-14) e quello parziale di Euripide (Iphig. Aul., 164-302), anch'essi divergenti in modo più o meno ampio da.quello omerico.[3]Apollodoro, I miti GreciEpitome 3, 14Aἰάνων Γούνεύς Ώκύτου κβ҆Per gli Eniani: Guneo figlio di Ocito, con ventidue navi 126Euripide, Ifigenia in Aulide[4] (448-450)Ci sono tante navi,lo spettacolo è indescrivibile,[…] Sono presenti con dodici navigli Eniani, agli ordini del re Guneo.Sarà poi durante il viaggio di ritorno che Guneo fece naufragio lungo le coste della Libia.[5]nell’AlessandraProprio questo episodio viene riportato da Licofrone (877-908), quandoCassandra (Alessandra), figlia di Priamo a profetizza:Altri infelici piangono le coste e gli scoglivicino a Teuchira, scagliati dalle ondealla sede solitaria di Atlante, straziatidalle punte dei relitti nel luogodove i marinai seppellirono Mopsodi Titerone, e sopra il suo sepolcromisero il remo spezzato della nave Argo,in onore del morto, dove il fiume Cinifobagna con le sue acque la
città di Ausigda. Ancorandosi alla tradizione dei nostri più famosi, Alessandra vaticina le traversie del ritorno dei Greci verso la propria patria, resi ancora più gravi e luttuosi dalla vendetta degli dei a causa del loro comportamento sacrilego. Nonostante le incertezze sull'attribuzione dell'opera, si concorda nel riconoscerle ricercatezza stilistica, originalità, uso sapiente della parola, e soprattutto una conoscenza profonda dei miti. In modo particolare, proprio per quest'ultima ragione, il nome di Guneo, comparso in modo marginale all'interno dell'Iliade, ci è sembrato messo in rilievo. Licofrone narra in questo passaggio della morte sulle coste della Libia dei tre guerrieri tessali ("Altri infelici") Guneo, Protoo, figlio di Tentredone, capo dei Magneti ed Euripilo, sorpresi da una tempesta rovinosa nei pressi del capo Cafereo in Eubea mentre tornavano da Troia: Per paura di quel vaticinio gli Asbistinascondono iltesoro nella profondità della terra, dove i venti del Nord sbalzarono assieme ai suoi 127 l'infelice capo dei Cifei, e il figlio di Tentredone da Palautra, signore degli Euriampi che vivono sul fiume Anfriso, e il padrone del lupo pietrificato, che mangiò il gregge dell'espiazione, e delle rocce Tinfrestenell'appendice. Anche Pareti, Cirene Mitica del suo Storia di Sparta Arcaica, dove tratta delletesi erronee sulla colonizzazione predorica in Cirenaica (e tra queste colloca un apposito paragrafo su Omero e la Libia) ricorda Guneo tra gli eroi ("fossero o no Argonauti"), insieme a Proteo ed Euripilo, naufrago a Tauchira (che faceva parte della cosiddetta Pentapoli cirenaica, insieme a Cirene, Apollonia, a Esperide-Berenice e a Barca), presso gli Asbsisti "che co