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PO
ecc), ossa, denti ecc; viene assunto dalle piante come anione 4
Una parte del fosforo viene costantemente persa in mare; esso diventerebbe un fattore imitante se
non fosse continuamente riportato in ciclo dall’uomo (crescita esplosiva delle alghe nei corpi idrici
in cui vengono immessi scarichi di P). Le rocce ed i depositi naturali sono le principali riserve di P
che viene rilasciato da rocce e minerali attraverso il dilavamento, l’erosione e l’attività estrattiva per
la produzione di fertilizzanti; negli ecosistemi terrestri il fosforo giunge per dilavamento dei minerali
contenenti fosfato di calcio.
Nella maggior parte dei suoli solo una piccola parte del fosforo totale è immediatamente
disponibile; il riciclo interno del fosforo (dalla forma organica a quella inorganica) facilita la sua
disponibilità per la produzione primaria netta (PPN).
Negli ecosistemi acquatici, una parte del fosforo disponibile giunge dagli ecosistemi terrestri; il
fosforo negli ecosistemi acquatici compare in 3 diverse forme:
- fosforo organico particolato (assunto rapidamente da zooplancton)
- fosfati organici disciolti (assunti rapidamente da fitoplancton e zooplancton): vengono assunti
dal fito poi dallo zoo che se ne nutre, lo zooplancton rilascia per escrezione la quantità di fosforo
che immagazzina come biomassa rimettendolo in circolo
- fosfati inorganici: vengono usati dal fitoplancton (portati ad altri ecosistemi, es terrestri: dovuto
principalmente al rilascio da organismi di catene trofiche)
Una parte di composti organici viene usata dai batteri, i quali sono fonte di cibo per micropredatori
che rilasciano sotto forma di escreti il fosforo ingerito.
Negli ecosistemi acquatici una parte del fosforo di deposita in sedimenti superficiali (è ancora
facilmente riciclabile); un’altra parte si deposita in sedimenti profondi ed è riciclabile solo mediante
“correnti di risalita” (upwelling) e torna nelle acque superficiali dove può essere nuovamente
utilizzato dal fitoplancton. Una parte del fosforo contenuto in animali e vegetali morti precipita e si
deposita nei sedimenti del fondale.
Il fosforo in sedimenti anossici a pH 6-7 tende a solubilizzarsi
Fe tende a ridursi da Fe3+ a Fe2+: nei sedimenti il fosfato di ferro si trasforma in solfuro di ferro e
PO43- libero che rientra nel circolo. Solo una piccola parte del fosforo si “muove” per via aerea nei
solidi trasportati dal vento e come aerosol.
Ciclo dello zolfo (S)
E’ un ciclo in parte sedimentario e in parte gassoso:
- fase sedimentaria: lo zolfo è immobilizzato in depositi inorganici/organici, rilasciato mediante
erosione/decomposizione e trasferito ad ecosistemi terrestri in soluzione acquosa.
- fase gassosa (circolazione dello zolfo in atmosfera in scala globale): viene immesso mediante:
processi di decomposizione della materia organica, combustione di combustibili fossili, eruzioni
vulcaniche, aerosol oceanici H S O
In atmosfera come solfuro di idrogeno ( ) che reagisce con per dare: biossido di zolfo
2 2
SO
( ); esso ritorna alla superficie terrestre con le precipitazioni che con H2O si trasforma in
2 H S O
acido solforico ( ) che è la forma assimilata dalle piante ed incorporato in amminoacidi
2 4
solforati attraverso diversi processi metabolici come la fotosintesi (lo zolfo passa così dai produttori
primari ai consumatori)
Attraverso l’escrezione e la morte degli organismi lo zolfo ritorna al suolo o ai sedimenti acquatici,
H S
in cui è batteri lo utilizzano e poi lo rilasciano sottoforma di solfuro di zolfo ( ) o solfato (
2
2−¿
¿
S O 4
Batteri del suolo che utilizzano lo zolfo: H S S
- Solfobatteri: in grado di ridurre il solfuro di zolfo ( ) in zolfo elementare ( ) o di
2 2
H S O
ossidarlo in acido solforico ( )
2 4 H S
- batteri purpurei: vivono nelle paludi salmastre e sui fondali molli di estuari; trasformano 2
2−¿
in che viene così rimesso in circolo e consumato dai produttori o da altri batteri
¿
S O 4 H S
- batteri verdi: trasformano in S2 (zolfo elementare)
2
Il ciclo biologico dello zolfo è importante quanto quelli del carbonio e dell’azoto: la fissazione del
carbonio attraverso la fotosintesi è solo una delle 3 tappe fondamentali per la sintesi globale delle
proteine, le altre due coinvolgono azoto e zolfo:
1) le piante verdi assorbono zolfo sotto forma di solfato e lo incorporano in alcuni amminoacidi
sotto forma di ioni solfidrici mediante riduzione assimilativa
2) lo zolfo organicato entra nelle catene del pascolo e del detrito
3) nella catena del detrito i decompositori degradano le proteine ad amminoacidi, dai quali lo zolfo
viene liberato come acido solfidrico
4) negli ambienti anaerobi (terreni privi di ossigeno, fisicamente separati da altri in cui piante e
alghe continuano a liberare ossigeno) come paludi, fondali di laghi eutrofici, fanghi di estuari, parte
dell’acido solfidrico continua a muoversi all’interno di un piccolo sotto ciclo che si svolge tra
solfobatteri anaerobi fotosintetici e batteri che attuano la respirazione anaerobica
Batteri fotosintetici ossidano l’acido solfidrico a solfato: altri come il Desulfovibrio usano come
ossidante il solfato invece dell’ossigeno, producendo nuovamente acido solfidrico mediante
riduzione disassimilativa o desulfuricazione
5) solfobatteri anaerobi fotosintetici (solfobatteri bianchi) possono anche ossidare parzialmente
acido solfidrico a zolfo elementare, questo tende a depositarsi nei sedimenti e partecipa cosi ai
cicli aperiodici di lunga durata
6) solfobatteri bianchi possono riossidare lo zolfo a SO4
Ciclo biologico dello zolfo: Il ciclo semplificato mostra i flussi dello zolfo
nelle forme biologicamente interessanti; sono
evidenti 3 zone: atmosfera, zona anaerobica
(predomina lo zolfo in forma ridotta a solfuro o a
zolfo elementare) ed una aerobica
Le piante assorbono zolfo solo sotto forma di
solfato, mentre la decomposizione di materiale
organico contente zolfo porta alla formazione di
acido solfidrico.
Tra la zona aerobica ed anaerobica sussiste un
ciclo ossidoriduttivo in cui batteri specializzati
trasformano il solfato in zolfo e in acido solfidrico
e viceversa. L’acido solfidrico è scambiato con
depositi di solfuri
Solfobatteri anaerobi:
- solfobatteri anaerobi fotosintetici verdi e purpurei sono i gran parte acquatici e presentano
una diversa distribuzione ambientale
- fotosintetici facoltativi si trovano nello strato di passaggio tra ambiente aerobico e anaerobico,
nei sedimenti o in acque che ricevono poca luce; possono essere osservati nelle zone di marea
dove compare uno strato fangoso rosa o purpureo sotto lo strato verde delle alghe
- fotosintetici obbligati si trovano invece nella zona di anaerobiosi e usano l’ossidazione di H2S e
S per organicare il carbonio (es. 6 CO2 + 12 H2S C6H12O6 + 6 H2O + 12S)
- solfobatteri sono responsabili nella maggior parte dei laghi, della produzione di carbonio
organicato in misura variabile dal 3 al 5%, mentre nei laghi stagnanti ricchi di acido solfidrico
contribuiscono per il 25% della fotosintesi totale
- questi batteri potrebbero rappresentare in realtà del fossili viventi, cioè tracce di un’epoca in cui
sulla terra non esisteva ossigeno atmosferico libero, sono infatti avvelenati dalla presenza di
ossigeno e vivono tra materiali in decomposizione o in ambienti a carattere riducente
- in questi ambienti l’uso dei solfati inizia quando ossigeno, nitrati e nitriti sono stati esauriti
Riduzione assimilativa dei solfati:
- lo ione solfato è composto solforato più abbondante a disposizione degli organismi, ma deve
essere ridotto prima di essere incorporato in molecole organiche; lo solfo infatti è presente, come
gruppo –SH, in alcuni amminoacidi, nel coenzima A ed in altri composti organici
- il salto tra questi due strati di ossidazione (+6 e -2) è elevato, come pure la differenza tra i relativi
potenziali redox; è logico che la riduzione del solfato comporti varie tappe con trasferimento di
numerosi elettroni e che il processo sia endoergonico
- per poter entrare a far parte di molecole organiche il solfato viene attivato da un residuo adenilico
AMP ceduto all’ATP per formare APS (adenosin fosfato o adenilsolfato), forma metabolicamente
attiva del solfato.
- il processo comporta una considerevole spesa energetica, ma abbassa la differenza di potenziale
tra la forma ossidata e quella ridotta.
Il primo composto organico stabile che si forma è l’amminoacido cisteina “Cys” dalla quale
derivano le altre molecole organiche contenenti zolfo; la riduzione assimilativa dei solfati in solfuri e
successivamente la sintesi degli amminoacidi è una peculiarità del regno vegetale.
Schema della respirazione anaerobica Quello illustrato è un tipo di respirazione
anaerobica che avviene in un Desulfovibrio.
Sono indicati alcuni degli enzimi attivi nel
processo, i principali stadi delle reazioni
ossidoriduttive e le parti in cui essi esplicano
le loro funzioni.
- Pi: unità di fosfato organico
- AMP: adenosin mono fosfato (precursore
ATP)
Notare la presenza di APS (adenilsolfato)
che facilita di riduzione di SO4=
Desulfovibrio e Desulfatomaculum:
- batteri con forma a bastoncino curvi, mobili per mezzo di flagelli
- sono chemiotrofi: producono energia mediante respirazione anaerobica (sono anaerobi obbligati)
riducendo i solfati o altri composti dello zolfo a H2S
- la temperatura ottimale per il loro accrescimento è tra i 25-30°
Se è presente Fe e le condizioni sono anaerobiche S precipita come solfuro di Fe (FeS2), un
composto insolubile a pH acido-neutro intrappolato in suoli e sedimenti fangosi.
Se riportato all’aria FeS2 si ritrasforma in FeSO4 e H2SO4 che riportano S nel ciclo biogeochimico
(eccesso di tali composti può distruggere l’ecosistema)
Il ciclo globale dello zolfo è poco conosciuto, la fase gassosa permette la circolazione
dell’elemento su scala globale.
L’atmosfera nel particolato contiene solfato che costituisce una parte delle deposizioni secche, le
forme gassose di zolfo si combinano con l’umidità dell’aria e vengono trasportate sulla Terra come
deposizioni umide (H2SO4).
Gli oceani producono grandi quantità di aerosol contenente solfato (SO42-) che ritorna, per la
maggior parte, agli oceani attraverso deposizioni umide e secche.
Negli ecosistemi terrestri il solfuro di idrogeno (H2S) è la forma dominante emessa dalle zone
umide e dai suoli anossici, sono poco note le emissioni da parte delle piante; è quasi impossibile
valutare il riciclo per via biologica data la complessità dei processi coinvolti.
Anche le eruzioni vulcaniche contribuiscono al ciclo dello zolfo insieme agli apporti prov