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FORMA DI GOVERNO PARLAMENTARE
Con l'espressione regime parlamentare non si indica l'esistenza di un Parlamento ma un
particolare collegamento tra Parlamento e Governo che assicura al primo la supremazia
politica sul secondo. Il Parlamento è l'organo più ampio, che rappresenta tutto quanto
il popolo in quanto è eletto direttamente da questo a suffragio universale e ha compiti
prevalentemente deliberativi.
Il Governo è l'organo più ritretto che trae la sua legittimazione politica del Parlamento
e ha il compito di agire concretamente conformemente all'indirizzo apprivato da
quest'ultimo.
Il collegamento tra questi 2 organi consiste nel rapporto di fiducia: il Governo deve avere
la fiducia del Parlamento, cioò l'appoggio politico della maggioranza parlamentare, espresso
con un voto a suo favore, il 'voto di fiducia'. Il Governo è così l'organo che impersona o
rappresenta l'orientamento politico prevalente in Parlamento. Ma se il Parlamento non
gli conferisce o gli toglie la fiducia con un apposito voto detto 'di sfiducia' il Governo è
tenuto a dimettersi, cioè a lasciare il posto a un altro Governo.
Il sistema parlamentare è quello in cui il Parlamento è l'organo d'indirizzo politico
fondamentale, mentre il Governo ne dipende e può restare in carica solo se si mantiene in
sintonia con l'orientamento politico parlamentare.
FORMA DI GOVERNO ALTERNATIVA: IL SISTEMA PRESIDENZIALE
L'Assemblea costituente prese in considerazione anche una proposta favorevole
all'introduzione in Italia di una diversa forma di governo, la forma di governo presidenziale.
Ma essa non fu ritenuta adatta all'Italia.
Il sistema presidenziale si fonda su un dialismo fra organi politici. In luogo della
prevalenza politica del Parlamento che caratterizza i regimi parlamentari, nel sistema
presidenziale il Parlamento e il presidente stanno sullo stesso piano. Entrambi questi organi
sono eletti dal popolo e hanno identica 'legittimazione democratica'. Data l'identica
legittimazione non esiste nessuna dipendenza politica di un organo rispetto all'altro. C'è
invece una separazione. Il presidente può essere di un partito e la maggioranza del
Congresso di un altro partito e nessuno dei due può costringere l'altro a piegarsi al proprio
indirizzo politico.
I vantaggi del sistema presidenziale sono:
la stabilità del Governo, la cui durata è fissa (4 anni secondo la Costituzione
americana) e non dipende dai mutevoli rapporti tra le forze politiche in Parlamento;
la possibilità di chiare scelte da parte degli elettori nel momento in cui votano per
il presidente e per la sua politica e la possibilità alla scadenza, di sotituire il
presidente con un altro di diverso segno politico;
la semplificazione del sistema dei partiti in due grandi schiarimenti
(bipartismo). I partiti sono le grandi macchine che appoggiano l'elezione dei
candidati alla carica presidenziale e l'elezione popolare del presidente comporta che
vi siano solo due candidature e impedisce che i voti si disperdano su candidature
minori.
Accanto a questi vantaggi si ritenne che il trapianto in Italia del presidenzialismo avrebbe
comportato dei pericoli:
la concentrazione dei poteri di governo in una sola persona, sostenuta dalla
maggioranza del popolo, fece temere per la libertà e la democrazia. Specialmente
dopo il fascismo, era molto diffuso il timore dell'uomo forte';
l'elezione dirette del capo del Goveno avrebbe divito il popolo in due, tra la
'destra' e la 'sinistra'. Questo è il significato di ogni elezione nei sistemi presidenziali.
In Italia, dopo il fascismo e con sullo sfondo la contrapposizione radicale tra
comunisti e anticomunisti, una simile spaccatura sembrò pericolora quando come un
preludio di guerra civile.
I SISTEMI ELETTORALI
Importanti sono le regole che disciplinano i sistemi elettorali, dettando i criteri usati per
trasformare i voti in seggi. Gli elettori esprimono il proprio voto, dando a questa o quella
lista, a questo o quel candidato. Quando si siano tirate le somme e si sia stabilito quanti voti
siano stati ottenuti dalle liste e dai candidati, occorre procedere all'assegnazione dei seggi
occorre trasformare i voti in seggi. Occorre prendere in esame la fondamentale distinzione
tra sistemi elettorali maggioritari e proporzionali.
→ SISTEMI ELETTORALI MAGGIORITARI: sono quelli che distribuiscono i seggi
solo a coloro che hanno vinto le elezioni, cioè a coloro che hanno ottenuto più voti nei
singoli collegi. Tutti gli altri non hanno diritto ad alcun seggio. L'esempio classico è
rappresentato dal sistema maggioritario inglese.
Il territorio è diviso in tanti collegi elettorali quanti sono i deputati da eleffere. Gli elettori di
ciascun collegio sono chiaamti a eleggere un solo deputato (per questo si parla di sistema
elettorale maggioritario uninominale). In ciascun collegio si presentano candidature
individuali ed è eletto il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti. Se vi sono 3
candidati e il primo ottiene il 40% dei voti e gli altri due il 30% ciascuno, è eletto il primo
anche se non ha ottenuto la maggioranza dei consensi dei votanti, mentre il residuo 60% dei
voti ha disperso. Dunque il seggio va solo al vincitore. Questo non significa che i seggi
vadano tutti al medesimo partito: ogni collegio può vedere la vittoria di candidati
appartenenti a partiti diversi. Per conoscere il vincitore finale delle elezioni occorre fare la
conta finale dei deputati di ciascun partito, eletti nei singoli collegi.
Un correttivo è costituito dal sistema maggioritario francese, detto 'a doppio turno'. Esso
vale a impedire l'elezione di candidati si apre un secondo turno nel quale la competizione
elettorale si restringe ai due candidati più votati primo turno. Questi candidati, nel secondo
tutrno, vengono messi in competizione tra loro (ballottaggio) e in tal modo si è sicuri che il
candidato eletto otterrà la maggioranza dei suffragi.
EFFETTI
Il primo importante effetto dei sistemi maggioritariè la semplificazione del numero dei
pariti fino a raggiungere il bipolarismo (raggruppamento dei partiti in due poli alternativi)
e in alcuni casi il bipartismo (la presenza in Parlamento di due soli partiti). Si deve
considerare che per essere eletti occorre raggiungere il maggior numero di voti. I partiti
politici affini presentano un candidato comune per evitare la dispersione di voti. La
dispersione infatti fa il gioco degli avversari. Questa concentrazione alla fine tende a
detrminare una sfida elettorale tra due soli candidati l'uno di destra e l'altro di sinistra (come
il conservatore e il laburista in Gran Bretagna).
Esempio
si immagini che in un collegio si presentano 3 candidati che possano ottenere attorno al 30,
al 30 e 40% ciascuno. Se si presentano tutti e tre, verrà eletto quello che ottiene il 40% ma
se gli altri due decidono di coalizzarsi, presenteranno una sola candidatura comune e il
candidato unico otterrà il 60% sconfiggendo l'altro fermo al 40%.
Questa è la forza aggregante dei sistemi maggioritari.
Al contrario: si supponga che vi siano contrasti in un partito (laburista) e si pensi di
presentare due candidati (uno di destra e l'latro di sinistra) in un collegio in cui i laburisti
diventano due, quella percentuale è destinata a dividersi.
Ecco dimostrata la forza contraria alle scissioni dei pariti che è propria dei sistemi
maggioritari.
Per vincere i partiti devono fare in modo di spostare a proprio favore gli elettori indecisi
(moderati). Gli estremisti sanno bene come votare e sarà difficile convincerli a passare al
partito opposto. Per poter ottenere il consenso degli indecisi, occorrono candidati e
programmi moderati centristi. Per questo ad esempio, i due partiti della Gran Bretagna sono
di centro-destra e di centro-sinistra.
Gli eletti dei due partiti formano in Parlamento due gruppi, l'uno di maggioranza e l'altro di
opposizione. Con questo tipo di elezione vengono determinati non solo gli eletti, ma anche
la maggioranza parlamentare. Il capo del partitio che ha vinto le elezioni formerà il
Governo e dovrebbe poter contare su una maggioranza che lo sostiene. L'elettore votando
per il candidato al Parlamento vota in realtà anche per il Governo. Gli eletti del partito che
ha perso le elezioni sono costretti all'opposizione fino a che le successive elezioni non
ribaltino i risultiati.
→ SISTEMI ELETTORALI PROPORZIONALI: completamente diverso è il
funzionamento dei sistemi proporzionali. Essi mirano non a premiare il vincitore delle
elezioni ma a rispecchiare i partiti in Parlamento proporzionalmente al loro consenso
elettorale. Ogni partito otterrà in seggi quanto ha ottenuto in voti. Il Parlamento s configura
come una rappresentazione in miniature del panorama partitico presente nel apese.
Perchè un sistema proporzionale possa funzionare, occorre che ciascun collegio elettorale
sia chiaamto a eleggere più deputati e i partiti presentano liste di candidati, in modo che i
seggi possano essere attribibili alle diverse liste in proporzione al numero di voti ricevuto.
Per questo si parla di sistemi elettorali proporzionali di lista e i collegi elettorali sono
plurinominali.
Esempio
se ci sono 10 deputati nel quale 4 presentano le liste di candidati e queste ottengono
ciascuno il 40, il 30, il 20 e il 10% dei voti, conseguiranno rispettivamente 4,3,2,1 seggio.
EFFETTI
Non promuovo né la semplificazione della vita politica né la moderazione verso il centro
delle forze politiche. Non contribuiscono a formare maggioranze parlamentari compatte e
quindi governi stabili.
Se si chiedesse perchè i sistemi elettorali proporzionali siano adottati in numerosi paesi, la
risposta si troverebbe nella loro caratteristica fondamentale: essi non alterano il panorama
politico esistente, lasciando a tutti i partiti, l'opportunità di sopravvivere e in un futuro di
crescere.
I sistemi proporzionali sono maggiormente rappresentativi, mirano a includere il più
possibile. Da ciò deriva una serie di conseguenze sul sistema dei partiti:
il pluralismo politico;
una più elevata partecipazione politica dei cittadini;
il più profondo radicamento sociale dei partiti.
Il principale effetto dei sistemi elettorali proporzionali è il multipartismo. Poiché la
formula elettorale tende a riprodurre in Parlamento gli equilibri, usciti dalle urne, per le
forze politiche è conveniente presentarsi ciascuna per contro proprio perchè così si
preservano le proprie identità. Ne consegue che nessun partito riesce da solo a ottenere