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La storia dell'Homo Sapiens
Noi siamo Homo Sapiens comparsi sulla terra da almeno 150.000 anni, non eravamo presenti sulla terra solo noi, ma anche altre specie che col tempo sono andate estinguendosi. Da quando siamo comparsi fino ad ora non siamo cambiati così radicalmente, certo se noi fossimo nati allora, saremmo con molta probabilità fisicamente più prestanti, ma sostanzialmente con il modo di fare e le capacità cerebrali come siamo ora e avremmo un comportamento essenzialmente mobile, questo vuol dire nessuna meta e nessun punto fisso. Gli strumenti dell'uomo mobile sono piccoli, leggeri e polifunzionali. Questo comportamento lo abbiamo mantenuto per 140.000 anni ca. poi 12.000 anni fa abbiamo iniziato la lenta trasformazione di abitudini, e con l'agricoltura abbiamo intrapreso la vita sedentaria. Gli storici fanno risalire l'inizio della storia con l'avvento della scrittura, e con tutti gli elementi che hanno portato all'origine della civiltà, poco più di 5000.Anni fa. Sono poche le persone che si chiedono però come sia possibile che durante i millenni precedenti l'uomo non abbia fatto nulla. Dobbiamo considerare l'evoluzione dell'uomo nel suo complesso e non solo gli ultimi decenni. L'ipotesi è che il modello mobile sia alla base del nostro essere e questo lo possiamo affermare soprattutto con l'arrivo della rete e dei mezzi elettronici negli anni 90, con questi ultimi torniamo al modello mobile, non letteralmente nella fisicità, ma bensì nella mentalità di ognuno di noi. Il mondo si sviluppa intorno ad un percorso, dove troviamo punti in cui ci si ferma e riparte, questo è esattamente ciò che avviene quando usiamo internet.
Che cosa sono le piante? Mi sorge in mente questa domanda dopo aver riflettuto che il 99,5% di tutto ciò che è vivo sulla Terra sono piante. Questo implica che il restante 0,5% è composto da noi, dagli esseri umani e dagli animali.
L'importanza del rapporto con il mondo vegetale si può capire meglio con il chimico tedesco Haber, e la sua scoperta sulla sintesi dell'ammoniaca, il chimico riesce a dare il via all'era dei fertilizzanti e con essa alla "rivoluzione verde". Con le conseguenze di questo mutamento troviamo l'incredibile incremento della popolazione, e anche effetti negativi come danni ambientali enormi. Il sentiero dell'architettura porta nella foresta L'idea di verde comprendente tutti gli elementi vegetali non deve essere intesa come semplice ornamento ma deve essere concepito come qualunque altro materiale possibile da costruzione. Gli alberi e il mondo vegetale devono essere connessi al mondo dell'uomo, devono ricominciare a far parte del suo essere, come avveniva durante l'epoca preistorica. Nel corso dello sviluppo umano infatti l'uomo sapiens ha sempre abitato spazi naturali come praterie e foreste. Non è un caso che una vera novitàIn architettura ce la offre il botanico Patrick Blank. Con lui esplode la moda del verde verticale. Questa moda ha fatto nascere un nuovo modo di concepire il progetto come integrazione fra natura e architettura prendendo il nome di Vegetecture. La tendenza al naturale non è un'esclusiva dell'architettura, era il cliente stesso che richiedeva la costruzione con materiali sani, naturali ed ecologici, queste richieste sono state portate avanti con lenta gradualità nel mondo dell'architettura a partire dagli anni 70. Per il design, le cose sono andate in modo diverso, di ecologia si è sempre parlato con marginalità, fino a quando ciò che circondava la sfera della progettazione ha iniziato ad essere sostenibile, ecologico e naturale.
Se cominciamo ad esaminare un po' più a fondo l'idea di città e quella di giardino ci accorgiamo che sostanzialmente hanno una stessa identità. Il giardino come la città esiste solo in quanto luogo chiuso,
protetto e delimitato. Il fondatore circoscrive un terminato pezzo di caos, questa azione assume la dignità di luogo. Entrambi città e giardino sono spazi che l'uomo ricava dalla natura, ciò che è dentro i limiti predisposti dall'uomo, è conosciuto, esiste per l'appunto, ciò che è fuori è sconosciuto, straniero. Con la visione di questa concezione, la natura è ben lontana dall'essere libera, diventa prigioniera. Fino a quando divideremo lo spazio dedicato a noi umani da quello dedicato alle piante, non sarà possibile fare un salto di qualità ma solo fare giardini sempre più belli che sono luoghi chiusi dove far vivere le piante. Il giardino è equiparabile a un zoo con l'unica differenza che nello zoo ci sono gli animali mentre nel giardino ci sono le piante chiuse e recintate. Questi spazi sono "nostri" e sono controllati, delimitati e difesi dal nemico comune dellacittà e del giardino. Nel mondo è presente una forte contrapposizione fra il territorio abitato considerato sacro e reale e lo spazio circostante sconosciuto e indeterminato, il mondo stesso è generato da questa contrapposizione. Il desiderio dell'uomo è sempre stato quello di vivere nel sacro cioè sistemarsi in una realtà oggettiva in un mondo reale delimitato da dei limiti stabiliti considerando che ciò che è nel limite esiste mentre il resto è zona selvaggia e pericolosa ciò che fuori ci aspetta, fuori dal limite è la foresta comprendente lo straniero e il forestiero. La foresta indica lo sconosciuto, il diverso e il selvaggio, è lo spazio in cui l'uomo non è padrone assoluto è un luogo fuori dal recinto del razionale. E' la foresta quindi il nemico comune alla città e al giardino. Dio stesso dà il permesso all'uomo di soggiogare la terra e le sue creature da qui sievince che l'uomo non è più parte della natura ma ne è al disopra. In passato l'origine nascosta risiedeva nel fatto che ogni gesto, azione, parola e pensiero era in risonanza e in connessione con il resto dell'universo. L'universo umano è stato per migliaia di anni formato solamente da rocce, praterie, alberi e foreste prima che l'uomo si sedentarizzasse. La nascita della civiltà ha portato al rifiuto della spiritualità femminile portando all'avvento degli dei maschili e alla riscrittura della storia da parte dei vincitori, la dea e le sue foreste diventano lo sconosciuto a cui attribuire tutti i caratteri della negatività. Dentro al recinto abbiamo quindi la realtà mentre fuori alberga tutto il male, ciò che è cambiato è lo stile di vita dell'uomo che prima aveva una vita mobile con una concezione dello spazio inteso come percorso. Con la stanzialità si va a modificare.L'idea di spazio che diventa un punto fisso intorno a cui si organizza la vita. In questo momento storico si sta tornando a un tipo di vita mobile che l'uomo aveva nei millenni precedenti abbandonando il modello di vita sedentario acquisito dopo il 10 000 a.C, la dea e le sue foreste stanno tornando con tutto il loro fascino arcaico e futuribile ma la vera sfida non è uscire dalla città bensì portare la foresta dentro la città facendola crescere in ogni spazio possibile senza limitarla a dei recinti in cui rinchiuderla, bisogna abbattere i confini e i limiti e lasciare libero il senso del sacro che da sempre è custodito dalla foresta. La trasposizione mitologica afferma che nelle società dove si praticava l'orticoltura prevedeva che fosse la donna a nutrire l'uomo con l'arrivo della agricoltura la situazione cambia è l'uomo che nutre la sua famiglia coltivando la terra con la forza e fecondando la madre terra.
dire che l'agricoltura ha portato un cambiamento significativo nel rapporto tra l'uomo e la natura. Prima dell'agricoltura, l'uomo viveva in armonia con la natura, come un pastore nomade che si muoveva seguendo le mandrie. Tuttavia, con l'introduzione dell'agricoltura, l'uomo ha iniziato a coltivare la terra e a stabilirsi in un luogo fisso. Questo ha portato a una maggiore manipolazione e controllo della natura da parte dell'uomo. Un esempio di questo cambiamento può essere visto nella storia biblica di Abele e Caino. Caino, l'agricoltore, uccide suo fratello Abele, il pastore, a causa di una rivalità tra le loro offerte a Dio. Questo episodio può essere interpretato come un simbolo del conflitto tra l'agricoltura e il nomadismo. Caino rappresenta l'agricoltura, che è basata sulla necessità di possedere la terra e coltivarla per sopravvivere. Abele, d'altra parte, rappresenta il pastore nomade, che vive in armonia con la natura e non ha bisogno di possedere la terra per sopravvivere. In conclusione, l'introduzione dell'agricoltura ha portato a un cambiamento nel rapporto tra l'uomo e la natura. Mentre prima l'uomo viveva in armonia con la natura, l'agricoltura ha portato a una maggiore manipolazione e controllo della natura da parte dell'uomo. La storia biblica di Abele e Caino può essere vista come un simbolo di questo cambiamento e del conflitto tra l'agricoltura e il nomadismo.