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Il concetto di genere e le differenze tra genere e sesso

Con il termine "genere" si indica il modo in cui ogni singola cultura e società interpreta i sessi e i ruoli a loro attribuiti. La differenza di genere è un fatto puramente culturale, mentre la differenza sessuale tra uomo e donna è un fatto naturale/biologico.

Ernesto de Martino, padre dell'antropologia italiana, nel suo libro "Il mondo magico" del 1948, ha cercato di studiare e definire una serie di complesse figure corporee:

  • Estasi: l'entrata del corpo in uno stato di trance.
  • Trance: simile al sogno, nel quale si pensa che si possa viaggiare in mondi immateriali e soprannaturali.
  • Possessione: la presenza corporea viene dominata da spiriti o forze immateriali che "possiedono" la persona impadronendosi della sua capacità di agire.

È importante sottolineare la differenza tra somatizzazione e incorporazione:

Somatizzazione: idea che il corpo sia il luogo, il supporto ove si manifestano

sua capacità di pensare e ragionare. Tuttavia, negli ultimi decenni, si è assistito a un cambiamento di prospettiva e si è riconosciuto sempre più l'importanza dell'incorporazione, cioè del legame tra mente e corpo. Si è capito che i sintomi psicologici possono manifestarsi anche a livello fisico, influenzando il nostro benessere e la nostra salute. Ad esempio, lo stress può causare tensione muscolare, mal di testa, disturbi del sonno e problemi digestivi. L'ansia può manifestarsi con sintomi come palpitazioni, sudorazione e tremori. La depressione può portare a stanchezza cronica, perdita di appetito e disturbi del sonno. È importante quindi considerare l'aspetto psicologico quando si affrontano determinati disturbi fisici. La cura del corpo e della mente sono strettamente legate e entrambe devono essere prese in considerazione per raggiungere un benessere completo. In conclusione, l'incorporazione è un concetto che ci ricorda l'importanza di considerare l'interazione tra mente e corpo. I sintomi di origine psicologica possono manifestarsi a livello fisico e quindi è fondamentale prendersene cura in modo globale, considerando sia gli aspetti legati al pensiero che quelli legati al corpo.etnografici​. Studi che cercano di decostruire ciò che riguarda la malattia, ora c'è la tendenza a patologizzare. Ad esempio, lo studio di Ernesto de Martino (La terra del rimorso, 1961) sul tarantismo in Salento: il tarantismo è un fenomeno per cui le donne si recavano a Galatina, il giorno di San Paolo, e lì venivano scosse da convulsioni fino a cadere al suolo. Queste donne sostenevano di essere state pizzicate da una tarantola mentre lavoravano nei campi e si affidavano a San Paolo per guarire da questo pizzico. Anche nei giorni prima di San Paolo, le donne vestivano di bianco e danzavano fino ad essere liberate dal pizzico della tarantola. Questo fenomeno risale al medioevo e la chiesa lo aveva considerato come possessione o stregoneria, in seguito attraverso la figura di San Paolo il clero aveva trovato una mediazione con i credenti per gestire questi strani comportamenti cosicché rimanessero in ambito ecclesiastico/cristiano, e non doverliconsiderare 'altro'. Invece la medicina in quegli anni 'ipotizzava' che il tarantismo fosse causato da tre probabili ipotesi: malattia causata dal veleno del ragno, un disturbo mentale simile all'isteria oppure finzione/recita femminile. De Martino attraverso una ricerca sul campo arriva a criticare sia la posizione sostenuta dalla chiesa sia quella della medicina (considerata come riduzionista, in quanto sembrava riducesse tutto il fenomeno del tarantismo ad una malattia ignorando la funzione simbolica di tale processo). L'antropologia esplora dietro a pratiche del corpo cercando di capire come tali fenomeni siano anche frutto di sistemi sociali, infatti in questo caso il tarantismo esprimeva la sofferenza sociale di queste donne attraverso dei rituali messi in campo per sfogarsi dalla situazione di povertà e miseria in cui vivevano. Esempio -> lo studio di Aihwa Ong (1987) sui fenomeni di possessione relativi alle

operaiemalesi che lavorano nelle fabbriche giapponesi in Malesia. Queste donne sfruttate e sottopagate venivano spesso colte da attacchi di ira e incontrollabili, fino ad arrivare a convulsioni e a pronunciare frasi incomprensibili. I dirigenti dell'azienda avevano fatto intervenire degli psicoterapeuti che avevano considerato questo fenomeno come "isteria di massa" imputabile a superstizioni o malattia epidemica di origine batteriologica. Invece l'antropologa interpreta il fenomeno come spiegazione al fatto che le donne iniziassero a lavorare in fabbrica abbandonando per la prima volta i ruoli tradizionali che rivestivano all'interno dello spazio domestico e questo provocasse in loro uno shock, manifestatosi come isteria. Aihwa Ong sosteneva che i comportamenti delle donne malesi fossero una sorta di incorporazione del malessere sociale, esprimevano paura e allo stesso tempo una sorta di resistenza nel lavorare in contesti prevalentemente

maschili. Quindi bisogna stare molto attenti a ciò che definiamo "malattia" e ciò che definiamo "salute".

I concetti di salute e malattia definizioni (dal Churchill's medical Dictionary):

salute -> "Stato di benessere di un organismo o di una parte di esso caratterizzato da una funzione normale e non affetto da malattie"

malattia -> "Condizione che altera o interferisce con lo stato di salute di un organismo ed è generalmente caratterizzata da un anomalo funzionamento di uno o più sistemi, parti o organi."

Questi due definizioni/concetti rischiano di sembrare tautologie, perché semplicemente una si oppone all'altra, tendendo a semplificarle eccessivamente.

Il problema principale è che "stare bene" della medicina, non è detto che corrisponda con il "sentirsi bene" delle persone... come, viceversa, ci si può

sentire bene e essere dichiarati malati. Già Emile Durkheim nel suo studio dedicato alle "Regole per la distinzione del normale e patologico" (1985) metteva in evidenza come, per esempio, scegliere il dolore come tratto saliente della malattia e il piacere e il godimento come tratti principali della salute, si riveli spesso erroneo. Quindi, quello su cui dobbiamo concentrare l'attenzione è il fatto che normalità e anormalità non sono essenze, bensì "norme prestabilite". È importante quindi comprendere come e attraverso quali processi è stabilita la norma. Se si relativizza la "norma" che definisce cos'è normale e cosa patologico, all'ordine sociale si comprende come l'opposizione normale/patologico non costituisca niente di naturale o fisso, ma sia frutto di dinamiche socio-politiche dei singoli contesti. Quindi l'antropologia medica si concentra molto sulle

Variabili sociali e culturali che condizionano inevitabilmente il concetto di salute (una persona potrebbe sentirsi in salute pur avendo problemi fisici importanti ma non per il contesto sociale). Bisogna comprendere come nei diversi contesti storico-sociali e culturali la divisione fra salute e malattia viene costruita.

Analizziamo ora alcuni termini inglesi (questa lingua è più ricca dell'italiano) che esprimono lo stato di malattia in maniera più dettagliata:

DISEASE: la definizione biomedica di malattia, ovvero la condizione oggettivata dai medici, come alterazione dell'organismo e che viene denominata attraverso un termine specifico nosologico nei saperi della medicina occidentale in base a segni e sintomi interpretati da un punto di vista esterno al corpo del sofferente (es. ciò che il medico vede tramite esami specifici).

ILLNESS: l'esperienza soggettiva del malessere; il malessere vissuto, o anche lo stato di sofferenza.

per come è vissuta dal sofferente stesso (esempio: ciò che il paziente comunica al medico). SICKNESS: il significato sociale dello star male, ovvero il ruolo sociale del malato formalizzato all'atto della diagnosi. La cosa interessante è che ci può essere illness senza disease e viceversa. Il medico può trovare la malattia senza che il paziente avverta il sintomo. E ci può essere un sintomo senza malattia. Tutto quello analizzato finora è molto importante per l'antropologia medica, infatti nella biomedicina c'è una distinzione tra segno e sintomo: Segno: una manifestazione evidente sul corpo del paziente (prova visibile). Sintomo: la percezione soggettiva della malattia, ovvero il racconto del malato sulla sua esperienza (cosa sente o soffre in quel momento). L'antropologia medica analizza le narrazioni dei sintomi come frutto dell'esperienza di vita del paziente.

paziente: un'esperienza di sofferenza che è inscritta nei suoi processi di incorporazione e questi sono ricchi di significati culturali, o possono essere il frutto di contraddizioni sociali. 16Es. la tachicardia è un segno fisico ma quali sono i suoi significati nel vissuto della persona? Perché una persona in certi momenti delle sue giornate, della sua vita, ha dei momenti in cui è affetta da tachicardia? È molto importante ragionare su come le persone percepiscono i sintomi ed è importante studiare come i pazienti comunichino i sintomi ai medici e come i medici analizzano poi ciò. È possibile che ci siano delle incomprensioni fra medico e paziente. Non di meno è essenziale comprendere il ruolo dei medici e la loro formazione professionale, ci sono alcune società in cui il ruolo del medico è affidato a sciamani o sacerdoti, che non sono remunerati per questo e non intraprendono studi formativi. Per esempio in

molte società la figura dell'ostetrica non è remunerata. Questo ci porta al caso di Barba.
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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher B.eliana.93SI di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Demoetnoantropologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Lenzi Grillini Filippo.
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