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−∆βH
e β
0 β
β 0
0 2
* ! +
1 A
−2∆βH −
e
= 1 .
2 A
−∆βH
e β β
β 1 0
0
− − −
Ora, definiamo β = 2β β , tale che 2∆β = 2(β β ) = β β . Ma cosa rappresenta β ? È quel valore tale
2 1 0 1 0 2 0 2
per cui β = (β + β )/2. Dunque possiamo avere due diversi ordinamenti: β < β < β oppure β < β < β .
1 0 2 0 1 2 2 1 0
Sfruttando questa identità abbiamo, dato un generico osservabile B
−(β −β )H
he Bi
2 0 β
−2∆βH −(β −β −(β −β −(β −β
)H )H )H
0 he i hBi he i
he he = ,
Bi = Bi =
2 0 2 0 2 0
β β β β β
−(β −β
0 0 0 2 0
)H
he i
2 0 β 0
54 CAPITOLO 3. METODO MONTE CARLO
2
−
in cui ponendo B = (A/hAi 1) abbiamo in (3.49)
β
1 2
* ! +
−(β −β )H
he i A
2 0 β 0 −
... = 1 .
2
−∆βH
he i A
β β
0 β
1 2
| {z } | {z }
problematico non problematico
In conclusione si ha (3.48) 2
! +
* −(β −β )H
he i
2
Ā A
1 2 0
β
2 0
− 1 ,
σ = 2
−∆βH
he i
n B̄ A β
β 0
β
1 2
A
in cui raggruppiamo in ua costante i termini non problematici ottenendo
−(β −β )H
he i
1 2 0 β
2 0
A
σ = .
2
−∆βH
he i
n β 0
Ora, i valori attesi restanti costituiscono un problema? Calcoliamoli esplicitamente, ottenendo
1 Z(β )
2
X
−(β −β −β −(β −β
)H H(x) )H(x)
i
he = =
e e ,
2 0 0 2 0
β 0 Z(β ) Z(β )
0 0
x
Z(β )
1
−(β −β )H
he i = ,
1 0 β 0 Z(β )
0
da cui −(β −β 2
)H
he i Z(β ) Z(β ) Z(β )Z(β )
2 0 2 0 0 2
β
0 = = ,
2
−∆βH 2
he i Z(β ) Z(β ) Z(β )
0 1 1
β
0 −kT
dove sfruttando la definizione di energia libera F = ln Z si ottiene
−(β −β )H
he i
2 0 β −β −β
2β F F F
0 = e ,
1 1 0 0 2 2
2
−∆βH
he i β
0
in cui si è usata la notazione sintetica F (β ) = F . Dato che F è una quantità estensiva l’errore aumenta
i i
esponenzialmente in N , costituendo un grave problema. Ma non potrebbe essere che l’esponente sia negativo,
implicando che l’errore vada esponenzialmente a zero con N ? No, e lo dimostriamo appena di seguito. Per fare
ciò in maniera agevole si ricordino le seguenti relazioni
∂(βF ) ∂E ∂β ∂E 1 ∂E 1
−
E = , C = = = = Ĉ .
v v
2 2
∂β ∂T ∂T ∂β kT ∂β kT
Ora, scriviamo l’esponente in forma integrale
− − − −
2β F β F β F = β F β F + β F β F
1 1 0 0 2 2 1 1 0 0 1 1 2 2
β β
Z Z
1 1
0 0 0 0
= E(β )dβ + E(β )dβ
β β
0 2 β
β Z
Z d
d 1
1
0 0 0 0 0
0 − −
(β β ) dβ + E(β ) (β β ) dβ ,
= E(β ) 0 2
0 0
dβ dβ
β
β 2
0
in cui si è moltiplicato per una derivata che è pari a 1. Procedendo con un’integrazione per parti si ha
β
β 0 0
Z Z
dE(β ) dE(β )
1
1 0 0 0 0
− − − − − −
[...] = (β β )E(β ) (β β )dβ + (β β )E(β ) (β β )dβ
0 1 2 1 2
1 0 1 0 0
dβ dβ
β β
0 0
β β
Z Z
1 1
0 0 0 0 0 0
− − − −
= (2β β β )E(β ) + (β β )
Ĉ (β ) dβ + (β β )
Ĉ (β ) dβ ,
1 0 2 1 0 v 2 v
β β
0 2
− −
in cui (2β β β ) = 0 per definizione. Dimostriamo che la quantità residua è sempre positiva, distiguendo
1 0 2
i casi in cui β < β < β oppure β < β < β . Curiamoci esplicitamente solo del primo caso, dato che il
0 1 2 2 1 0
secondo è identico β β
β β
Z Z Z Z
2 1
1 2
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
−
− − − −
(β β )
(β β )
Ĉ (β ) dβ (β β )
Ĉ (β ) dβ = Ĉ (β ) dβ + (β β ) Ĉ (β ) dβ > 0.
0 v 2 v 0 v 2 v
β
β β β
| {z } | {z }
0 1 0 1
>0 >0
3.8. METODO DEL REWEIGHTING 55
Ora, è naturale chiedersi quando questi integrali sono piccoli. È evidente che sono quantità crescenti in β , dato
1
|β − | |β − |.
che bisogna ricordare che per definizione di β si ha β = β Dunque sappiamo che necessariamente
2 1 0 2 1
β e β siano vicini. Ma quanto? Compiamo uno sviluppo in serie di Taylor all’ordine 0 di Ĉ (β) attorno β ,
1 0 v 0
ottenendo
β β β β
Z Z Z Z
1 2 1 2
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
− − ≈ − −
(β β )
Ĉ (β ) dβ + (β β ) Ĉ (β ) dβ (β β )
Ĉ (β ) dβ + (β β )
Ĉ (β ) dβ
0 v 2 v 0 v 0 2 v 0
β β β β
0 1 0 1
β β
1
1 1 1
0 0
2 2
− −
+
= Ĉ (β )(β β ) Ĉ (β )(β β )
v 0 0 v 0 2
2 2
β β
0 2
1
2 2
− −
= Ĉ (β ) (β β ) + (β β )
v 0 1 0 1 2
2 2
−
= Ĉ (β )(β β ) .
v 0 1 0
In conclusione si ha dunque 1 2
−β
2 Ĉ (β )(β )
Ae
σ = , (3.50)
v 0 1 0
n
il quale è piccolo se 1
1
2
− → |β − | = ,
Ĉ (β )(β β ) 1 β
v 0 1 0 1 0 q p
N ĉ (β )
v 0
Ĉ (β )
v 0
ottenendo lo stesso risultato (3.47) dato da considerazioni grafiche.
Finora ci siamo ristretti al caso in cui abbiamo una stima di una quantità ad un certo β a partire dal quale
0
vogliamo interpolare la stessa quantità a β . Supponiamo ora di conoscere due stime di uno stesso osservabili
1
a β e β . Possiamo interpolarle per ottenere una stima ad un diverso β? Abbiamo dalla (3.46)
0 1 −(β−β )H
hAe i
0 β
0
hAi =
β −(β−β )H
he i
0 β 0
−(β−β )H
hAe i
1 β 1
= .
−(β−β )H
he i
1 β 1
Come possiamo combinarle? Lo scenario in esame è il seguente: abbiamo due distribuzioni π (x) e π (x) e due
1 2
osservabili A e B, aventi stesso valore atteso X
X π (x)A(x) = π (x)B(x) = k.
1 2
x x
Facciamo due simulazioni Monte-Carlo indipendenti l’una con distribuzione π (x) e l’altra π (x) di n iterazioni,
1 2
a partire dalle quali si ottengono le sequenze → ±
π (x) : A , ..., A Ā σ ,
1 1 n A
→ ±
π (x) : B , ..., B B̄ σ .
2 1 n B
Possiamo stimare la quantità di interesse come combinazione lineare delle due, cioè
A = αĀ + β B̄,
est
in cui l’unico vincolo è hA i = αh
Āi + βh
B̄i = (α + β)k = k,
est
da cui (α + β) = 1. A rigore qualsiasi combinazione che soddisfi questo criterio conduce agli stessi risultati.
→ ∞.
Questo è però vero nel caso in cui n Ricerchiamo ora i valori di α e β ottimali che minimizzino l’errore.
2
2 2 i
h(αĀ − i h(αĀ − k)
σ = + β B̄ k) = + β B̄ (α + β)
h h
{z }
| 1 2
h − − i
= α( Ā k) + β( B̄ k) h
2 2 2 2
h( − i h( − i h( − −
= α Ā k) + β B̄ k) + 2αβ Ā k)( B̄ k)i
h h h
{z }
| 0
2 2 2 2
= α σ + β σ ,
A B
56 CAPITOLO 3. METODO MONTE CARLO
in cui si è sfruttato il fatto che le simulazioni compiute sono indipendenti. Ora, ricordando α + β = 1 si ha
2 2 2 2 2
−
σ = α σ + (1 α) σ
A B
2 2 2 2 2
−
= α (σ + σ ) 2ασ + σ .
A B B B
2
Ricerchiamo i minimi di σ in funzione di α ponendo
2 2 2
1/σ 1/σ
∂σ A B
→
=0 α = , β = , (3.51)
2 2 2 2
∂α 1/σ + 1/σ 1/σ + 1/σ
A B A B
da cui infine la migliore stima teorica di A è Ā B̄
+
2 2
σ σ
A B . (3.52)
A =
est 1 1
+
2 2
σ σ
A B
La media pesata è dunque la migliore stima possibile dell’osservabile? Lo sarebbe se fossero note gli errori
esatti. Ma, dato che stiamo stimando un osservabile ad una β a partire da β e β , per poi combinarle tra loro,
1 2
ciascuna stima ha un errore esponenziale dato dalla (3.50). L’uso di questa stima potrebbe portare a risultati
3
sbagliati di un fattore 10 sulla stima e 10 sull’errore. Il problema del ripesaggio è che non dà una buona stima
dell’errore.
3.9. METODO DEI MULTI-ISTOGRAMMI DI FERREMBERG-SWENDEN 57
3.9 Metodo dei multi-istogrammi di Ferremberg-Swenden
Il metodo si basa sull’uso della densità degli stati ρ(E), a partire dalla quale
Z
X −βE −βE
Z = ρ(E)e , Z = dE ρ(E)e .
E
Per la precisione ρ(E) non è una vera densità, bensı̀ è il numero di stati con energia E. Come la stimiamo a
partire dai dati simulati? Facciamo l’istogramma delle energie
1 X −βH(x)
hδ(E − −
h(E ) = E )i = e δ(E E )
0 0 0
Z x<