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CICLO DI ESERCITAZIONI SUL COLONIALISMO INGLESE:
DAL “COLONIALISMO INFORMALE” ALLA PAX BRITANNICA
1.
Impero britannico: il primo ad usare questo termine fu l’astrologo personale della regina
Elisabetta John Dee, il quale sostenne per primo l’importanza per la Gran Bretagna di
dotarsi di un impero come Spagna e Portogallo.
Limiti cronologici dell’Impero britannico:
inizio 1497: prima colonia (Colonia di Newfoundland)
fine 1997: ritiro dell’amministrazione britannica da Hong Kong.
1982: guerra della Faulkland
Ancora vigente.
Esistono cinque tipi di colonialismo:
Company rule: dominio governato da una compagnia privata, le quali non avevano
- a cuore né gli interessi del popolo del territorio né della madrepatria stessa, a cui
dovevano soltanto delle tasse. A causa dei debiti di queste compagnie, che
dovevano essere ripianati dalla madrepatria, motivo per il quale furono eliminate.
India tra il 1757 al 1858.
Colonia: estensione di territorio governata da un rappresentante del governo della
- madrepatria. Si creava nel momento in cui un manipolo di cittadini si insediava nel
territorio.
forma più comune
Protettorato: invenzione britannica in cui gli ufficiali locali si occupano della politica
- interna, ma a livello ufficiale la madrepatria ha poteri in materia di difesa e politica
estera e, ufficiosamente, anche in economia.
Egitto fra 1914 e il 1922.
Dominio: territori che nel tempo hanno acquisito una quasi totale libertà e vengono
- definite anche “colonie bianche” ovvero colonie che nel tempo raggiungono
l’autonomia completa tramite lo Statuto di Westmister dopo la prima guerra
mondiale. Questi territori sono ancora parte del Commonwealth
Australia, Canada, Nuova Zelanda.
Mandati: incarichi di governo dati dalla SdN o dall’Onu ad una nazione vincitrice per
- amministrare un territorio che per particolari motivi si trovasse temporaneamente in
difficoltà.
Palestina dopo la Seconda guerra mondiale.
Limiti territoriali dell’impero:
nel suo periodo di massima estensione occupava ¼ della superficie terrestre, ovvero 150
volte la Gran Bretagna e interessava 1/5 della popolazione terrestre.
Le cause del successo:
Fattori culturali: la tendenza britannica a “Christianity, Commerce and Civilisation”.
Fattori economici e tecnologici: mercantilismo e superiorità industriale. Il mercantilismo
sarà limitato ai primi anni, quelle delle compagnie commerciali. Per quel che riguarda la
superiorità industriale, la Gran Bretagna sfrutta le invenzioni la cui applicazione gli
permette di ottenere e mantenere tale superiorità.
Fattori militari e strategici: si basa sulla superiorità navale e sulle strategie difensive.
Nonostante ciò, la Gran Bretagna non prende parte alle prime colonizzazioni, è ancora
legata ai singoli scontri e non ha ancora una forza marittima internazionale. la Royal Navy
sarà la regina dei mari solo all’inizio dell’Ottocento. A livello di strategia difensiva, la Gran
Bretagna procura alle proprie colonie più importanti delle colonie vicine che possano
difendere il territorio più importante. Ad esempio nel momento in cui viene scavato il
Canale di Suez la Gran Bretagna si occupa di avere influenza in Egitto e Sudan.
Teoria dell’impero informale: proposta da due economisti secondo cui l’obiettivo della Gran
Bretagna era quello di aumentare i propri commerci, più che culturale (come per gli
spagnoli) e che lo Stato non voleva colonie.
Fasi dell’impero:
I impero (1578 – 1776): impero prettamente commerciale il cui simbolo è la Regina
Elisabetta I e
ha come luogo simbolo le tredici colonie del Nord America.
1578: Elisabetta I emette le prime lettere patenti (o lettere di corsa) e nascono i
-
primi corsari. Pirati al servizio dell’Inghilterra che predavano le navi commerciali di
Stato di altre Nazioni.
Superata la fase dei corsari si giunge ad una fase più istituzionalizzata, con la
-
nascita delle Company rule, le quali creavano nel territorio in cui si insediavano un
ufficio commerciale.
I Pigrim Fathers scapparono dalle persecuzioni religiose europee e fondano nel
-
continente americano le Tredici colonie, esse erano colonie anomale sotto molti punti
di vista ed era inevitabile la creazione di attriti con la madrepatria.
1801: conquista dell’Irlanda: chiamata “Plantation”, poiché gruppi di persone
-
venivano mandate in Irlanda al fine di renderla parte dell’Impero anche grazie all’opera
di conversione di questi gruppi. L’assimilazione non riuscirà.
II impero (1776 – 1814): cambio di prospettiva a livello economico e viene presentata una
nuova teoria secondo cui le colonie dal punto di vista economico fossero inutili. La Gran
Bretagna pensa a come modificare la struttura dell’impero, la quale era stata
principalmente commerciale. Si cambiano quindi gli obiettivi, esempio di ciò è l’Australia,
che diventa una colonia penale per l’Inghilterra, la quale si limitava a trasportare i galeotti
nella colonia.
Altra proposta inglese fu quella di partecipare alla tratta degli schiavi e alla triangolazione: i
britannici si recavano presso le coste africane dove decine di uomini venivano imbarcati
nelle navi che avrebbero fatto scalo negli Stati Uniti. La Gran Bretagna interromperà il
commrcio degli schiavi nei primi dell’Ottocento con lo Slave Trade Act.
II secolo imperiale (1815 – 1914): vittoria della Gran Bretagna su Napoleone e la Francia.
Ad essa segue il lungo, pacifico e ricco regno della regina Vittoria (pax britannica). In
questo periodo l’India è il luogo simbolo del colonialismo britannico, che in quel periodo è
quasi esclusivamente navale. Questo è anche il periodo dello “splendido isolamento”
britannico, la quale intrattiene rapporti internazionali con le sole colonie, intrattenuti tramite
il piroscafo a vapore e il telegrafo.
L’IMPERO IN GUERRA: I CONFLITTI MONDIALI E IL RUOLO DELLE COLONIE
2.
1915-1945: limiti temporali che segnano l’apice territoriale e il declino post seconda guerra
mondiale.
Le colonie sono un aiuto imprescindibile per la Gran Bretagna per le due guerre mondiali,
ma esse sono anche la fine dell’Impero perché contengono una contraddizione interna, in
quanto vengono chiamate a combattere per la libertà di altri popoli.
I cambiamenti istituzionali:
Nel 1901 muore la Regina Vittoria, al suo regno seguono quelli di Edoardo VII, Giorgio V
(fino al 1936), Giorgio VI (dopo l’abdicazione di Edoardo VIII).
Venivano convocate delle conferenze imperiali, quando i rappresentanti delle colonie si
trovavano in Inghilterra per delle occasioni importanti, si coglieva l’occasione per dare vita
a tali conferenze.
1887-1902: quattro Colonial Conference
1907-1937: Imperial Conference Commonwealth PM Conference
Le più importanti sono:
1926: Imperial Conference White Dominions. Benché alle conferenze venissero
convocati tutti, in questa conferenza si fa strada l’idea che i territori abitati da bianchi
avessero diritto a maggiori vantaggi rispetti agli altri. Sono quindi presenti i rappresentati
delle colonie del Canada, dell’Irlanda e del Sud Africa.
1931: Westmister Conference adozione dello Statuto di Westmister. È l’inizio della
progressiva concessione di libertà alle colonie e con essa viene data autonomia legislativa
ai domini bianchi.
Tali concessioni sono dovute a motivi economici, la Gran Bretagna vive un periodo
economico non florido, perciò i costi relativi alle colonie, soprattutto in materia di difesa,
iniziano ad apparire insostenibili. In realtà non sembra che le colonie fossero
particolarmente interessate a tale autonomia legislativa, poiché allo Statuto non fanno
seguito degli immediati cambiamenti.
Le concessioni ai domini spaccano l’opinione pubblica:
Chi pensa che sia un punto di forza: si evidenzia il buon lavoro dell’Inghilterra nelle
-
colonie
Chi pensa che sia un punto di debolezza: l’opinione pubblica si rende conto delle
-
ragioni economiche alle spalle delle concessioni e si pensa che si sia persa
l’occasione per la creazione di una federazione
Lo Statuto ha effetti sul secondo conflitto mondiale: nel 1939 l’entrata in guerra rimane
automatica per le colonie, come era stato durante la prima guerra mondiale, ma non per i
white dominions, che devono decidere da soli se prendere parte al conflitto o meno.
L’Australia, che in quel momento non aveva ancora accettato lo Statuto, si sente
automaticamente implicata dalle scelte inglesi; anche la Nuova Zelanda e il Sud Africa
fanno una dichiarazione immediata di guerra. I canadesi invece, chiedono il voto del
Parlamento e poi dichiarano guerra con un atto parlamentare che passa comunque presso
il re per la sua firma. La dichiarazione di guerra irlandese non arriverà invece mai, essa
dichiara la sua neutralità perché l’idea di rimettersi a combattere a fianco degli inglesi
sembra poco funzionale al mantenimento di rapporti con l’Inghilterra, contro la quale
avevano combattuto fino a pochi anni prima.
Economia, commercio e la grande crisi:
Lo scontro si pone fra il free trade e l’imperial preference: questa divisione fu molto rigida
non solo nell’opinione pubblica, ma anche in parlamento:
conservatori (Joseph Chamberlain): imperial preference
liberali (Herbert Asquith): free trade
L’idea di Chamberlain era che il commercio con le sole colonie sarebbe stato sufficiente al
Paese per il suo sostenimento. Il problema si poneva soprattutto relativamente al fatto che
le colonie inglesi confinavano con Paesi non parte dell’Impero, con i quali tendevano a
giungere ad accordi commerciali. A livello ideologico, l’idea di imperial preference,
Chamberlain non voleva rinunciare alla Greater Britain, un’Unione con la Gran Bretagna
come centro.
La campagna di Chamberlain si risolverà in un fallimento. Nelle elezioni i conservatori
perdono, ma decidono di non rinunciare alle proprie idee economiche, finchè Chamberlain
non si ammala. Privi della propria guida, i conservatori abbandonano la politica economica
protezionista.
La repressione del dissenso: il caso irlandese
L’unione fra Irlanda e Gran Bretagna era nata nel 1801, ma già da fine ‘800 inizia ad
acquisire sempre maggiori libertà. A sostenere la causa irlandese in Parlamento fu William
Gladestone, con l’approvazione del Third Irish Home Rule Act, sospeso però prima dello
scoppio della Prima guerra mondiale (1914) e poi definitivamente abbandonato a causa
dell’Easter Rising del 1916.
La rivolta dublinese viene repressa con molta durezza