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PROPRIETÀ MAGNETICHE DI NANOSTRUTTURE

Le proprietà magnetiche sono strettamente collegate al rapporto tra la grandezza dei domini magnetici e della nanostruttura. Mano a mano che le dimensioni delle particelle divengono sempre più piccole, il numero dei domini che la compongono si riduce sempre di più. Il caso limite ci porta ad alcuni sistemi in cui le particelle sono a singolo dominio. Il raggio al di sotto del quale la grandezza della struttura sia tale da presentare un singolo dominio è detto raggio critico D.c. In particelle sufficientemente piccole (di dimensioni confrontabili a quelle di un dominio magnetico del corrispondente materiale massivo), si possono presentare fenomeni di superparamagnetismo. In queste particelle i momenti magnetici dei singoli atomi sono allineati. In questa situazione, la magnetizzazione può cambiare casualmente verso per effetto della temperatura. Questo fenomeno avviene in materiali per i quali l'energia necessaria.

La inversione del momento magnetico delle particelle è comparabile con l'energia termica del reticolo. Applicando un campo magnetico a questo sistema, gli oggetti si orienteranno seguendo il campo applicato, ma una volta rimosso il campo esse torneranno ad essere un insieme "magneticamente disordinato", con un comportamento analogo a quello di un para-magnete. È possibile che, scendendo a basse temperature, le particelle super-paramagnetiche rimangano "congelate magneticamente". Se si applicasse un campo magnetico al sistema, a queste temperature, si osserverebbe un comportamento ferromagnetico. La temperatura per la quale ciò si verifica prende il nome di temperatura di bloccaggio e varia con l'intensità del campo magnetico applicato.

Le proprietà appena illustrate sono relative a particelle isolate. In alcuni nano-composti le particelle sono molto vicine al punto che l'accoppiamento di scambio avvengono non sulla singola

Particella ma sui “grani” (o aggregati). Alcuni di questi composti hanno una elevata rimanenza magnetica e coercitività; rimanendo fortemente magnetici quando il campo magnetico applicato viene ridotto a zero e hanno bisogno di un grande campo magnetico per smagnetizzarli.

Per finire, rispetto ai classici paramagneti, oltre ad avere un comportamento ferromagnetico, presentano anche una suscettività magnetica molto più alta.

APPLICAZIONI DI NANOMATERIALI

  • Separazione magnetica

Si utilizzano nanoparticelle magnetiche funzionalizzate grazie al quale il gruppo funzionale si lega ad una specifica specie. Una volta che tale specie si lega, applicando un campo magnetico che attragga la nanoparticella e di conseguenza anche la specie catturata. Questa separazione sarà più efficiente quanto è maggiore il momento magnetico della nanoparticella (si utilizza ossidi di ferro come la magnetite che sono anche molto stabili in soluzioni acquose).

Catalisi Si associa un frammento catalizzatore (es. Pd) ad un frammento nano-particellare magnetico. Grazie a questo si creano catalizzatori "quasiomogenei" che però sono facilmente estraibili con un campo magnetico. - Medicina Nanoparticelle sono utilizzate come agenti di contrasto in sistemi di risonanza magnetica (immaging-NMR). In queste analisi servono sostanze con un elevato momento magnetico e che non siano tossiche (come la magnetite). È inoltre possibile costruire una nanoparticella che contenga il contrasto o un farmaco e lo rilasci in presenza di un campo magnetico; questo metodo permetterebbe un più efficiente trasporto del farmaco all'interno del corpo. - Ipertermia-magnetica Esso è il fenomeno per cui un sistema super-paramagnetico soggetto ad un campo magnetico oscillante produce calore. Questo permetterebbe di introdurre particelle magnetiche all'interno del corpo umano in una zona in cui è in atto una

attività tumorale e scaldare localmente quella zona per distruggere queste cellule dannose (le cellule tumorali sono sensibili al calore).

Ferro-fluidi sono dispersioni molto concentrate di nanoparticelle magnetiche in un solvente ad alto punto di ebollizione. Sono usati come sigillanti in alberi rotanti o per il monitoraggio del carburante delle astronavi (in assenza di gravità). Esso è permesso perché il momento magnetico della sostanza non ha il tempo di allinearsi con il campo magnetico esterno generando una sorta di "attrito interno".

Combustibili: i combustibili solidi sono molto usati soprattutto in assenza di gravità (es. razzi). Il vantaggio di questo tipo di combustibile sta nel maggior controllo del flusso di carburante che arriva al motore. Un esempio sono le nanoparticelle di Al che sono altamente reattive e facili da innescare anche in presenza di poca aria.

Termiti: una reazione fortemente che produce metalli allo stato

fuso partendo da ossidi e metalli solidi. Molto usata per saldare ad esempio il ferro partendo dall’ossido di ferro e alluminio. Per innescare la reazione servono grandi energie; che si riducono con l’utilizzo di nanoparticelle di Al (molto più reattive).
  • Creme solari / schermi per UV
Lo sviluppo sanitario verso la creazione di creme solari che proteggano la pelle dalle radiazioni UV senza l’utilizzo di forti assorbitori di UV come composti coniugati o aromatici (sospetti carcerogeni). Un possibile via è l’utilizzo di materiali non tossici e biocompatibili come TiO o ZnO; per poter introdurre queste specie in una crema si crea una dispersione delle loro nanoparticelle. L’utilizzo delle nanoparticelle permette inoltre di avere uno scattering con la luce trascurabile, tanto da essere trasparenti e non bianche (come i loro bulk che danno scattering nel VIS).

CHIMICA SUPRAMOLECOLARE: GENERALITÀ

“Chimica degli aggregati molecolari di

La chimica supramolecolare è lo studio delle molecole molto complesse e delle loro associazioni, che sono il risultato dell'interazione tra queste molecole. Secondo la definizione di Lehn, si tratta di una "più alta complessità risultante dall'associazione di due o più specie chimiche legate assieme da forze intermolecolari".

Le proprietà chimiche di queste associazioni di molecole non sono semplicemente la somma delle proprietà delle molecole di partenza, ma tali aggregati presentano proprietà estranee alle molecole che li compongono.

In natura, la maggior parte di questi sistemi sono gli enzimi e numerosi complessi metallici come il gruppo eme dell'emoglobina.

Le interazioni citate sono per lo più deboli, come le forze di Van der Waals, le forze idrofobiche, la coordinazione di metalli, il legame a idrogeno, gli effetti elettrostatici o elettromagnetici, il legame ad alogeno e le interazioni π-π. Queste interazioni non sono di natura

covalente. Nel campo della ricerca, il vantaggio di creare interazioni non covalenti è legato alla facilità di creazione di queste interazioni di legami rispetto alla creazione o alla rottura di legami covalenti.

Riconoscimento molecolare: Una supramolecola non è un aggregato di molecole casuali ma si forma solo tramite specifiche molecole. Affinché ciò avvenga è necessario che le molecole si "riconoscano"; questo avviene tramite la formazione di complessi tramite interazioni tra un ospite (guest) o la molecola il cui legame diverge verso l'ospitante (host) o la molecola il cui legame converge verso l'ospite.

Il processo di riconoscimento è detto riconoscimento molecolare ed è guidato dalle interazioni ospite/ospitante; il giusto equilibrio tra i diversi tipi di interazioni è ciò che determina l'efficienza del riconoscimento.

I tipi di interazioni ospite/ospitante sono:

  • Forze di interazioni

Elettrostatiche sono le forze Coulombiane tra cariche o dipoli opposti. Esse sono inversamente proporzionali alla costante dielettrica del mezzo circostante (solvente).

Il legame ad idrogeno è un legame di natura elettrostatica. È meno forte delle interazioni più puramente ioniche. È un legame specifico e direzionale.

Il legame di coordinazione è un legame che si genera tra un metallo o ione metallico e un elettrone-ricco (legante). È un legame specifico, direzionale e che impone una specifica geometria al frammento molecolare in questione.

Le forze di Van der Waals si generano tra dipoli indotti. Sono legami meno forti e meno direzionali delle forze di interazioni elettrostatiche, tra cui il legame ad idrogeno. Tuttavia, questo tipo di interazioni hanno un importante ruolo tra ospite/ospitante o meglio tra chiave/serratura, in cui le due molecole riconoscono la forma dell'altra (sono complementari). Questo tipo di riconoscimento è molto più specifico.

rispetto a quello che possono dare lealtre interazioni.
  • Interazioni idrofobiche che si generano tra sostanze non miscibili, prime fratutte i solventi acquosi in cui viene sciolto del soluto organico. Questeinterazioni sono dovute a fattori termodinamici: la rottura di legami adidrogeno e la dissociazione del soluto in ambiente acquoso sono entrambesfavorite. In risposta all'introduzione del soluto, il solvente risponde cercandodi "minimizzare il numero di interazioni tra soluto e solvente" e laconseguenza di ciò è di compattare le molecole di soluto. Anche questo tipo diinterazione non è direzionale ma svolge in ruolo molto importante nellesupramolecole, avvicinandole e contribuendo alla loro forma in soluzione (es.la struttura delle proteine in ambiente biologico).
  • Interazioni π-π sono legate a sistemi aromatici. Si crea una sovrapposizioneintermolecolari tra sistemi π-coniugati e orbitali p che porta ad un

guadagnoenergetico (es. tra nucleotidi di DNA). Tra le forze di interazione noncovalenti, esse sono le più forti ma sono anche altamente direzionali e hanno una geometria di legame molto precisa.

  • Legame ad alogeno è una interazione non covalente che si verifica tra un atomo di alogeno, che agisce da acido di Lewis, e una base di Lewis. Essi sono 79 Non tra semplici molecole ma tra 2 o più specifici substrati o parti di molecole I legami specifici hanno il compito di congiungere 2 specifiche parti di 2 molecole nella formazione della supramolecola molto simili ai più comuni legami ad idrogeno che si basano sullo stesso principio di formazione

ETERI A CORONA

Li eteri corona sono una famiglia di polieteri ciclici e 80 il nome deriva dalla loro forma che ricorda una corona. La cavità di un etere corona è una regio

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A.A. 2019-2020
104 pagine
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SSD Scienze chimiche CHIM/03 Chimica generale e inorganica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marktoma96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Chimica inorganica II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Scienze chimiche Prof.