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E,
Alcune grandezze termodinamiche, come sono funzioni di stato, mentre altre, come il
calore ed il lavoro, non lo sono.
La figura in basso mostra due possibili modi per scaricare una batteria a temperatura
costante. Se la batteria si scarica per mezzo di una spira di filo non c’è nulla che si muova
in opposizione ad una forza e quindi non può essere effettuato alcun lavoro; tutta l’energia
viene persa dalla batteria sottoforma di calore. D’altra parte, se la batteria viene utilizzata
per far funzionare un piccolo motore, questa si scarica e può essere compiuto lavoro;
anche in questo caso verrà rilasciato calore, ma comunque non quanto quello rilasciato
nel caso precedente. Tuttavia, se lo stato iniziale e quello finale della batteria sono i
medesimi, anche la variazione ΔE sarà la stessa, indipendentemente dal modo in cui la
pila è stata fatta scaricare.
3| Entalpia
Un sistema che consiste di un gas confinato in un contenitore può essere caratterizzato
da diverse proprietà. Tra le più importanti ci sono la pressione del gas e il volume del
contenitore; in entrambi i casi si tratta di funzioni di stato, che dipendono solo dallo stato
attuale del sistema. E, P V,
Possiamo combinare queste tre funzioni di stato, e per definire una nuova funzione
entalpia
di stato chiamata (H), particolarmente utile per discutere dei flussi di calore
coinvolti nei processi che avvengono a pressione costante.
H = E + PV
Per capire meglio il concetto di entalpia, bisogna tenere conto che il solo tipo di lavoro
prodotto da una trasformazione fisica o chimica che avviene a pressione atmosferica è il
lavoro meccanico associato alla variazione di volume. Per esempio, si consideri la
reazione dello zinco metallico con una soluzione di acido cloridrico. La reazione può
essere condotta in un recipiente chiuso a pressione costante. Nell’apparecchiatura
analizzata il pistone mantiene costante la pressione all’interno del recipiente muovendosi
verso il basso o verso l’alto. Assumendo che il pistone sia privo di massa, la pressione
interna all’apparecchio sarà uguale alla pressione atmosferica dell’esterno. Quando la
reazione procede, si forma H2 gassoso e il pistone si solleva, perciò il gas presente
compie lavoro sull’ambiente in quanto determina il sollevamento del pistone, contro la
forza esercitata dalla pressione atmosferica che grava su di esso.
lavoro pressione-volume.
Il lavoro di espansione o compressione dei gas è chiamato
Quando, come in questo caso, la pressione è costante, il segno e l’entità del lavoro
pressione-volume è fornito da: w = -PΔV
La variazione di entalpia è pari dunque alla variazione di energia interna più il prodotto del
valore della pressione costante per la variazione del volume. Associando quindi le due
equazioni viste in precedenza, relative all’entalpia e al lavoro, possiamo dedurre che:
ΔH = ΔE + PΔV = (q + w) - w = q
La variazione di entalpia equivale quindi al calore guadagnato o perso a pressione
q
costante. Poiché il valore è facilmente misurabile, soprattutto se indicato a pressione
costante, l’entalpia è una funzione molto più utile dell’energia interna.
Si può dedurre che, a pressione costante, un processo endotermico deposita energia nel
sistema sotto forma di calore, mentre un processo esotermico preleva energia sotto forma
di calore. ΔH
Poiché H è una funzione di stato, dipende soltanto dallo stato iniziale e finale del
sistema, e non da come si passa dall’uno all’altro.
4| Entalpie di reazione
La variazione di entalpia associata ad una reazione chimica è data dall’entalpia dei
prodotti meno l’entalpia dei reagenti. La variazione di entalpia associata ad una reazione è
entalpia di reazione.
chiamata Bisogna sempre esplicitare a quale reazione è riferita la
variazione di entalpia. Poiché ΔH è negativo, la reazione è esotermica. ΔH viene
rappresentato in coda all’equazione bilanciata, senza menzionare esplicitamente le
quantità dei composti coinvolti. I coefficienti delle equazioni bilanciate rappresentano il
numero di moli dei reagenti e dei prodotti associati alla variazione di entalpia indicata. Le
equazioni chimiche a cui è associata la corrispondente variazione di entalpia sono
equazioni termochimiche.
chiamate
La natura esotermica di questa reazione può essere rappresentata anche mediante il
diagramma di entalpia.
Volendo evidenziare le principali caratteristiche dell’entalpia nelle equazioni
termochimiche, si può dire che:
L’entalpia è una proprietà estensiva. Il valore assoluto ΔH è direttamente
proporzionale alla quantità di reagente consumato nel processo. La combustione
del metano, a formare biossido di carbonio e acqua, produce 890 kJ di calore per
ogni mole di CH4; per due moli di CH4, verrà prodotto il doppio dell’energia.
La variazione di entalpia di una reazione è uguale in valore assoluto, ma di segno
opposto, al ΔH della corrispondente reazione inversa. Quando una reazione viene
invertita, i reagenti prendono il posto dei prodotti e viceversa; il valore assoluto di
entalpia rimane invariato, cambia soltanto il suo segno.
La variazione di entalpia di una reazione dipende dallo stato dei reagenti e dei
prodotti. Pertanto, nelle equazioni termochimiche è importante specificare gli stati
dei reagenti e dei prodotti. Inoltre, i prodotti e i reagenti sono generalmente
considerati alla temperatura di 25 gradi Celsius, a meno che non sia esplicitamente
indicato.
5| Calorimetria
Il valore di ΔH può essere determinato sperimentalmente, mediante la misurazione del
flusso di calore che si associa alla reazione condotta a pressione costante. La misura del
calorimetria; calorimetro
flusso di calore prende il nome di il è lo strumento per la misura
di questo calore.
5.1| Capacità termica e calore specifico
Fornire calore ad un oggetto significa aumentare la sua temperatura. Tuttavia, l’entità della
variazione di temperatura prodotta da una certa quantità di calore cambia da una
sostanza all’altra. La variazione di temperatura che caratterizza un oggetto quando esso
capacità termica, C;
assorbe una certa quantità di calore è definita indicata con questa
indica la quantità di calore richiesta per aumentare la temperatura di un oggetto di 1 K.
Tanto più la capacità termica è elevata, tanto maggiore è il calore richiesto per ottenere un
determinato incremento di temperatura. La capacità termica di una mole di una sostanza
capacità termica molare.
è chiamata La capacità termica di un grammo di una sostanza è
capacità termica specifica, calore specifico.
chiamata o, più semplicemente, Il calore
specifico per una sostanza può essere determinato misurando la variazione di
m
temperatura ΔT (in gradi Celsius o Kelvin) che si verifica quando una massa della
q.
sostanza acquisisce o cede una certa quantità di calore,
Si può trovare che l’acqua, a 14,5ºC, ha un calore specifico pari a 4,18 J/gK, valore che
viene utilizzato per definire la caloria (1 cal = 4,184 J). L’acqua ha un calore specifico
molto elevato, molto più di altre sostanza come l’alluminio metallico, fattore che sulla
Terra permette di mantenere la temperatura degli oceani pressoché costante.
È possibile determinare il calore assorbito o ceduto da una sostanza riarrangiando
q.
l’equazione sopra ed utilizzando come incognita
5.2| Calorimetri a pressione costante
Per molte reazioni è abbastanza semplice controllare la pressione in modo da misurare
direttamente ΔH (= qp). Nei laboratori di chimica si utilizza in generale il calorimetro “a
tazza di caffè”; poiché il rilevatore non è sigillato, la misurazione avverrà a pressione
atmosferica.
Si immagini di aggiungere in questo calorimetro due sostanze differenti tra loro, in modo
che, una volta in acqua, siano libere di reagire e formare un prodotto. Poiché il calorimetro
è isolato, non sarà presente alcuna influenza ambientale all’interno dell’ambiente (il
sistema è rappresentato dalle due sostanze, parte dell’ambiente dall’acqua), per cui
qualunque variazione di temperatura sarà dovuta all’influsso di calore emesso o assorbito
dal sistema rispetto all’ambiente. Con un termometro inserito nella soluzione, è perciò
possibile determinare un eventuale flusso di calore, quindi il carattere esotermico (il calore
viene ceduto all’acqua, per cui la temperatura rilevata aumenta) o endotermico (il calore
viene assorbito dalla reazione, per cui la temperatura diminuisce) della reazione. Il calore
guadagnato dalla soluzione è pertanto uguale in valore assoluto, ma di segno opposto, al
calore prodotto dalla reazione.
5.3| Il calorimetro a bomba (calorimetria a volume costante)
Una delle reazioni più importanti studiate per mezzo della calorimetria è la combustione,
reazione nella quale un composto reagisce completamente con un eccesso di ossigeno;
calorimetro a bomba,
questo tipo di reazioni sono studiate mediante il in cui la sostanza
da esaminare viene collocata in una piccola tazza all’interno di un recipiente sigillato
bomba.
chiamato
La bomba, ideata per resistere ad alte pressioni, dispone di una valvola per introdurre
ossigeno e di contatti elettrici per avviare la reazione. A questo punto la bomba viene
introdotta in un calorimetro riempito con una precisa quantità di acqua. Si attende che
tutti gli elementi all’interno del calorimetro raggiungano la stessa temperatura, per poi
innescare la reazione tramite il contatto elettrico. L’ossigeno si infuoca e dà il via alla
reazione, la quale produce calore ceduto all’acqua presente nel calorimetro; si rileva un
deciso aumento di temperatura.
Per poter calcolare con esattezza il calore di combustione dall’incremento di temperatura
misurato all’interno del calorimetro a bomba, è necessario conoscere la capacità termica
totale del calorimetro. Si sottopone quindi un campione che rilascia una quantità di
energia nota e si misura la variazione di temperatura. Noto questo valore, sarà possibile
determinare la variazione di temperatura indotta da un’altra reazione e, quindi, calcolare il
calore sviluppato dalla reazione in oggetto.
Poiché le reazioni che si verificano nel calorimetro a bomba sono caratterizzate da un
volume costante, il calore trasferito corrisponde alla variazione di e