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S.
101 è estremamente efficace in
aureus quasi quanto quella
ricombinante. La concentrazione di
lisostafina e di β-lattoglobulina è stata
monitorata per i primi 300 gg di
lattazione in riferimento alla quantità
di latte prodotto. Le linee verticali
tratteggiate indicano il tempo di
S. aureus.
infusione di I due profili di 56
espressione non sono strettamente associati -> dimostra che il transgene non
influenza la produzione del latte. Sull’asse delle X ci sono gli stadi di lattazione.
Sono state fatte altre analisi: si è andati a vedere se il transgene andava a
modificare la concentrazione di nutrienti nel latte -> SDS -> non vi è nessuna
differenza tra latte derivato da bovini transgenici e quello derivato da bovini
WT.
Al fine di valutare la capacità del transgene i bovini transgenici sono stati
infettati, anche quelli WT sono stati infettati. Ognuno dei 4 capezzoli della
bovina è stato infettato con un sierotipo diverso. In particolare sono stati usati
il sierotipo: 5, 8, 336. La concentrazione dei sierotipi è di 80 CFU. Il quarto
capezzolo è stato infuso con una soluzione salina sterile -> controllo. Sono stati
S. aureus
scelti questi sierotipi perché rappresentano i sierotipi di che
rapprensentano un’elevata pernceutale di causa di mastiti in USA e Europa.
Ogni ghiandola mammaria è stata divisa in quarti, per questo sono state usate
4 soluzioni differenti. Dopo l’infezione sono stati monitorati, durante
l’osservazione (6, 12, 48 ore) sono stati valutati parametri diversi: conta clelule
somatiche nel latte munto, T corporea, concentrazione di LPS e anche la
serum-amiloyd-A- protein che sono sintetizzate nella fase acuta di infezione ->
induce di sviluppo dell’infiammazione. Queste informazioni permettono di
capire lo stato di salute del bovino. Grafici: dati raccolti durante la
sperimentazione; asse X tempi di infezione, asse Y i vari parametri da
monitorare. Primo grafico: conta delle cellule somatiche, perché dopo
l’infezione si verifica uno sfaldamento delle cellule somatiche epiteliali che
cadono nel latte; si verifica un picco negli animali non transgenici, invece in
quelli transgenici l’andamento è uguale a quello di infezione. Temperatura:
negli animali WT la T ha subito un aumento rispetto agli animali transgenici.
Per quanto riguarda le proteine, negli animali WT si ha un aumento di queste
proteine.
Risultati sul grado di infezione dei 3 sierotipi:
Conclusioni: 57
I risultati indicano che l’ingegneria genetica può essere un valido
strumento per migliorare la resistenza del bestiame alle malattie e il
benessere animale
Bovini OGM potrebbero determinare effetti positivi sull’economia
dell’industria lattiero-casearia e nel settore agroalimentare
Le questioni di sicurezza alimentare riguardanti la commercializzazione
del latte contenente lisostafina dovranno essere affrontate in studi futuri
Latte: proprietà, allergenicità e soluzioni
Definizione fisiologica: liquido secreto dalla ghiandola mammaria delle
femmine dei mammiferi che rappresenta l’unico e più idoneo alimento per il
lattante della stessa specie.
Definizione legislativa: prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta
e completa della mammella di animali in buono stato di salute e di nutrizione.
Nella piramide alimentare il latte e i suoi derivati risultano essere tra gli
alimenti che devono essere consumati giornalmente.
Proprietà organolettiche
Colore -> bianco opalescente che può essere influenzato dall’azione
microbica e dal tipo di alimentazione dell’animale
Odore -> il latte puro e fresco presenta un odore leggermente aromatico
che ricorda lontanamente quello dell’animale che lo ha prodotto
Sapore -> generalmente gradevole, leggermente dolce e caratteristico
della specie
Composizione
Miscela complessa costituita da diverse fasi:
Emulsione -> lipidi e vitamine liposolubili
Soluzione -> Sali, vitamine idrosolubili, sostanze azotate non proteiche,
zuccheri
Stato colloidale -> proteine e parte dei fosfati e citrati di calcio
58
La frazione lipidica è molto importante perché conferisce al latte un elevato
potere energetico ed è responsabile del sapore e dell’aroma del prodotto. SLIDE
3
La frazione proteica è più variabile e dipende dalla specie che fornisce il latte.
Presenza del lisozima, enzima molto simile alla lisostafina, enzima dotato di
attività antibatterica. Dal punto di vista nutrizionale fornisce il 15% della
razione giornaliera raccomandata di calcio.
Il latte è un ottimo substrato per la crescita di vari batteri, latte consumato
E. coli
appena munto quindi crudo -> (può causare la sindrome emolitico-
Salmonella, Listeria monocytogenes, Campylobacter jejuni
uremica), (causa
Mycobacterium
disturbi poco pericolisi). Altri batteri che ci possono essere sono
tubercolosis Brucella abortus.
e
Data la possibile presenza di questi batteri bisogna far sì che il latte subisca dei
trattamenti al calore: pastorizzazione e sterilizzazione come previsto dalla
legge n. 169 del 1989. SLIDE 7 8
STERILIZZAZIONE
Dalla legge n. 169 del 1989: “Trattamento termico idoneo ad assicurare la
distruzione di tutti i microrganismi presenti nel latte o che ne impedisca
definitivamente la proliferazione”. Divisa in tre tipi:
Tradizionale -> ormai in disuso
Metodo classico -> prevede il riscaldamento del latte in contenitori
chiuse ermeticamente a 118-120°C per 15-20 minuti. Le fasi di
riscaldamento e raffreddamento sono graduali.
Metodo U.H.T. -> 140-150°C per 1-5 secondi in flusso continuo
Indicatori di trattamento termico: fosfatasi alcalina, sieroproteine, furosina e
lattoperossidasi.
Pastorizzazione: compromesso tra qualità organolettiche-nutrizionali e
sicurezza alimentare. Abbattimento di tutti i microrganismi ad eccezione dei
termostabili e delle spore, ma conserva meglio i nutrienti del latte.
Degradazione del 10-15% delle vitamine C e B1. Denaturazione del 10% delle
sieroproteine e della fosfatasi alcalina (ALP). Test per la fosfatasi alcalina -> al
latte si aggiunge fenilfosfato disodico, se c’è si ottiene fenolo, poi si aggiunge
dibromochinoneclorimide e si ottiene un prodotto colorato (azzurro,
dibromoindofenoo) e si possono fare analisi sulle concentrazioni. Analisi
spettrofotometrica a 610 nm per determinare l’intensità di colore azzurro,
proporzionale alla quantità di fosfatasi alcalina.
Sterilizzazione: sicurezza alimentare spinta. Abbattimento di tutti i
microrganismi, degradazione del 30-40% delle vitamine C e B1. Si ha la
reazione di Maillard tra lattosio ed aa e si ha la denaturazione del 50-90% delle
sieroproteine e della perossidasi. Denaturazione del 50-90% delle sieroproteine
e della perossidasi (PER). Test per la perossidasi: PER + H O + indicatore ->
2 2 red
H O + indicatore (rosso). PER viene inattivato dai trattamenti termici molto
2 ox 59
spinti. La presenza di PER nel latte pastorizzato è indice positivo di un basso
livello microbiologico del prodotto di partenza, che non ha avuto necessità di
essere sottoposto a trattamenti termici molto elevati, conservando
praticamente intatte le sue caratteristiche naturali.
Omogeneizzazione: è un processo che consente di frantumare, in appositi
apparecchi detti “omogeneizzatori”, i globuli di grasso del latte, disperdendoli
in modo uniforme nella massa liquida. Necessaria per: aumentare la stabilità e
l’uniformità dell’emulsione; diminuire la velocità di affioramento della panna;
ridurre la capacità di aggregazione dei globuli di grasso migliorando la
digeribilità; determinare il contenuto in grassi del latte:
Intero -> grasso residuo > o = 3.2%
Parzialmente scremato -> dall’1.8 al 3.2%
Scremato -> < 0.5%
Magro -> < 0.3%
Intolleranza -> reazione non immunitaria, dovuta a mancata digestione,
assorbimento o metabolizzazione di alcuni componenti del latte.
Allergia -> reazione immunitaria che può provocare una vera e propria
sindrome allergica a carico del sistema gastro-intestinale, respiratorio e della
pelle fino ad indurre anafilassi nei casi più gravi.
Intolleranza al lattosio: è un disaccaride costituito da una molecola di galattosio
ed una di glucosio uniti da un legame β1-4 glicosidico, la scissione di questo
legame è a carico dell’enzima lattasi. In caso di intolleranza al lattosio nelle
cellule intestinali del duodeno si ha un deficit della produzione dell’enzima
lattasi. Sintomi: gonfiori, flatulenza, dolori addominali e diarrea. Rimedi:
prodotti privi di quasi totalmente lattosio.
Allergia alle proteine del siero: le beta-lattoglobuline -> allergia -> anomali del
sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive mediate da particolari
ab (IgE) nei confronti di sostanza abitualmente innocue come ad esempio le
beta-lattoglobuline. Può provocare reazioni immediate (dopo pochi minuti ad
ore dall’assunzione) e reazioni ritardate (dopo ore o giorni dall’assunzione). È la
più comune tra le allergie alimentare: ne sono colpiti tra l’1% e l’8% dei
60
lattanti. Sintomi: produzione di gas, diarrea, dolore addominale non specifico,
crampi addominali, gonfiore e tensione addominale, meteorismo, flatulenza,
eczemi, vomito.
Possibili rimedi? Intervento delle biotecnologie per l’ottenimento di latte privo
delle beta-globuline
Tecnica RNAi -> utilizzata per silenziare specificamente l’espressione di un
gene endogeno (knock-down perché non prevede di eliminare, knock-out, il
gene di interesse). La tecnologia dell’RNAi è un meccanismo di silenziamento
post-trascrizionale. Tecnica usata in natura dalle cellule in seguito ad infezioni
provocate da virus a dsRNA o microrganismi patogeni capaci di sintetizzare
dsRNA. I microRNA sono codificati da geni specifici detti MIR. I geni sono
trascritti dalla Polimerasi II, il trascritto primario forma una struttura secondaria
detta a “stemloop”. La proteina DICER produce il miRNA a doppio filamento che
viene esportato dal nucleo al citoplasma. Qui il miRNA matura viene
incorporato nel complesso proteico detto RISC.
Le cassette geniche per l’RNAi sono
costruite in modo da simulare un
gene MIR che silenzi il bersaglio desiderato: contengono quindi a valle di un
promotore le due sequenze senso ed antisenso complementari al gene da
silenziare, separate da uno spaziatore. Una volta avvenuta l’integrazione del
costrutto nel genoma verranno prodotti degli mRNA palind