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MOLECOLE VETTRICI
Quando una molecola viene ossidata libera energia (e-) che viene temporaneamente immagazzinata in molecole
adibite al traporto energetico (vettori attivati) sotto forma di energia di legame chimico nei legami covalenti,
conservando gli elettroni o immagazzinando gruppi chimici rapidi da trasferire. Questi vettori servono per
trasportare energia dove è necessaria per fare avvenire alcune reazioni e sono “attivati” quando posseggono ciò
che devono trasportare.
La biosintesi di questi vettori (che è sfavorita energeticamente) segue una reazione favorita energeticamente, che
libera calore, che viene prontamente recuperato per sintetizzare i vettori. L’accoppiamento delle due reazioni è
garantito da enzimi appositi che conservano temporaneamente l’energia (in parte c’è sempre una minima
dispersione di calore).
ATP – Adenosin 5’-trifosfato L’ATP è la molecola di scambio energetico della cellula: si forma
a partire dalla fosforilazione (aggiunta di un gruppo fosfato
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PO ) dell’ADP (adenosin 5’-difosfato) e l’ADP a sua volta si
ottiene tramite idrolisi di ATP (che produce ADP + fosfato
inorganico). Il passaggio da ATP a ADP libera 11 kcal/mol che
vengono impiegati per diverse attività cellulari. L’energia
derivata dall’idrolisi di ATP viene spesso convogliata nei legami
che si formano nel corso di reazioni sfavorite energeticamente
(es. A+B A-B) come nel caso della sintesi dell’amminoacido
glutammina nel quale la molecola finale è ottenuta mediante
una serie di passaggi intermedi che formano molecole unitesi
grazie all’energia derivata da ATP.
NADH e NADPH – vettori di elettroni e atomi di idrogeno
NADH+ (nicotinammide adenin dinucleotide) e NADP+ (nicotinammide adenin dinucleotide fosfato) possono
trasportare 2 elettroni quando si trovano nella forma, rispettivamente, di NADH e NADPH (nome del composto +
ridotto – perché hanno acquisito elettroni e il loro n.o. si è abbassato!), in ultima analisi questi vettori trasportano
temporaneamente ioni idruro. L’NADPH si forma a partire da NADP+ perché si riduce (accettando una
molecole di H+) e il substrato a cui sono stati presi gli elettroni si ossida; lo
ione idruro viene poi rapidamente ceduto ad un’altra molecola perché
solitamente in essa ha una conformazione più stabile. La differenza tra
NADPH e NADH è soltanto nella presenza del gruppo fosfato in una parte
della molecola che non è coinvolta nella reazione di ossidoriduzione: serve
soltanto per classificare la molecola e far compiere ai due vettori compiti
diversi che coinvolgono enzimi diversi.
Le molecole di NADH sono coinvolte negli stati intermedi nel corso di
ossidazioni di grosse macromolecole, principalmente quindi agisce come
agente ossidante (fa ossidare la molecola e si riduce) ed è presente in
grandi quantità mentre NADPH fornisce elettroni nel corso di reazioni anaboliche e dunque risulta essere un agente
riducente (e esso stesso si ossida).
Esistono anche molti vettori che trasportano temporaneamente un gruppo chimico che viene rilasciato ove
necessario: il coenzima A è adibito al trasporto del gruppo acetile ( - COCH ) e nelle forma attivata è noto come
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acetil CoA. Tutti i vettori che trasportano gruppi chimici sono costituiti da una parte organica che costituisce il
“manico” del vettore + il gruppo chimico di riferimento. Spesso i vettori che trasportano gruppi chimici sono
“attivati” dall’energia che viene distribuita da ATP (quindi il motore energetico della cellula è l’ATP).
La maggior parte del peso secco (che non considera l’acqua) cellulare è composto da macromolecole costituite da
subunità piccole unite tramite condensazione (eliminazione di una molecola di H O): queste macromolecole sono
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distrutte aggiungendo una molecola di H O tra i diversi componenti della macromolecola che si separano (reazione
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idrolitica – favorita energeticamente). La biosintesi richiede spesso molta energia e capita a volte di avere
necessità maggiori che vengono soddisfatte idrolizzando anche l’ultimo fosfato di ADP (e quindi ottendo AMP e PP
inorganico) e ottenendo così 26 kcal/mol.
PROTEINE – Struttura e funzione
La maggior parte della cellula è costituita da acqua e proteine, macromolecole costituite da amminoacidi in
sequenza che differiscono per forma e funzione e contribuiscono a svolgere la maggior parte dei compiti cellulari.
Esistono una quantità molto ampia di proteine: enzimi, che velocizzano le reazioni cellulari, proteine strutturali,
forniscono supporto meccanico alla cellula (es. tubulina), proteine di trasporto, che trasportano molecole e piccoli
ioni (es. Hb), proteine motrici, che generano la contrazione (es. miosina), proteine di accumulo, che accumulano
sostanze (es. ferritina per il Fe), proteine segnale, che portano messaggi dentro e fuori dalla cellula (es. ormoni),
proteine recettore, che inoltrano il messaggio dentro la cellula (es. recettore per l’insulina che si trova sulla
membrana delle cellule epatiche), proteine regolatrici, che si legano al DNA e inibiscono o attivano la codifica di
alcuni geni.
La proteina è costituita da una sequenza lineare di aminoacidi (ne esistono 20 in natura) che si legano tra loro
mediante il legame peptidico. Per questo motivo le proteine sono definite polipeptidi e la sequenza aminoacidica è
unica per ogni proteina. Tutti gli aminoacidi sono composti da un’ossatura di base che è coinvolta nel legame
peptidico e da una catena laterale, R, che determina le caratteristiche della proteine e che non sono coinvolti nel
legame peptidico. Di per sé la sequenza aminoacidica ha molta liberta di conformazione (sono legami covalenti
semplici), tuttavia a causa dei numerosi ripiegamenti dovuti a legami deboli tra atomi dell’ossatura e delle catene
R, ogni proteina ha una sua specifica conformazione.
I legami deboli alla base della struttura tridimensionale della
proteina sono: legami a idrogeno (per gruppi R polari), legami
ionici, forze di van der Waals e interazioni idrofobiche (gli
aminoacidi idrofobici tendono a sistemarsi internamente alla
proteina per minimizzare il contatto con la soluzione acquosa).
La struttura tridimensionale di una proteina è detta
conformazione ed è stato dimostrato che se la proteina (tramite
specifici solventi che eliminano le interazioni deboli) viene
denaturata, ovvero diventa una catena lineare senza specifica
conformazione, all’eliminazione dei solventi specifici, la proteina
si rinatura: questo significa che la conformazione tipica di ogni
proteina è insita nella sequenza aminoacidica stessa e questa
conformazione è quella con il minor grado di energia libera.
La forma della proteina può leggermente cambiare a causa di interazione tra macromolecole, ma, generalmente
una variazione nella conformazione proteica si associa alla presenza di malattie perché la proteina stessa
danneggia i tessuti (es. proteina prionica PrP con conformazione errata che tende a fare assumere la sua
conformazione alle proteine sane di altre cellule). Per ovviare a tale problema esistono alcune proteine specifiche
chaperon (secondatori molecolari) che hanno il compito di dirigere la catena polipeptidica ad assumere la
conformazione a minore energia libera (anche se la conformazione è già prestabilita nella sequenza aminoacidica).
Per capire il ruolo svolto da una proteina è importante capire quale sia la sua struttura aminoacidica: per farlo è
possibile usare un metodo diretto, che consta nell’analisi diretta degli aminoacidi che compongono la sequenza
polipeptidica, o un metodo indiretto, nel quale si sequenziano i geni che codificano per le proteine (anche a partire
da una prima analisi diretta) e poi si “traduce” ciò che i geni sintetizzano per valutare che aminoacidi e proteine
andranno a produrre.
Struttura secondaria
La struttura primaria consiste nella sequenza lineare degli aminoacidi con i loro corpi e le catene laterali.
Un primo ripiegamento della catena polipeptidica si osserva con le due possibili conformazioni che si creano a
partire dalle interazioni tra i gruppi N-H e C=O dello scheletro del polipeptide.
Elica α Struttura dove il gruppo N-H di un aminoacido interagisce con il gruppo C=O di un altro aminoacido ogni
4 legami peptidici (un giro di elica è composto da 3,6 aminoacidi). L’elica è composta da elementi impilati sfalsati
ognuno degli stessi gradi dall’altro e può essere destrorsa o sinistrorsa (se viene capovolta non varia il suo senso
di rotazione). E’ abbondante nelle membrane cellulari dove funge da recettore o proteina transmembrana e in esso
l’ossatura idrofilica è posta all’interno e le catene idrofobiche interagisco con il doppio strato lipidico. A volte 2
eliche α si associano creano una spirale ritorta dove all’interno sono poste le catene laterali idrofobiche
Foglietto β Struttura causata da legami idrogeno che si formano tra due catene polipeptidiche (della stessa
proteina!) che decorrono parallelamente: se entrambe decorrono verso lo stesso verso si parla di piano β parallelo
mentre se decorrono in senso diverso si parla di piano β antiparallelo. Questa struttura si trova generalmente nella
parte interna delle proteine e garantisce resistenza alla trazione e al freddo (es. proteina anticongelante colettero).
Struttura terziaria Insieme di piani β e eliche α oltre che dei tratti senza una specifica disposizione e pieghe che
si formano tra il C – terminale e l’N-terminale del polipeptide.
Ripiegamenti di più catene polipeptidiche tra loro costituiscono la struttura quaternaria.
Un altro modo per definire la conformazione e la struttura della proteina è quello di definire ed individuare i domini
proteici della proteina ovvero tutte quella parti di essa che possono ripiegarsi autonomamente in una struttura
stabile secondaria/terziaria. Solitamente un dominio è composto da 100-250 aminoacidi. Una proteina può anche
essere costituita da numerosi domini e solitamente ognuno di essi riflette una specifica funzione: la proteina CAP
(p. di attivazione catabolica) dei batteri lega l’AMP ciclico in un dominio che causa un cambiamento
conformazionale nella molecola che porta il II dominio a legarsi al tratto di DNA da “accendere”. 300 390
Tecnicamente le catene polipeptidiche possibili sono infinte (una catena polipeptidica da 300 aa ha 20 = 10
sequenze) ma soltanto quelle con una configurazione stabile in relazione all’utilità biochimica esistono realmente e
sono emerse nel corso dell’evoluzione.
Le proteine possono essere raggruppate in famiglie di proteine dove ogni membro proteico si assomiglia con l’altro
e la struttura è press