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INFEZIONI DELLA PELLE E DELLE MUCOSE
La pelle costituisce un’importante barriera protettiva nei confronti dei microrganismi. È
composta esternamente dall’epidermide e internamente dal derma. L’epidermide
presenta diversi strati di cellule, di cui il più esterno è detto strato corneo, ed è
formato da scaglie di cheratina. Più internamente, il derma, è costituito
prevalentemente da tessuto connettivo. Follicoli piliferi, dotti delle ghiandole
sudoripare e dotti delle ghiandole sebacee costituiscono una via di accesso ai tessuti
più profondi per i microrganismi patogeni. La normale flora residente della cute è
formata da stafilococchi e micrococchi resistenti all’essiccamento e ad elevate
concentrazioni di sale, Propionibacterium e Corynebacterium, la cui crescita è
supportata dalla secrezione di sebo, e a livello della zona genitale da micobatteri non
patogeni acido-resistenti. Come conseguenza di infezioni microbiche, la cute può
presentare manifestazioni come rash e lesioni cutanee che possono essere
determinate da microrganismi provenienti dall’esterno, da infezioni sistemiche o da
tossine che raggiungono la cute a seguito di diffusione per via ematica (come nel caso
della scarlattina o della sindrome dello shock tossico). Piccole lesioni cutanee
contenenti fluido sono dette vescicole, mentre vescicole di grandezza maggiore al
centimetro vengono definite bolle. Lesioni piatte di colore rossastro sono definite
macule, mentre lesioni rialzate sono chiamate papule o pustole, se contenenti pus. Un
rash cutaneo causato da una malattia da infezione prende il nome di esantema.
Due generi di batteri, gli stafilococchi e gli streptococchi, sono frequenti causa di
malattie che interessano la pelle. Nell’ambito di questi due generi si possono
distinguere batteri commensali, appartenenti alla flora microbica residente, e batteri
patogeni, che producono enzimi e tossine che permettono loro di invadere e
danneggiare i tessuti.
Gli stafilococchi sono cocchi Gram-positivi, immobili, asporigeni, aerobi-anaerobi
facoltativi. Possono presentare capsula e si compongono di 31 specie, di cui una
patogena e le altre non patogene o patogene opportuniste. Largamente diffusi in
natura, sono tra i più resistenti batteri non sporigeni. Diverse specie di stafilococchi
fanno parte della normale flora microbica: si ritrovano sulla cute e sulle mucose del
tratto respiratorio e gastrointestinale. Crescono bene nei comuni terreni di coltura e
mostrano una notevole resistenza ad elevate concentrazioni di NaCl (sono batteri
alofili), caratteristiche della cute, che normalmente inibiscono la crescita microbica.
Sono tra i principali agenti patogeni nosocomiali. Gli stafilococchi si possono
classificare in coagulasi-positivi e coagulasi-negativi in base alla capacità, o meno, di
produrre un enzima, la coagulasi, che permette loro di sfuggire ai meccanismi di difesa
dell’ospite proteggendosi all’interno di coaguli di fibrina. Gli stafilococchi coagulasi-
negativi, come S. epidermidis, fanno parte della flora batterica normale e sono
patogeni opportunisti; attaccano l’ospite solo quando la superficie cutanea viene lesa
tramite tagli, ustioni e abrasioni, o sottoposta a interventi medicali come inserimento
e rimozione di cateteri venosi. Sono particolarmente pericolosi nelle procedure di
impianto di protesi, poiché se avvolti da materiale capsulare possono costituire un
biofilm.
Staphylococcus aureus è il più importante patogeno tra gli stafilococchi per l’uomo,
nonché l’unico coagulasi-positivo. Per l’individuazione degli stafilococchi patogeni (S.
aureus) viene posto il campione in esame (urina, tampone…) su una piastra con
terreno differenziale sale-mannite (la mannite viene fermentata solo da S. aureus) per
ottenere colonie isolate. L’identificazione avviene poi mediante test della
catalasi/coagulasi, essendo il batterio positivo ad entrambi. S. aureus è in grado di
vivere su cute e mucose (tasso di portatori sani che oscilla attorno al 20-60%) senza
dare alcuna sintomatologia all’ospite, pur non facendo parte della flora normale. I
fattori cellulari di patogenicità di S. aureus sono la possibile presenza di capsula
batterica, con proprietà antifagocitarie, la proteina A, legata covalentemente al
peptidoglicano di quasi tutti i ceppi di S. aureus o liberata in forma solubile dal germe,
che si lega con il frammento cristallizzabile delle IgG inibendo l’opsonizzazione
(inibizione competitiva, compete con i recettori per il frammento cristallizzabile delle
cellule immunitarie), e gli acidi teicoici, che mediano l’adesione. I fattori extracellulari
sono dati invece da esoenzimi che ne facilitano la diffusione (coagulasi, stafilochinasi,
ialuronidasi…) e da tossine responsabili di sintomatologie localizzate e sistemiche,
come l’emolisina, la leucocidina, l’enterotossina, la tossina efoliativa e la toxic shock
syndrome toxin, o TSST. In particolare, l’emolisina è una citotossina capace di lisare
diversi tipi cellulari, la leucocidina è in grado di devitalizzare i globuli bianchi con cui
giunge a contatto, l’enterotossina è responsabile di malattie dell’apparato
gastroenterico e induce emesi e diarrea mentre la tossina esfoliativa, con decorso
benigno, agisce a livello extracellulare rompendo le giunzioni intraepidermiche,
generando il distacco dell’epidermide dal derma sottostante, denominato sindrome
della cute scottata. Infine, la TSST è una esotossina pirogenica che stimola il rilascio di
enormi quantità di citochine con conseguente attivazione dell’intero sistema
immunitario, provocando febbre, vomito e rash eritematoso seguiti da shock e
insufficienza renale. Comunemente presente nelle cavità nasali di molti individui, S.
aureus viene facilmente trasportato a livello cutaneo dove, grazie ai follicoli piliferi,
riesce a superare la barriera fisica della cute, dando luogo ad infezioni suppurative.
Quando S. aureus infetta un follicolo pilifero si parla di follicolite, o più comunemente
foruncolo, caratterizzato dalla presenza di pus circondato da tessuto infiammato. La
raccolta di materiale purulento all’interno di un tessuto è definita ascesso, che
rappresenta il principale quadro patologico delle infezioni suppurative da S. aureus si
chiama favo un’estensione di un processo infettivo causato dalla confluenza di più
ascessi a livello sottocutaneo. L’infezione del follicolo pilifero a livello delle ciglia
prende il nome di orzaiolo. Quando l’organismo ospite non riesce ad arginare il
processo infettivo, il tessuto sottocutaneo viene invaso progressivamente inducendo
un esteso danno infiammatorio, che prende il nome di flemmone. Gli stafilococchi sono
la causa più frequenti dell’impetigine, una malattia altamente contagiosa che
interessa principalmente i bambini di età di 2-5 anni. L’impetigine non bollosa è data
dall’attraversamento della cute da parte dello stafilococco tramite piccole lesioni
cutanee e può diffondere in seguito ad autoinoculazione. Le lesioni sono caratterizzate
da croste di colore chiaro che guariscono spontaneamente senza necessità di terapia
antibiotica. L’impetigine bollosa è causata invece da tossine stafilococciche a livello
sistemico, che inducono ad una esfoliazione degli strati cutanei (sindrome della cute
ustionata). S. aureus manifesta una spiccata resistenza nei confronti di un ampio
spettro di antibiotici. Per tale ragione è indispensabile eseguire un antibiogramma
prima di iniziare il trattamento terapeutico contro le patologie associate a S. aureus. In
genere, è sensibile alla vancomicina, farmaco di prima scelta, seguita da
aminoglicosidi e macrolidi.
Gli streptococchi sono cocchi Gram-positivi, capsulati e asporigeni, aerobi-anaerobi
facoltativi, immobili e catalasi negativi. Costituiscono gran parte della popolazione
microbica orale e possono essere rinvenuti lungo tutto il tratto intestinale, a livello
vaginale e a livello cutaneo. Sono responsabili di diverse malattie quali impetigine,
meningite, polmonite, faringite, endocardite e carie dentali. In base alla capacità o
meno di lisare gli eritrociti, quando coltivati in agar sangue, possono essere classificati
in alfa-emolitici, beta-emolitici e gamma-emolitici. Gli alfa-emolitici e beta-emolitici
inducono entrambi l’emolisi degli eritrociti ma, mentre gli alfa-emolitici inducono
un’emolisi parziale, i beta-emolitici inducono un’emolisi completa. Gli streptococchi
beta-emolitici sono, in genere, associati a patologia nell’uomo. Fanno parte dei beta-
emolitici Streptococcus pyogenes e Streptococcus agalatiae, mentre fa parte degli
alfa-emolitici Streptococcus pneumoniae, anch’esso patogeno per l’uomo.
S. pyogenes è un batterio streptococco beta-emolitico, che si ritrova nelle vie aeree
superiori e rappresenta il principale responsabile delle faringiti batteriche. I fattori
cellulari di virulenza sono la presenza della capsula batterica, con attività
antifagocitaria, e le adesine, che presentano un’omologia strutturale con la miosina e,
oltre a favorire l’adesione e la colonizzazione, consentono di eludere la risposta
immunitaria prevenendo l’attivazione del complemento (in particolare la proteina M). I
fattori extracellulari sono dati invece da esoenzimi, quali la ialuronidasi (dissolve
l’acido ialuronico del tessuto connettivo), la DNasi e la streptochinasi, e da tossine
come le esotossine streptococciche pirogene, superantigeni che stimolano le cellule T,
streptolisina O ed S, che inducono la lisi degli eritrociti, la tossina eritrogenica,
responsabile della scarlattina, e la tossina della sindrome dello shock tossico,
un’esotossina pirogenica presenta anche in S. aureus. Le infezioni cutanee
streptococciche sono in genere localizzate ma altamente distruttive. Quando S.
pyogenes infetta il derma può causare infezioni piogeniche, come nel caso di S.
aureus, o una grave patologia detta erisipela, caratterizzata da macchie rossastre con
margini sollevati. La malattia può progredire portando a distruzione locale del tessuto
e, in seguito ad immissione dei batteri nel circolo ematico, esitare in una sepsi. La
cellulite streptococcica coinvolge cute e sottocute ed è in genere conseguenza di
traumi, ustioni o interventi chirurgici. Gli streptococchi sono inoltre una delle principali
cause di fascite necrotizzante, o gangrena streptococcica, un’infezione profonda dei
tessuti sottocutanei che induce necrosi estensiva a rapida propagazione. Un fattore
fondamentale nella fascite necrotizzante è l’esotossina A, che agendo da
superantigene induce un danno autoimmune che contribuisce al danno tissutale. In
caso di TSST streptococcica il rash cutaneo è meno presente rispetto alla TSST
stafilococ