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KCU
Provette con intaglio ad V (KCV)
Le provette a sbalzo con intaglio a V sono definite KIZ
La prova
La prova è effettuata caricando il pendolo per poi lasciarlo
cadere con il coltello dalla parte opposta all’intaglio della
provetta, in modo da provocare una frattura in
corrispondenza di essa. Il pendolo, una volta fratturato il
materiale e passata la provetta, salirà dall’altra parte con
un angolazione inferiore a quella di partenza. La resilienza
è la differenza delle energie potenziali all’istante iniziale e
finale. =∙∙−∙∙ℎ
= ∙ ∙ ∙ (cos − cos )
Nei materiali tenaci, la frattura procede con il percussore (il percussore deve “farsi strada” nel materiale), si
ha quindi una deformazione plastica 3
Nei materiali fragili, la frattura si propaga alla velocità del suono nel metallo (~10 m/s), molto più
velocemente del percussore, senza alcuna deformazione plastica, in quanto avviene separando un cristallo
dall’altro.
La resilienza certificata è ottenuta come media di tre prove condotte ad una determinata temperatura
(definita dal cliente), ed è necessario che nessuna dei tre risultati ottenuti sia inferiore ad un determinato
valore minimo.
27 J è il valore soglia tra i materiali tenaci e fragili.
GABRIELE MAZZOLARI A.A. 2017/2018 Pagina | 9
METALLURGIA E MATERIALI NON METALLICI
POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI INGEGNERIA INDUSTRIALE
La meccanica della frattura lineare-elastica
La meccanica della frattura è quel ramo della meccanica che si occupa di studiare gli effetti di cricche e difetti
sullo stato di sforzo applicato ad un corpo in condizioni dove non avvengono plasticizzazioni. Applicando la
fisica e la matematica degli sforzi e delle deformazioni al livello microscopico dei difetti presenti nei materiali,
essa permette di predire il comportamento macroscopico a frattura
dei corpi, in quanto considera corpi reali con imperfezioni (cricche,
inclusioni, ecc.) e non corpi ideali uniformi.
Infatti si è notato come in caso di presenza di cricche o imperfezioni,
la distribuzione degli sforzi nel materiale non sia uniforme come in
materiali uniformi ma vada intensificandosi raggiungendo il
massimo all’apice della cricca.
Di conseguenza è definita la seguente formula per calcolare il (, )
tensore degli sforzi all’apice della cricca, cioè la distribuzione dello sforzo sulla cricca (rispetto ai versori
centrati nell’apice della cricca).
= ∙ ( )
√2
è il coefficiente di amplificazione dello sforzo
è la distanza del punto di applicazione dello sforzo dall’apice della cricca lungo i due assi
è un fattore di forma che dipende da come è applicato lo sforzo rispetto alla direzione della cricca
Si nota dunque come il tensore sia inversamente proporzionale alla distanza del carico dalla cricca.
Oppure: 1 1
√sec
= = =√ = ( )
( )
√2 ∙ cos ( )
La prova viene effettuata tramite la provetta in figura, preparata con una fresata ad angolo retto al vertice
dal quale attraverso carico pulsato, viene fatta propagare una cricca per fatica, avente il minimo raggio di
curvatura possibile al vertice.
0,45 ≤ ≤ 0,55,
Affinchè si possa procedere alla prova e poi
si procede alla prova di trazione.
è dunque il carico di rottura della provetta, come se non vi
=
fosse alcuna cricca. Pertanto ∙
Di conseguenza:
= ∙ √ ∙ = ∙ √ ∙ [ ∙ √]
∙
La tenacità alla frattura del materiale o tenacità critica se
superata determina la propagazione instabile della cricca con
conseguente rottura fragile del componente.
GABRIELE MAZZOLARI A.A. 2017/2018 Pagina | 10
METALLURGIA E MATERIALI NON METALLICI
POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI INGEGNERIA INDUSTRIALE
2
≥ 2,5 ∙ ( )
Al termine della prova, se allora può essere considerato cioè il coefficiente di
amplificazione dello sforzo critico del materiale.
Relazione sezione-resilienza
Con l’aumento dell’altezza della provetta, il materiale da duttile (provetta quadrata 10x10), diventa fragile e
viceversa. Ciò avviene poiché nelle provette con sezione quadrata la dissipazione dell’energia avviene su 3
assi (x,y,z), mentre in quelle con sezione non quadrata avviene una deformazione piana, ovvero solo su due
assi. Ciò avviene poiché essendoci una dimensione predominante sulle altre due, la dissipazione di energia
in quella direzione sarà pressoché nulla, diminuendo così la quantità di energia complessivamente dissipabile
dal materiale che si comporta così in modo fragile.
Relazione temperatura resilienza
In linea generale l’aumento della temperatura rende un materiale duttile, cioè temperature basse rendono i
materiali fragili.
Temperatura di transizione: temperatura propria di ogni lega che segna la transizione tra le proprietà fragili
ed elastiche. Cioè la lega in questione si comporterà in modo duttile al di sopra di essa ed in modo fragile al
di sotto.
Il nickel riduce fortemente la temperatura di transizione.
Meccanismi di rafforzamento nei metalli
I meccanismi di rafforzamento nei metalli sono procedure atte ad aumentare il carico di snervamento e di
rottura del metallo, unite ad un aumento della resistenza ed una diminuzione della duttilità oltre che della
tenacità (salvo l’affinamento del grano che la aumenta).
Tali meccanismi si basano sull’ostacolare il movimento delle dislocazioni nel materiale.
Inserimento di atomi esterni
L’inserimento di atomi interstiziali o sostituzionali comporta una distorsione del reticolo cristallino ed un
conseguente ostacolo alla propagazione delle dislocazioni.
Affinamento dei grani
L’affinamento dei grani consta nel ridurre le dimensioni dei grani (cristalli) del materiale per aumentarne la
resistenza, poiché le dislocazioni si possono muovere solo all’interno dei grani e non si possono propagare
tra essi. L’aumento della resistenza sta nel fatto che diminuendo la dimensione dei grani diminuisce anche la
libertà di movimento delle dislocazioni, che incontrano i bordi grano molto prima, e pertanto si possono
muovere molto meno. Tale processo provoca una diminuzione della duttilità ma non della tenacità. La
tenacità viene aumentata in quanto aumenta il numero di dislocazioni che si accumulano ai bordi dei grani e
quindi anche l’energia necessaria a farle procedere nei grani adiacenti.
Precipitazione di fasi dure
Fase: porzione di materia omogenea dal punto di vista della composizione chimica, stato fisico e, se solido,
di organizzazione dei reticoli cristallini.
Tale processo si basa sulla precipitazione o inserimento di fasi dure, ovvero porzioni di materia di natura
ceramica (legame ionico e covalente), all’interno della matrice del materiale al fine di rafforzarla, in quanto
tali fasi dure non permettono di essere attraversate dalle dislocazioni.
Esse possono essere di due tipi:
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METALLURGIA E MATERIALI NON METALLICI
POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI INGEGNERIA INDUSTRIALE
fasi dure coerenti: oppongono resistenza all’avanzamento delle dislocazioni ma sono comunque
attraversate da esse (cristalli simili a quelli della matrice)
fasi dure incoerenti: non attraversabili dalle dislocazioni (cristalli completamente diversi da quelli
della matrice). Negli acciai esse sono costituite da carbonitruri di Titanio, Vanadio, Niobio e Alluminio.
Nelle leghe di Alluminio, esse sono costituite da composti intermetallici dell’Alluminio stesso con
Zinco, Rame, Scandio, ecc.
Trattamenti termici
I trattamenti termici si occupano di cambiare la distribuzione morfologica delle fasi nel materiale o cambiare
la cella elementare del metallo di base.
Incrudimento per deformazione plastica
Nell’incrudimento per deformazione plastica, come avviene nella laminazione a freddo e nella trafilatura, le
dislocazioni vengono fatte muovere durante la lavorazione e la produzione del pezzo meccanico, in modo da
farle interferire tra di loro e da annullarne l’effetto.
Diagrammi di fase
Un diagramma di fase binario è un grafico avente sull’ascissa la percentuale dei componenti di lega e sugli
assi verticali la temperatura, con segnate le temperature di fusione dei componenti. Le curve presenti
separano le zone dove i componenti sono entrambi allo stato solido da quelle a cui sono entrambi allo stato
liquido alle zone di solidificazione.
Curva di solidus: curva che delimita la zona (inferiore ad essa) in cui entrambi i componenti sono allo stato
solido
Curva di liquidus: curva che delimita la zona (superiore ad essa) in cui entrambi i componenti sono allo stato
liquido
Nella zona fra le curve di solidus e liquidus vi è una coesistenza di fasi liquide e solide.
Diagramma di fase omogeneo o di miscibilità completa (isomorfo)
Nella parte di liquido del grafico (sopra la curva di liquidus) vi è una soluzione
omogenea liquida dei due componenti (Ni e Cu). Nella parte di solido del
grafico (sotto la linea di solidus) vi è una lega solida di Rame e Nichel. Sugli
assi verticali è rappresentata la temperatura, con riguardo alla temperatura
di fusione dei due elementi (1085°C Cu e 1453°C Ni), mentre sull’asse
orizzontale è rappresentata crescente la percentuale di Ni in lega (e
conseguentemente in diminuzione la percentuale di Cu). La fusione della
lega (es. Cu-Ni 50%-50%) inizia quando si incontra la linea di solidus (1280°C)
e termina quando si incontra la linea di liquidus (1320°C), a differenza di un
solido puro la cui fusione avviene a temperatura costante.
Determinazione della percentuale delle fasi (regola della leva)
= (, )
1. si individua il punto sul grafico e si traccia un segmento
(isoterma) orizzontale passante per il punto che interseca l. liquidus e l. solidus
2. sia il punto di intersezione tra l’isoterma e l. liquidus
3. sia il punto di intersezione tra l’isoterma e l. solidus
− −
% = ∙ 100 % = 100 − % =
− −
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