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6 AGGIUNTA E RIELABORAZIONE DI OLIGOSACCARIDI (GLICOSILAZIONE)
7 CONTROLLO DI QUALITÀ
8 OPPORTUNI TAGLI PROTEOLITICI E ASSEMBLAGGIO DI PROTEINE MULTIMERICHE
Apparato di Golgi
Le proteine e i lipidi vengono veicolati in vescicole all’apparato di Golgi. Questo
organello è costituito da una serie di cisterne appiattite e impilate le une sulle altre.
Il movimento delle molecole nelle cisterne ha una polarità: vanno dalle cisterne più
vicine al reticolo endoplasmatico, denominate cis, a quelle più vicine alla membrana
plasmatica , denominate trans, passando per cisterne intermedie, denominate
mediane. Sono anche presenti due regioni addizionali, da ambedue i lati del
complesso, denominate cis Golgi network, quella che si forma per fusione delle
vescicole che vengono dal reticolo, e trans Golgi network, quella da cui partono le
vescicole per i lisosomi o per la membrana plasmatica. L’apparato di Golgi deve il
suo nome a Camillo Golgi che per primo, utilizzando una colorazione,
l’impregnazione argentica, lo descrisse al microscopio ottico come un organello a
forma reticolare nelle cellule nervose.
Glicosilazione nell’apparato di Golgi
In ognuna delle cisterne sono presenti particolari enzimi, che permettono la
sequenzialità maturativa delle proteine. In particolare, cisterne cis, mediane e trans
hanno enzimi specifici per la glicosilazione che assicurano che le catene
oligosaccaridi vengano maturate.
Ciò che accade alla catena oligosaccaridica è la rimozione di tre mannosi a opera
della mannosidasi I, poi quando la catena ha solo 5 mannosi, viene trasferita su uno
dei rami una N-acetilglucosammina. Questo è il segnale perché la catena, giunta
nelle cisterne mediane, subisca la rimozione di altri due mannosi e il successivo
trasferimento di due N-acetilglucosammina sui mannosi liberi. Nelle cisterne trans
alle tre N-acetilglucosammina verranno legati tre galattosi e a questi tre acidi sialici.
Viene così formata la catena oligosaccaridica complessa. Se i mannosi non vengono
rimossi o solo parzialmente rimossi si formerà la catena ad alto mannosio. Se invece
N-acetilglucosammina viene legata solo a un mannosio, un ramo rimarrà con soli
mannosi e un ramo subirà tutte le trasformazioni si formerà una catena
oligosaccaridica di tipo ibrido. La differenza dipende da come le proteine arrivano
ripiegate e quale parte viene esposta.
Nell’apparto di Golgi le proteine possono andare in contro a glicosilazione di tipo O
che consiste nel legame covalente di carboidrati al gruppo idrossilico della serina e
della prolina. Le catene oligosaccaridiche che ne derivano sono, in genere, molto più
corte di quelle di tipo N. Sia la glicosilazione di tipo N che di tipo O avviene nel lume
delle cisterne. Le glicoproteine possono avere le catene oligosaccaridi che di tipo sia
N che O.
La modalità con la quale le proteine e i lipidi proseguono il loro cammino dopo il cis
Golgi network è in dibattito: esistono due teorie.
1- Proteine e lipidi si muovono dall’una all’altra cisterna sempre veicolati da
vescicole
2- Sono le cisterne a maturare trasformandosi nella cisterna successiva. In
questo caso l’individualità delle cisterne sarebbe mantenuta da vescicole che
con andamento retrgrado trasportano indietro enzimi che appartengono alle
cisterne precedenti. Questa è la più favorita.
I GRUPPI SANGUIGNI: UN ESEMPIO DI GLICOSILAZIONE REALIZZATA NELL’APPARATO
DI GOLGI: L’enzima fucosiltransferasi aggiunge un fucosio ad un precursore prodotto
ad opera di altri enzimi con formazione dell’ANTIGENE H (gruppo sanguigno 0).
Riassumendo il ruolo strutturale degli oligosaccaridi:
- Proteggono il polipeptide dall’azione delle proteasi
- Favoriscono il corretto ripiegamento della proteina
- Mediano l’interazione proteina-proteina
Ruolo biologico degli oligosaccaridi:
- sono ligandi specifici di recettori esogeni e mediano l’interazione con batteri,
virus e parassiti.
- sono ligandi specifici di recettori endogeni e mediano interazione cellula-
cellula, interazioni cellula-matrice, traffico intracellulare (enzimi lisosomiali).
Traffico vescicolare
La formazione delle vescicole è basata su un meccanismo che permette alla
membrana i introflettersi per generare una vescicola che poi, dopo essersi
distaccata, può essere trasportata fino ad arrivare in contatto con un’altra
membrana e fondersi. Il movimento delle vescicole avviene grazie all’intervento del
citoscheletro e di proteine motrici.
Si definisce gemmazione la produzione di una vescicola che si distacca da una
membrana: estremamente comuni sono i fenomeni di gemmazione, a partire dal
reticolo endoplasmatico e dall’apparato di Golgi, che formano le vescicole destinate
al trasporto del materiale sintetizzato nel RE e al suo smistamento verso altri
distretti. Le gemmazione è frequente anche sulla membrana plasmatica. La maggior
parte dei fenomeni di formazione di vescicole utilizza gli stessi tipi di meccanismi.
Inizialmente si forma una fossetta di invaginazione caratterizzata da un aspetto
ispessito del lato citoplasmatico della membrana, dovuto all’assemblaggio di un
complesso rivestimento proteico; queste fossette si definiscono perciò fossette
rivestire. In seguito le fossette diventano sempre più profonde, mantenendo sempre
il rivestimento geometrico regolare, fino a distaccarsi per formare vescicole
rivestite. Vanno a costituire il rivestimento delle vescicole tre famiglie di proteine:
- Clatrina: riveste le vescicole che vanno dal trans Golgi network ai lisosomi e
quelle di endocitosi. La clatrina forma un esamero, costituito da tre catene
pesanti e tre catene leggere, unite insieme a formare una struttura regolare
simile a una svastica a tre braccia detta triscele. I trisceli si uniscono in una
struttura convessa a forma di canestro, formando esagoni e pentagoni
alternati.
Il meccanismo che avvia la formazione del rivestimento di clastrina è
innescato dal legame del recettore di membrana con la molecola da
trasportare: il legame induce nel recettore un cambiamento di conformazione
che lo rende in grado di interagire con la clatrina grazie a proteine
intermediarie, dette adaptine. Il legame tra il recettore e il carico, oltre ad
attivare il legame con adaptine e clatrina, determina spesso un fenomeno
detto reclutamento dei recettori: i recettori attivati diffondono lateralmente
per concentrarsi un un’area della membrana dove si formerà la fossetta
rivestita.
La formazione del rivestimento e il suo disassemblaggio richiedono
l’intervento di GTPasi di reclutamento come Sar1 nelle vescicole COP II e ARF
nelle vescicole COP I ed in quelle rivestite di clatrina.
Nel distacco della vescicola rivestita della membrana interviene un’ulteriore
proteina detta dinamina. Numerose subunità di dinamina formano un
avvolgimento a spirale attorno alla base della vescicola e, con l’intervento di
altre proteine, ne determinano un restringimento creando un collo e infine il
distacco della vescicola.
Dopo il distacco della vescicola e la perdita del rivestimento, l’acidificazione
dell’endosoma determina il distacco del carico dai recettori. I recettori scarichi
in molti casi diffondono lateralmente nella membrana dell’endosoma per
concentrarsi in una zona formando una vescicola che torna a fondersi con la
membrana plasmatica allo scopo di riciclare i recettori stessi.
Dopo il distacco dalla membrana di origine, le vescicole neoformate, devono
essere smistate al corretto compartimento cellulare in base al loro contenuto.
Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo di una famiglia di proteine dette
SNARE. Queste forniscono specificità nell’indirizzamento e contribuiscono
anche la fusione della vescicola con la membrana.
Esistono numerose e diverse SNARE in serie di coppie complementari: vSANRE
(vescicola) e tSNARE (target, o bersaglio). È probabile che la presenza di una
particolare vSNARE dipenda dalle caratteristiche del recettore del carico: il
recettore garantisce il corretto contenuto della vescicola e anche controlla
tramite la SNARE l’indirizzamento della vescicola.
Riassumendo:
-il legame del recettore al carico avvia la formazione del rivestimento di
clatrina e la formazione della vescicola.
-le caratteristiche del recettore determinano il collegamento alla vescicola di
una specifica vSNARE.
-il rivestimento di clatrina si disassembla lasciando la vescicola nuda ma
sempre dotata della sua vSNARE.
-la vSNARE riconosce la sua complementare tSNARE e determina l’attacco
della vescicola alla membrana bersaglio.
-le SNARE con il contributo di altre proteine, mediano la fusione della
vescicola con la membrana e infine si liberano per un nuovo ciclo di eventi.
Fusione delle membrana: dopo il riconoscimento tra vSNARE e tSNARE si
verifica l’attracco della vescicola al bersaglio grazie a queste proteine che si
avvolgono reciprocamente per formare un fascio di quattro eliche (vSNARE
costituita da quattro eliche, tSNARE da tre). Questo fascio si spira lizza
contribuendo anche all’avvicinamento forzato delle due membrane ai fini
della fusione. È possibile che lo stretto avvolgimento delle SNARE contribuisca
meccanicamente a spingere l’acqua fuori dall’interfaccio tra le membrane.
- COPII: riveste le vescicole che dal RE vanno al Golgi.
- COPI: riveste quelle che riportano le vescicole dal trans Golgi verso le cisterne
precedenti o verso il RE.
Traffico vescicolare tra il reticolo endoplasmatico e il Golgi
Oltre alla direzione anterograda del traffico vescicolare tra il RER e il Golgi e tra le
diverse cisterne del Golgi, esiste un flusso retrogrado, secondo il quale le vescicole
trasportano il contenuto a ritroso tra le cisterne fino al rientro nel RE. Infatti, la
composizione del RE è mantenuta costante, e questo è possibile sia impedendo che
alcune proteine si trasferiscano all’apparato d Golgi, sia recuperando proteine che,
raggiunto l’apparato di Golgi e avendo subito le opportune maturazioni, vengano
riportate al RE tramite vescicole. Mentre non è chiaro quali segnali trattengano le
proteine nel RE.
Con quale indirizzo le proteine del RE migrate nel Golgi ritornano con le vescicole
retrograde nel RE? Le proteine residenti nel RE restano in questo compartimento,
ma se erroneamente passano nel Golgi, possono tornare al RE grazie alle COP I e alle
sequenze KDEL (lys-asp-glu-leu) al C-terminale di alcune proteine solubili e KKXX
(lys-lys-x-x) al C-terminale di alcune proteine transmembrana.
Per quanto riguarda le proteine destinate a rimanere nel Golgi è possibile che
esistano sequenze segnale specifiche, ma è anche probabile che n ruolo importante
sia esercitato dal legame delle proteine ad aree particolari della membrana,