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Le prese
Tutta la complessa organizzazione anatomica e funzionale della mano concorre a determinare la sua funzione: la presa. Tuttavia, non esiste un'unica modalità di presa, ma svariati modi.
PRESE DIGITALI
Le prese digitali si dividono in prese bi-digitali e prese pluri-digitali.
La presa bi-digitale costituisce la classica presa pollice-digitale, in generale pollice-indice. Essa può essere:
A. È la presa più fine e precisa, che permette la presa in opposizione terminale: prensione di oggetti di piccolo calibro. È una modalità di prensione bi-digitale, in cui il pollice e l'indice (o il medio) si oppongono con l'estremità della falange distale. I muscoli che intervengono sono: il flessore profondo delle dita ed il flessore lungo del pollice.
B. È la presa più frequente, che permette la presa in opposizione subterminale: afferrare oggetti di calibro leggermente più grosso, rispetto alla precedente. In questa prensione,
Il pollice e l'indice (od un altro dito) si oppongono con la faccia palmare della falange distale. I muscoli che intervengono per il pollice sono: flessore breve del pollice, primo interosseo palmare e adduttore del pollice. Il muscolo che interviene per le altre dita è il solo flessore superficiale delle dita.
La presa è una presa meno fine rispetto alla presa in opposizione subtermino-laterale: precedenti, ma più solida. Essa si realizza quando la faccia palmare della falange distale del pollice si appoggia sulla faccia laterale della falange prossimale dell'indice. I muscoli che intervengono per il pollice sono: il flessore breve del pollice, il primo interosseo palmare e l'adduttore del pollice. I muscoli che intervengono per l'indice sono: il primo interosseo dorsale ed il flessore profondo delle dita.
La presa è una presa modestamente fine, presa interdigitale latero-laterale: accessoriamente utilizzata, che permette la prensione di oggetti di calibro modesto.
flessore profondo delle dita. B. interessano il pollice, l'indice, il medio e l'anulare e sono le prese quadri-digitali: meno frequentemente utilizzate. Queste prese permettono una presa ancora più solida rispetto alle prese tri-digitali. Un esempio di attività che richiede una presa quadri-digitale è l'impugnatura di un oggetto pesante. In questo caso, il pollice viene posizionato sulla faccia palmare dell'oggetto, mentre le altre dita si avvolgono intorno ad esso. I muscoli che intervengono per il pollice sono gli stessi delle prese tri-digitali, mentre per le altre dita intervengono i flessori superficiali e profondi delle dita. C. interessano tutte e cinque le dita e sono le prese penta-digitali: molto rare e utilizzate solo in casi particolari. Queste prese permettono una presa estremamente solida, ma limitano la mobilità delle dita. Un esempio di attività che richiede una presa penta-digitale è l'arrampicata su una parete rocciosa. In questo caso, tutte le dita si avvolgono intorno alle sporgenze della roccia. I muscoli che intervengono per il pollice sono gli stessi delle prese tri-digitali, mentre per le altre dita intervengono i flessori superficiali e profondi delle dita.secondo interosseo dorsale.
B. sono prese che vengono utilizzate quando l'oggetto ha un prese tetra-digitali: grosso calibro e deve essere fortemente tenuto. Si realizzano tra il pollice e l'indice, il medio e l'anulare.
C. sono prese che vengono utilizzate quando l'oggetto ha un prese penta-digitali: grosso calibro e deve essere fortemente tenuto. Coinvolgono tutte e cinque le dita della mano.
PRESE PALMARI
Le prese palmari fanno intervenire, oltre alle dita, anche il palmo della mano. Si distinguono delle prese palmari a seconda se viene utilizzato o meno il pollice.
Se non viene utilizzato il pollice si parla di che permette presa digito-palmare, l'opposizione del palmo con le ultime quattro dita. È una modalità di prensione accessoria, utilizzata di sovente per impugnare una leva od un volante. È una presa non totalmente stabile, che si realizza quando l'oggetto è preso con le ultime quattro dita flesse ed il palmo rivolto verso le stesse.
Non vi è, quindi, la partecipazione del pollice. I muscoli coinvolti sono il flessore superficiale e profondo delle dita, gli interossei palmarie dorsali ed il muscolo adduttore del mignolo. Se viene utilizzato anche il pollice si parla di presa a piena mano, che richiede un impegno globale della mano. In inglese, il termine utilizzato per questa prensione è grasp. Le dita ed il palmo modificano la loro conformazione per adattarsi alle dimensioni dell'oggetto, avvolgendosi attorno ad esso. I muscoli per il pollice utilizzati sono tutti i muscoli dell'eminenza tenar, incluso il flessore lungo del pollice; i muscoli per le altre dita utilizzati sono il flessore superficiale delle dita ed il flessore profondo delle dita, oltre che gli interossei palmari e dorsali. Nella presa palmare sferica pentadigitale tutte le dita prendono contatto con l'oggetto attraverso la loro faccia palmare. È una presa di forza, nel quale l'oggetto viene tenuto saldamente tra le dita e il palmo.Il pollice viene mantenuto stabilmente all'interno del palmo della mano; inoltre, l'opposizione del pollice e del mignolo serve a chiudere e a stabilizzare maggiormente la presa.
ARTO INFERIORE
L'articolazione dell'anca svolge un importante ruolo nel supportare il carico e nella locomozione. È importante sottolineare che il passaggio dal tronco all'arto sia costituito da un'articolazione dotata di tre gradi di libertà, quindi un'artrodia. Tuttavia, tra l'arto superiore e l'arto inferiore sussistono delle differenze: l'arto superiore ha perso la sua funzione di sostegno e di locomozione a discapito dell'orientamento e della prensione, quest'ultima svolta dalla mano; l'arto inferiore, invece, ha conservato la funzione di sostegno e di locomozione, divenendo l'arto portante. L'artrodia dell'arto superiore permette una maggiore mobilità a discapito della stabilità.
l'<strong>enartrosi</strong> dell'<strong>arto inferiore</strong>, invece, permette una maggiore stabilità a discapito della mobilità. L'<strong>anca</strong> è l'articolazione prossimale dell'arto inferiore ed è classificabile come enartrosi, ovvero un articolazione dotata di tre gradi di libertà, che permette, quindi, movimenti sui tre piani dello spazio. Essa, infatti, permette: <ul> <li>sul piano sagittale, attorno ad un asse trasversale, movimenti di edflessione estensione;</li> <li>sul piano frontale, attorno ad un asse sagittale, movimenti di eabduzione adduzione;</li> <li>sul piano trasversale, attorno ad un asse longitudinale (verticale), movimenti di erotazione interna rotazione esterna.</li> </ul> <p><strong>FLESSIONE DELL'ANCA</strong></p> <p>La flessione è il movimento che avvicina la superficie anteriore della coscia al tronco, ovvero è il movimento che consente all'arto inferiore di portarsi anteriormente al piano frontale passante per l'articolazione dell'anca. L'ampiezza della flessione</p>è fortemente influenzata dalla posizione dell'articolazione del ginocchio. L'ampiezza della flessione attiva, a ginocchio flesso, raggiunge i 120°; l'ampiezza della flessione attiva, a ginocchio esteso, raggiunge i 90°. La spiegazione sta nel fatto che, a ginocchio esteso, i muscoli ischiocrurali (i quali estendono l'anca e flettono il ginocchio) sono in insufficienza limitando l'escursione articolare dell'anca. L'ampiezza della flessione passiva, raggiunge i 145°. Se le due anche sono contemporaneamente e passivamente flesse, esse prendono contatto con il tronco: tuttavia, alla flessione delle due articolazioni coxofemorali si aggiunge una retroversione del bacino per l'appiattimento della lordosi lombare.
ESTENSIONE DELL'ANCA
L'estensione è il movimento che avvicina la superficie posteriore della coscia al tronco, ovvero è il movimento che consente all'arto inferiore di portarsi posteriore al tronco.
pianofrontale passante per l'articolazione dell'anca. In generale, l'ampiezza dell'estensione è notevolmente minore rispetto all'ampiezza della flessione, dovuta ad un tensionamento del legamento ileo-femorale. Analogamente alla flessione, anche l'estensione è influenzata dal comportamento dell'articolazione del ginocchio. L'ampiezza dell'estensione attiva, a ginocchio esteso, è di 20°; l'ampiezza dell'estensione attiva, a ginocchio flesso, raggiunge i 10°. La spiegazione sta nel fatto che, a ginocchio flesso, i muscoli anteriori della coscia (retto femorale e sartorio flettono l'anca, sartorio e quadricipite femorale estendono il ginocchio) sono in limitando insufficienza passiva, l'escursione articolare. L'ampiezza dell'estensione passiva, invece, raggiunge i 30°. Deve essere sempre mantenuto a mente che il R.O.M. passivo è sempre maggiore del R.O.M. attivo.
ABDUZIONE
DELL'ANCAL'aduzione è il movimento che allontana l'arto inferiore dal piano di simmetria del corpoumano. Essa è limitata dal contatto osseo del collo del femore con il marginedell'acetabolo, dal tensionamento dei legamenti ileo-femorali e pubo-femorali e dallaresistenza dei muscoli adduttori. L'ampiezza dell'abduzione raggiunge i 45°. L'abduzionedi un'anca si accompagna automaticamente ad un'uguale abduzione dell'ancacontrolaterale: infatti, a partire da 30° di abduzione, è possibile osservare un'inclinazionedel bacino dal lato opposto in cui avviene l'abduzione. Quando si raggiunge il massimodel movimento di abduzione, l'angolo formato tra gli arti inferiori è di 90°. Tuttavia, ilbacino è inclinato di 45° dal lato portante. Il rachide compensa quest'inclinazione conuna curva convessa dal lato portante. Pertanto, in conclusione, è possibile stabilire
La abduzione raggiunge massimo i 45°. I soggetti allenati possono raggiungere i 180° nell'aspassata: tuttavia non si tratta più di un'abduzione pura, ma di un'abduzione alla quale si aggiunge un'accentuazione della lordosi lombare ed un'antiversione del bacino per rilasciare i legamenti ileo-femorali.
L'adduzione dell'anca, invece, avvicina l'arto inferiore al piano di simmetria del corpo umano. Dal momento che, nella posizione di riferimento, l'arto inferiore che effettua il movimento viene a contatto con l'arto inferiore controlaterale, è possibile dedurre che non esiste un'adduzione pura. Quindi, si parla di adduzione relativa, in riferimento ad un'adduzione associata ad una flessione o associata ad un'estensione. L'ampiezza massima dell'adduzione è 30°, in entrambi i casi.