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MUSCOLI TEST DI VALUTAZIONE CARATTERISTICHE

Grande gluteo Estensione dell'anca a ginocchio flesso

ischiocrurali (90°)

Iliaco Postura da seduti Lordosi lombare

psoas Antiversione del bacino da seduti Coinvolgimento dei muscoli estensori

Flessione dell'anca da seduti intrinseci

Coinvolgimento degli addominali

(retto femorale, tensore della fascia

lata)

Estensori della Flessione/estensione indipendente della Dissociazione del movimento

colonna zona toracica Isolamento degli stabilizzatori

Flessione/estensione indipendente della

zona lombare

Estensione della zona cervicale

Addominali Flessione del tronco da distesi Estensione dell'anca

Flessione della coscia sull'anca Antiversione del bacino

Blocco del respiro

Fasci addominali (alti, bassi)

Addominali Estensione della colonna dalla stazione

flessori dell'anca eretta

glutei

ischiocrurali

Il tronco è sede di attacco degli arti, quindi sede anche di numerosi movimenti in rotazione:

pensiamo al semplice schema motorio del camminare, che prevede movimenti rotatori.

REGOLA GENERALE

“è preferibile una mobilità limitata in rotazione, piuttosto che movimenti asimmetrici”

Per conferire una rotazione all'anca indipendentemente dal movimento della zona lombare, è

necessario utilizzare i glutei: grande e medio gluteo sono muscoli extrarotatori, il piccolo gluteo è

favorevole all'intrarotazione.

In posizione eretta, con zona toracica e sacrale appoggiate al muro e con piedi distanziati 10 cm dal

muro, proviamo a valutare la stabilità del bacino in rotazione del femore a piede fermo: dobbiamo

isolare la rotazione della coscia con la rotazione del bacino.

MUSCOLI TEST DI VALUTAZIONE CARATTERISTICHE

Glutei Abduzione della coscia in posizione distesa Isolamento dell'anca e della colonna

fino a 45° Rotazione del femore ma non della

Rotazione del femore in piedi, con bacino e schiena

torace in appoggio

Torace Rotazione del torace Dissociazione con la rotazione

lombare

Addominali Rotazione esterna del femore Asimmetria nella rotazione

CONTROLLO DEL TRONCO

Quando viene applicato al tronco un carico generante un movimento rotatorio, ci sono alcune

strutture che determinano la stabilità della colonna: il carico esterno viene applicato di solito sugli

arti.

1. estensione dell'anca con isolamento della schiena;

2. estensione dell'anca in posizione prona (facilitata, in assenza di controllo dell'equilibrio);

3. flessione delle ginocchia in posizione supina, con colonna ferma e stabile e controllo degli

addominali;

4. dissociazione del movimento toracico dal movimento lombare;

5. abduzione dell'arto inferiore con arti inferiori flessi e decubito laterale;

6. rotazione esterna di un arto alla volta in appoggio sul muro.

Per esempio, un corridore velocista necessita di una simmetria perfetta degli arti, sia in termini

anatomici sia come gesto funzionale: bisognerà quindi valutare la forza dell'agonista e la resistenza

dell'antagonista.

Per esempio, una giocatrice di pallavolo necessita di coordinare la rotazione del tronco con il

movimento dell'arto superiore. Se il tronco non ruota, è consigliabile valutare la mobilità del tronco

da fermo e quindi visionare il movimento di rotazione in fase aerea, in assenza di vincoli.

Prendendo in esempio i movimenti tipici dello sciatore, la flesso-estensione del ginocchio e la

rotazione di caviglia, è opportuno valutare la dissociazione tra rotazione di anca e rotazione della

schiena; inoltre dobbiamo valutare la rotazione del femore: se il movimento è poco ampio si

rifletterà in una ipermobilità di ginocchio.

Per esempio, un atleta che disputa gare di corsa in montagna subisce spesso distorsioni alla caviglia

in inversione. L'inversione si manifesta con un varismo del retropiede, una supinazione

dell'avanpiede e un'adduzione dei metatarsi. Ricordiamo che varismo e valgismo si riferiscono

rispettivamente alla rotazione verso la zona mediale oppure verso la zona laterale del retropiede.

Tipicamente, la distorsione in inversione è frequente in quanto causata dal contatto iniziale del

piede a terra: spessissimo i muscoli peroneo lungo e breve falliscono nel loro compito, causando la

distorsione in inversione. L'arco laterale del piede è l'arco più rigido e stabile, ma se il passaggio

nell'appoggio dall'arco laterale all'arco mediale non avviene in modo efficace il piede cede e l'atleta

incorre in una distorsione. In genere l'errore e la strategia di sostituzione sono particolarmente

evidenti nel corso di accelerazione e nelle fasi di aumento del carico.

DOMANDE GENERALI

1. l'articolazione si muove o non si muove?

2. Dove viene sostituito il movimento? Dov è l'anello ipermobile?

3. C'è dolore?

4. Quali test potrebbero andare bene per valutare la stabilità?

SPALLA

La spalla è un complesso di articolazioni vere ed articolazioni funzionali:

• le articolazioni vere sono rappresentate dall'articolazione gleno-omerale e dall'articolazione

sterno-claveare;

• l'articolazione funzionale è l'articolazione scapolo-toracica.

Queste articolazioni devono essere coordinate per poter consentire una buona mobilità nelle tre

dimensioni: devono garantire la massima possibilità di escursione ed adempiere la loro funzione di

orientamento. Come ricordiamo bene, proseguendo verso la periferia le articolazioni “perdono”

gradi di movimento e quindi perdono il loro compito esplorativo. Queste articolazioni, inoltre,

consentono all'arto superiore di essere ancorato e stabile al tronco.

CLAVICOLA

Se consideriamo le articolazioni che coinvolgono la clavicola (sterno-claveare, acromion-claveare),

la clavicola può effettuare movimenti di:

• depressione/elevazione;

• anteposizione/retroposizione;

• leggera rotazione;

• circonduzione.

Il movimento anteriore è garantito dal muscolo pettorale, mentre quello di elevazione viene

garantito dal trapezio.

La clavicola è un osso che permette di vincolare la scapola allo sterno.

La clavicola è vincolata alla 1° costa attraverso il muscolo ed il legamento succlavio: nel

movimento di elevazione della clavicola quindi essa ad alcuni gradi traziona anche la gabbia

toracica. Se la gabbia è normomobile allora non sussistono problemi, ma se il soggetto presenta

problematiche anatomo-funzionali alla gabbia toracica allora ne risente anche la clavicola. Per

esempio, soggetti con il muscolo trapezio particolarmente trofico (senza aver sviluppato allenamenti

di forza specifici per quel muscolo) indicano l'utilizzo di una meccanica respiratoria di tipo

clavicolare: coinvolgono la clavicola negli atti respiratori.

L'articolazione acromion-claveare consente la mobilità tra clavicola e scapola, in modo che non

debbano essere necessariamente solidali. SCAPOLA

La scapola può effettuare movimenti di:

• elevazione/depressione;

• rotazione esterna/interna;

• abduzione/adduzione.

La posizione della scapola è tale per cui, assieme al cercine, crea un luogo d'appoggio per la testa

dell'omero, conferendo stabilità e sostegno all'arto superiore. Il movimento della scapola è

particolarmente evidente quando assente: se la scapola è rigida allora i movimenti della testa

omerale sono minimi.

Nel movimento di abduzione della testa omerale, abbiamo la rotazione interna della scapola. Nella

rotazione interna dell'omero, la scapola deve assumere un atteggiamento di rotazione interna. Nel

caso di un adduzione orizzontale, la scapola dovrebbe effettuare una lieve abduzione.

MOVIMENTO DELLA SCAPOLA MUSCOLI STABILIZZATORI

Elevazione Trapezio superiore, elevatore della scapola

Adduzione Romboidi, trapezio medio

Depressione Trapezio inferiore, gran dorsale

Rotazione verso l'alto Trapezio

Abduzione Gran dentato, grande pettorale

Rotazione verso il basso Romboidi, elevatore della scapola

Tilt anteriore Piccolo pettorale

L'articolazione gleno-omerale, il rapporto tra la cavità glenoidea e la testa omerale, è

un'articolazione dotata di poca stabilità e molta mobilità; consente diversi movimenti:

• flessione (fino a 90°);

• abduzione (fino a 90°);

• estensione (fino a 50°-70°);

• rotazione esterna ed interna (fino a quasi 90°).

La stabilità di questa articolazione è a carico della cuffia dei rotatori, una struttura funzionale che

consente i movimenti di rotazione e scivolamento della testa omerale e quindi la mobilità su tutti e

tre i piani. STABILITA' PASSIVA

La stabilità passiva della spalla è veramente ridotta, a causa della notevole mobilità.

La geometria articolare non predispone la stabilità: l'incastro non è solido, in quanto la cavità

glenoidea ha un raggio di curvatura molto maggiore della testa omerale. Inoltre, il numero di

centimetri di superficie è nettamente diverso tra i due capi articolari: la testa omerale ha una

superficie 3-4 volte maggiore della cavità glenoidea.

possiede tre fasci, disposti a formare una “zeta”, vulnerabili

Il legamento gleno-omerale anteriore

sulla parte anteriore della capsula. Legamento e capsula hanno delle fibre che si inseriscono sul

cercine: quando essi sono sottoposti a tensione, dunque, ne trasferiscono parte anche al tendine. In

caso di anomalie tensive il cercine trazionato potrà incastrarsi nell'articolazione e quindi ledersi: in

questo caso assisteremo ad una riduzione della stabilità passiva conferita dal cercine.

Il legamento gleno-omerale posteriore è molto meno robusto del fratello anteriore: la tendenza

alla sublussazione posteriore è decisamente ridotta.

STABILITA' ATTIVA

Nella spalla è forte la presenza di movimenti accessori, necessari per garantire il movimento

dell'articolazione gleno-omerale; se l'omero scivola in maniera potrebbe andare incontro a

sublussazioni (traslazioni verso l'alto o verso il basso).

L'articolazione necessita di un apparato muscolare che mantenga la testa omerale in sede, compito

asserito dalla cuffia dei rotatori, ventaglio di fibre dei muscoli:

• sopraspinato, muscolo con fibre piuttosto orizzontali, passa sulla doccia osteolegamentosa

con un diametro abbastanza fisso (se il tendine si infiamma quindi inizia a fare attrito), impedisce lo

scivolamento verso l'alto della testa dell'omero tensionandola verso il basso;

• sottoscapolare, con fibre abbastanza orizzontale che si inseriscono in gran parte sulla

capsula e sul legamento anteriore (muscolo tensore della capsula), deve essere trofico in quanto

adempie al compito di contrastare lo scivolamento ant

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
18 pagine
1 download
SSD Scienze biologiche BIO/16 Anatomia umana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Neno88 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Anatomia dell'uomo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Travan Luciana.