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Hollande, à la XXIe conférence des ambassadeurs, 27/08/2013. (Traduzione mia)

Syrie: l’opposition française presse Hollande d’organiser un vote au Parlement,

43 France24, in

http://www.france24.com/fr/20130901-syrie-francois-hollande-opposition-vote-parlement-ump-

matignon-debat-assemblee-nationale-obama, 01/09/2013.

44 F. Mazzei, op. cit., p. 114. 26

In Germania, dove l’ex ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle dichiarò

che il paese sarebbe stato tra quelli che consideravano necessario reagire affinché

45

un attacco come quello chimico di Ghūṭa non restasse impunito , Angela Merkel

oscillava tra il timore di deludere gli americani e la paura di rendersi ostile

all’elettorato non-interventista in piena campagna elettorale, preferendo rimanere

46

vaga. La strategia dei tedeschi si orientò così verso un ritardo nell’intervento.

La cancelliera tedesca cercò di far leva sul bisogno di attendere, prima di

prendere qualsiasi decisione, il report degli esperti ONU inviati in Siria; pertanto

l’improvviso non-interventismo di Obama fu una boccata d’ossigeno per la

Germania e per il delicato ruolo di balancer che, riguardo alla Siria, la Merkel

47

stava cercando di ritagliarsi.

Più particolare, invece, la posizione dell’Inghilterra. Indeciso sulla bontà e

sull’effettiva efficacia di un intervento, Cameron decise di rivolgersi al proprio

organo legislativo per capire quale fosse la posizione dominante: il 29 agosto

2013 il parlamento britannico bocciò la mozione del governo a sostegno di un

48

eventuale intervento in Siria. Prima ancora che Obama optasse per il non-

intervento, dunque, il premier britannico aveva già deciso di rispettare la stessa

posizione del parlamento e del popolo britannico. –

Al di là della posizione degli alleati degli Stati Uniti dagli interventisti francesi

furibondi per il voltafaccia a inglesi e tedeschi che avevano comunque già

sollevato dei dubbi e volevano riflettere più a lungo Obama sa benissimo che

gli storici giudicheranno in modo spietato la sua decisione di rinunciare agli

Germany: a chemical attack in Syria ‘cannot be without consequences’,

45 Deutsche Welle, in

http://www.dw.com/en/germany-a-chemical-attack-in-syria-cannot-be-without-consequences/a-

17045803, 26/08/2013.

46 Spiegel Online International, Military Intervention: Germany Caught in the Middle on Syria,

in http://www.spiegel.de/international/world/german-government-takes-delicate-position-on-

attack-on-syria-a-919736.html, 02/09/2013.

47 Ivi.

48 UK Parliament, Syria and Motion of 29 August 2013, Early Day Motion 521, August 29,

2013. 27

attacchi aerei e di consentire che la violazione di una linea rossa da lui stesso

tracciata restasse impunita.

Il 30 agosto 2013 potrebbe infatti essere ricordato come il giorno in cui Obama

permise che il Medio Oriente sfuggisse dalle mani statunitensi per passare in

quelle della Russia, dell’Iran e dello Stato Islamico. O magari esso passerà alla

storia come il giorno in cui Obama impedì agli Stati Uniti e, indirettamente, al

mondo intero di entrare nell’ennesima disastrosa guerra civile musulmana.

Era effettivamente in gioco la mia credibilità, e quella degli Stati Uniti, ma

oggi posso affermare che il fatto di essere riuscito a sottrarmi alle pressioni

a fondo su cos’era nell’interesse degli Stati Uniti e

immediate e a riflettere

della comunità internazionale, non solo rispetto alla Siria ma anche rispetto

alla nostra democrazia, è stata la decisione più difficile che abbia mai preso,

49

e in ultima analisi credo sia stata la decisione giusta.

Facendo un paragone con il suo predecessore, è possibile concludere ricordando

che anche George W. Bush era uno che scommetteva: egli sarà ricordato

severamente per le cose che ha fatto in Medio Oriente, Obama scommette che

sarà giudicato positivamente per le cose che non ha fatto.

49 J. Goldberg, op. cit. (Traduzione mia) 28

Capitolo III.

L’accordo sul nucleare e il limbo tra USA e Iran

1. L’Iran tra dinamiche geopolitiche internazionali e programma nucleare

La Repubblica islamica d’Iran è un’entità politica complessa e unica nel suo

genere. Alla particolare conformazione politica una sintesi di elementi

repubblicani e di governo religioso si aggiunge la caratteristica di essere sia un

paese di cultura persiana incastonato nel vasto mondo arabo che una roccaforte

1

sciita in un contesto dominato dall’islam sunnita.

Escludendo le caratteristiche di politica interna, divisioni non analizzabili in

questa sede, sono le scelte in politica estera che contribuiscono a definire la

posizione del paese nel complesso panorama delle relazioni internazionali.

Nonostante le aperture del presidente Hassan Rouhani, in carica dall’agosto

2013, l’Iran è ancora considerato con diffidenza, se non con aperta ostilità, dai

nell’area mediorientale,

principali concorrenti al ruolo di egemone in primis

l’Arabia Saudita. Permangono dunque le difficoltà con i vicini regionali, ma

anche con gli Stati Uniti poiché non è stata ancora del tutto sanata la ferita inferta

ai rapporti con Washington in seguito all’assalto all’ambasciata statunitense a

2

Teheran nei giorni della rivoluzione khomeinista del 1979.

Da qualche tempo l’Iran è sotto i riflettori internazionali per il suo controverso

programma nucleare, programma di ricerca sullo sfruttamento dell’energia

atomica. Avviato nel lontano 1957 dallo shah Muhammad Reza Pahlavi con il

beneplacito e il sostegno dell’allora alleato statunitense, esso è stato più volte

accantonato e ripreso negli anni, per poi subire una brusca accelerazione a partire

dal 2003. storia dell’Iran. Dalle origini ai nostri giorni,

1 M. Axworthy, Breve Torino, Einaudi, 2010,

capp. VIII-IX.

2 Ivi. 29 3

Il governo iraniano ha sempre insistito sulla natura civile del programma ,

sostenendone l’adeguatezza rispetto alle necessità di diversificazione imposte dal

forte aumento della domanda energetica interna. Malgrado ciò il sospetto della

comunità internazionale è sempre stato legato al timore di ambizioni militari che

sconvolgerebbero i precari equilibri nell’area, e ripetuti controlli dell’Agenzia

internazionale per l’energia atomica hanno messo in luce numerose violazioni e

4

ambiguità. Ciò ha portato i paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

a varare diverse risoluzioni di condanna e a implementare successivi round di

5

sanzioni.

Per quanto riguarda l’equilibrio di potenza nell’area dominata dall’Iran, è sempre

stato l’Iraq a occuparsi di garantire il balance of power. Ciò è stato possibile fino

al 2003, quando durante la seconda guerra del golfo gli Stati Uniti e la coalizione

di volenterosi hanno distrutto sia l’apparato di governo che l’esercito iracheno.

Da allora la forza principale che ha mantenuto gli iraniani sotto controllo è stata

rappresentata dagli USA, i quali hanno però sempre manifestato la necessità di

ritirare le proprie truppe dall’Iraq.

Sarebbe per di più impossibile pensare di attaccare l’Iran per distruggerne gli

impianti nucleari: un attacco del genere potrebbe solo mostrarsi

controproducente, provocando la dura reazione iraniana. Anche se l’Iran non

sarebbe in grado di imporre un regime filo-iraniano a Baghdad, esso avrebbe

infatti il potere di impedire a qualsiasi altro governo di emergere, creando caos e

instabilità. L’Iran possiede inoltre missili antinave e, cosa più importante, le

mine; se minasse lo stretto di Hormuz potrebbe causare un incremento notevole

dei prezzi del petrolio, interrompendo la debole ripresa economica globale.

3 Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Le tappe della proliferazione nucleare

dell’Iran, in http://www.ispionline.it/it/articoli/articolo/mediterraneo-medio-oriente/le-tappe-

della-proliferazione-nucleare-delliran-9101, 02/10/2013.

4 Ivi. –

5 th

Security Council, Resolution 1696 (2006) Adopted by the Security Council at its 5500

meeting, on 31 July 2006. 30

l’opzione di un attacco aereo alla flotta iraniana per diminuire la capacità

Anche

navale del paese è da escludere poiché tempi, costi ed efficacia di una guerra

aerea hanno sempre un eccessivo margine di incertezza.

In un’acuta e lungimirante analisi contenuta in The Next Decade, già nel 2010 il

politologo americano George Friedman parlò pertanto di un’unica soluzione

possibile per gli Stati Uniti per allentare le tensioni con l’Iran e garantire, dopo la

disfatta dell’Iraq, l’equilibrio in questo sub-sistema regionale in Medio Oriente

che coinvolge l’intera comunità internazionale: escludendo tutte le altre opzioni

elencate per i motivi di cui sopra, Friedman sottolineò la necessità di raggiungere

6

un accordo.

Certamente era prevedibile che un accordo tra Stati Uniti e Iran sarebbe stato

vantaggioso per entrambi due stati rivali di cui nessuno dei due può

semplicemente distruggere l’altro – e avrebbe trasformato la dinamica

geopolitica del Golfo Persico, ma Friedman sottolineò anche lo shock che ne

7 i cittadini statunitensi, memori di trent’anni di ostilità

sarebbe derivato. In primis

con l’Iran, si sarebbero sentiti oltraggiati; gli israeliani, poi, si sarebbero

dichiarati indignati poiché, anche se l’esercito israeliano ha talvolta visto gli

occasionali contro le minacce arabe, l’Iran ha più volte

iraniani come alleati 8

sostenuto l’organizzazione paramilitare libanese Hezbollah contro Israele.

Ma è il mondo intero che sarebbe stato certamente spiazzato dall’accordo.

Obama, notava l’autore, si troverebbe in una situazione peggiore rispetto a

Rouhani nel dover ricorrere a tutta la sua abilità politica per presentare la mossa

come astuta, oculata e previdente piuttosto che come segno di debolezza. Il

presidente statunitense ha tuttavia la storia dalla sua parte: anche Roosevelt e

6 G. Friedman, The Next Decade, New York, Doubleday, 2011, pp. 128-139.

7 Ivi, p. 134.

8 Gulf News Syria, Iran and Syria continue to support resistance, in

http://gulfnews.com/news/mena/syria/iran-and-syria-continue-to-support-resistance-1.67808,

06/05/2009. 31

Nixon, rispettivamente con Stalin e Mao, sottoscrissero alleanze che inizialmente

spiazzarono l’intera comunità internazionale.

Queste scelte, giudicate a posteriori, si sono rivelate assolutamente apprezzabi

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
50 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MarcoPassero di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della politica internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Wulzer Paolo.