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6.3 ADATTAMENTO AL BUIO E ALLA LUCE
L’adattamento al buio si verifica quando si passa da un ambiente bene illuminato a uno
scarsamente illuminato. Inizialmente non si vede, in quanto i coni non funzionano a basse
intensità luminose e il pigmento dei bastoncelli è stato esaurito (sbiancamento) dalla
luminosità precedente.
Una volta al buio, la rodopsina viene rigenerata e la sensibilità della retina progressivamente
torna ad aumentare (evento che può richiedere più di un’ora).
L’adattamento al buio è la proprietà dell’occhio di recuperare la sua sensibilità al buio in
seguito a un’esposizione a luce brillante di circa 5 minuti. L’adattamento può essere espresso
con una curva che ha un asintoto verso un minimo (soglia assoluta) di circa 10 cd m dopo
-5 -2
circa 40 minuti di buio.
La curva dell’adattamento al buio permette di osservare che la sensibilità dei bastoncelli
aumenta molto dopo 5-10 minuti. Quando prevale il meccanismo dei bastoncelli, gli stimoli
colorati appaiono senza colore. L’adattamento al buio è alla base della teoria della visione
duplex, secondo la quale al di sopra di un
certo valore di luminanza (circa 0,03 cd m ),
-2
sono i coni a mediare la visione (visione
fotopica). Al di sotto di questo valore sono i
bastoncelli a fornire la visione (visione
scotopica).
La visione fotopica, al termine
dell’adattamento (8-10 min), si converte
nella visione scotopica dei bastoncelli; tale
passaggio avviene in corrispondenza del
cosiddetto gomito di Kohlrausch.
Per l'adattamento alla luce il grafico è opposto: i bastoncelli si deattivano e, di conseguenza, si
ha l'attivazione dei coni.
Per gestire dunque queste variazioni di luce, oltre ai meccanismi sopracitati si hanno anche
dei sistemi di miosi e midriasi che generano il riflesso pupillare, la cui funzione è sempre da
ricercare in una forma di adattamento alla luce. Questi avvengono grazie alla presenza
nell'iride di due strati muscolari:
una componente più sottile, più piccola definita muscolo costrittore; esso circonda la
• pupilla, è responsabile della costrizione pupillare (miosi) ed è sotto l'influenza del
sistema nervoso parasimpatico;
una componente più spessa definita muscolo dilatatore, responsabile della dilatazione,
• sotto il controllo del sistema nervoso simpatico.
La costrizione ha l’effetto di aumentare la profondità del fuoco. La regolazione del diametro
pupillare cambia anche il fuoco percettivo; in particolare, tanto più la pupilla è lunga, tanto più
il fuoco è lungo. La massima efficienza è data dalla limitata apertura della pupilla poichè essa
permette il convogliamento dei raggi luminoso in modo ottimale. Il riflesso pupillare è un arco
riflesso che coinvolge le connessioni tra la retina ed i neuroni del tronco encefalico, in
particolare del mesencefalo. La branca
afferente di tali neuroni permette di inviare
gli input al pretetto (localizzato nel
mesencefalo) deputato al controllo del
diametro pupillare e di alcuni movimenti
oculari; il pretetto fa poi sinapsi con il nucleo
pretetto accessorio il quale controlla i
motoneuroni responsabili della variazione
del diametro della pupilla attuata dall'iride.
Un aspetto importante di questo meccanismo
è che il riflesso è consensuale; viene usato in
clinica per valutare lo stato delle strutture
encefaliche: se viene puntata la luce in un occhio, si ha la costrizione delle pupille ad entrambi
gli occhi; se non accade significa che c’è un problema a queste strutture.
6.4 VISIONE DEI COLORI
Il colore è un fenomeno psicofisico legato alla luce ed esiste in funzione della percezione che
di esso si ha attraverso l’occhio e il cervello.
La retina dell’occhio umano contiene un mosaico di quattro tipi di recettori: i bastoncelli e tre
tipi di coni. Ognuno di questi quattro tipi di recettore contiene un pigmento differente. I
pigmenti sono diversi nella struttura chimica e, di conseguenza, nelle capacità relative di
assorbire luce di differenti lunghezze d’onda.
Ciascuno dei tre tipi di coni presenti nella retina contiene un pigmento diverso adatto a
massimizzare l’assorbimento della luce di bande diverse dello spettro visibile. Questi pigmenti
hanno picchi di assorbimento a circa 430 nm (pigmento cianolabile, recettori per il blu-
violetto), 530 nm (pigmento cloro labile, recettori per il blu-verde)e 560 nm (pigmento
eritrolabile, recettori per il giallo-verde).
Teorie sulla percezione dei colori:
I singoli coni non sono in grado di trasmettere informazioni relative alla lunghezza d’onda
degli stimoli luminosi, poiché è possibile ottenere una stimolazione massima del singolo
cono sia utilizzando una sorgente luminosa con una lunghezza d’onda specifica per il
recettore, sia aumentando l’intensità di stimolazione con una lunghezza d’onda diversa.
Per tale motivo la visione dei colori richiede la presenza di almeno due tipi di
fotorecettori con sensibilità spettrale diversa (sistema divariante).
Secondo la teoria dell’opponenza cromatica i tre colori primari si distribuirebbero in tre
coppie di colori mutuamente antagoniste: rosso-verde, blu giallo, bianco-nero; queste
coppie di colori sarebbero rappresentate nella retina in tre distinti canali nervosi di
opponenza cromatica semplice.
A livello corticale, una popolazione di cellule a opponenza cromatica doppia è necessaria
per risolvere ulteriori dettagli della visione.
Quindi il relativo grado di eccitazione nei coni contiene informazioni sullo spettro della
luce, indipendentemente dalla sua intensità. Il confronto dei segnali dai diversi tipi di coni
da parte del cervello è alla base del processo di visione dei colori.
6.5 CAMPO VISIVO
Per campo visivo totale si intende quella regione dello spazio fisico che può essere percepita da
entrambi gli occhi quando lo sguardo viene tenuto fisso su un punto (detto punto di fissazione). Come
si può notare dall’immagine, se si traccia una linea che raggiunge i due occhi dal punto di fissazione, si
può distinguere un emicampo visivo destro e un emicampo visivo sinistro. All’interno del campo visivo
si distinguono inoltre:
La zona bioculare, rappresentata dalla linea nera, che è percepita da entrambi gli occhi
• La zona monoculare, percepita da un solo occhio, che è rappresentata dalla linea verde per
• l’occhio destro e dalla linea gialla per l’occhio sinistro
Essendo di forma semisferica con concavità anteriore, le due retine presentano entrambe una
porzione nasale ed una temporale (laterale). Se si considera il campo visivo posto davanti agli occhi si
può suddividere in un emicampo sinistro ed in un emicampo destro. Allo stesso modo ciascuna retina
può essere suddivisa da una linea verticale passante per il centro della macula in una parte nasale ed
in una parte temporale; inoltre se si tracciano una linea ortogonale a quella appena tracciata si
suddividono entrambe le emiretine (nasale e temporale) in una parte superiore ed in una inferiore.
Ciascuna retina è quindi suddivisa in 4 quadranti. La suddivisione in quadranti superiori ed inferiori è
importante perché si deve ricordare che un oggetto presente nel campo visivo è proiettato sulla retina
capovolto (la corteccia raddrizza poi il tutto). In questo modo la parte alta del campo visivo è
proiettata nei quadranti inferiori mentre la parte bassa in quelli superiori.
La parte sinistra del campo visivo viene proiettata all’emisfero destro, la parte destra del campo visivo
viene proiettata all’emisfero sinistro.
Ogni emicampo è proiettato sulla retina nasale dell’occhio ipsilaterale e sull’emiretina temporale
dell’occhio controlaterale: l’emicampo sinistro, ad esempio, è proiettato sull’emiretina nasale sinistra e
sull’emiretina temporale destra. Nell’occhio sinistro la retina nasale riceve informazioni dalla porzione
laterale dell’emicampo visivo ipsilaterale, mentre la retina temporale riceve informazioni dalla
porzione mediale dell’emicampo visivo sia ipsilaterale che controlaterale. Si ha quindi una prima
decussazione parziale a livello dell’occhio in quanto l’emiretina temporale riceve già l’informazione del
campo visivo controlaterale.
Continuando con la via, a livello del chiasma ottico le fibre che arrivano dalle due emiretine temporali
non vengono decussate, ma proseguono ciascuna nel proprio emisfero, mentre le fibre nasali vengono
decussate, passando così nell’altro emisfero: decussano solo le fibre della retina nasale perché
ricevono stimoli dall’emicampo ipsilaterale. Dal chiasma ottico in poi l’informazione trasportata dal
tratto ottico proviene unicamente dal campo visivo controlaterale. Nei due emisferi, quindi, arriverà
l’informazione controlaterale totale, compresa di fibre temporali e nasali: il campo visivo destro (e non
l’occhio destro) è quindi rappresentato nella corteccia visiva sinistra e viceversa.
Come è possibile individuare nell’immagine sottostante la parte binoculare è l’unica a raggiungere
l’occhio controlaterale, mentre la parte monoculare si porta all’emiretina nasale dell’occhio
omolaterale.
Questa organizzazione del sistema visivo fa sì che sia facilmente prevedibile il disturbo nel campo
visivo di pazienti che hanno una lesione in uno qualsiasi dei punti di questa via.
I trattini neri presenti lungo la via nell’immagine sottostante, rappresentano delle possibili lesioni.
Nella parte destra dell’immagine, invece, è presente la corrispondenza dei difetti del campo visivo per
ciascuna lesione.
Per valutare al meglio le lesioni bisogna innanzitutto considerare se questa si trova prima o dopo il
chiasma ottico:
Prima del chiasma, l’informazione non è completamente decussata e quindi si avranno
• informazioni provenienti dal campo visivo sia omolaterale che controlaterale
Dopo il chiasma, l’informazione è decussata completamente
• Lesione 1. Una lesione del nervo ottico destro provoca la perdita del campo visivo completo
• dell’occhio destro, ma l’informazione può essere percepita almeno in parte dall’occhio sinistro
(porzione binoculare)
Lesione 2. In una lesione del chiasma ottico non vengono processate le informazioni
• provenienti dalle emiretine nasali. Quindi ciò che non arriverà al cervello saranno le due parti
periferiche monoculari, mentre la parte centrale sarà mediata dall’emiretine temporali che non
vengono intaccate in questa lesione
Lesione 3 o 4. Lesioni successive al chiasma otti