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CEDAW HOMEPAGE)

Gli anni 80, vedono anch’essi un importante sviluppo politico

delle pari opportunità nel processo Europeo. Tra il 1982 e il

1985venne, infatti, varato il primo programma d’azione

pluriennale per le pari opportunità, con il quale la commissione

Europea invita gli stati membri a favorire la presenza femminile

negli ambiti decisionali ed ad adottare misure per conciliare vita

lavorativa e professionale.

Tuttavia, maggiore rilievo assume il secondo programma d’azone

pluriennale tra il 1986 e il 1990, varato dalla commissione europea

guidata da Delors durante il quale vengono approvata la direttiva

86/613/CEE sulla parità di trattamento nel lavoro autonomo

Gli anni 90 vedono l’affiorare della politica di gender

mainstreaming cioè iniziative volte a comprendere quali sono le

cause delle discriminazioni per poi agire di conseguenza. La

critica viene posta alle politiche precedenti che avevano

considerato la donna come lavoratrice e non come cittadina, senza

prendere in considerazione una tutela oltre che sul campo

lavorativo, sul sociale, sull’economico e sul sanitario.

Tale politica entra nel trattato di Amsterdam del 1977 contenente

numerose disposizioni in tema di pari opportunità, tra cui l’art 2

(parità come obiettivo dell’UE), l’art 3 (politiche per le pari

opportunità tra le attività della commissione), art 13 e art 141 (ex

art 119 CEE sulla parità di trattamento tra uomini e donne in

ambito lavorativo). In effetti con il trattato di Maastricht nel 1992

l’unione ha rivolto l’interesse al progresso sociale e al

miglioramento non più delle sole condizioni di lavoro ma di vita,

ponendo l’accento sulla persona anche se non lavoratore. Con il

trattato di Amsterdam le comunità dimostra di voler andare oltre

l’eguaglianza formale, attraverso la previsione di azioni positive e

cioè di misure che prevedono vantaggi specifici a favore del sesso

sottorappresentato (Art 141)

Negli stessi anni è stata istituita la commissione permanente per i

diritti delle donne e per le pari oppotunità, costituita dall’unità per

le pari oppotunità e da un comitato consultivo, cui spetta il

compito di monitorare le politiche europee di genere e propone

nuove iniziative al fine di migliorare la normativa comunitaria.

Nel 2000 la carta di Nizza ( carta dei diritti fondamentali dell’ue)

all’art 21 consacra il divieto di discriminazione sulla base del

sesso e all’art 23 la parità tra uomini e donne, quali diritti di tutti

gli individui. Nel 2007 ( data della firma ma entra in vigore nel

2009), il trattato di Lisbona abolisce i tre pilastri istituiti nel 1992

con il T. di Maastricht, e qualifica la parità tra uomini e donne

come uno dei cinque valori su cui si fonda l’UE (art 2 TUE) e che

essa stessa unione promuove nelle sue azioni (art 3 TUE e art 8

TFUE). Qui la formulazione del principio di parità appare più

generale, trovando invece un riferimento al lavoro

specificatamente all’art 157 TFUE.

Nel 2006 la Commissione propone l atabella di marcia per la

parità di genere 2006-2010, con la quale la parità di genere viene

inserita tra gli obiettivi prioritari dell’agenda e in particolare gli

obiettivi e gli strumenti per raggiungere la parità ( pari

indipendenza economica per donne e uomini, conciliazione vita

privata- professionale, pari rappresentanza nel processo

decisionale, eliminazinoe degli stereotipi e promozione parità

nelle politiche di sviluppo).

Sulla base di questo contenuto nel 2006, il consiglio europeo ha

approvato il patto europeo per la parità di genere, il quale

individuando tre macro settori d’intervento, (misure per colmare i

divari di genere e combattere gli stereotipi nel MDL, per

promuovere un miglior equilibrio tra vita privata e professionale,

rafforzare la governance), ebbe come primo risultato la direttiva

2006/54/CE disciplinante le pari opportunità e la parità di

trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e

impiego. La direttiva vieta le discriminazioni dirette o indirette tra

uomini e donne per quanto riguarda le condizioni di assunzione,

accesso all’occupazione o al lavoro autonomo, di licenziamento,

di formazione e promozione professionale, di affiliazione alle

organizzazioni di lavoratori o datori di lavoro. Al fine di dare

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Publisher
A.A. 2023-2024
5 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ari32 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Zappalà Loredana.