ANALISI VEIVOLO IN VOLO
In condizioni di volo rettilineo e livellato, un velivolo si trova in equilibrio. Immaginiamo ora che
una perturbazione esterna, come una raffica di vento, provochi un'improvvisa rotazione attorno
all'asse di rollio. L'aereo si inclina, disponendosi con un'ala più bassa dell'altra rispetto all'orizzonte.
A seguito di questa inclinazione, il vettore della portanza, che è sempre perpendicolare al piano
alare, non è più perfettamente verticale e opposto alla forza peso. Scomponendo la portanza, si
osserva che una sua componente verticale continua a bilanciare parte del peso, ma emerge una
componente orizzontale non bilanciata. Questa forza laterale fa sì che il velivolo inizi a "scivolare"
lateralmente, muovendosi verso il basso in direzione dell'ala più bassa.
Questo moto di scivolata introduce una nuova componente di velocità laterale che si somma
vettorialmente alla velocità di avanzamento del velivolo. La risultante del flusso d'aria che investe
le ali non è più puramente frontale, ma ha anche una componente laterale proveniente dal basso.
È a questo punto che interviene l'effetto dell'angolo diedro delle ali. Sull'ala che si è abbassata
(quella verso cui il velivolo sta scivolando), questa componente di flusso laterale proveniente dal
basso incontra la superficie alare con un angolo tale da aumentare l'angolo di incidenza effettivo.
Sull'ala opposta, quella sollevata, accade il contrario: il flusso laterale riduce l'angolo di incidenza
effettivo.
Come noto dalla teoria aerodinamica, un aumento dell'angolo di incidenza genera un incremento
della portanza (entro certi limiti). Di conseguenza, l'ala più bassa, sperimentando un'incidenza
maggiore, svilupperà una portanza superiore rispetto all'ala più alta.
Questo sbilanciamento di portanza tra le due semiali crea un momento di rollio che si oppone alla
perturbazione iniziale. In altre parole, la maggiore portanza sull'ala bassa tende a farla risalire,
riportando spontaneamente il velivolo verso la sua posizione di equilibrio originale.
Questo principio è di fondamentale importanza, poiché definisce la stabilità intrinseca di un
velivolo. Un aereo con un angolo di diedro positivo, se subisce una perturbazione che innesca un
rollio, tenderà autonomamente a tornare nella sua configurazione di equilibrio iniziale una volta
lasciati i comandi. Questo comportamento autostabilizzante è noto come "effetto diedro positivo".
Al contrario, se le ali presentano un diedro negativo (cioè sono inclinate verso il basso), l'effetto è
opposto. Invece di generare un momento stabilizzante, la perturbazione innesca un momento
instabilizzante che tende ad accentuare il rollio anziché correggerlo.
Tuttavia, un'elevata stabilità non è sempre desiderabile, poiché incide negativamente sulla
manovrabilità. Un velivolo molto stabile "resiste" alle manovre del pilota; il suo naturale ritorno
all'equilibrio contrasta l'azione dei comandi. Di conseguenza, per eseguire una manovra sono
necessari più tempo, più forza e maggiore insistenza sui controlli, rendendo il velivolo più sicuro
ma meno agile.
D'altra parte, un velivolo intrinsecamente instabile risulta estremamente manovrabile e reattivo. Per
questo motivo, la configurazione a diedro negativo è stata scelta per diversi velivoli da
combattimento ad alte prestazioni. Un esempio celebre è l'F-104 Starfighter, che prestò servizio
anche nell'Aeronautica Militare italiana tra gli anni '80 e i primi anni '90.
L'F-104 era eccezionalmente agile e permetteva di eseguire manovre a grande velocità in tempi
ridottissimi. Questa caratteristica, però, lo rendeva anche molto pericoloso: un minimo attimo di
distrazione da parte del pilota, specialmente a bassa quota, poteva avere conseguenze fatali. Non a
caso, questo aereo si guadagnò il sinistro soprannome de "la tomba volante".
Per chi fosse interessato a vederne un esemplare, uno di questi velivoli dismessi è stato installato
come monumento in una piazza nel comune di Grazzanise, nei pressi della base aerea.
Osservandolo, si può notare chiaramente la caratteristica inclinazione verso il basso delle ali, che ne
testimonia il diedro negativo.
Tornando all'F-104, chi fosse curioso può vederne un esemplare reale in scala 1:1, esposto come
monumento a Grazzanise. La scelta del luogo non è casuale: lì sorge un'importante base
dell'Aeronautica Militare intitolata a Francesco Baracca, un'icona della storia dell'aviazione italiana.
La storia di Baracca è affascinante e si intreccia con il territorio e persino con un marchio famoso in
tutto il mondo. Baracca, celebre "asso" della Prima Guerra Mondiale, frequentò la scuola di volo
che all'epoca si trovava presso la Reggia di Caserta. Durante la sua permanenza, rimase colpito da
una magnifica razza di cavalli allevata nella vicina Reggia di Carditello, un'eredità dei Borboni.
Questi cavalli, noti come "razza di Persano", erano così maestosi che Baracca adottò l'immagine di
un cavallino rampante come suo stemma personale. Dopo la sua morte in missione (in circostanze
mai del tutto chiarite), la madre di Baracca concesse a un giovane Enzo Ferrari il permesso di
utilizzare quello stesso simbolo per le sue automobili. Ecco perché il cavallino rampante della
Ferrari ha origini aeronautiche e perché lo stesso stemma campeggia all'ingresso della base di
Grazzanise.
Chiusa questa parentesi storica, torniamo al punto tecnico fondamentale: l'F-104 è un perfetto
esempio di velivolo con diedro negativo.
Ora, colleghiamo il concetto di stabilità al posizionamento dell'ala. Perché un velivolo ad ala alta
possiede un "effetto diedro positivo" intrinseco, anche se le ali sono fisicamente piatte? La
spiegazione è semplice e legata all'interazione tra ali e fusoliera.
Quando un velivolo ad ala alta subisce un rollio e inizia a scivolare lateralmente, la fusoliera si
interpone nel flusso d'aria diretto verso la semiala che si è sollevata. Questo "effetto di
mascheramento" disturba l'aerodinamica di quell'ala, riducendone la portanza.
Contemporaneamente, la semiala più bassa, quella verso cui il velivolo sta scivolando, continua a
ricevere un flusso d'aria pulito e indisturbato, generando piena portanza.
Si crea così uno sbilanciamento: l'ala più bassa produce più portanza di quella più alta. Questo
squilibrio genera un momento di rollio che contrasta la perturbazione iniziale e tende a riportare
l'aereo in assetto orizzontale, replicando esattamente il comportamento stabilizzante di un'ala con
diedro positivo.
Oltre alla configurazione ad ala alta, esistono ovviamente quella ad ala media e ad ala bassa. Da un
punto di vista costruttivo, la posizione alta offre un vantaggio strutturale: permette di realizzare un
longherone alare continuo che passa sopra la fusoliera, senza interferire con lo spazio interno della
cabina.
La continuità strutturale del longherone attraverso la fusoliera, tuttavia, presenta notevoli sfide
pratiche nelle configurazioni ad ala media e bassa. Per un'ala media, è impensabile far passare un
longherone principale attraverso la cabina passeggeri. Similmente, per l'ala bassa, si preferiscono
soluzioni di giunzione differenti per ragioni costruttive.
Per capire come l'ala viene collegata alla fusoliera, bisogna prima scartare l'idea più intuitiva: quella
di un incastro rigido. Si potrebbe pensare di imbullonare massicciamente il longherone alare
direttamente a un'ordinata della fusoliera, ma questo approccio non viene utilizzato per una ragione
fondamentale che risiede nella scienza delle costruzioni.
Una trave incastrata, quando soggetta a flessione (come un'ala che genera portanza), sviluppa il
massimo momento flettente proprio in corrispondenza dell'incastro. Un momento elevato genera, a
sua volta, elevate tensioni nelle solette del longherone, richiedendo che queste siano più spesse e
robuste. Ciò comporta un significativo e indesiderato aumento del peso strutturale.
La soluzione ingegneristica consiste nell'evitare l'incastro e utilizzare invece un sistema di cerniere
per "scaricare" le sollecitazioni alla radice alare. In questo modo si ottiene una struttura più
efficiente e leggera.
Vediamo come si applica questo principio:
1. Configurazione ad Ala Alta: Spesso si utilizza un collegamento a cerniera tra l'ala e la
fusoliera, abbinato a un montante esterno che congiunge la parte inferiore dell'ala alla
fusoliera. Questo montante agisce come un tirante o un puntone che aiuta a sopportare i
carichi, modificando la distribuzione del momento flettente. Poiché in una cerniera il
momento è nullo per definizione, si elimina il picco di sollecitazione proprio nel punto di
giunzione. È importante notare un principio chiave della progettazione: sebbene la
connessione reale non sia un incastro, in fase di calcolo si assume spesso il caso peggiore
(quello dell'incastro perfetto). Questo approccio conservativo garantisce che la struttura sia
dimensionata per resistere alle massime sollecitazioni teoriche, fornendo un ampio margine
di sicurezza.
2. Configurazione ad Ala Bassa e Media: Quando lo spessore dell'ala alla radice è
sufficiente, si adotta una soluzione diversa ma basata sullo stesso principio. Invece di un
unico punto di incastro, si realizzano due o più collegamenti a cerniera, tipicamente uno per
la soletta superiore e uno per quella inferiore del longherone. Questo crea un collegamento
iperstatico che distribuisce gli sforzi in modo più efficace, alleggerendo le sollecitazioni
critiche alla radice dell'ala.
Come vengono realizzati fisicamente questi collegamenti? Il sistema più comune prevede l'uso di
ordinate della fusoliera particolarmente robuste, dette "ordinate di forza", in corrispondenza del
punto di attacco dell'ala. Il collegamento avviene tra queste ordinate e i longheroni alari.
La giunzione è tipicamente costituita da:
Due piastre metalliche (o raccordi) fissate saldamente all'ordinata di forza.
Un raccordo terminale sul longherone che si inserisce precisamente tra le due piastre.
Un perno di grandi dimensioni che attraversa le piastre e il raccordo del longherone, creando
di fatto un'articolazione a cerniera.
Questa configurazione, nota come "a due piastre e un perno", viene replicata per ogni punto di
connessione. A seconda del progetto, dello spessore dell'ala e dei carichi previsti, possono esserci
due, tre o anche pi&ugra
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Riassunto "Stabilità dei pendii"
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Esercizi equilibrio e stabilità
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Stabilità dei Pendii (Parte 3)
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Margini di stabilità