COMMENTO
Il sonno di Scipione è un testo di enorme successo nel tardo impero e
nella prima cristianità perché Cicerone, mostrando una notevole
capacità di elaborazione della filosofia stoica e aristotelica, afferma
tramite l’avventura in sogno di Scipione – che nel sogno assume il punto
di vista dell’osservatore di una precisa topografia dell’universo secondo
anche una visione morale – l'immortalità dell'anima rispetto alla forma
incompleta del corpo.
l'esistenza di un premio celeste per le buone azioni degli uomini e un
aldilà posto in cielo: tre elementi imprescindibili del neoplatonismo e del
pensiero cristiano.
Il richiamo ad altre opere letterarie, dall’Iliade alla Divina commedia, è
evidente e sorprendente: Cicerone mette in bocca a Scipione l’Africano
una descrizione dettagliata del sistema planetario che durerà per sedici
secoli, quello geo-centrico in cui la Terra è ferma al centro del cosmo
mentre altre otto sfere sono al suo esterno: la prima è il sommo dio e
contiene le orbite delle stelle, poi le altre che ruotano in direzione
opposta: Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e infine la Luna.
Solo queste sette si muovono - la prima sfera è “motore immobile” - e
producono diversi suoni, una sorta di “sfondo cosmico” che l’udito degli
uomini non sente più, ma che ritroviamo nelle note musicali.
Lo schema è stato commentato dal retore pagano tardo-imperiale
Ambrogio Teodosio Macrobio, il cui saggio è stato più volte copiato e
miniato nel medioevo.
Il sogno si conclude con una profezia sulla fine del mondo (che
dovrebbe durare più di 11.340 anni solari dalla morte di Romolo) e con la
consapevolezza del protagonista che l’immortalità dell’anima, dovuta alla
necessità di una parte immobile ed eterna che motivi la natura del resto
dell’universo, rende necessario esercitarla nelle virtù più nobili, tra cui,
sicuramente, prima di tutto la cura della patria.
APPUNTI ESTESI SUL DISCORSO SUL METODO
– PARTI II, III, IV e VI PARTE II – FORMAZIONE DEL METODO
Nella seconda parte, Cartesio racconta la nascita del suo metodo, fondato sulla
necessità di liberarsi dei pregiudizi ricevuti e ricostruire il sapere su basi certe. La
metafora dell’architettura mostra come un edificio costruito senza un fondamento
solido rischi di crollare. Da ciò deriva l’esigenza di un nuovo inizio, in cui l’intelletto
procede con ordine. Cartesio elabora quattro regole: evidenza, analisi, sintesi e
enumerazione. L’evidenza richiede di accettare solo ciò che appare chiaro e distinto;
l’analisi invita a scomporre ogni problema; la sintesi suggerisce di ricostruire il
sapere dai punti più semplici; l’enumerazione garantisce la completezza del
procedimento. Questa parte non è solo metodologica, ma autobiografica: mostra il
percorso personale dello studioso e il suo desiderio di superare l’eredità scolastica
medievale.
PARTE III – LA MORALE PROVVISORIA
Prima di ricostruire il sapere, occorre anche una guida per l’azione. La morale
provvisoria è un insieme di norme temporanee pensate per vivere con prudenza
mentre il metodo è ancora in fase di costruzione. Cartesio propone tre massime
fondamentali: obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese, essere risoluti nelle
decisioni evitando l’indecisione paralizzante, e cercare di dominare se stessi più che
il mondo esterno. A queste si aggiunge un progetto di vita moderato, centrato sulla
ricerca della verità. Questa morale dimostra che, pur essendo razionalista, Cartesio
riconosce i limiti dell’uomo e la necessità di una stabilità pratica mentre la filosofia
procede verso certezze più profonde.
PARTE IV – LA DIMOSTRAZIONE DI DIO E DELL’ANIMA
La quarta parte è il cuore teoretico dell’opera. Cartesio introduce il famoso dubbio
metodico, che conduce alla certezza del cogito: “Io penso, dunque sono”. Da qui
inizia la ricerca di una verità che possa garantire la realtà esterna. La prova
dell’esistenza di Dio si basa sull’idea di un essere perfetto presente nella mente finita
dell’uomo: tale idea non può provenire da noi, quindi deve essere causata da un
essere realmente perfetto. L’esistenza di Dio garantisce che ciò che è chiaro e
distinto è vero, superando così il dubbio del “genio maligno”. Infine Cartesio
distingue nettamente l’anima dal corpo: la res cogitans è indipendente dalla res
extensa, instaurando il celebre dualismo mente-corpo che influenzerà secoli di
filosofia.
PARTE VI – APPLICAZIONI SCIENTIFICHE E PROGETTO DI PROGRESSO
Nella sesta parte, Cartesio illustra le applicazioni pratiche del nuovo metodo nella
scienza. Presenta una visione meccanicistica della natura e sostiene che le
conoscenze ottenute attraverso il metodo permetteranno miglioramenti nella
medicina, nella tecnologia e nella qualità della vita. L’obiettivo è mettere l’uomo in
grado di diventare “come padrone e possessore della natura”. Cartesio riconosce
tuttavia i rischi morali del progresso scientifico e sottolinea l’importanza della
responsabilità. La scienza deve servire all’umanità, non distruggerla. Questa parte
rappresenta una delle prime formulazioni moderne dell’idea di progresso
tecnico-scientifico. SINTESI FINALE Le parti II, III, IV e VI del Discorso sul metodo