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Il "modello formativo che pone il bambino al centro"

Il "modello formativo che pone il bambino al centro" si può sviluppare attraverso l'attenta considerazione dei seguenti elementi strettamente legati al "modo di essere" e al "modo di agire" dell'allenatore/educatore di calcio:

  1. Aspetto tecnico:
    • Programmazione per fasce d'età (concetto di gioco e psicologia dello sviluppo)
    • Metodo di allenamento a fasi e organizzazione a quadrati dello spazio
  2. Relazione pedagogica "Maestro-Allievo"
  3. Metodi di insegnamento-apprendimento induttivo e deduttivo
  4. Life Skills Sport Education
  5. Intelligenza emotiva
  6. Strumenti educativi
  7. Formazione permanente dell'allenatore

La relazione pedagogica tra allenatore e giovane calciatore (1)

L'incontro avviene con ogni singolo bambino/ragazzo che gioca a calcio e l'allenamento ha una forte valenza educativa e pedagogica. Isidori e Fraile affermano che l'attività calcistica può favorire la

La diffusione e la promozione di tre differenti categorie di valori:

  1. Valori Puri: sono quelli che garantiscono la dignità della persona e contribuiscono al suo sviluppo integrale. Sono tutti i valori che potrebbero essere promossi attraverso il calcio: onestà, correttezza, probità, lealtà, rispetto, benessere, integrazione, creatività, miglioramento di se stessi, impegno, collaborazione, ecc.
  2. Disvalori: sono presenti nell'attività calcistica che non è finalizzata ad uno sviluppo integrale e positivo della persona: scorrettezza, violenza, inganno, truffa, doping, razzismo, esclusione, emarginazione, selezione precoce, narcisismo, ecc.
  3. Valori Misti: si fa riferimento ad aspetti che, a seconda del modo in cui vengono promossi, possono essere positivi (valori) oppure negativi (disvalori): competizione, ricerca del risultato, vittoria, ecc.

Gli allenatori, spesso, vogliono bruciare le tappe, non danno tempo ai giovani calciatori.

Gliallenatori devono consentire ai bambini di esprimersi attraverso il gioco del calcio e di esserecuriosi. Considerando la relazione maestro-allievo, all'interno della casa del bambino sirealizzano quattro incontri:

  1. L'allenatore con se stesso;
  2. L'allievo con se stesso;
  3. L'allievo con il maestro;
  4. Il maestro con l'allievo;

Ogni incontro deve essere guidato dall'amore per se stesso e per l'altro. Questa relazionerichiede di ascoltare se stessi e ascoltare l'altro, inoltre, la relazione richiede tempo.

La relazione pedagogica tra allenatore e giovane calciatore (2)

Perché non si riconosce la valenza educativa dell'allenamento?

  1. Assenza di una vera consapevolezza che l'allenamento sia una pratica pedagogica:
  2. Spesso gli allenatori di settore giovanile hanno competenze nel "fare" e nel "far fare", conoscono gli esercizi, le attività da proporre ai bambini/ragazzi, ma non hanno maturato

    veraconsapevolezza del ruolo educativo e del fatto che l'obiettivo tecnico influenzi, indirizzi il percorso formativo del giovane calciatore. Ad esempio, la scelta di un obiettivo tecnico incide sulle richieste tecniche, tattiche, motorie, cognitive, relazionali e emotivo-affettive. 2. Assenza di un corso per responsabile del settore giovanile (presente dal 2020); 3. Presenza di allenatori dell'attività di base che non abbiano l'obbligo di partecipare a corsi di formazione e aggiornamento; 4. Scarsa attenzione agli aspetti pedagogico ed etico dell'allenamento nei corsi di formazione per allenatori; 5. Scarsa diffusione sul territorio dei corsi di formazione; 6. Assenza di corsi di aggiornamento davvero formativi: generalmente i corsi di formazione e aggiornamento riguardano aspetti tecnici (che sono fondamentali) ma trascurano tutti gli aspetti pedagogici. La competenza tecnica, però, non è sufficiente. 7. Assenza di adeguati controlli durante lastagione da parte di uno staff adeguatamenteformato; 8. Assenza di una rete formativa costituita da soggetti che collaborino alla diffusione di unanuova cultura sportiva (famiglia, società di calcio, scuola, enti locali, altre organizzazioni,mass media, gruppo dei pari, ecc.) 9. Convinzione, soprattutto a livello professionistico, ma anche a quello dilettantistico, che ilcalcio sia una pratica meramente tecnicistica finalizzata al raggiungimento della vittoriaad ogni costo e nell'immediato; 10. Convinzione, soprattutto nello sport professionistico e in quello di alto livello, che il calciosia associato ad aspetti negativi, quali la selezione precoce, il doping, la violenza, ilrazzismo, ecc. Spesso, quindi, il calcio è rappresentato come un'attività disumanizzante; L'aspetto tecnico - Il gioco, i principi della psicologia dello sviluppo - La programmazioneper fase d'età Per quanto riguarda l'aspetto tecnico si fa riferimento a: - Il

    Il concetto di gioco e come influenza la programmazione dell'attività di base: attraverso il gioco, il bambino apprende, è motivato e riesce a concentrarsi e a prestare attenzione più di quanto faccia quando l'adulto impartisce ordini in modo severo o con metodo deduttivo. Il gioco risveglia le emozioni e fa muovere il bambino con il corpo, la mente e il cuore; il gioco favorisce anche il miglioramento tecnico aiutando il bambino a tirare fuori il proprio talento e ad esprimersi;

    La psicologia dello sviluppo e come influenza la programmazione dell'attività di base;

    La programmazione per fasce d'età: si fa riferimento alla definizione degli obiettivi tecnici considerati primari in ogni momento della programmazione dell'attività formativa della stagione sportiva. Bisogna definire una programmazione che tenga conto di vari aspetti: la psicologia dello sviluppo, il gioco, le fasi sensibili per le capacità coordinative e

    Gli schemi motori di base, la tecnica di base, la tecnica applicata o tattica individuale, la tattica collettiva, le capacità condizionali e, di conseguenza, in ogni categoria bisogna riconoscere priorità agli obiettivi tecnici adeguati alla corrispondente fascia d’età (vedi slide per programmazioni e proposte);

    Il metodo di allenamento a fase e l’organizzazione a quadrati dello spazio;

    I metodi di insegnamento induttivo e deduttivo;

    L’errore ha un’importante valenza educativa e l’allenatore deve riconoscere che l’errore è un elemento costitutivo del processo conoscitivo e formativo. Dopo un errore, anche tecnico, si può chiedere: “cosa avresti potuto fare?” Invece di urlare, di comunicare con il corpo, con le braccia, con il viso la propria insofferenza o, come è avvenuto, di sostituire il bambino anche dicendogli “vieni in panchina così capisci cosa fare” oppure “continuo a

    dirti cosa fare, ma non capisci”. L’allenatore si impegna a considerare l’errore come un’occasione di apprendimento, un momento per fermarsi a riflettere e a crescere, sia tecnicamente che umanamente. In altre parole, si prende cura del giovane calciatore che sbaglia. Spesso, capita, che gli allenatori utilizzano un metodo direttivo, autoritario e, telecomandano i giovani calciatori, non vogliono che “commettano errori” pensando che questo sia il percorso formativo migliore. Sempre più spesso la selezione riguarda bambini molto piccoli (anche di 8 anni) nei quali si intravvedono delle doti particolari. La selezione precoce, la specializzazione e la proposta di un’attività monovalente porta al rischio di proporre poi attività disumanizzanti. Sempre più spesso non si rispettano i tempi dei bambini e si vuole vedere nel bambino che gioca a calcio dei risultati da adulto (che poi si perderanno). I bambini vogliono essere

    Riconosciuti non per il risultato, ma per il percorso, per quello che sono e per l'impegno che ci mettono. Non vogliono essere riconosciuti per la meta e per il raggiungimento di obiettivi quantitativi. L'abbandono dell'attività calcistica è legata a diverse motivazioni: trascurare il ruolo educativo del calcio giovanile; effettuare una selezione precoce; effettuare una precoce specializzazione del ruolo; proporre attività disumanizzanti, non adatte all'età dei bambini; attribuire eccessivo valore al risultato; utilizzare prevalentemente metodi di insegnamento direttivi e autoritari; utilizzare la punizione e non riconoscere la valenza educativa dell'errore.

    L'aspetto tecnico: quale metodologia per l'attività di base

    L'allenatore non deve mettere al centro se stesso, ma il bambino che gioca a calcio. Chiedendo agli allenatori di "pensarsi bambini" e di dire cosa vorrebbero fare con un pallone, le

    risposteprincipalmente date sono state le seguenti: tirare, fare goal, dribblare, scappare con la palla, partita, giocare, avere un pallone tutto per me, non dare il pallone agli altri (DOMINIO). È importante sottolineare che non c'è un allenatore che si è immedesimato bambino che dica "passare", eppure la maggior parte degli allenamenti anche nell'attività agonistica ha sempre come obiettivi primari: passare, controllare, possesso palla. Quindi gli allenatori, da adulti, fanno fare ai bambini ciò che loro allenatori non vorrebbero fare se fossero bambini. Perché? Perché gli allenatori sono concentrati su se stessi e non sui bambini che giocano a calcio. Danno priorità ad obiettivi che non sono adeguati all'età dei bambini che allenano e vi è un'anticipazione di obiettivi perché vogliono ottenere subito i risultati. La differenza tra TECNICA DI BASE e TECNICA APPLICATA è

    importante e utile per la costruzione e la realizzazione dell'allenamento e delle sue fasi. La tecnica di base è relativa al rapporto "IO E LA PALLA" e la tecnica applicata richiede di applicare qualcosa in presenza di un avversario o un compagno. La tecnica applicata porta alle situazioni che richiedono appunto la presenza del compagno e/o dell'avversario. Considerando la successione delle fasi dell'allenamento vi è una fase collettiva che prevede un gioco/partita a tema ed infine la partita. Il METODO DI ALLENAMENTO A FASI, ovvero una metodologia che riteniamo adatta a proporre in modo logico e sequenziale, passando da attività semplici ad altre più complesse: dal gioco iniziale alla partita finale passando dalla tecnica, dalle situazioni e da un altro gioco (con un tema).

    L'aspetto tecnico: il metodo di allenamento

    Struttura dell'allenamento che consente di passare dal facile al difficile quindi di arrivare gradualmente ad

    Affrontare le situazioni e risolvere le problematiche attraverso una successione logica all'interno dell'allenamento.

Dettagli
A.A. 2021-2022
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/02 Metodi e didattiche delle attività sportive

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vice.infantino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia del corpo e dello sport e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universita telematica "Pegaso" di Napoli o del prof Di Giandomenico Giovanni.