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Ramo VI: "operazioni"...
Dentro, abbiamo tutti i contratti di ramo I, III e anche quelle previdenziali e dei fondipensioni che sono in fase di prestazione (!), che, quindi, hanno avuto l'evento e che sono in fase di erogazione, ma la prestazione scelta dal beneficiario è stata sottoforma di rendita vitalizia.
Dunque, quando il beneficiario sceglie (anche all'ultimo momento), egli può scegliere di non avere il capitale, ma di convertirlo con calcoli attuariali e, quindi, che tengono conto della finanza (e, quindi, dei tassi di interesse prospettici) e della statistica, in una rendita vitalizia, cioè in un'elargizione periodica su base annuale che cesserà solo alla mia morte.
Perciò, la compagnia di assicurazione mette nel ramo VI le polizze che vanno in prestazione per le quali viene scelta la rendita.
Dunque, nel ramo VI, troviamo tutte quelle prestazioni per cui la compagnia di assicurazione (!) sta sopportando (!) un
rischio di longevità (!)… A fronte di un capitale che era maturato, la compagnia, infatti, applicando i coefficienti attuariali, sopporta il rischio di sopravvivenza del soggetto, ovvero il rischio che lui sopravviva oltre rispetto a quello che i calcoli avevano determinato per l'equità di erogazione di quella prestazione su base annuale… 171… Dunque, per tutti quei contratti che sono in prestazione di rendita per cui i beneficiari muoiono dopo (!) la speranza di vita utilizzata nei calcoli, la compagnia sta sopportando un rischio di longevità. Il rischio di longevità, peraltro, è il motivo per cui io beneficiario ho scelto di avere la rendita annuale anziché il capitale. L'equilibrio gestionale di questo rischio di longevità è il fatto che, comunque, non tutti vivono fino a 103 anni e, quindi, qualcuno magari vivrà meno (!) della sua speranza di vita. Allora, possiamo idealmentericlassificare i rami vita che sono esercitati in Italia in 2 macrocategorie:
- i "vita vita", che sono quelli che davvero hanno un "nocciolo" di prevalenza di rischio puro concernente alla vita umana, che sono il ramo I, IV e VI;
- dei rami in cui l'elemento del rischio concernente la vita umana ha una rilevanza marginale (ramo III) o nulla (ramo V) e, dunque, la finalità di questi contratti è di natura prettamente finanziaria, di investimento e di risparmio.
Allora, da un punto di vista dei bisogni coperti dal ramo vita, parliamo dei bisogni di:
- Protezione: contenuto nei prodotti caso morte (protezione dal rischio di premorienza, protezione degli eredi, etc.) e nei prodotti del ramo IV (protezione da gravi malattie che mi possono portare a non essere più in grado di lavorare, etc.);
- Risparmio e investimento: contenuto in tutti quei prodotti connessi al caso vita ("accantono, etc.).
- Previdenza: nei prodotti del ramo III, nei PIP (Piani Pensionistici Individuali).
Nel 2007, si nota che il ramo III pesava di più del ramo I: quindi, prodotti finanziari il cui rischio di investimento è a carico degli investitori.
Nel 2008, la domanda chiede protezione, ovvero ramo I, a seguito della crisi finanziaria: infatti, una crisi finanziaria è sempre legata ad un bisogno di sicurezza da parte della domanda. E, quindi, si vuole sicurezza, si vuole la prestazione garantita... Questo bisogno di sicurezza si enfatizza.
- ulteriormente nel corso del tempo fino al 2014, dove¾ della raccolta premi attiene al ramo I.
- Infine, nel 2017, il ramo I è ancora prevalente, ma è aumentato un po’ anche la quota di ramo III perché, dal 2015, l’economia si è ripresa un poco e, quindi, c’è una nuova ripresa anche della domanda di rischio.
- Infine, mentre poco fa dicevamo che prevale la risposta ad un bisogno di investimento, nei grafici, ora, prevale il ramo I. Ma bisognerebbe guardare anche i contratti che prevalgono. 174
- Infine, il prodotto prevalente è sempre il caso vita (!), sia nel ramo I sia nel III: infatti, la domanda di caso morte è marginale …… Quindi, tutto questo spostamento di colore che vediamo nella slide è sempre legato a prodotti caso vita, che rispondono ad un bisogno di risparmio e di investimento, con rischio (viola) o senza rischio (azzurro).
- Dunque, l’assicuratore, in Italia, nell’ambito vita, è
rischio puro e, quindi, che non fanno riferimento al rischio caso morte… [leggo, meglio sua spiegazione sopra] 175… E la quota di premio raccolto dalla compagnia che concerne il rischio caso morte è, nel 1999, l'1,5% di tutti i premi che hanno raccolto tutte le compagnie italiane; nel 2005, ……: quindi, la gran parte dei premi risponde ad altri bisogni. E il principale è il caso vita (!): non è il caso morte, non è la protezione dal rischio puro…… Ma questo non (!) perché siano inaccessibili le polizze caso morte. Perché, infatti, il premio medio di una polizza caso morte è calato in modo importante nel tempo…… Nella slide seguente, infatti, vediamo una simulazione di un 45enne maschio per la stipula di un prodotto caso morte della durata di 10 anni con un capitale di 100.000€… [leggo] 176… E vediamo che la simulazione ci dice che, nel 1951, un 45enne pagava
L'equivalente in euro di 1.008€ è 1.008€.
E l'onerosità delle polizze caso morte è diminuita perché è migliorata la speranza di vita, legata al numero di decessi per 1000 rischi 45enni sulla base delle tavole di mortalità.
Ma perché allora viene sottovalutato il bisogno di protezione? Questo fatto è legato alla mentalità della famiglia italiana media, che era avvezza a risparmiare (adesso, di meno), ma che è poco acculturata dal punto di vista della logica dell'investimento finanziario nell'ordine delle priorità!
I consulenti finanziari, infatti, parlano di una piramide/priorità delle scelte di investimento, le quali dovrebbero privilegiare un bisogno di protezione alla base, come più importante.
Questo perché il ragionamento dice che un evento molto
Il bisogno di protezione nella mia famiglia, come la morte dell'unico percettore di reddito, è un evento catastrofico per la famiglia perché perde il reddito da lavoro e ha una serie di problemi... Dunque, il bisogno di protezione dovrebbe riguardare prima questo.
Inoltre, se sono proprietario di abitazione e questa, a causa di un incendio, viene distrutta, anche questo è un evento catastrofico perché, per l'italiano medio, l'acquisto di un'abitazione è un evento unico ed è anche piuttosto faticoso nell'essere stato portato a termine... Perciò, la pianificazione finanziaria, dicono i consulenti, implicherebbe prima una mappatura delle esigenze...
E questa, secondo una logica di risk management, è:
- l'identificazione dei rischi a cui siamo esposti;
- il vedere quali sono i rischi più dannosi, ovvero quelli che ci danno maggior problema se si dovessero modificare;
Poi, c. agire su questi, cioè quelli che non siamo in grado di fronteggiare da soli... Come li fronteggiamo? Assicurandoci.
Poi, un altro elemento da considerare è ragionare in termini di accumulazione previdenziale perché la decisione previdenziale non può essere presa in procinto dell'andare in pensione perché, poi, il tempo non c'è più per accumulare: è, quindi, un qualcosa a cui bisogna pensare fin da giovani.
Infine, il residuo può avere una finalità indistinta per far fronte agli eventi incerti. E può avere anche l'obiettivo di disposizione al rischio di speranza di maggior remunerazione.
Andando ora a vedere come investono le famiglie italiane, si vede che la piramide delle priorità di prima non ritorna, in quanto:
- al 1° posto, ci sono investimenti generalizzati senza una finalità specifica in ambito finanziario (e, quindi, in azioni, obbligazioni, fondi,
etc…) e l’acquisto della casa;
2) poi, sta entrando il concetto dell’importanza di accumulare a livello previdenziale;
3) ma, comunque, il bisogno di protezione dagli eventi catastrofali è un qualcosa che ha una valenza del tutto residuale ed è molto sottostimata dal punto di vista dell’impatto…[leggo, meglio sua spiegazione sopra]… Dunque, c’è in gioco anche un tema di cultura finanziaria, un tema di consapevolezza…… Che non è tutta responsabilità degli individui e degli italiani in quanto tali, ma anche di un sistema educativo che non fornisce questi concetti con l’informazione e la divulgazione.
Entriamo allora nel vivo degli aspetti normativi (!) che concernono il settore delle assicurazioni sulla vita… 179
Allora, nell’ambito delle assicurazioni sulla vita (in particolare), possiamo trovarci 4 soggetti…… Dove:
1) il contraente è colui che stipula il
che è la persona o l'entità che riceve il pagamento dei premi in caso di sinistro.