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LE GIUNZIONI DI ANCORAGGIO CELLULA-MATRICE
Possono essere adesioni focali, punti di attacco dei filamenti di actina o emidesmosomi
(metà desmosoma), punti di attacco dei filamenti intermedi.
Organizzazione della matrice
E’ una sostanza semifluida, costituita principalmente da acqua contenente sali (soprattutto
Na) e vitamine. Distinguiamo al suo interno 2 componenti:
Sostanza Amorfa o Fondamentale, che
➔ non è particolarmente strutturata ma
contiene glicosaminoglicani (GAG), detti
anche mucopolisaccaridi, proteoglicani →
aggrecani e glicoproteine adesive. Nei
GAG la presenza di gruppi solforati e
carbossilici conferisce cariche negative a
+
queste molecole che attraggono Na , i
quali a loro volta attraggono H O, poiché tutti gli ioni sono solvatati e creano
2
interazioni elettrostatiche. Perciò le matrici rimangono sempre idratate e formano
così una consistenza gelatinosa incomprimibile che promuove la coesione cellulare e
fornisce resistenza alla compressione. Grazie all’acqua è inoltre possibile la
diffusione trofica dell’epitelio per gradiente (dei nutrienti).
Gli agreccani sono simili ai proteoglicani ma più grandi, strutturati da un core di un
GAG molto grosso, l’acido ialuronico, a cui si attaccano molti proteoglicani. Questi
fanno da filtro nei confronti di soluti che diffondono nei liquidi interstiziali, dei batteri e
delle cellule cancerose, che possono invadere i connettivi.
Le glicoproteine adesive mediano l’ancoraggio delle cellule alla matrice. Una di
queste è la fibronectina, tipica dei tessuti
connettivi, che consiste in 2 catene polipeptidiche
legate all’estremità carbossi terminale da 2 ponti
disolfuro. Ciascun polipeptide è composto da una
serie di unità funzionali che contengono siti di
legame per componenti specifiche della matrice
extracellulare o per la superficie cellulare, come ad
esempio la sequenza RGD
(arginina-glicina-ac.aspartico).
Un’altra adesiva è la laminina, tipica degli epiteli,
che consiste in 3 catene polipeptidiche legate da
ponti disolfuro a formare una struttura a croce. Le
regioni globulari alle estremità della catena α
legano le integrine di membrana mentre quelle alle
estremità delle catene β legano il collagene di tipo
IV che si trova nella lamina basale.
Componente Fibrosa, immersa in quella fondamentale,
➔ formata da fibre di collagene, che donano resistenza
alla trazione e fibre elastiche. Le fibre di collagene sono
formate per aggregazione di fibrille, formate a loro volta
per aggregazione di molecole proteiche di
tropocollagene. A sua volta questo è formato da 3
catene polipeptidiche avvolte ad elica (struttura coiled
coil). Ogni catena è formata da 1000 aa di cui ⅓ glicina, rivolta verso l’interno e ⅔
prolina, idrossiprolina e idrossilisina.
La sintesi del pro-collagene avviene a livello del reticolo ruvido, dove viene
idrossilato, poi glicosilato (processi che richiedono come cofattore la VIT C) e infine
assemblato a tripla elica. Le eliche vengono passate al Golgi tramite vescicole e
infine secrete per esocitosi. Durante la sintesi il procollagene (precursore) ha
estremità aggiuntive che servono per non aggregarsi prematuramente all’interno
della cellula, queste verranno eliminate a fine percorso. Infatti fuori dalla cellula gli
enzimi collagenasi tagliano le estremità del procollagene, facendolo quindi maturare
in tropocollagene.
Le fibre elastiche donano invece elasticità poiché sono formate da protoelastine
legate da legami crociati. Le elastine formano la porzione amorfa della fibra e sono
rivestite da fibrilline esteriormente.
Funzioni della matrice extracellulare:
● resistenza alla trazione ed elasticità (grazie alle fibre)
● resistenza alla compressione (grazie alla sostanza fondamentale)
● regolazione della diffusione di sostanze, ioni, acqua e gas
● difesa dell’organismo dalla diffusione di sostanze nocive e batteri
Le integrine (della famiglia delle CAM/ caderine), alcune delle proteine di ancoraggio tra
cellule e matrice, sono costituite da 2 catene polipeptidiche (Ⲁ e β) che si associano in
maniera covalente, a formare un sito di legame extracellulare per una proteina adesiva (es:
fibronectina) e un sito di legame per proteine citoscheletriche (es. talina) sul versante
citoplasmatico. La proteina ha quindi la funzione di aggancio e recettore per la fibronectina e
stimola la modifica del suo citoscheletro per lo stiramento e la compressione.
Contatti focali
Sono zone della membrana in cui le cellule aderiscono al substrato, mediante recettori
transmembrana appartenenti alla famiglia delle integrine, che si connettono a proteine della
matrice extracellulare quali la fibronectina. Le interazioni con l’actina citoscheletrica sono
mediate da proteine leganti actina come la talina,
α-actinina che legano la subunità β dell’integrina (possono
essere transienti). I contatti focali sono implicati nei
processi di segnalazione cellulare. I domini citoplasmatici
delle integrine sono legate indirettamente alle proteine
chinasi FAK (Focal Adhesion Kinase). Il legame
dell’integrina con molecole segnale extracellulari può
attivare le chinasi e innescare vie di segnalazione cellulare
che regolano adesione, migrazione, proliferazione e
differenziamento.
Emidesmosomi
Sono siti differenziati alla superficie basale delle cellule epiteliali con i quali le cellule
aderiscono alla lamina basale. Le integrine prendono contatto con placche proteiche
contenenti plectina a cui si ancorano i filamenti intermedi, sul versante citoplasmatico e con
componenti della matrice extracellulare (es. laminina) sul versante esterno.
Ruolo della membrana nella comunicazione tra cellule
E’ un processo fondamentale negli organismi
pluricellulari perché la comunicazione tra cellule regola
lo sviluppo dell’embrione e l’organizzazione dei tessuti,
controlla la crescita e la divisione cellulare, la morte
programmata e coordina le diverse attività cellulari. Tutti questi eventi sono coordinati da
segnalazioni:
diretta, attraverso le giunzioni comunicanti
➢ diretta mediante molecole associate alla membrana plasmatica
➢ indiretta, mediata da molecole segnale che sono secreti chimici, detti anche ligandi e
➢ devono essere riconosciuti da recettori specifici (proteine integrali transmembrana),
che molto spesso si trovano nella membrana della cellula. Il segnale quindi non entra
fisicamente nella cellula, ma viene tradotto in una cascata di effetti che è innescata
dal suo attaccamento al sito di legame
Tappe della segnalazione cellulare:
1. sintesi e rilascio della molecola segnale, neurotrasmettitori o ormoni prodotti da
cellule adiacenti o cellule specializzate distanti
2. trasporto della molecola segnale alla cellula bersaglio, può avvenire per
diffusione semplice nella matrice extracellulare o attraverso il sangue
3. ricezione dell’informazione e risposta, avviene grazie a proteine recettoriali di cui
le molecole segnale sono i ligandi
Le molecole segnale possono essere: gas (NO e CO), ormoni steroidei (Testosterone,
Estradiolo, Progesterone, Glucocorticoidi), Cortisolo, Mineralcorticoidi, Aldosterone.
Molte cellule secernono una o più molecole segnale, che funzionano come mediatori chimici
locali, mentre le cellule ghiandolari endocrine secernono gli ormoni che vanno a colpire
cellule bersaglio anche molto lontane, infatti la segnalazione può essere:
● autocrina, stimolano la loro stessa proliferazione perché sono esse stesse le cellule
bersaglio (es: cellule tumorali)
● paracrina, i mediatori rilasciati da una cellula vanno ad influenzare l’attività di cellule
adiacenti (es: sinapsi)
● endocrina, il segnale percorre grandi distanze attraverso il torrente circolatorio
Le cellule bersaglio
Solo le cellule che esprimono recettori specifici, in grado di riconoscere e
legare le molecole segnale possono rispondere ai segnali extracellulari.
Ogni segnale può avere una sola o più cellule bersaglio. Esistono
recettori specifici per ogni molecola segnale sulla cellula, ma a seconda
del suo stato di differenziamento, può possedere uno specifico set di
recettori per rispondere a più segnali, che sono necessari per le sue
funzioni. Le molecole segnale idrofiliche hanno recettori sulla membrana
plasmatica mentre quelle lipofile hanno recettori intracellulari
(citoplasmatici o nucleari).
I MESSAGGERI IDROFILI INTERAGISCONO CON I RECETTORI DI MEMBRANA
Tipi di recettori di membrana:
● ionotropici, canali a controllo di ligando
● metabotropici, in seguito al legame con dei segnali chimici
modificano il metabolismo cellulare e sono di 2 tipi: quelli con
funzione enzimatica (attivano un enzima che innesca una
reazione metabolica interna) e i recettori accoppiati a proteina G (attivano la proteina
G che scinde GDP in GTP, la quale a sua volta attiva un enzima, portano alla
formazione di un secondo messaggero intracellulare che aziona il metabolismo
● CAM, il legame del ligando induce cambiamenti del citoscheletro (quindi della forma)
attraverso le proteine FAK
TRASDUZIONE DEL SEGNALE PER SEGNALI IDROFILI
I segnali idrofili trasmettono le informazioni all’interno della cellula grazie ai recettori di
membrana, i quali agiscono sui trasduttori responsabili a loro volta dell’innesco di una
segnalazione interna alla cellula, mediante l’attivazione di proteine di segnalazione
intracellulari:
1. fase di ricezione: l’interazione tra la molecola segnale ed il suo recettore impone un
cambiamento conformazionale del recettore stesso, che subisce una transizione
allosterica nel dominio effettore (intracellulare)
2. fase di trasduzione del segnale: segnalazione intracellulare dei recettori
metabotropici, avviene in 2 modi: attivazione di proteine enzimatiche (es: chinasi)
che apportano una fosforilazione o segnalazione da parte della proteina che lega il
GTP, che è inizialmente inattivata quindi si modifica strutturalmente all’attivazione,
acquisendo affinità per il guanosin-difosfato
3. fase di attivazione di proteine effettrici, cioè della cascata di risposte cellulari che
porta infine all’effetto (es: alterazioni del metabolismo, espressione alterata di un
gene o alterazione di un movimento cellulare)
Meccanismo di trasduzione del segnale attuato da proteine G:
1° messaggero (ormone)→ recettore (GPCR) → trasduttore (proteina G)→ effettore → 2°
messaggero → effetti
Il messaggero primo è un ormone o molecola esterna che non entra nella cellula, ma
funziona solo da ligando per il recettore. Il recettore per questo primo messaggero trasmette
il segnale con una modifica conformazionale alla proteina G,