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RER/REL.
È una via che interessa circa 1/3 delle
proteine cellulari ed è stata individuata
negli anni ’70 da due ricercatori che
hanno marcato degli amminoacidi con
sostanze radioattive e li hanno esposti a
cellule ghiandolari in coltura. È stato visto che dopo un periodo d’incubazione le cellule
producevano proteine radioattive e alcune di esse, che venivano inizialmente trovate nel
reticolo, a distanza di poco tempo si localizzavano nel Golgi, poi nelle vescicole di
secrezione e successivamente fuori dalla cellula. Quindi si è ipotizzata una nuova via
secretoria che è stata ulteriormente studiata per verificare con quali modalità avvenisse
(esperimenti di pulse-chase).
Nello spazio interno cisternale del reticolo ruvido finiscono quindi alcune proteine. È
importante dire inoltre che i ribosomi che stanno nel citosol e quelli nel RER non sono
diversi, ma sintetizzano semplicemente proteine con destinazioni diverse.
Come fanno i ribosomi a decidere se andare o meno nel reticolo? Gli stessi ricercatori degli
esperimenti di pulse-chase, hanno compreso che molte
proteine, in particolari quelle destinate alla secrezione,
erano più corte una volta secrete rispetto a quelle che si
trovavano inizialmente nel reticolo. Per questo è stato
ipotizzato che ci potesse essere una sequenza
aggiuntiva che serviva come segnale (ipotesi del
segnale), successivamente verificato. Le proteine infatti
presentano all’N-terminale una sequenza di 15-40
amminoacidi di un certo tipo che indicano il “destino” di quella proteina detta sequenza
segnale. Invece le proteine che rimangono a “lavorare” nel citosol non hanno sequenza
segnale.
Perciò i ribosomi si legano all'mRNA e con il tRNA cominciano a sintetizzare la proteina e
appena emergono dal ribosoma i primi 40 amminoacidi, la destinazione della proteina
potrebbe essere già riconosciuta dalla cellula che riconosce la
sequenza della catena. Già all’inizio si distinguono quindi le
proteine che seguono la via post-traduzionale e quelle che
seguono la co-traduzionale. L’RNA, perciò, presenterà dei codoni
al 5’ che codificano per gli amminoacidi della sequenza segnale.
La sequenza segnale non viene mantenuta, infatti la proteina si
presenta più corta perché la sequenza viene tagliata ed eliminata.
L’importanza della sequenza segnale si è vista grazie ad
esperimenti di ingegneria genetica dove sono state aggiunte
sequenze segnale a proteine citosoliche (normalmente prive) che
sono state poi importate nel reticolo endoplasmatico. Allo stesso modo, tagliando la parte
del RNA che codifica la sequenza segnale di una proteina, questa rimane nel citosol.
Le strutture proteiche dell'organulo di destinazione che riconoscono la proteina sono dette
traslocatori di membrana o trasloconi: la sequenza segnale riconosce la parte interna dei
trasloconi (come dei canali) e consente al traslocone di aprirsi per farlo passare nella
membrana dell’organulo. Normalmente il traslocone è dunque chiuso per evitare scambi non
selettivi, tramite un dominio proteico che occlude il poro interno e si apre quando arriva la
proteina, cambiando conformazione. La proteina che passa all’interno dei trasloconi non è
ancora conformata. Sui traslocatori si adagiano anche i ribosomi perché “trascinati” dalla
sequenza segnale.
Co-traduzione in corrispondenza del reticolo ruvido: per quanto riguarda l’importazione
co-traduzionale nel reticolo ruvido bisogna capire in che modo la sequenza segnale arriva al
traslocone, perchè non c’è contatto immediato e diretto tra sequenza segnale e traslocatore:
c’è un intermediario, ovvero una particella ribonucleoproteica che si chiama SRP (signal
recognition particle, ovvero particella di riconoscimento del segnale) e si trova nel citosol. È
questa particella a riconoscere la sequenza segnale e a trasportare il ribosoma con la
proteina in fase di sintesi alla membrana del reticolo dove ci sono i traslocatori.
Nei mammiferi l’SRP è costituito da sei subunità proteiche e da un RNA citoplasmatico di
dimensioni di 7S. In esso ci sono diversi domini:
-uno lega il GTP, con attività gtpasica
-un sito di legame per la sequenza segnale
-un dominio di pausa della traduzione, che è quello che blocca momentaneamente la
traduzione: intercetta il ribosoma e si posiziona sul suo sito A per impedire l’aggiunta di un
nuovo tRNA.
L’SRP deve poi portare il complesso alle membrane del reticolo in corrispondenza del
traslocone, dove vi è un recettore, cioè un dominio proteico, per SRP.
Vicino alla parte centrale del traslocone infatti (il canale centrale è costituito da proteine
sec61) vi è non solo il recettore per SRP ma anche un’altra proteina detta peptidasi del
segnale che taglia la sequenza segnale quando non serve più.
Quando l’SRP si lega al recettore si scatena l’attività gtpasica, che consiste nella
degradazione del GTP in GDP, e allo stesso tempo anche il recettore fa la stessa cosa.
Dopo la degradazione dei GTP un cambiamento conformazionale stacca la sequenza
segnale che va a legarsi col poro del traslocone. A questo punto SRP cambia nuovamente
conformazione e si stacca dal recettore. La sintesi proteica può quindi riniziare, e durante la
sintesi la proteina ricade nel lume del reticolo; in seguito, la peptidasi taglia la sequenza
segnale di modo che la proteina possa essere rilasciata e il poro del traslocone si chiuda.
Questo procedimento vale per le proteine solubili,
ovvero quelle destinate alla secrezione o agli organuli
del sistema endomembranoso.
La sequenza segnale a livello della peptidasi viene
localizzata nella membrana del reticolo per poi essere
degradata: è stato studiato mediante cristallografia a
raggi X che è il traslocone stesso a fare
quest’operazione; infatti, si è visto che oltre ad avere un’apertura centrale ha anche una
commissura (apertura) laterale. È stato studiato che il traslocone continua a variare la sua
conformazione in modo casuale tra la chiusura e apertura della commissura laterale. Nella
fase di apertura, ciò che è abbastanza idrofobico e che passa dal poro centrale può
trasferirsi verso la membrana. Questa scoperta è importante perché porta all’ipotesi,
confermata, sulla modalità con cui vengono sintetizzate invece le proteine di membrana. Le
proteine di membrana invece hanno caratteristiche diverse dalle proteine solubili viste;
infatti, hanno le sequenze segnale non posizionate al N-terminale (e altre segnalazioni
localizzate nel resto della catena).
Come avviene l’inserzione delle proteine di membrana nel reticolo durante l’importazione
co-traduzionale?
Es: proteina transmembrana monopasso, che ha il C-terminale fuori nel citosol e
l’N-terminale dentro (proteine di tipo 1), viene sintetizzata grazie alla sequenza segnale
che lega con il traslocone del reticolo. La catena polipeptidica è dotata anche di una
sequenza idrofobica interna, che è chiamata sequenza di stop: man mano che la sintesi
procede la sequenza di stop entra nel traslocone e viene riconosciuta e trattenuta, per poi
passare nell’apertura laterale ed entrare nella membrana plasmatica, a causa di un’affinità
chimica maggiore. Quindi la parte della proteina entrata nel lume del RE rimane lì, la
sequenza di stop viene localizzata nella membrana e la restante parte della proteina non
ancora entrata nel reticolo, compreso il C-terminale, rimane nel citosol.
Può avvenire anche la situazione inversa
(proteine di tipo 2): l’N-terminale rimane nel
citosol e il C-terminale nel lume del reticolo. In
questo caso la sequenza segnale non è a
livello del N-terminale ma è più interna nella
catena polipeptidica, quindi la proteina
comincia ad essere sintetizzata nel citosol,
quando emerge la sequenza segnale interna il
ribosoma viene guidato alla membrana del
reticolo e avviene lo stesso processo: la
sequenza segnale lega con il traslocone e la
sintesi continua. Questa sequenza, tuttavia, non viene tagliata dalla peptidasi del segnale
ma alla fine della sintesi la proteina viene trasferita lateralmente nella membrana, con
l’N-terminale fuori, il segnale attraversa la
membrana e la prima parte della proteina
con il C-terminale è nel lume.
Le proteine multipasso hanno sequenze
di inizio trasferimento e sequenze di
stop all’interno della catena polipeptidica.
La sequenza di inizio trasferimento fa sì
che la proteina inizi il trasferimento tramite
il traslocone all’interno del lume, fino a
quando nel traslocone entra la sequenza di
stop, che è idrofobica: si ha uno
spostamento di essa nella membrana del reticolo; in seguito, un’altra parte della proteina ha
una sequenza di inizio che si lega
con il traslocone e avviene il
medesimo processo più volte, di
modo che la proteina multipasso
possa entrare diverse volte nella
membrana. Man mano che il
polipeptide entra nel reticolo viene
intercettato da proteine residenti nel
reticolo che si chiamano proteine BiP (famiglia HsP70 degli chaperoni): hanno il ruolo di
legare via via che entra la proteina per impedire che fuoriesca di nuovo.
A volte nel reticolo è anche possibile l’importazione post-traduzionale: ci sono anche
recettori e traslocatori di proteine completamente sintetizzate nel citosol.
Le proteine che entrano nel reticolo subiscono delle modificazioni durante la sintesi
(co-traduzionali) e dopo (post-traduzionali). Le modificazioni sono:
N-glicosilazione: vengono aggiunti degli zuccheri alla proteina, in particolare un
o core oligosaccaridico di 14 zuccheri che si lega al NH tramite un’enzima detto
2
oligosaccaril transferasi. È tipica del reticolo, mentre l’O-glicolisazione è tipica del
Golgi.
Un particolare lipide, il dolicolo fosfato, che è un terpene e
si trova nelle membrane del RER viene utilizzato come
vettore dei 14 zuccheri che legheranno la proteina: in
particolare dal dolicolo fosfato, tramite degli enzimi vengono
aggiunti degli zuccheri sul lato citosolico delle membrane
del reticolo. Vengono aggiunte 2 N-acetilglucosammine, 5
mannosi, e poi a un certo punto in seguito ad un movimento
di flip flop del dolicolo fosfato la catena oligosaccaridica
continua ad essere allungata all’interno del lume del
reticolo, con l’aggiunta di altri 4 mannosi e di 3 glucosi. Alla
fine, si ha un’oligosaccaride ramificato di 14 zuccheri. Al
termine l’oligosaccaril-transferasi, taglia l’oligosaccaride in
blocco dal dolicolo fosfato e lo attacca ad una asparagina
del polipeptide in sintesi (l’asp