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-ESTRUSIONE DIRETTA
Nell’estrusione diretta, la velocità di efflusso del metallo al centro della sezione è maggiore rispetto ai bordi, zona
dove è presente l’attrito con le pareti del contenitore. Questo effetto può provocare dei difetti nella parte centrale del
prodotto estruso (central bursting).
Tale difetto è amplificato, nel processo effettuato a caldo, dalla presenza di ossido sulla superficie dello spezzone, che
non riesce a saldarsi in corrispondenza delle cavità centrali.
Un metodo per ovviare a questo inconveniente è quello, già citato, di usare un pistone con diametro inferiore al
contenitore in modo che lo strato di ossido rimanga aderente alle pareti e le eventuali cavità che si formano si possano
facilmente richiudere.
-ESTRUSIONE INVERSA
L’estrusione inversa non presenta questo fenomeno ed è caratterizzata da forze minori; quindi, richiede presse con
minori prestazioni; purtroppo, però il costo del pistone cavo è generalmente maggiore.
Matrici di estrusione
La matrice è la parte più importante dell’attrezzatura necessaria all’estrusione ed è realizzata in acciai ad alta
resistenza a caldo o in carburi sinterizzati.
La matrice può essere piana, quando il metallo forma una zona morta generando un proprio angolo di imbocco, o con
ingresso conico (con angolo tra 45° e 60°) usate nell’estrusione con buona lubrificazione. La zona cilindrica svolge la
funzione di calibrare le dimensioni del prodotto.
La lunghezza di tale zona (a) influenza l’entità delle forze di attrito che agiscono sul prodotto estruso in uscita. I
prodotti caratterizzati da sezioni con parti sottili e parti massicce, a causa della differente resistenza offerta al flusso di
materiale, tendono a incurvarsi o presentare ondulazioni.
Per evitare questi fenomeni si progetta la lunghezza della zona calibratrice in modo tale da compensare la maggiore
.
facilità di uscita con una maggiore resistenza a scorrimento
Estrusione per urto (o alla pressa)
Processo utilizzato per produrre pezzi singoli come bossoli, capsule, contenitori con pareti sottili, ecc.
Il pezzo da estrudere viene posto entro una matrice, dove subisce l’azione di un punzone collegato alla slitta di una
pressa. Estrusione idrostatica
La forza di estrusione è trasmessa alla billetta per mezzo di un fluido in pressione (circa 1400 [Mpa]) che circonda la
billetta sia sull’interfaccia con il pistone che su quella della camera, con evidente eliminazione delle forze di attrito
con le pareti della camera.
Il processo permette di estrudere materiali fragili in quanto la pressione idrostatica
che si realizza migliora la duttilità del materiale. Solitamente il processo è realizzato a freddo.
I fluidi utilizzati sono generalmente oli vegetali che presentano
oltre ad un buon comportamento alla lubrificazione anche una
viscosità insensibile alle alte pressioni; quando si prevede un .
innalzamento della temperatura, si usano cere, polimeri e vetro
IL PROCESSO DI TRAFILATURA
La trafilatura è un procedimento di deformazione plastica, effettuato normalmente a freddo (perché solo in tali
condizioni il materiale ha sufficiente resistenza agli sforzi di trafilatura), nel quale il materiale viene obbligato, tramite
una forza di trazione, a passare attraverso il foro calibrato di una filiera assumendone le dimensioni.
Questo processo permette di ottenere principalmente fili, tubi e barre con finiture e precisioni dimensionali nettamente
migliori rispetto alla laminazione. .
La trafilatura è realizzata su appositi banchi e spesso viene effettuata in più passi
La filiera
Il profilo interno di una filiera è
caratterizzato da quattro zone:
➢Zona di imbocco
➢Zona conica di trafilatura
➢Zona cilindrica di calibratura
(è necessario considerare il ritorno
elastico del materiale)
➢Cono di uscita del prodotto finale
La filiera deve avere un’elevata resistenza all’usura e alla
compressione, quindi come materiali si usano acciai da utensili,
carburi sinterizzati, diamante. In questi ultimi due casi la filiera
vera e propria viene ingabbiata in una matrice metallica.
Resistenza allo scorrimento
La lubrificazione è fondamentale in questo processo per ridurre l’attrito tra il trafilato e le pareti della filiera e poter
ridurre così la forza di trazione.
I lubrificanti più usati sono: sapone, olio, grassi. Il valore del coefficiente d’attrito è di circa 0.03-0.1.
L’energia fornita al sistema viene spesa per:
➢ Rendere plastico il volume di materiale interessato dalla trafilatura.
➢ Vincere le resistenze di attrito filo-filiera (se α diminuisce le resistenze aumentano perché aumenta l’area di
contatto).
➢ Provocare la distorsione delle fibre nella filiera (la distorsione aumenta con l’angolo α).
La tensione aumenta, a parità di altre condizioni, con l’aumentare del rapporto S0/Sf. Per questo motivo esiste un
limite massimo del rapporto di riduzione che corrisponde al raggiungimento del valore del flow stress del materiale
nella zona esterna alla filiera, dove il materiale deve rimanere in regime elastico.
Un valore plausibile del rapporto di riduzione si aggira intorno al 10-15%.
Trafilatura multipla
Nella trafilatrice multipla di fili, il differente diametro dei rocchetti di trascinamento permette di aumentare la velocità
del filo ad ogni passaggio (ad ogni riduzione di sezione, corrisponde per la conservazione di volume, un aumento di
lunghezza e quindi, per la conservazione del flusso, un aumento della velocità). Al fine di ridurre i difetti ed
aumentare la qualità superficiale, si rende necessaria, in questo caso, una notevole esperienza nella scelta della
sequenza di riduzione e nella progettazione delle matrici in ciascuna passata, in modo da assicurare un corretto e
graduale flusso del materiale nella matrice.
PROCESSO DI LAMINAZIONE
LAMINAZIONE
Le lavorazioni per laminazione sono impiegate nell’industria siderurgica per la trasformazione del materiale colato
sotto forma di lingotti o per colata continua in prodotti semilavorati commerciali e costituiscono le prime operazioni
del ciclo produttivo.
Le operazioni di laminazione su acciaio sono di norma effettuate a caldo, ad eccezione della laminazione con spessore
inferiore a 1 mm, fatta a freddo (anche per migliorare le caratteristiche meccaniche).
L’operazione di laminazione trasforma la struttura cristallina disomogenea dei lingotti o dei prodotti di colata continua
in una struttura con grani allungati (“fibrosità”) a seconda del grado di ricristallizzazione ottenuto.
Si parte da semilavorati da fusioni continue o discrete. La prima laminazione viene effettuata a caldo per cambiare la
microstruttura da fusione in una grana più regolare per la laminazione successiva, in seguito alla quale è possibile
ottenere grana più fine.
La deformazione avviene per effetto delle forze di trascinamento che si sviluppano tra il materiale e due rulli ad assi
paralleli o sghembi e rotanti in senso opposto; durante il processo, il materiale subisce uno schiacciamento continuo, a
causa del passaggio attraverso una luce formata dalle superfici dei rulli. Questo comporta una deformazione del
materiale da una sezione iniziale S0 ad una finale Sf; la luce di passaggio è definita dalla distanza tra i due rulli,
mentre lo schiacciamento dalla riduzione hi-hu.
I due rulli sono supportati da una struttura detta gabbia di laminazione; generalmente la laminazione dal materiale di
partenza al prodotto finale è ottenuta ripartendo la deformazione in una successione di gabbie (treno di laminazione).
Sagomando in modo opportuno i rulli si ottengono diversi schemi di laminazione: laminazione piana, laminazione di
forma, laminazione di tubi.
Planetario: composto
da 2 grandi cilindri con
molti piccoli cilindri che
procedono per una
progressiva e ampia
riduzione
Per il principio di costanza della portata, la
velocità media in una sezione del materiale
laminato aumenta dalla zona di ingresso a quella di
uscita, in quanto la sezione diminuisce.
La velocità del materiale coincide con quella
periferica del rullo, sulla curva teorica, in un punto
detto neutro (curva 1).
In realtà, la zona di contatto può essere suddivisa
in tre zone (curva 2): la zona centrale, in cui il
materiale aderisce al rullo e due zone di
slittamento in cui le forze d’attrito sono dirette in
verso opposto modificando il profilo di velocità del
materiale.
Perché la laminazione possa avvenire, le forze di
attrito a sinistra della zona centrale devono
predominare su quelle a destra. Andamento delle pressioni
Nei grafici sotto sono riportati gli andamenti teorici delle pressioni di
contatto per diversi valori del coefficiente di attrito e della riduzione
di spessore. Si osserva che:
➢il punto neutro, in
corrispondenza del quale si ha il
massimo della pressione, si
sposta verso la zona di uscita al
diminuire del coefficiente di
attrito e al diminuire della
riduzione di spessore;
➢il valore massimo della pressione
aumenta con l’aumentare del
coefficiente di attrito e della
riduzione di spessore;
➢ l’andamento delle pressioni misurato sperimentalmente
risulta rappresentato da una curva ad andamento più
arrotondato (linea tratteggiata). Andamento delle forze di attrito
A sinistra la velocità del laminando è
minore della velocità dei cilindri,
quindi si ha un’accelerazione ed in un
solo punto la velocità periferica dei
cilindri è uguale alla velocità del
laminato.
Ciò accade sulla sezione di inversione
quindi a sinistra le forze di attrito
hanno componenti dirette verso
destra.
A destra accade l’opposto. Forza di laminazione
Per calcoli di prima approssimazione si può valutare la forza
totale di laminazione con la seguente relazione:
F=L· b· p m
essendo: approssimandolo con la corda tramite la relazione:
L= lunghezza dell’arco di contatto, calcolabile
R= raggio del cilindro laminatore
Δh= riduzione di spessore del laminato
b= larghezza media del prodotto laminato
p = pressione media di contatto
m Potenza di laminazione
Per quanto visto sull’andamento delle pressioni di contatto si può supporre, in prima
approssimazione, che la forza F agisca in corrispondenza della metà dell’arco di contatto e che sia
a;
perpendicolare alla direzione di laminazione, dato il piccolo valore di ne segue che la coppia C e la
laminazione sono espresse dalle seguenti relazioni:
potenza P di C = F · L/2 e P = C · ω
dove ω è la velocità angolare del cilindro