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OMEOSTASI
Il fisiologo francese Claude Bernard introdusse il concetto che la vita si svolge in
quanto l’organismo di tutti gli esseri viventi ha la possibilità di adattare la funzione dei
suoi organi e sistemi a eventi perturbanti di varia natura, in modo da riuscire a
mantenere costante, nell’ambito di confini rigidamente ristretti, la composizione del
proprio amiente iterno.
L’omeostasi è definita come l’insieme di meccanismi messi in atto da ogni essere
vivente per mantenere costante la sua composizione qualitativamente e
quantitativamente (es. equilibrio acido base, termoregolazione).
L’alterazione dell’omeostasi conduce ad uno stato patologico, anche se l’oranismo è
capace di adattarsi a fattori moderati di stress che alterano l’omeostasi. Sebbene i
meccanismi di regolazione omeostatica lavorino per opporsi ai cambiamenti
dell’ambiente interno, ogni sistema di regolazione ha i suoi limiti. Ad esempio, la
temperatura corporea può essere mantenuta a valori normali solo se la temperatura
ambientale non raggiunge livelli estremi e se non si verificano stress eccessivi per il
sistema di termoregolazione. Generalmente è possibile affermare che il fallimento dei
sistemi deputati al controllo dell’omeostasi provoca, come conseguenza, la comparsa
di segni e di sintomi di malattia, poiché tale insuccesso influenza negativamente il
funzionamento di sistemi di organi.
La maggior parte dei meccanismi di regolazione omeostatica si comporta allo stesso
modo: se una variabile aumenta, il sistema risponde facendola diminuire; al contrario,
se si riduce, il sistema risponde facendola aumentare. Questo tipo di sistema è
chiamato a feedback negativo. Quindi, ogni sistema mette in atto questi sistemi di
regolazione fino a raggiungere il set point. Ogni differenze tra il valore reale e il set
point (valore di riferimento) costituisce un segnale d’errore. La funzione di tali
meccanismi è quella, i ultima analisi, di ridurre il più possibile i segnali d’errore.
Bisogna tenere presente, però, che il valore di set poit, una volta raggiunto, non può
essere mantenuto del tutto costante. Le variabili regolate fluttuano continuamente,
ma le loro variazioni sono ridotte al minimo dai meccanismi a feedback negativo. Per
esempio, la normale concentrazione di glucosio nel plasma è di circa 100mg/dL di
sangue. Dopo un pasto, il glucosio plasmatico aumenta e questo evento attiva
meccanismi che riportano la sua concentrazione a circa 100mg/dL.
Per poter funzionare in maniera corretta, un meccanismo regolatore omeostatico deve
essere in grado di rilevare le oscillazioni della variabile regolata. Questa capacità viene
assicurata dall’azione di sensori, ovvero cellule, spesso neuroni, che sono sensibili ai
cambiamenti della variabile in questione. Tipicamente, i sensori inviano input ad un
centro d’integrazione che confronta il valore della variabile regolata al valore del
set point e organizza output diretti alla cellula, tessuti o organi coinvolti nella
generazione della risposta finale. Queste cellule, tessuti o organi sono chiamati
effettori. Prendendo sempre l’esempio del glucosio, quando questo aumenta, le
cellule beta agiscono come centro d’integrazione e rilasciano nel sagnue l’insulina che
promuove il trasporto di glucosio dal sangue all’interno dele cellule.
Oltre ai sistemi a feedback negativo, esistono anche quelli a feedback positivo. In
questo tippo di sistema, la risposta va nella stessa direzione del cambiamento della
variabile che l’ha prodotta. Nelle femmine, per esempio, l’ipofisi secerne l’ormone LH
che stimola le ovaie a secernere estrogeni. Un aumento della concentrazione
plasmatica degli estrogeni può indurre un aumento della secrezione di LH,
determinando un aumento di estrogeni. In condizioni fisiologiche non si verifica mai
una crescita all’infinito o una perdita di controllo. Infatti, vi sono sempre fattori che
agiscono per arrestare il feedback positivo, sia rimuovendo lo stimolo originale, sia
limitando la capacità di quel sistema a rispondere a quello stimolo. Nel caso del LH,
per esempio, dopo aver raggiunto il suo picco, inizia a decrescere poiché l’ovulazione
causata dal picco stesso, a sua volta, inibisce temporaneamente la capacità delle
ovaie di produrre estrogeni.
OMEOSTASI A LIVELLO DI ORGANO
Il volume di un organo è mantenuto costante da meccanismi che regolano il numero di
cellule in quell’organo (meccanismi di proliferazione e/o di perdita cellulare) e il
volume dell’organo (variazione di volume a causa di variazione del contenuto di acqua
delle singole cellule o dell’organo o per variazioni metaboliche delle singole cellule).
ADATTAMENTO
Adattamento è la capacità che hanno le cellule di modulare alcune loro funzioni in
occasione di eventi perturbanti di vario tipo e persistenti nel tempo, in modo da
raggiungere una condizione di equilibrio diversa da quela originaria, ma sufficiete a
consentire il mantenimento dello stato di salute. In caso di perturbamento lieve della
condizione omeostatica, questa viene ad essere ristabilita in breve tempo ad un livello
diverso da quello precedente la modificazione di un determinato dettore ambientale.
Le cellule si possono adattare entro limiti fisiologici.
Possono rispondere alla lesione producendo proteine cellulari da stress, che
proteggono il danno e facilitano il recupero.
L’aumento di funzione è soddisfatto con l’ipertrofia e l’iperplasia.
Riduzioni di funzione sono soddisfatte con l’atrofia.