R
d) ; nei restauri in composito la matrice può essere rimossa subito dopo aver ricostruito
la cresta marginale. Nei restauri in amalgama c'è il rischio di frattura della cresta marginale; bisogna quindi
rimuovere la matrice dopo aver completato la premodellazione (si rimuove in tre fasi distinte: eliminazione
o taglio del dispositivo di blocco, apertura della matrice sbloccata e rimozione della matrice).
ifinitura e lucidatura del restauro.
R
e)
Nei settori anteriori vengono utilizzate nelle:
Cavità di III° Classe: nastro trasparente.
o Cavità di IV° Classe: nastro Trasparente o coroncine preformate trasparenti.
o Cavità di V° Classe: matrici cervicali trasparenti.
o 2
Conservativa - lezione 5 ^
ADESIVI :
Le condizioni per ottenere una valida adesione sono:
assenza di contaminanti sui substrati;
- intimo contatto a livello molecolare affinché si sviluppino forze di attrazione intermolecolari; è infatti
- necessario che le molecole dell'adesivo giungano sufficientemente vicino alle molecole del substrato da
consentire l’instaurarsi di legami o interazioni. Bisogna tenere in considerazione quindi:
BAGNABILITÀ del substrato da parte dell’adesivo; la bagnabilità è la capacità
o del liquido di diffondersi sul substrato e di raggiungere un intimo contatto con
esso. Sperimentalmente si misura la bagnabilità con la misura dell'angolo di
γ
contatto ( cosα= (γ -γ ) / ): angolo tra la tangente alla superficie del liquido
sv sl lv
nel punto in cui questo incontra il substrato ed il piano del substrato stesso.
Per una adesione teorica ottimale (per un'adesione max) vorremmo un angolo di contatto 0°, ossia che
l'adesivo di distenda completamente sul solido. La tendenza o la resistenza di un fluido a diffondere su di
una superficie solida (ossia la bagnabilità) dipende dalla dall’energia di superficie del solido e del fluido
(tensione superficiale). Un liquido con bassa energia di superficie si distenderà facilmente su di un
substrato con alta energia di superficie. Ai fini dell’adesione, è desiderabile un adesivo con bassa tensione
superficiale ed un substrato con alta energia di superficie.
VISCOSITÀ dell’adesivo; la viscosità viene definita come la resistenza del liquido a fluire sotto l’azione di
o una forza esterna (es. gravità), risultante dalla necessità che i legami interatomici ed intermolecolari si
rompano e si riformino. Un’alta viscosità dell’adesivo comporta:
resistenza a fluire sulla superficie del substrato;
difficoltà a penetrare in piccole irregolarità della superficie del substrato.
MORFOLOGIA o RUVIDITÀ della superficie del substrato. La superficie dei substrati non è perfettamente
o liscia a livello miscroscopico. La morfologia di superficie del substrato influisce sull’adesione.
Una superficie irregolare ha un’area più estesa di una superficie liscia possono essere formati più
legami chimici o interazioni fisiche.
Su di un substrato che presenta “micro”-irregolarità ritentive il legame può essere potenziato
attraverso una interconnessione micromeccanica.
Le irregolarità di superficie possono permettere l’intrappolamento di bolle d’aria, soprattutto se
l’adesivo è viscoso.
Lo SMALT O è un tessuto altamente mineralizzato in cui la componente minerale è prevalente su quella organica.
96% in peso : componente inorganica (quasi interamente OH-apatite) organizzata in cristalli fittamente
stipati;
4% in peso : componente organica (polisaccaridi, lipidi, proteine, acqua).
I cristalli di OH-apatite sono sensibili alla dissoluzione acida; tale fatto sta alla base sia delle lesioni cariose sia del
meccanismo di adesione degli adesivi smalto-dentinali. Infatti, a dare l'avvio a tutta l'odontoiatria adesiva è stata
l'intuizione di Buonocore che nel 1955 pensò di trasferire all'odontoiatria una tecnica che si utilizzava in
carrozzeria per incrementare l'adesione delle vernici ai metalli. Iniziò quindi a farsi avanti l'idea di introdurre in
tecnica della mordenz a tu r a acida
odontoiatria la e quindi trattare i tessuti dentali con l'acido fosforico all'85%.
Successivamente questa tecnica fu modificata perché fu evidente che in una percentuale all'85% questo acido era
troppo aggressivo sui tessuti dentali e si è passati all'uso di soluzioni di acido fosforico al 32-38%.
Le tappe nella procedura di mordenzatura acida sono:
1) detersione della superficie dello smalto (profilassi). Con il termine profilassi si intende quindi la detersione
pomice+acqua pasta profilattica
della superficie dello smalto con o su una coppetta di gomma o uno
spazzolino montati su micromotore per rimuovere la placca e la pellicola acquisita.
2) Isolamento del campo.
3) Applicazione dell’acido mordenzante; acido fosforico al 32-37% per 15-60 secondi (su smalto).
4) Lavaggio ed asciugatura. Il risciacquo deve essere eseguito con abbondante spray d’acqua: per
interrompere la mordenzatura; per rimuovere i sottoprodotti della mordenzatura, che interferiscono con la
penetrazione della resina. L'asciugatura viene eseguita con spray d’aria, raccogliendo l’acqua con
l’aspiratore chirurgico, finché la superficie dello smalto mordenzato non appare opaca (frosted appearance);
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Conservativa - lezione 5 ^
con lo smalto infatti si può e si deve asciugare il tessuto dentale in modo prolungato (a differenza della
dentina).
A livello microscopico la mordenzatura dello smalto comporta:
un aumento della superficie disponibile per l’adesione;
- creazione di microirregolarità di superficie in cui la resina può fluire e, polimerizzando, creare uno strato
- ibrido tra smalto e resina;
aumento dell'energia libera di superficie e della bagnabilità del substrato da parte dell’adesivo.
-
Nella DEN T INA, rispetto allo smalto, la componente inorganica è meno rappresentata. In peso:
70% componente inorganica (principalmente OH-apatite);
18% sostanza organica (collagene, glicosaminoglicani, PG);
12% acqua (la dentina è altamente idrofilica).
In volume:
50% materiale inorganico;
50% materiale organico e acqua.
Alcuni problemi nell'adesione alla dentina sono:
idrofilica
la dentina è altamente (molto di più rispetto allo smalto), mentre le resine composite sono
X idrofobiche; tubuli dentinali
la dentina è attraversata dai con flusso di liquido sotto pressione pulpare continua (25-30
X mm Hg); fango dentinale
presenza di ( "smear layer "). Quest'ultimo è uno strato amorfo di spessore variabile (1-5 µm),
X composto da detriti organici ed inorganici denaturati, contaminanti non specifici e batteri, che si forma per
azione di strumenti manuali o rotanti sulla superficie del dente preparato (si forma in seguito alla
preparazione cavitaria). All’orifizio dei tubuli dentinali i depositi di detriti formano “tappi” detti smear plugs.
La mordenzatura della dentina con acido ortofosforico al 37%
rimuove lo smear layer, gli smear plugs e un sottile strato di
idrossiapatite (dissolve maggiormente la dentina peritubulare
rispetto a quella intertubulare in quanto più mineralizzata); la
dentina mordenzata è quindi priva di detriti, ha una superficie
più ampia, i tubuli sono aperti e in superficie ci sono molte
fibre collagene esposte. L'adesione sulla dentina deve la sua
efficienza proprio a questa fitta trama di fibre, attraverso le
quali penetra la resina per formare, dopo la polimerizzazione,
uno st r ato ib r ido (hyb r id laye r) costituito da resina e
collagene che assicura un legame micromeccanico. Il problema
è che le fibre collagene non sono più sostenute
dall'idrossiapatite, quindi se si disidratano rischiano di
collassare, rendendo poi impossibile la penetrazione della
resina e la formazione dello strato ibrido; è per questo che applica un primer che contiene monomeri idrofilici
che sostengono il collagene. Infine si applica la resina, detta bonding che va a formare lo strato ibrido e i r esin
tags (i cosiddetti " zaffi resinosi " dati dall'ingresso della resina nei tratti iniziali dei tubuli dentinari). Lo strato
ibrido è presente sia nella superfici occlusale che nella prima parte dei tubuli. I compiti dello strato ibrido sono:
stabilire un legame ed un sigillo nel tempo;
o resistere alla contrazione da polimerizzazione della resina composita applicata sopra;
o fungere da strato assorbente gli stress funzionali (evitando di trasmetterli alle terminazioni nervose
o associate ai processi odontoblastici nei tubuli dentinali);
isolare l’organo pulpo-dentinale.
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Conservativa - lezione 5 ^
Ora vediamo l'adesione della dentina a patire da un sistema adesivo in tre tappe (4^ generazione):
conditioner (soluzione acida) acido fosforico al 32-37% 15-30 secondi meno rispetto
; esso ( per
► allo smalto ) viene utilizzato per: rimuovere il fango dentinale, liberando gli orifizi dei tubuli dagli
smear plugs e demineralizzare per qualche µm la dentina integra, esponendo il network di fibre
collagene aumento della superficie per l'adesione e aumento dell'energia libera di superficie.
L’esposizione del mordenzante alla dentina non dovrebbe essere superiore a 15 secondi e tanto
più mordenziamo tanto più si avrà nanoleakage (la dentina sclerotica dovrebbe essere mordenzata un po' di
più per la sua maggior mineralizzazione) questo perché la mordenzatura determina il rilascio delle
metalloproteinasi della matrice (MMPs). Le metalloproteinasi di matrice (MMPs) dette anche matrixine sono
una famiglia di enzimi proteolitici metallo-dipendenti coinvolti in numerosi processi fisiologici e patologici,
responsabili della degradazione delle proteine costituenti la matrice extracellulare, dello sviluppo
infiammatorio, della crescita, etc. Gli zimogeni da cui originano si attivano per azione di altri enzimi
(proteinasi), di agenti chimici o anche in ambiente acido. La loro capacità di degradare le proteine costituenti
la matrice extracellulare (es. collagene), e quindi lo strato ibrido dell’interfaccia fra dentina e resina
composita, è un fattore da tenere in considerazione quando si valuta la buona riuscita delle ricostruzioni in
odontoiatria restaurativa. Sembra, infatti, che la MMP siano esposte e attivate da agenti acidi durante la
preparazione chimica alla tecnica adesiva, la quale prevede proprio una fase di esposizione di fibre
collagene. Nel caso in cui l’interfaccia non venga adeguatamente infiltrata dalla resina, dunque,
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